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Il processo "Raccordo-Sistema" di Reggio Calabria, tra due litiganti: associazione Harmos e associazione mafiosa, vince la prescrizione, terzo incomodo

Il quartiere e la parrocchia di Condera, hanno dato il via ai festeggiamenti per salutare l'assoluzione del loro amato, stimato e benvoluto parroco. Dopo una lunga Camera di Consiglio, il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Andrea Esposito presidente, Gentile e Pugliese a latere, ha escluso l’aggravante ed ha dichiarato non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato. Vittoria anche per gli avvocati del presunto boss Santo Crucitti, che sono riusciti a dimostrare che il loro assistito, non fosse neppure affiliato alla mafia; la sola condanna è per suo nipote Antonio Gennaro Crucitti,   4 anni di reclusione per intestazione fittizia di beni, e Fortunata Loredana Barchetta: 2 anni di reclusione. 
ASSOLTO DON NUCCIO: NON ERA UN “CENTRO DI POTERE”, NON FAVORÍ LA ‘NDRANGHETA, IL PRESUNTO BOSS SANTO CRUCITTI, NON È MAFIOSO, IMMEDIATAMENTE SCARCERATO, SE NON DETENUTO PER ALTRA CAUSA
Domenico Salvatore


Tanto rumore per nulla! Il reverendo don Nuccio Cannizzaro, parroco di Reggio-Condera, cerimoniere del vescovo, un vero e proprio leader carismatico, (necessario per svolgere bene il ministero sacerdotale), difeso dagli avvocati Armando Veneto e Giacomo Iaria, è stato assolto. Scagionato dall’accusa di false dichiarazioni al difensore Emanuele Genovese, nell’àmbito del processo “Raccordo-Sistema”; che ha fatto ploff! Una difesa di ferro, a prova di tsunami…Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ma essa non crollò perché era stato costruita sulla roccia. Un parroco onesto, pulito, cristallino dunque, che si vede restituita la sua dignità di uomo e di sacerdote. Va da sé che un prete, per la sua missione di raccogliere la pecorella smarrita, non possa andare troppo per il sottile. Come dire: il pericolo è il mio mestiere. Deve aprire, anzi spalancare le porte a tutti i credenti e fedeli, senza pregiudizi, né preconcetti di sorta o discriminazioni opinabili; certamente, a coloro che si accostino ai sacramenti. E perfino agli atei e miscredenti. L’assoluzione, giunge in un momento assai delicato per la Chiesa, messa sotto accusa per le processioni della discordia. Oppido Mamertina, San Procopio e Scido, a macchia di leopardo, che di solito prelude alla … macchia d’olio. 

Don Nuccio Cannizzaro, può tirare un sospiro di sollievo e la Diocesi di Reggio-Bova, pure. Ha vinto anche lo Stato, la democrazia, la libertà. Il trionfo del diritto, che comunque garantisce l’inquisito-imputato sino al terzo grado di giudizio. La Chiesa, la parrocchia, il quartiere di Condera, non sono inquinati od infiltrati dalla ‘ndrangheta; non sono in mano alla mafia. Non c’è saldatura. Semmai, persiste il dualismo, più che la dicotomia. Al di là del sillogismo aristotelico… La Chiesa è contro il male. La mafia è il male…  Nell’occhio del ciclone per anni è stato il  rione collinare, se non quartiere di Condera, diventato, secondo l’accusa, una sorta di refugium peccatorum della Piovra calabrese, che spadroneggiava sul territorio con bombe, attentati, sparatoria, rapine e richieste di pizzo. Alla sbarra la 'ndrangheta di Condera e Pietrastorta. Protetta dall’omertà che cuce le bocche a doppia mandata per paura di rappresaglie e vendette. Tutto falso? Alla luce della sentenza del Tribunale di Reggio Calabria sembrerebbe addirittura una bufala. Una leggenda metropolitana. Scrive Luigi Palamara …”I giudici del tribunale di Reggio Calabria hanno assolto il parroco del quartiere Condera e maestro di liturgia della Diocesi don Nuccio Cannizzaro, imputato in un processo per false dichiarazioni, con l'aggravante di aver favorito una cosca della 'ndrangheta. Il pubblico ministero, Stefano Musolino, aveva chiesto la condanna del sacerdote alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione. Nel corso del processo l'accusa aveva sostenuto che don Nuccio Cannizzaro aveva fornito false dichiarazioni ad un difensore nel corso del procedimento penale 'Pietrastorta”. L'ipotesi dell'accusa era, che il sacerdote si sarebbe attivato per evitare che a Condera sorgesse l'associazione culturale Harmos, promossa da Tiberio Bentivoglio, commerciante esponente dell'associazione 'Reggio non tace’ che è stato vittima di numerose intimidazioni, minacce, ma anche un agguato CON ferimento da cui si salverà miracolosamente. In ballo anche altre associazioni, come Evelita e Laos. 

