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Roccabernarda (Kr) Il delitto di Rocco Castiglione a colpi di lupara, avvolto nel mistero, miracolosamente illeso il fratello Raffaele, figli di Vito

Un allevatore è stato ucciso a colpi di fucile caricato a pallettoni ed il fratello è rimasto illeso in un agguato compiuto a Roccabernarda, nel crotonese. La vittima è Rocco Castiglione, 38 anni. Illeso il fratello Raffaele, 34 anni. Entrambi sono già noti alle forze dell'ordine per vari reati. L'agguato è stato compiuto in località Salinella, vicino il maneggio dei due. Le indagini sono condotte dai carabinieri che stanno indagando in ambienti della criminalità. Sul luogo della sparatoria il p.m. di turno che si muove sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, il medico legale e la ditta del caro estinto per la rimozione del cadavere, trasportato all'Istituto di Medicina Legale

ROCCABERNARDA (KR) DUE FRATELLI, ROCCO CASTIGLIONE 28 ANNI UCCISO E RAFFAELE, FERITO DI STRISCIO NEL CORSO DI UN AGGUATO DI STAMPO MAFIOSO IN LOCALITÁ "CERASARA", DA UN COMMANDO DI KILLERS ARMATI DI LUPARA, FIGLI DI VITO CASTIGLIONE (61 ANNI) RITENUTO ELEMENTO APICALE DELLA CRIMINALITÁ ORGANIZZATA E COINVOLTO IN OPERAZIONI CONTRO I CLAN DEL CROTONESE

Presi di mira da alcuni sicari a colpi di fucile caricato a pallettoni, mentre viaggiavano a bordo di un fuoristrada Misubitshi. I colpi dei primi killers, hanno mandato in frantumi il parabrezza. I secondi esplosi da dietro. L'autovettura ha finito la sua corsa, proprio davanti alla caserma dei Carabinieri. Sul posto il capitano Claudio Martino, comandante della Compagnia di  Compagnia di Petilia Policastro. Secondo le prime voci sembra che il ferito non abbia fornito elementi utili alle indagini. Non ci sono elementi di novità sui controlli dei pregiudicati e i posti di blocco volanti. Pare che i fratelli gestissero un maneggio. Ma è il mondo delle droga, la pista privilegiata?

Domenico Salvatore

ROCCABERNARDA (Crotone)-Ma la pax mafiosa, ammesso per assurdo, che sia mai stata firmata da qualcheduno, è finita già? I morti sono a decine, centinaia e migliaia in questi vent'anni. Nonostante le migliaia di anni di galera inferti a capibastone e gregari ed il 41 bis per i padrini. A parte i beni mobili ed immobili sequestrati e confiscati, nell'ordine delle migliaia di miliardi, dalla magistratura. Dallo Stretto al Pollino, si ode il canto della lupara, il crepitare delle pistole e mitragliette, l'echeggiare di lanciarazzi e bazooka, tritolo e dinamite. Sparatine, ammazzatine singole a due a due o addirittura stragi ed ecatombi. Si spara di giorno e di notte, al chiuso ed all'aperto. Non importa se contro donne, bambini ed anziani. Sebbene lo Stato, abbia mandato in Calabria, altre centinaia di uomini. Ed altri sono in arrivo. Le migliori professionalità per combattere la nuova 'ndrangheta. La famigerata "Gramigna". I vecchi mammasantissima sono stati, quasi tutti, messi nelle condizioni di non nuocere. Al cimitero, in galera, pentiti o ai domiciliari, ma sotto stretto controllo; se non detenuti in attesa di giudizio. Benchè si continui a sparare e ad uccidere, da un mare all'altro; dall'Aspromonte alle Serre e da La Sila al Pollino. Reggio Calabria, Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro e Cosenza, non c'è grande differenza. Sarebbe retorica dire i nuovi capi e gregari, siano ancora più sanguinari. Tanto il clichè del mafioso è sempre uguale…sangue, rovina, morte e distruzione, senza tanti complimenti. Per il controllo del territorio e di tutte le attività lecite ed illecite.

