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Palermo, lotta alla mafia, scoperto dopo cento anni il killer del poliziotto italo americano Joe Petrosino

Smantellati da Polizia (Maria Rosaria Maiorino), Carabinieri (Pierangelo Iannotti) e Guardia di Finanza (Stefano Screpanti), coordinati dalla procura della Repubblica di Palermo (Francesco Messineo) i mandamenti mafiosi di Resuttana (che nella documentazione sequestrata a Lo Piccolo è indicato come mandamento di Tommaso Natale ed è composto dalle famiglie mafiose di San Lorenzo, Tommaso Natale, Partanna–Mondello, Cinisi, Capaci, Carini e Terrasini) e San Lorenzo." Mafia, operazione "Apocalisse": i nomi degli arrestati; dei 95 indagati, 78 sono destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 13 di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 2 di obbligo di dimora, 1 di divieto di dimora e 1 di obbligo di presentazione alla P.G "Operazione "Apocalisse", svelato il killer di Joe Petrosino dopo 100 anni; chi ha ucciso il 12 marzo 1909 Joe Petrosino, il poliziotto italo americano venuto a Palermo per sgominare una banda di mafiosi. A rivelarlo, senza sapere di essere ascoltato dalle cimici degli investigatori, è stato uno dei discendenti del killer", Domenico Palazzotto, 29 anni, si vantava con gli amici che il killer di Petrosino,  Paolo Palazzotto" era stato uno zio del padre" unitamente ad altri imputati, tra cui Vito Cascio Ferro, vennero processati per l'efferato delitto, ma assolti per insufficienza di prove"
PALERMO, LOTTA ALLA MAFIA SE LO STATO SI MUOVE FA… UN'APOCALISSE"

Mafia,  azzerati mandamenti di San Lorenzo un mandamento da sempre strategico per Cosa Nostra e Resuttana: 95 arresti nell'area occidentale di Palermo"Mafia, smantellati i mandamenti di San Lorenzo e Resuttana: 95 arresti. Carabinieri, polizia, guardia di finanza stanno eseguendo i provvedimenti restrittivi nei confronti di uomini d'onore dei mandamenti di Resuttana e San Lorenzo, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e altro."  Tra gli arrestati c'è anche Gregorio Palazzotto, titolare di una ditta di traslochi, che secondo gli investigatori sarebbe il capo della cosca dell'Arenella. Palazzotto si trova in carcere, ma aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti." Pure Girolamo Biondino, 66 anni, fratello di Salvatore Biondino, l'autista del mammasantissima Totò Riina, il capo dei capi della Cupola, recluso con il 41 famigerato regime carcerario del 41 bis"
Domenico Salvatore

PALERMO-Lotta alla mafia. Ad Osso, Mastrosso e Scarcagnosso; se non contro Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra. E mettiamoci pure SCU e Basilischi, se non Stiddha. A tutto spiano. La Chiesa è stata tirata per la giacca spesso e volentieri, soprattutto in quesro Dopoguerra. La Chiesa, f i n a l m e n t e scende in campo. E lo fa con i suoi massimi rappresentanti. Dapprima con Giovanni Paolo II ed ora con papa Francesco "Bergoglio". Il 9 maggio 1993 Karol Wojtyla, lanciò il celeberrimo anatema contro Cosa Nostra, nella Valle dei Templi di Agrigento "Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, una civiltà della morte. Qui ci vuole la civiltà della vita. Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è via, verità e vita lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!". Ed ora un altro Papa, in visita pastorale in Calabria, pronunzia parole dure contro la mafia. Contro la 'Ndrangheta. Di più, la scomunica…"  "Torturare le persone è un peccato mortale, è un peccato molto grave". Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus. La festa del Corpus Domini invita tutti a farsi "pane spezzato" per gli altri. "La nostra vita così si fa dono". Lo ha detto Papa Francesco all' Angelus. "Gesù sottolinea che non è venuto in questo mondo per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in Lui. Questa comunione con il Signore - ha detto il pontefice - impegna noi, suoi discepoli, ad imitarlo, facendo della nostra esistenza un pane spezzato per gli altri, come il Maestro ha spezzato il pane che è la sua carne". Il Papa ha evidenziato che ogni volta che partecipiamo alla Messa e facciamo la Comunione, "la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore" e questo ci aiuta ad assumere comportamenti coerenti con il Vangelo, come "la docilità alla Parola di Dio, la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi". E' solo "la carità di Cristo, accolta con cuore aperto" a renderci capaci "di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio, cioè senza misura". "La misura di Dio - ha ripetuto più volte il Papa - è amare senza misura". La scomunica ai mafiosi".Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati", ha detto il Papa nella omelia della messa che celebra nella Piana di Sibari durante la sua visita in Calabria. "La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune.

Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no". Lo ha detto il Papa nella omelia della messa che celebra nella Piana di Sibari, davanti a oltre duecentomila persone.". La Chiesa - ha detto il Papa dopo aver chiesto di combattere la 'ndrangheta - che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza, Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare". I giovani anche in Calabria sapranno opporsi "al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello". Lo ha detto il Papa nella omelia della messa che celebra nella Piana di Sibari, dopo aver incoraggiato il progetto Policoro, "un segno concreto di speranza", ha detto, "per i giovani che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri". "Voi, cari giovani, - ha raccomandato - non lasciatevi rubare la speranza!". L'incontro con i parenti di Cocò. Momenti di commozione, fonte Ansa, durante la visita di Papa Francesco in Calabria, che a Castrovillari ha incontrato il padre ed altri familiari di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni bruciato e ucciso a Cassano allo Jonio. Durante l'incontro ha detto: "Mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze". "Prego continuamente per lui, non disperate", ha detto Francesco ai familiari di Cocò Campolongo nel corso dell'incontro avvenuto nel carcere di Castrovillari. "I familiari del bambino - ha detto vescovo di Cassano, mons. Nunzio Galantino - hanno pianto incontrando il Papa. E' stato un momento davvero commovente"."Rispettare diritti umani e favorire reinserimento detenuti". "Il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e l'esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena" "è essenziale e l'attenzione in proposito deve rimanere sempre alta". Lo ha detto il Papa incontrando i detenuti del carcere di Castrovillari in Calabria, "primo gesto - ha sottolineato - della mia visita pastorale" in Calabria. Ma ciò "non è sufficiente se non accompagnato da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società". La folla ad accoglierlo.L'elicottero con Papa Francesco è atterrato nell'area antistante il carcere di Castrovillari, prima tappa della sua visita in Calabria. Il pontefice è stato accolto da centinaia di persone e da un lungo applauso. Successivamente ha attraversato due ali di folla ed è entrato nel carcere dove è stato accolto dal direttore Fedele Rizzo. "Sono emozionato e felice", ha detto mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio e segretario Cei. Tra i detenuti il padre di Cocò e il killer di un sacerdote

Oltre a Nicola Campolongo, il padre di Cocò, nel carcere di Castrovillari è detenuto anche Dudu Nelus, il romeno di 27 anni accusato di essere il responsabile dell'omicidio di don Lazzaro, il sacerdote ucciso sempre a Cassano nei mesi scorsi. Proprio in merito a questa vicenda il Papa dovrebbe avere un fuori programma fermandosi a pregare nella chiesa di Sibari di Cassano allo Jonio, all'esterno della quale è stato ucciso il sacerdote e dove, da ieri, è stata installata una stele in suo ricordo". In precedenza tuttavia la Chiesa si era sempre schierata in difesa dei deboli, dei poveri, degli oppressi, degli ultimi e via di sèguito. Benchè non si fosse adeguata all'evoluzione dei tempi. Un Grande papa, Angelo Roncalli, alias Giovanni XXII tentò di far uscire la Chiesa fuori dalle sabbie mobili secolari e dalla conservazione reazionaria con il celeberrimo 'Concilio Vaticano II' si occupò della promozione della liturgia, di cui raccomandò una riforma; illustrò la natura e la missione della Chiesa; propose la genuina dottrina sulla Rivelazione e trattò di studi biblici; affrontò la relazione della Chiesa con il mondo moderno; trattò, inoltre, di attività missionaria, di teologia della comunione e di rapporti tra sacerdozio battesimale e ministero ordinato, di ecumenismo, di religioni. Un altro papa, Paolo VI a tal proposito ebbe dure reazioni combattuto fra scilla e Cariddi; tra la conservazione e l'immobilismo. Senza nulla togliere al papa emerito Ratzinger, alias Benedetto XVI°… Nel maggio 1957 ottenne la cattedra di teologia fondamentale presso l'Università di Monaco. Nel dicembre 1957, fonte Wikipedia, ottenne la cattedra di teologia dogmatica e fondamentale presso l'Istituto superiore di teologia e filosofia di Frisinga. Divenne professore all'Università di Bonn nel 1959 e la sua lezione inaugurale fu su Il Dio della fede e il Dio della filosofia. Nel 1963 si trasferì all'Università di Münster.Per il giovane professore fu un'esperienza fondamentale la partecipazione, dal 