di Pierfranco Bruni - Ricorre
un anniversario importante. 100 ani fa nasceva Mariano Bruni. Nato a San
Lorenzo del Vallo, Cosenza. Era il 7 agosto del 1914. studioso di scienze
matematiche e matematico e fisico. Insegna per una vita matematica. Cosenza
resta la sua città di riferimento, oltre la sua educazione collegiale, ma la sua formazione
universitaria è Roma. Negli anni della prima giovinezza Spezzano Albanese è uno
dei luoghi che frequenta, paese della mamma.
La
città che lo forma proprio alla matematica. Molti suoi amici provengono da
materie umanistiche, come lo storico Alessandro Serra di Spezzano Albanese che
appartiene alla sua stessa generazione (di cui si dirà dopo).
Un
calabrese lungo il cammino degli studi. Infatti Mariano, figlio di Francesco
Ermete e la nobile Giulia Gaudinieri, donna elegante dell’Areberia calabrese,
di Spezzano Albanese la cui famiglia, però, proveniva dal casato di Acri, nella
Cosenza degli anni dell’insegnamento resterà un riferimento forte non solo dal
punto di vista prettamente scolastico, ma anche educativo.
Si
sposa con Maria Notti, famiglia di belle origini e di eleganza figura. Nasceranno
dal loro matrimonio Giulia e Giorgio. Nella vita sempre ci sono generazioni che
si incontrano. Ci sono generazioni che si intrecciano. Ci sono generazioni che
creano continuità. Le generazioni danno un senso alla storia. Si fanno storia.
Sono storia. Bisogna viverle camminandole tra i dettagli che regalano, che
segnano, che aprono vie.
Le
generazioni sono vie. E così bisogna camminarle con le eredità di sangue che
sono esistenza che tracciano tempo. Tracciano il tempo.
Voci
antiche. Antiche voci. Bisogna ascoltare gli echi per ritracciare il vento che
giunge dagli Orienti e dagli Occidenti. E nella Calabria che ho viaggiato onda
dopo onda, zolla dopo zolla, lingua dopo lingua, etnia tra etnie e dentro le
etnie, avverto le voci che le foglie ingiallite mi riportano.
La
famiglia è una religiosità.
Ricordo
spesso Mariano. Zio Mariano! È stato tra l’altro il mio padrino di
battesimo. Io devo molto a lui. Al suo
rigore che allora mi sembrava rimprovero. È stato un riferimento certo. Ho
spesso negli occhi l’ordine, e uso una metafora che diventa immagine e visione
in una geografia dell’anima, della sapienza e il rigore cesellato nelle parole
di zio Mariano.
Parlare
con lui era sempre ascoltarlo. Non solo sentirlo. Ascoltarlo era avvertire la
singolare lezione di vita.
A
spasso con il tempo si intaglia una ragnatela di memorie.
Tra
gli amici cari a zio Mariano c’erano Giovanni Laviola, classe 1915, di Spezzano
Albanese e Alessandro Serra, classe 1914, di Spezzano Albanese.
Sono
stati loro, sia Laviola che Serra, a raccontarmi lo stretto legame con zio
Mariano. E come?
La
vita è sempre un mistero.
Laviola,
studioso di questione Arbereshe, ma anche uno scrittore che ha tracciato passi
tra i suoi paesi.
Serra,
storico che ha scritto un libro importante su Spezzano Albanese e dei racconti
di ricordi di guerra.
Li
conoscevo e stimavo per ciò che hanno rappresentato nelle ricerche tra comunità
e linguaggi letterari.
Ho
dialogato per tanti anni con loro perché sono stati anche compagni di ricerche,
nel mio campo di lavoro, con i quali ho intrecciato alcuni miei approfondimenti
sulle questioni etniche. Li ho persino recensiti e sono presenti in alcuni miei
libri e pubblicazioni.
Generazioni
distanti dalle mie, ma si sono presentati sul mio cammino con una umiltà e una
gioiosa presenza che hanno inciso pensieri.
Laviola,
addirittura mi ha sempre chiamato, Pierfrancesco Mariano. Fino agli ultimi
nostri incontri non faceva che chiedermi di Mariano. L’ho incontrato più volte
non solo a Spezzano, ma anche a Trebisacce e a Roseto.
Serra
è stato, tra l’altro, in una breve stagione, anche preside, quando nei miei
anni frequentavo le Medie. Ci siamo incontrati a Spezzano, ma anche a Roma dove
si era poi trasferito.
Hanno
raccontato la storia non di un paese soltanto, ma di comunità.
Di
quelle comunità che si leggono nella vita di zio Mariano. Il rispetto era il
gradino più nobile dei nostri incontri.
Mi
sono trovato amico e compagno di studi con Giovanni e Alessandro. Giovanni
chiamava Mariano il Bruni – Gaudinieri.
Con
Alessandro è storica una passeggiata a Roma mentre si mangiava lupini e le
bucce finivano sul campo delle persone che camminavano a due passi dietro…
Una
storia divertente che mi ha sempre raccontato mio padre e confermata dal
sorriso ironico dio zio Mariano… Si erano dimenticati di camminare su Via del
Corso e pensavano di essere sulla Nazionale di Spezzano…
Ricordandola
ad Alessandro Serra, in un pomeriggio nel suo villino di Spezzano, si è fatto
una bella risata e mi ha detto soltanto:
“Se ti capita scrivila pure… Erano anni di
giovinezza…”.
Laviola
e Serra. Gli amici, tra i più cari, della giovinezza di zio Mariano.
Siamo
antichi. Non siamo stati antichi.
Siamo
e resteremo antichi nel volo dell’aquila che cerca di posare tra i capelli di
una donna misteriosa la sua rosa rossa che custodisce nel becco…
Già,
restiamo antichi nel raccontare frammenti di esistenza e di viaggi.
Siamo
antichi e raccogliamo l’antico che non smette di vivere lungo il nostro
cammino. Ma la vita resta un lungo esercizio di sguardi.
Tutti
noi, noi, io in particolare, noi figli dei cinque fratelli dobbiamo “qualcosa”
a zio Mariano. E parlo a nome dei Bruni
e Gaudinieri con i quali sto condividendo, ed ho condiviso, questo percorso.
Vivo
e viviamo pagine che si sfogliano con il vento di tramontana e pagine che si
impaginano e si spaginano e si reimpaginano con un legame di sangue, che ha la
profondità dei porti che non sono mai sepolti e ai quali le nostre barche si
sono ancorate.
Bisogna
sempre riconoscere il bene ricevuto e mai dimenticare.
Chi
si dimentica si perde.
Molti
di noi, della famiglia articolata alla quale appartengo, devono “qualcosa” a
zio Mariano e a zia Maria di Cosenza. Una famiglia nella tradizione della
nobiltà calabrese e tra i proprietari che hanno retto, in un momento
particolare, la vita di un territorio.
Mariano
Bruni non solo lo studioso e il docenze di scienze della fisica e della
matematica, ma anche, insieme a Maria, la sua consorte, mia zia, il consigliere
della famiglia. Un educatore. Quei personaggi, quelle figure, quegli
attraversatori che restano nella storia.
Mariano
Bruni, anche con la moglie Maria Notti e con la mamma Giulia Gaudinieri nobile
donna Arbereshe e il papà Ermete (detto Alfredo), proprietario terriero
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