Reggio Calabria, 24 luglio 2014 - OPERAZIONE “Puerto
Liberado”: smantellata una pericolosa organizzazione criminale infiltrata nel
porto di Gioia Tauro. Eseguiti n. 13 provvedimenti di fermo. Oltre 4 tonnellate
di cocaina purissima sequestrate in tre anni.
I finanzieri del Nucleo di
Polizia Tributaria di Reggio Calabria – G.I.C.O. – Sezione G.O.A., coadiuvati
dal personale del Comando Provinciale Reggio Calabria, stanno dando esecuzione
a tredici provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, emessi dalla locale Direzione
Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti appartenenti ad una
pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di
sostanze stupefacenti, tipo cocaina, giunta dal Sud America in Italia attraverso
le strutture logistiche dello scalo marittimo di Gioia Tauro grazie alla
complicità di alcuni dipendenti portuali. Nel corso delle indagini, dal 2011 ad
oggi, sono state complessivamente sequestrate oltre quattro tonnellate di cocaina purissima, che sul
mercato avrebbe potuto fruttare alle cosche di ‘ndrangheta introiti per un valore di circa 800 milioni di euro.
Le
indagini, avviate nel marzo del 2011 a seguito del sequestro di una partita di
cocaina giunta occultata all’interno di un container presso lo scalo gioiese,
hanno consentito di individuare l’esistenza di una vera e propria
organizzazione criminale, radicata nel territorio della Piana, che avvalendosi
della fattiva collaborazione di personale infedele della società di gestione
della banchina merci del porto calabrese, provvedeva a far fuoriuscire i
carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America.
Il primo
formidabile riscontro alla tesi investigativa è stato ottenuto nell’ottobre del
2011, allorquando, all’ingresso del porto di Gioia Tauro, veniva arrestato TRIMARCHI Vincenzo alias il “Merlo”,
dirigente quadro della Società di gestione della banchina merci del porto
gioiese, mentre tentava di allontanarsi trasportando a bordo di un furgone
sedici borsoni contenenti 560 kg
circa di cocaina purissima.

Infatti,
i successivi approfondimenti permettevano di accertare come l’organizzazione
criminale fosse capeggiata da BRANDIMARTE
Giuseppe, ex dipendente della Società di gestione della banchina merci del
porto, il quale, profondo conoscitore delle dinamiche operative all’interno
dello scalo, proprio in virtù dell’esperienza maturata, poteva contare sull’assoluta
ed incondizionata collaborazione di diversi dipendenti infedeli. Membro di
spicco dell’organizzazione si è rivelato essere, altresì, il fratello BRANDIMARTE Alfonso, anch’egli ex
dipendente della Società portuale, il quale ha assunto le redini della gestione
del gruppo criminale a seguito dell’arresto del fratello Giuseppe per i fatti inerenti la faida BRANDIMARTE - PRIOLO, vicenda per la quale lo stesso BRANDIMARTE Giuseppe diveniva bersaglio
di un agguato nel centro di Gioia Tauro, al quale sopravviveva miracolosamente,
nonostante i quattordici colpi d’arma da fuoco esplosi ai suoi danni.
Nonostante
due ulteriori ingenti sequestri di circa 622 kg e 100 kg effettuati
rispettivamente nel giugno e nel mese di ottobre 2012, riconducibili allo
stesso sodalizio criminale, le indagini consentivano di appurare la capacità
della predetta organizzazione di mutare repentinamente le proprie metodologie
garantendosi quell’efficienza operativa nonché la necessaria fiducia accordatagli
dalle maggiori cosche di ‘ndgrangheta,
infatti veniva accertato come il gruppo capeggiato dalla famiglia BRANDIMARTE potesse essere paragonato
ad una vera e propria società di servizi, specializzata nella gestione e nella
fuoriuscita dallo scalo portuale calabrese delle partite di cocaina in arrivo
dal Sud America.
Dalle attività
tecniche d’intercettazione emergeva, inoltre, come il compenso per
l’organizzazione fosse pagato con una parte del carico importato corrispondente
ad un quantitativo variabile, in relazione al peso specifico criminale della
cosca importatrice, tra il 10 ed il 30%
del totale del carico. Inoltre, veniva appurato come, in taluni casi, considerata
la redditività del business degli stupefacenti, l’organizzazione avesse
investito anche e direttamente
nell’importazione della cocaina, inviando i propri membri a contrattare
direttamente con i narcos sudamericani
A seguito
dei numerosi sequestri di cocaina effettuati dal personale delle Fiamme Gialle dello
scalo portuale, dalle indagini emergeva inoltre un costante affinamento delle
tecniche studiate dai narcotrafficanti per tentare di eludere i controlli
doganali.
Infatti,
in particolare, in una circostanza, nelle comunicazioni intercorse tra i
sodali, ciascuno dotato di un nome di “copertura”, veniva intercettato un
complesso codice alfanumerico con il quale venivano forniti i dati essenziali
da comunicare al personale portuale infedele per individuare la nave ed il
container contenete lo stupefacente.
CODICE
ALFANUMERICO:
[…]
Il nome della signora è
56594164426136 […] il cognome è uguale all’altra […] poi segue […] 58574665 AQTETI
[…]
La complessa
attività di decodifica del messaggio criptato portava a sequestrare un carico
di prova da 17 kg, con il quale l’organizzazione testava la nuova modalità
d’importazione. Analogamente, nel corso delle indagini, emergeva costantemente
lo studio di nuove metodologie e rotte sulle quali inviare, inizialmente
carichi di modica quantità e di scarsa qualità (orientativamente tra i 10 ed i
30 kg) per testare la risposta delle forze dell’ordine preposte al controllo ed
eventualmente procedere, in un secondo momento, all’invio del grosso e
purissimo carico.
I
soggetti raggiunti dall’odierno provvedimento di fermo sono:
1.
BRANDIMARTE Giuseppe cl. ’71, ex dipendente di una società
di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro;
2.
BRANDIMARTE Alfonso cl. ’77, ex dipendente di una società
di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro;
3.
SGAMBETTERRA Gianpietro cl. ’85, dipendente di una società
di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro;
4.
IETTO Mario cl. ’68, dipendente di una società
di gestione della banchina merci del Porto di Gioia Tauro;
5.
CAMBREA Vinicio cl. ’73, dipendente di una
società operante nel sedime portuale;
6.
CARATOZZOLO Vincenzo cl. ’81, ex dipendente di una
società operante nel sedime portuale;
7.
SIVIGLIA Francesco cl. ’73, rappresentante
legale di una società di trasporti operante nella piana di Gioia Tauro;
8.
CONDELLO Giuseppe cl. ‘70;
9.
GAGLIOSTRO Rocco cl. ’77 ;
10.
FEMIA Antonio cl. ‘81;
11.
CALABRÒ Antonio cl. ‘89;
12.
CRISAFI Vincenzo cl. ‘80;
13.
CAMPANELLA Antonio cl. ’87.
Con
l’operazione odierna, è stato inferto un grave colpo alle organizzazioni
criminali calabresi, epurando le strutture logistiche di un importante porto
commerciale, da sempre al centro delle cronache nazionali quale punto
nevralgico d’approdo per il narcotraffico mondiale, dagli elementi inquinanti
infiltratisi che ne compromettevano la legalità anche in danno della crescita e
dello sviluppo delle rotte commerciali e del territorio circostante.
Social Plugin