 

Compreso il traffico di armi, droga, prostituzione, rifiuti, boat-people, gioielli e pietre preziose, rakett delle estorsioni e usura, controllo della filiera del cemento e della mano d'opera, scommesse clandestine ecc. In nome del dio denaro; del potere; del comando; del controllo. Del delirio d'onnipotenza…Miliardi, case, ville, palazzi, centro commerciali e complessi residenziali, barche, macchine, moto, camion bulldozer, ruspe, caterpillar, motopale, escavatori, "tumperi", Bot, CCT, Btp, cedole varie, azioni, obbligazioni, assicurazioni, conti in Banca e Posta. Si spara per ammazzare. Com'è successo a Roccabernarda. Per pura casualità, i morti non sono due. Alla vista dei giustizieri, Raffaele Castiglione che si trovava sul sedile lato passeggeri, si è buttato a terra e questo gli ha salvato la vita. I killers, appostati sulla strada all'altezza della località 'Salinella', non sono stati assunti per fare sconti di pena. Sparano nel mucchio per uccidere. Una tempesta di piombo e fuoco esplosa da distanza ravvicinata e senza risparmio di munizioni. Esaurite le scorte e ritenendo di aver portato a compimento la loro lugubre missione di morte, i killers si sono eclissati immediatamente. Prima della solita, immancabile, scontata ed inevitabile retata. Di solito Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, CFS e Polizia Penitenziaria. Un controllo fitto ed asfissiante, fatto anche di posti di blocco volante e di controllo dei pregiudicati della zona e loro alibi-orario e guanto di paraffina.

 

Ma da questa parte, sembra che non ci siano novità, degne di rilievo; tipo il ritrovamento incendiato del mezzo usato dal 'palo' per caricare il comando e 'scaricarlo' da un'altra parte. Comunque fuori mischia. Raffaele Castiglione si è finto morto. Poi si è messo alla guida della macchina ed ha raggiunto la caserma dei Carabinieri. Domani l'autopsia a cura del perito settore, nominato dal Tribunale. Poi, la salma verrà restituita alla famiglia per i funerali. Immediate le indagini dirette dal colonnello Francesco Iacono. Le indagini partono in salita, per la ben nota omertà che cuce le bocche a doppia mandata per paura di vendette e rappresaglie. Fin'oggi è stata l'arma vincente delle mafie. Si parte dagl'interrogatori dei familiari, arenti, amici e conoscenti. Per ricostruire le ultime ventiquatt'ore della vittima; dai reperti e dalle indagini tradizionali, miste con le così dette moderne. Poi si spulcia nei dossier, quando ci siano. E qua ci sono. A cominciare dalle operazioni "Efesto" (30 settembre 2002)  e "Conte di Melissa" (maggio 2003) della DDA di Catanzaro, in illo tempore diretta dal procuratore capo Mariano Lombardi. Operazioni riunificate.

 

Il gip Grillone dispose la custodia cautelare in carcere nei confronti di: Francesco Amantea, 40 anni, di Cirò; Natale Bruno (45) di Cirò; Salvatore Cerminara (24) di Savelli; Antonio Fortino (34) di Cirò Marina; Cataldo Grisafi (50) di Cirò; Francesco Lonetti (39) di Melissa; Giulio Sacchetta (38) di Perticaro di Umbriatico; Domenico Santoro (37) di Umbriatico; Pasquale Salvatore Santoro (19) di Cirò Marina; Umberto Santoro (44) di Cirò Marina; Domenico Scigliano (28) di Perticaro di Umbriatico; Giuseppe Sestito (39) di Cirò; Napoleone Vulcano (40) di Savelli. Furono scarcerati: Ernesto Bossa (34) di Melissa; Vito Castiglione (49) di Roccabernarda; Francesco Farao (21) di Cirò; Salvatore Filosa (35) di Melissa; Vincenzo Gangale (39) di Carfizzi; Angelina Mauro (33) di Melissa; Giuseppe Notaro (22) di Savelli; Pietro Paletta (42) di Savelli; Pantaleone Russelli (29) di Papanice di Crotone; Carmela Vulcano (38) di Cirò Marina. Ed anche: Agostino Russano, Francesco Amantea (48 anni), Cataldo Grisafi (58), Giuseppe Sestito (47), Giuseppe Spagnolo (41), Napoleone Vulcano (48), Umberto Santoro (52), Domenico Nucera (59), Antonio Nucera (35), Nicola Capalbo (35), Vito Castiglione (57), Pantaleone Russelli (37), Salvatore Pasquale Santoro (27), Vincenzo Gangale (47), Vincenzo Santoro (45), Giuseppe Mangone (38), Leonardo Mangone, Salvatore Cerminara (32).

