Soveria Mannelli (28 GIUGNO 2014), ucciso Daniele Scalise Daniele Scalise, di 30 anni, titolare insieme al padre di un'impresa di movimento terra, è stato ucciso in un agguato stamattina a Soveria Mannelli. Nel momento dell'agguato Scalise si trovava per motivi di lavoro in una zona boschiva. È stato raggiunto al torace da due colpi di pistola sparati da una persona che si è poi allontanata. Sull'omicidio indagano i carabinieri della locale compagnia diretta dal capitano Domenico De Biasio. Riguardo il movente, si pensa ad una vendetta maturata in ambienti della criminalità.
SOVERIA MANNELLI (CZ) IL BOSS-IMPRENDITORE DELLA 'NDRANGHETA, DANIELE SCALISE DI 29 ANNI È STATO UCCISO STAMANI CON ALCUNE SCARICHE DI KALASHNIKOV, PER ESSERE SICURI CHE NON L'AVREBBE SCAMPATA, MENTRE STAVA LAVORANDO CON UN ESCAVATORE IN CONTRADA "SAN TOMMASO", INFDAGATO PER L'OPERAZIONE "PERSEO", IN CUI ERA STATO ARRESTATO IL PADRE
Daniele Scalise, era un elemento della criminalità organizzata, già noto alle forze dell'ordine, era stato arrestato il 20 marzo del 2013 dalla Mobile, a Lamezia Terme; dopo una latitanza di due anni; era infatti considerato dagli inquirenti capo dell'omonima 'famiglia' di ndrangheta di Decollatura, nel Catanzarese
Domenico Salvatore
SOVERIA MANNELLI (Catanzaro) –Cade un altro capobastone ? Teneva un piede in due staffe? Un altro delitto in Calabria. Sulle rive del fiume Amato. Vittima, un giovane imprenditore, Davide Scalise di 29 anni, ammazzato a colpi di kalashnikov, nel corso di un agguato di stampo mafioso, nel Lametino. Con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona. Gl'inquirenti ritengono che lo Scalise sia il capodecina dei Decollatura. Oggi sabato 28 giugno 2014, vigilia dei santi Pietro e Paolo apostoli. Il delitto è stato eseguito intorno alle ore 10.30. Non dovevano esserci possibilità di scampo. I killers sono entrati in azione proprio mentre l'imprenditore Daniele Scalise si trovava in un cantiere della frazione San Tommaso, nei pressi di un pastificio, ma in una zona isolata. In quel momento, secondo una prima sommaria ricostruzione della dinamica del delitto effettuata dai carabinieri della locale Compagnia di retta dal capitano, la vittima designata, stava lavorando con un escavatore dell'impresa di movimento terra di cui era titolare insieme al padre. Contitolare della ditta è il padre, Pino Scalise, attualmente in carcere; arrestato nell'ambito dell'operazione Perseo, contro il clan Giampà di Lamezia che il 26 luglio 2013, portò in galera oltre sessanta persone. Il killer ha avuto tutto il tempo di avvicinarsi, senza destare sospetti e da distanza ravvicinata, ha aperto un fuoco d'inferno che ha ridotto come un colabrodo la vittima designata. Dopo aver eseguito la lugubre missione di morte, sangue, rovina e distruzione, il sicario ha tagliato la corda a bordo di un mezzo guidata probabilmente dal "palo" che si è dileguato a folle velocità dal luogo dell'agguato. Scattato l'allarme sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione, coordinati dal capitano Domenico De Biasio, comandante della Compagnia di Soveria Mannelli, per i rilievi del caso. Al tempo stesso, come di consueto è scattata la retata zonale alla ricerca del giustiziere della 'ndrangheta, per risalire anche la movente del delitto ed all'eventuale mandante. Non si hanno notizie certe, circa gli esiti dei posti di blocco volante, il controllo dei pregiudicati della zona, loro alibi orario e guanto di paraffina.. Né dell'eventuale ritrovamento del mezzo servito per la fuga post delitto. Sul luogo del mortale agguato sono giunti anche il medico legale, Isabella Aquila dell'Istituto di medicina legale dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro, per l'ispezione cadaverica esterna ed anche il p.m. di turno presso il Tribunale di Lamezia Terme, Marta Agostini, che si muove sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica di Lamezia Terme. In attesa di capire se il fascicolo debba transitare o meno sul tavolo della DDA di Catanzaro, diretta dal procuratore capo della Repubblica Antonio Vincenzo Lombardo. Lunedì prossimo verrà conferito l'incarico al medico legale per l'autopsia che sarà eseguita martedì o mercoledì prossimo all'Istituto universitario di medicina legale. Il 118 non ha potuto nulla. Lo Scalise, raggiunto al tronco, al capo ed agli arti, in punti vitali è stramazzato sul suo mezzo in un lago di sangue. C'è stato lavoro per la ditta del 'caro estinto' giunta sul posto con un furgone. Pare che non ci siano testimoni al delitto. Ammesso per assurdo che in una zona ad alta densità mafiosa, vi sia qualche scheggia impazzita disponibile a testimoniare in Tribunale.