1962, al concilio Vaticano II dove acquisì notorietà internazionale. Inizialmente partecipò come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings, e poi come perito del Concilio, su interessamento dello stesso Frings, fin dalla fine della prima sessione. Risulta interessante sottolineare che Ratzinger, grazie al cardinale Frings che lo teneva aggiornato, poté consultare regolarmente gli schemi preparatori (schemata) che sarebbero stati presentati ai Padri dopo la convocazione dell'assemblea conciliare. Fu un periodo in cui arricchì molto le proprie conoscenze teologiche, avendo infatti avuto modo di incontrare molti teologi come Henri de Lubac, Jean Daniélou, Yves Congar, Gérard Philips, oltre a cardinali e vescovi di tutto il mondo. Durante il tempo del Concilio, per la collaborazione con teologi come Hans Küng e Edward Schillebeeckx, Ratzinger fu visto come un riformatore.Nel 1966 fu nominato alla cattedra di teologia dogmatica presso l'Università di Tubinga, dove fu collega di Hans Küng. l flash dell'Ansa…"

Una vasta operazione antimafia denominata "Apocalisse" è in corso a Palermo: Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza stanno eseguendo 95 provvedimenti restrittivi nei confronti di "uomini d'onore" dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo, accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della città.Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attivita' commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell'economia locale. Nel corso dell'operazione sono stati inoltre sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro.A capo del mandamento di Tommaso Natale e Resuttana, secondo le indagini, c'era Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, l'autista di Totò Riina. Era da poco stato scarcerato ed era tornato a comandare il clan. Per cercare di non finire di nuovo in carcere, Biondino faceva il pensionato. Girava in autobus e non si faceva vedere in giro con altri uomini d'onore. Secondo gli investigatori era lui a tenere le fila e imporre il pizzo a tappeto nel mandamento.Gregorio Palazzotto, titolare di una ditta di traslochi, secondo gli investigatori sarebbe il capo della cosca dell'Arenella. E' quanto emerge dall'operazione Apocalisse sfociata in una novantina di arresti a Palermo. Palazzotto si trova in carcere, ma aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti. "Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare". Attraverso la pagina sui social faceva rivendicazioni contro il sovraffollamento delle carceri e chiedeva l'amnistia".Mafia, operazione "Apocalisse": i nomi degli arrestati
1.    AIELLO Epifano di Vincenzo, inteso "Fanuzzo", nato a Palermo il 20 novembre 1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
2.    ALFANO Benedetto di Gioacchino, nato a Palermo il 7 dicembre 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
3.    BAGLIONE Domenico di Pietro detto "Mimmo", nato a Palermo il 6 dicembre 1959, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
4.    BATTAGLIA Giuseppe, di Vincenzo, nato a Palermo il 12 luglio 1972, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
5.    BONURA Giuseppe, di ignoto, nato a Palermo il 18 novembre 1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
6.    CACCIATORE Giovanni, nato a Palermo il 12.01.1966, ed ivi residente nr. 14, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
7.    CHIOVARO Alessandro di Girolamo, nato a Palermo il 02.06.1977, residente in Torretta (PA), sottoposto all'obbligo di dimora nel Comune di residenza;
8.    CONSIGLIO Domenico di Salvatore, nato a Palermo il 25 maggio 1954, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
9.    CONTINO Tommaso, nato a Palermo il 25.12.1961 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
10.    COPPOLA Salvatore fu Giacomo, inteso "cuppulicchiu", nato a Partinico il 19 aprile 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
11.         COSTA Alessandro di Giovanni, nato a Palermo il 2 luglio 1987, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
12.    CUSIMANO Carmelo di Santo, nato a Palermo il 07.10.1974, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
13.    D'ALESSANDRO Francesco di Girolamo, inteso "Zio Ciccio" nato a Palermo l' 1 dicembre 1945, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
14.    D'ALESSANDRO Girolamo di Francesco, nato a Palermo l'11 ottobre 1975, ivi residente , sottoposto all'obbligo di dimora nel Comune di residenza;