 

In merito alle prove, il Gup distrettuale di Catanzaro decise che le intercettazioni non erano utilizzabili quali fonti di prova per l'accusa, e dispose il non luogo a procedere per gli imputati. Grazie alle arringhe del collegio difensivo di alta professionalità, di cui facevano parte anche: Giancarlo Pittelli, Mario Bombardiere, Alessandro Sculco Antonio Anania, Salvatore Iannotta, Pantaleone Sulla, Francesco Laratta, Ennio Curcio, Maria Grazia Scola, Vittorio Gangale Giuseppe Malena e Luigi Scaramuzzino Giuseppe Garrubba. Il pm Sandro Dolce  fece ricorso per Cassazione  e gli atti del processo furono rinviati alla Corte d'Appello di Catanzaro. É in questa sede venne deciso il rinvio a giudizio per i 18 imputati nel procedimento presso il Tribunale di Crotone; sebbene sia caduta l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il giudice per l'udienza preliminare in una precedente udienza, ha dichiarato inutilizzabili le intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate a carico degli imputati, in particolare tutte quelle relative all'operazione Efesto e una parte di quelle relative all'operazione Conte di Melissa, sulle quali si basava gran parte dell'accusa.

 

Prosciolti dall'accusa di associazione mafiosa e dagli altri reati che sarebbero stati commessi per conto dell'organizzazione: Francesco Amantea (41 anni, di Cirò), Giuseppe Spagnolo (34 anni, di Cirò), Silvio Farao (55 anni, di Cirò), Natale Bruno (46 anni, di Cirò), Nicodemo Bruno (20 anni, di Cariati), Vito Castellano (39 anni, di Cirò), Antonio Fortino (35 anni, di Cirò), Anna Fati (33 anni, di Cirò), Agostino Russano (31 anni, di Crotone), Ernesto Bossa (35 anni, di Melissa), Giampino Lidonnici (19 anni, di Crotone), Raffaele Garrubba (47 anni, di Melissa), Luigi Vizza (35 anni, di Reutinglen), Gennaro Cosentino (43 anni, di Crotone), Nicola Capalbo (28 anni, di Savelli), Vito Castiglione (50 anni, di Cotronei), Salvatore Cerminara (25 anni, di Crotone), Vincenzo Gangale (40 anni, di Carfizzi), Cataldo Grisafi (51 anni, di Cirò), Giuseppe Mangone (31 anni, di Cariati), Leonardo Mangone (55 anni, di Cariati), Antonio Nucera (28 anni, di Melito Porto Salvo), Domenico Nucera (52 anni, di Condofuri), Pantaleone Russelli (40 anni, di Crotone), Domenico Santoro (38 anni, di Umbriatico), Salvatore Pasquale Santoro (20 anni, di Cirò Marina), Umberto Santoro (45 anni, di Umbriatico), Vincenzo Santoro (38 anni, di Umbriatico), Luigi Scigliano (29 anni, di Crotone), Giuseppe Sestito (40 anni, di Rotemburg), Giovanni Vulcano (47 anni, di Scala Coeli) e Napoleone Vulcano (41 anni, di Scala Coeli).