L'atteggiamento di don Nuccio era, secondo la Dda di Reggio Calabria, un modo per evitare che la cosca della 'ndrangheta dei Crucitti subisse fastidi a causa dell'associazione Harmos. Alla tesi accusatoria, si erano fortemente opposti i difensori del sacerdote. I giudici del tribunale, hanno ritenuto che non ci sia stato nessun comportamento anomalo da parte del sacerdote e che don Nuccio non abbia fornito le false dichiarazioni.”. Per il presunto boss Santo Crucitti, in rapporti con l'allora politico Dominique Suraci, attualmente in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa; uomo vicino al defunto boss Mario Audino, erano stati richiesti addirittura 24 anni di reclusione; era finito al centro del lungo dibattimento, scaturito dall'inchiesta della DDA; l'ordinaria vessazione imposta dal clan Crucitti, su mandato dei Condello-De Stefano-Tegano, sul quartiere di Reggio-Condera. Secondo l’accusa, l'impero economico di Santo Crucitti, imprenditore che avrebbe sfruttato il proprio carisma criminale per allungare i tentacoli nei più diversi rami di attività, dalle finanziarie alle palestre, dall'edilizia alla grande distribuzione. Invece, è colpevole solo di intestazione fittizia dei beni. Per lui,  solo una pena lieve (4 anni), come per molti degli altri imputati. Assolti pure: il direttore di una banca, Francesco Gullì, per il quale il pubblico ministero Stefano Musolino, aveva chiesto la condanna a 12 anni di reclusione; Nicola Pellicanò, ma anche Michele Crudo, Carmine e Domenico Polimeni, imputati in altri procedimenti come affiliati alla cosca Tegano. La sentenza, come tutti i verdetti, ha prodotto umori opposti. I colpevolisti storcono il naso e mugugnano. Gl’innocentisti si abbandonano all’euforia ed all’entusiasmo. Tuttavia, Tiberio Bentivoglio, commerciante esponente dell’associazione "Reggio non tace", che è stato vittima di numerose intimidazioni e di un ferimento, se vorrà potrà proseguire nella sua crociata contro la “Gramigna”, a prescindere. 

Non ha retto al processo “Raccordo-Sistema” l'impianto accusatorio, sostenuto in dibattimento dai pp.mm. Stefano Musolino e Sara Ombra. Sgretolato da due ‘principi del foro’ reggino e palmisano. Sentenza che, come tutte le altre, ha provocato commenti e polemiche. Mimmo Nasone, referente regionale di “Libera”: associazioni, nomi e numeri contro le mafie, che ha sempre denunziato alla città l'intreccio opaco e perverso che ha condizionato per troppo tempo la vita del quartiere reggino di Condera, non è convinto del verdetto. Anzi. Ma i parrocchiani di Condera, hanno festeggiato alla grande con un tifo da stadio: caroselli di macchine e clacson a distesa per le vie cittadine; e facendo esplodere i giochi di fuoco. Torna il figliol prodigo e bisogna macellare il vitello più grasso. In precedenza, era stata organizzata anche una fiaccolata di solidarietà. La gioia per la vittoria giudiziaria è direttamente proporzionale all’angoscia di questi lunghi, interminabili mesi; di supplizio di Sisifo e di Tantalo; se non di San Sebastiano e San Lorenzo; di palate di fango. Don Nuccio, si è ritirato in religioso silenzio. Non gl’interessano i rulli di tamburo e gli squilli di fanfara. Lascia ad altri le passerelle e le vetrine. Parlerà, solo col Signore, come Don Camillo. Ma  per smaltire le tribolazioni, i tormenti e le sofferenze, serve una pazienza francescana. Nessuna sentenza potrà mai cancellare questa passione, morte e resurrezione….” Pater, dimitte illis; non enim sciunt quid faciunt. Non tutti, avevano frequentato un corso accelerato di training autogeno, per imparare a controllare lo stress, l’ansia e le emozioni. 

Il Dio d’Israele, di Mosè, di Abramo Isacco e Giacobbe, non abbandona mai le sue creature e la Madonna della Consolazione stende sempre il suo manto misericordioso, ma don Nuccio, ha sempre amato il prossimo suo come se stesso; ed ha seminato sulla ‘terra buona’…“Ecco, un seminatore uscì a seminare.  Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo beccarono. Un'altra cadde in luoghi rocciosi, dove non c'era molta terra, e subito germogliò perché il terreno non era profondo;  ma, levatosi il sole, fu riarso e, perché non aveva radice, si seccò.  Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono.  E un'altra cadde in buona terra e portò frutto dando il cento, il sessanta, ed il trenta per uno.  Qui habet aures audiendi audiat. Chi ha orecchi per udire, oda!”. Non c’è dubbio che le beatitudini secondo Matteo, calzino a pennello…”Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. 

Domenico Salvatore