Le indagini partono in salita. Sebbene i Carabinieri (ed in parte la Polizia di Stato, che si era interessata ad alcune vicende giudiziarie avanti per protagonisti proprio gli Scalise in questione), stiano scavando in determinate direzioni. Senza per questo abbandonare le altre. In questi casi, si dice che le indagini siano orientate a 360 gradi. Sebbene la pista privilegiata sembra essere quella della criminalità organizzata. Gli Scalise era stati coinvolti nell'operazione "Perseo", contro il clan Giampà di Lamezia Terme . Il processo si sta celebrando davanti al Tribunale di Lamezia Terme. Settantacinque, le persone coinvolte nell'operazione dello scorso 26 luglio 2013, di cui 21 hanno scelto di essere processate con il rito ordinario; collegio giudicante, presieduto dal giudice Carlo Fontanazza, a latere il dottor Aragona e la dottoressa Silvestri, mentre la pubblica accusa era rappresentata dal pm Elio Romano. Diversi i problemi logistici nell'aula Garofalo, considerando che quasi tutti gli imputati hanno deciso di partecipare alla prima udienza del processo, oltre alla presenza dei legali e di un folto pubblico, prevedibile per un processo così atteso. Il comune di Lamezia Terme, l'ALA associazione Antiracket, la FAI e anche diversi imprenditori, tra cui Rocco Mangiardi, hanno presentato istanza di costituzione di parte civile; gli imputati processati secondo il rito ordinario: Andrea Crapella; Giuseppe Grutteria; Antonio Curcio; Antonio De Vito; Franco Trovato; Antonio Donato; Fausto Gullo; Giuseppe Notarianni; Michele Muraca; Vincenzo Perri; Domenico Curcio; Giancarlo Chirumbolo; Giovanni Scaramuzzino; Carlo Curcio Petronio; Antonio Notarianni; Eric Voci; Antonio Voci; Vincenzo Arcieri; Pino Scalise; Davide Giampá e Carmen Bonafé. Dovranno rispondere delle accuse, a vario titolo di associazione mafiosa e reati vari.La vittima del mortale agguato di Soveria Mannelli, Daniele Scalise era stata arrestata il 21 marzo 2013, mentre consumava un panino, secondo un'abitudine consolidata; il 28enne di Decollatura doveva scontare due anni di reclusione a seguito di due condanne definitive per estorsione. Dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, al comando del dott. Rodolfo RupertiScalise è stato beccato a bordo di un suv Mercedes; con lui, a bordo dell'auto, c'era Davide Adamo, 39 anni, finito in manette per favoreggiamento così come il cugino di Scalise, il trentenne Angelo Rotella, che secondo gli inquirenti faceva da staffetta a bordo di una seconda automobile; dal dirigente dello Sco Angelo Paduano, diretti dal questore Guido Marino, oggi a Napoli.Lo Scalise viaggiava con un documento falsificato: c'era la sua foto, ma i dati anagrafici erano quelli del cugino. In una tasca del suo giubbotto è stata trovata una foto di Giovanni Vescio, il 37enne ucciso in un bar di Decollatura insieme a Francesco Iannazzo 29 anni, lo scorso 19 gennaio all'interno di un bar a Decollatura. Mentre erano seduti su un divanetto e stavano consumando una bevanda, Per quel delitto furono condannati all'ergastolo Domenico Mezzatesta ex vigile urbano, e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, di 59 e 40 anni, dal gup di Lamezia Terme Carlo Fontanazza accogliendo la richiesta del Pm Domenico Galletta.. Il comandante del reparto Operativo Giorgio Naselli, nonostante la lunga milizia non aveva mai visto niente di simile…" Un duplice omicidio, compiuto con una efferatezza ed una cattiveria mai viste ". Uno dei killer, sosteneva di essersi ribellato al pizzo di mille e cinquecento euri al mese. Una delle vittime, aveva piazzato pure una bombetta sotto la finestra del figlioletto dello Scalise, di soli sette anni. Proprietario di quel bar risultava essere Luciano Scalise, che venne arrestato; fratello di Daniele; entrambi, figli di Pino Scalise. Dunque una serie d'intrecci perversi e pericolosi, nel sottobosco della malavita. Delitti, sparatine, attentati, solo apparentemente scollegati.
Domenico Salvatore
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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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