15.    D'ALESSANDRO Salvatore, nato a Palermo il 12.01.1977, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
16.    D'ANGELO Guido di Rosolino, nato a Palermo il 20 ottobre 1959, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
17.    DIELE Sandro, nato a Palermo il 6.03.1972 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
18.    FARNESE Carmelo, nato a Monreale il 15 dicembre 1951, ivi res. Fraz. Pioppo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
19.    FRICANO Giuseppe, di Paolo, nato a Palermo il 6 giugno 1967, ivi residente di fatto domiciliato a Palermo in Via Padre Puglisi nr. 15, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
20.    GELARDI Rosario di Gaetano, nato a Palermo il 2 gennaio 1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
21.         GENNARO Melchiorre di Marcello, nato a Palermo il 16 luglio 1993, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
22.    GERACI Nicola, di Antonio, inteso "biscottino", nato a Palermo il 13 dicembre 1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
23.    GINESTRA Carlo Lucio di Gioacchino, nato a Baden Baden (Germania) il 7 gennaio 1969, residente a Carini (PA), sottoposto agli arresti domiciliari;
24.    GIORLANDO Giuseppe di Antonino, nato a Palermo il 27 ottobre 1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
25.    GUCCIONE Ciro di Vincenzo, nato a Palermo il 13 febbraio 1973, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
26.    INTRAVAIA Gioacchino, di Vincenzo, inteso "Sifilitico", nato a Palermo il 27 gennaio 1953, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
27.    KPUZI Avni, di Ali, nato a Kos Mitrovica (Serbia) il 25 dicembre 1987, residente a Palermo, presso campo nomadi, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
28.    LIGA Vincenzo, di Antonino, nato a Palermo il 29 dicembre 1993, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
29.    LO IACONO Paolo, nato a Palermo 19.01.1967, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
30.         LOMBARDO  Giuseppe,  di  Ferdinando,  nato  a  Palermo  il  16  settembre  1988,  ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
31.    LUCA' Vincenzo, di Saverio, nato a Palermo il 10 ottobre 1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
32.    MANGANO Francesco Paolo, di  Nicola, nato a Palermo il 17 aprile 1979 ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
33.    MARANZANO Serafino, di Gaetano, nato a Palermo il 20 maggio 1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
34.    MESSIA Giuseppe, di Antonino, inteso "Pinuzzo Misia", nato a Palermo il 4 marzo 1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
35.    MILITANO Francesco, di Carmelo, nato a Palermo il 14 marzo 1988, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
36.    PILLITTERI Michele, di Andrea, detto il macellaio, nato a Palermo il 5 febbraio 1960, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
37.    PILLITTERI Michele, di Giuseppe, detto il mastro, nato a Palermo il 15 maggio 1947, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
38.    PUCCIO Marcello di Francesco, nato a Palermo il 24.09.1979, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
39.    ROMANO Ignazio, di Giovanni, nato a Palermo il 5 ottobre 1965, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
40.    SIRAGUSA Antonino, di Vito, nato a Palermo il 3 maggio 1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
41.    SIRAGUSA Luigi, detto "Gigetto" o "Testone", nato a Palermo il 12.09.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
42.    TARALLO Antonino, di Giovanni, nato a Palermo il 9 maggio 1973, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
43.    TERRACCHIO Onofrio, di Pietro, inteso "Fabio", nato a Palermo il 25 aprile 1978, ivi residente, di fatto domiciliato in Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
44.    VALGUARNERA Aurelio, di Antonio, nato ad Agrigento il 21 giugno 1958, residente a Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
45.    VENTIMIGLIA Calogero, nato a Palermo il 04.01.1971, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
46.    VITALE Giovanni, di Rosario, inteso "il panda o il tignuso", nato a Palermo il 29 agosto 1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
47.    BEONE Giovanni, detto lo stolito, nato a Palermo il 02.04.1964, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
48.    CAROLLO Marco, detto Ten Ten, nato a Palermo 24.05.1979, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
49.    CIARAMITARO Antonino, nato a Palermo il 06.11.1992, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