 

Il Gup riteneva, che sei degli imputati prosciolti (Napoleone Vulcano, Salvatore Pasquale Santoro, Luigi Vizza, Ernesto Bossa, Giampino Lidonnici, Umberto Santoro).  Due uomini di Melissa coinvolti nell'operazione denominata 'Conte di Melissa'furono arrestati dai carabinieri della compagnia di Cirò Marina in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla DDA di CZ. Si tratta di Francesco Lonetti, di 42 anni, e Salvatore Filosa, di 38 anni,  sottoposti all'obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria. L'inchiesta della magistratura fu successivamente accorpata ad un'altra denominata 'Efesto'.  Filosa e Lonetti , giudicati con il rito abbreviato, furono condannati a 2 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno con l'accusa di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.  Nel 2004 il Gip         di Catanzaro ha scarcerato i due, sostituendo la misura restrittiva con quella dell'obbligo di dimora. Decisione che è stata appellata dal pubblico ministero al quale ha dato ragione prima il Tribunale delle impugnazioni e successivamente la Cassazione.

 

Filosa e Lonetti, finirono nuovamente in carcere. Il 28 settembre 2012, la Squadra Mobile di Crotone, con l'ausilio di pattuglie di rinforzo del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale di Cosenza,  eseguì numerose perquisizioni a personaggi appartenenti alle cosche operanti sul capoluogo e sul territorio della provincia.  In un'azienda agricola situata nel comune di Roccabernarda in località Contrada Salinella, con l'ausilio di unità cinofile del distaccamento di Vibo Valentia, furono rinvenuti e sequestrati circa 6 kg di marijuana sparsa per terra ad essiccare e con un sistema naturale di aerazione composto da una apertura esposta a sud che permetteva sia l'aerazione che l'irraggiamento solare quotidiano per l'essiccazione, in un capannone adibito a deposito di attrezzi agricoli.  Raffaele Castiglione, 22 anni, fratello della vittima Rocco, di Roccabernarda, con piccoli precedenti di polizia venne arrestato per detenzione ai fini di spaccio. La perquisizione veniva estesa anche all'autovettura in uso all'arrestato, dove veniva rinvenuta altra sostanza stupefacente contenuta in due involucri di carta stagnola del peso complessivo di grammi 17,5 già pronta per lo spaccio al dettaglio. Con questo pedigree criminale, non è escluso che una della piste seguite per risalire agli esecutori materiali del mortale agguato, al movente ed al mandante, sia collegabile alla mafia. Anche a giudicare delle modalità dell'agguato (si spara anche nel mucchio)e la quantità del piombo e delle armi impiegati.

 

Non è nemmeno escluso sic stantibus rebus, che il fascicolo, non rimbalzi sul tavolo della DDA di Catanzaro, diretta dal procuratore capo della Repubblica, Antonio Vincenzo Lombardo. Sul territorio si spara solo se lo decidono i capicrimine dei locali di 'ndrangheta. Tranne che in alcuni specifici casi, dove  per esempio, ci sia di mezzo l'onore della famiglia; per legittima difesa ecc. La Commissione Parlamentare Antimafia; la Procura Nazionale, i Comandi provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, la Questura,  i saggi relativi all'argomento, le relazioni ufficiali dell'Anno Giudiziario ecc. dicono che sul territorio siano egemoni alcuni clan di mafia, se non cartelli. Compresi i Farao-Marincola, Dragone, Grande Aracri, Mannolo, Arena, Nicoscia, Paparo, Carvelli, Comberiati, Ferrazzo, Garofalo, Mirabelli, Marrazzo, Iona, Trapasso, Greco, Dima, Giglio, Ciampà-Vrenna-Megna ecc Par di vedere una mafia a due velocità. Una, scivola via come l'acqua e gioca a nascondino. L'altra, plateale e sanguinaria, spara, ammazza, ferisce e s'impelaga in faide per il controllo del territorio con morti e feriti, vedove ed orfani. La differenza tra la vecchia e la nuova mafia, non è poi enorme. Mentre corre la leggenda metropolitana, se non bufala della così detta 'Provincia di Cutro'. Che cosa c'è di vero? 


Domenico Salvatore



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