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Il Quaderno dalla copertina nera di Antoni Garcia per un amore in Cappadocia “Poi se altro c’è scrivilo tu…”

di Pierfranco Bruni - La vita passa anche attraverso i quaderni della copertina nera. Un tempo. Tante lune fa. Ma meno di quando si possa pensare. Pensare è disubbidire. Ma sia ama anche con il pensiero. Oltre che con il cuore e con l’anima. Si ama con il corpo. "Ascolto. Ascolta. Ci sono onde che hanno sparsi echi./Ritorna un'infanzia che ho ho attraversato tra le pieghe delle pietre./ Pietre di sole/pietre di sale". 

Sono versi di Antoni Garcia. Nuovi versi che ho recuperato nei quaderni  dalla copertina nera. Ma ci siamo chiesti più volte chi fosse o chi è Antoni Garcia. 

Un poeta che ha vissuto la parola nel gioco infinito dei giorni. Sempre l'infanzia che si intreccia con la giovinezza. È un intreccio che mai si consuma perché resta come una pietra di sale scolpita dal sole che il vento incide.

"Il mare è un vento e il vento spagina gli anni./Se tu mi tocchi l'anima io ti vivrò l'anima". 

Ancora Garcia.  Sono versi che verranno pubblicati in una plaquette dal titolo: "Poesie dalla copertina nera". Antoni Garcia è il poeta delle parole e delle pietre che vivono magia di secoli. Così: "Pietre tra le mani/ pietre che recitano la magia./ Siamo magia e il resto è perso".

Le pietre hanno simboli. Sono simboli di generazioni e di destini. spesso ascolto Antoni Garcia e spesso avverto sensazioni ed emozioni che hanno sguardi di antico. Si è liberi soltanto se si riesce a dire la verità. Sono recupero di Garcia da San Paolo. Ma il suo mondo è stato sempre un articolato di pensieri. Ritornano i pensieri che si fanno scavo.
Le poesie racchiuse nel quaderno della copertina nera sono un attraversamento. Restano sempre un attraversamento che colpisce infanzia e giovinezza. Il quaderno dalla copertina nera non è una metafora e tanto meno una finzione. Resta nella vita perché è parte integrante della vita stessa.

Un giorno rileggendo le sue poesie ho ritrovato parole che conoscevo già. Conoscevo perché era state alchimia nei miei sogni. Quelle parole sono diventate simboli. E quei simboli un penetrare d’anima. Mai si dimentica e l’amore è immenso.

“Ti ho cercata tra le pietre della Cappadocia/Poi/Sul terrazzo delle Lune ci siamo baciati/E voci e diamanti sulle tue labbra./Non ho mai abbastanza sole da spargerti sulla pelle/per raccogliermi in una tua ombra./Se amarti è viverti/Tu vivimi per amarmi”.

Credo che in questi versi ci sia un poeta che ha viaggiato senza mai curarsi delle pause. Ha viaggiata tra le vite, come uno sciamano, ma ha viaggiato vivendo le parole come mistero.

Il quaderno della copertina nera custodisce non solo parole, ma segreti che hanno lo sguardo del mistero. Il mistero è una leggerezza del volo e le farfalle che si posano tra i capelli portano sempre sogni.

Così in Antoni Garcia: “Se potessi nascondere la parola non nasconderei le parole/Mi fermo senza gli ostacoli dell’anima/In Cappadocia/dove le Fate hanno i Camini/ed io ho il destino tra le mani tue/.Poi se altro c’è/Scrivilo tu”. Un poeta raffinato, elegante, armonioso. Ma anche un poeta che conosce i silenzi le isole e la solitudine nel centro della vita.

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