50.    D'ANGELO Seam, nato a Palermo il 13.01.1978, e residente a Capaci (PA), sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
51.    DI MAIO Nicolò di Pietro inteso "il ragioniere", nato a Palermo il 12 luglio 1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
52.    DI MARIA Ignazio, detto "Bubu o facce gianna", nato a Palermo il 22.04.1970, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
53.    ENEA Ciro, nato a Palermo 17.03.1986, ed ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
54.    FLAUTO Lorenzo, nato a Palermo l'11.03.1975, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
55.    FLAUTO Roberto di Giuseppe, nato a Palermo, il 18.02.1982, residente a Bagheria (PA), sottoposto agli arresti domiciliari;
56.    FRANZETTI Pietro, nato a Palermo il 24.05.1977, ed ivi residente, sottoposto alla misura del divieto di dimora nel Comune di Palermo;
57.    GALATOLO Vito detto u' piciriddu, nato a Palermo il 10.10.1973, residente a Mestre (VE) sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
58.    GALLINA Angelo, nato a Carini (Pa) il 19.01.1962, ed ivi residente sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
59.    GRAZIANO Camillo, nato a Palermo il 04.07.1972, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
60.    GRAZIANO Francesco, nato a Palermo il 03.02.1974, residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
61.    GRAZIANO Roberto, nato a Palermo il 06.04.1978, residente a Monreale (PA), sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
62.    GRAZIANO Santo, nato a Palermo il 26.05.1963, residente a Monreale (PA) sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
63.    GRAZIANO Vincenzo, nato a Palermo il 12.06.1951, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
64.    LI VOLSI Luigi, detto Luigi "u barone", nato a Palermo il 15.02.1956, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
65.    MAGRI' Pietro, detto Piero, nato a Palermo il 27.03.1949, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
66.    MARINO Leonardo di Angelo, nato a Palermo il 21.12.1989, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
67.    MARINO Teresa di Giuseppe, nata a Palermo, il 10.03.1977, ivi residente, sottoposta agli arresti domiciliari;
68.    MATASSA Agostino, nato a Palermo il 10.08.1958, ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
69.    MATASSA Filippo, detto puffetto, nato a Palermo il 15.09.1949, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
70.    MINEO Pietro di Mariano, nato a Palermo il 25.04.1962, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
71.    PALAZZOTTO Domenico, nato a Palermo il 26.10.1985, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
72.    PALAZZOTTO Gregorio, detto occhi celesti, nato a Palermo il 12.03.1977, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
73.    PIAZZESE Serafino, nato a Palermo il 24.06.1956, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
74.    PICONE Salvatore, di Andrea, nato a Palermo il 18.02.1992, ivi residente, sottoposto alla misura dell'obbligo quotidiano di presentazione alla p.g.;
75.    PIZZURRO Emilio, nato a Palermo il 26.08.1958, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
76.    PUCCIO Aurelio, di Giovanni, nato a Corleone il 3 gennaio 1956, residente a Palermo, sottoposto agli arresti domiciliari;
77.    PUCCIO Leandro di Aurelio, nato a Palermo, il 24.03.1985, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
78.    BARONE Domenico, nato a Palermo il 19.10.1981, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
79.    BIONDINO Girolamo, nato a Palermo in data 8.09.1948 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
80.    BONFIGLIO Maurizio di Giuseppe, nato a Palermo il 10.03.1969, ivi residente, sottoposto agli arresti domiciliari;
81.    CALVARUSO Giuseppe, nato a Palermo il 31.12.1982, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
82.    CAPORRIMO Francesco, nato a Palermo il 26.07.1944, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
83.    CIARAMITARO Gaetano, nato a Palermo in data 01.09.1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
84.    CLEMENTE Leonardo, nato a Palermo il 5.12.1966, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
85.    D'URSO Salvatore, nato a Palermo il 30.07.1974 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
86.    DAVI' Giuseppe Fabio, nato a Liestal (CH) il 23.05.1976 e residente a Palermo, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
87.    FAVALORO Gioacchino, nato a Palermo il 09.02.1980, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
88.    GLORIA Fabio, inteso FAIA, nato a Palermo il 29.12.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
89.    GUERRERA Silvio, nato a Palermo in data 08.10.1961, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
90.    ILARDI Sergio, nato a Palermo il 19.11.1969 ed ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
91.    LI VIGNI Rosario, nato a Palermo il 12.12.1970, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
92.    LO PRESTI Angelo, nato a Palermo il 23.01.1969, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
93.    SARDISCO Roberto, nato a Palermo in data 8.02.1975, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
94.    SPINA Antonino, nato a Palermo il 18.06.1985, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere;
95.    TAORMINA Girolamo, nato a Palermo il 18.06.1982, ivi residente, sottoposto alla custodia cautelare in carcere.".

Lo Stato c'è, in misura quantitativa e qualitativa, tanto in Sicilia, quanto in Calabria, Campania, Puglia e Basilicata, che sono le Regioni, dove storicamente é nato e si è sviluppato il fenomeno mafioso. La DIA ha le idee chiare: "Cosa Nostra attraversa una fase di trasformazione, caratterizzata da un ricambio generazionale e dal delinearsi di una struttura sempre meno conforme ai rigidi schemi dei mandamenti e delle famiglie". Lo Stato non le ha azzeccate tutte, in passato, questo ci sembra scontati e lapalissiano, ma poi, ha preso le contromisure e piano piano si sta riappropriando del territorio e delle sue prerogative. Serve un risveglio delle coscienze. Un maggiore e migliore senso civico. Uno spirito di collaborazione con le istituzioni e fiducia nella Giustizia. Come hanno più volte sottolineato i procuratori capo della Repubblica, per restare aglui ultimi anni, di Palermo, Giancarlo Caselli e Francesco Messineo, Giuseppe Pignatone e Federico Cafiero De Raho, Giandomenico Lepore e Giovanni Colangelo, Manlio Minale ed Edmondo Bruti Liberati, ma anche i Prefetti, i Questori ed i Comandanti Provinciali della Guardia di Finanza, dei Carabinieri. Non soltanto in conferenza stampa, ma anche nelle interviste sui mass-medie e gl'incontri nelle scuole. Gli ultimi colpi dello Stato con le operazioni 'Pedro, Argo, Reset, Cala Spa, Mandamento, Nuovo Mandamento, Araba Fenice, Benny 1, 2, 3, Triade, Gotha, Hybris, Scarface, Leo 121, Fiori Bianchi 1 e 2, Reset CT, Prato Verde, Fiume Giallo, Stella Polare, Iblis. Go Kart, Gazzana ecc. ' hanno avuto effetti devastanti, ma lo Stato, non abbassa la guardia e non si fa irretire dai facili ottimismi, dall'entusiasmo e dall'euforia che possono trarre in inganno. Lo Stato vincerà, ma occorre tempo e denaro, se non risorse economiche ed investimenti nella lotta alla mafia. In Sicilia tutti concordano, tuttavia, Cosa Nostra è tenuta sotto controllo e monitorata costantemente. Un'attività-opera d'intelligence sul territorio, che ha dato risultati splendidi. Va detto pure che in Sicilia, la gente abbia preso coscienza e si sia responsabilizzata. Un passo avanti rispetto alle altre mafie. Questo è anche il momento della politica Angelino Alfano, ministro dell'Interno: "L'operazione Apocalisse, grazie alla straordinaria attività congiunta di Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, efficacemente coordinati dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo, ha dimostrato ancora una volta che la squadra-Stato, unita, vince; un'operazione particolarmente importante perché rappresenta un segnale di presenza delle istituzioni sul territorio e contribuisce a restituire la Sicilia a percorsi di sana competitività in un'ottica di rilancio e di sviluppo. L'operazione,   ha infatti permesso di smantellare il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso di San Lorenzo e Resuttana, che praticava in modo capillare estorsioni a danno di imprese edili e attività commerciali, e ha portato all'arresto di 95 persone e al sequestro di complessi aziendali per svariati milioni di euro". Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia: "La maxi operazione antimafia Apocalisse è una prova della professionalità e grande tenacia dei magistrati e delle forze dell'ordine palermitani, in prima linea nel contrasto di Cosa Nostra. L'indagine Apocalisse ci dice che non si può abbassare la guardia e che Cosa Nostra continua a esercitare un controllo spietato sul territorio. Ai riti e ai codici arcaici si affiancano nuove tecniche di intimidazione e nuove frontiere di arricchimento, anche in contesti apparentemente legali come le scommesse o il gioco d'azzardo. Alla DDA di Palermo che ha coordinato una indagine complessa e delicata e ai comandi di Polizia, Gdf e Carabinieri il mio apprezzamento e ringraziamento per l'importante risultato". Domenico SalvatoreNon c'è più il clan dei Corleonesi (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Bernardo Provenzano, Luciano Liggio, Michele Navarra,
Bontate-Badalamenti
Corleonesi
Palermo e provincia


Leoluca Orlando, sindaco di Palermo "Ancora una volta le Forze dell'Ordine e la Magistratura si sono impegnate nel nostro territorio con un grande dispiegamento di forze, dimostrando notevoli capacità investigative ed estrema professionalità nell'ambito di un'indagine apparentemente complicata e difficile. Ci auguriamo che l'attenzione per la nostra città resti alta come in questi giorni: operazioni come questa arrecano un duro colpo alla criminalità organizzata e fanno in modo che il tema della sicurezza venga costantemente condiviso a totale beneficio della cittadinanza tutta. Finalmente è stata fatta luce su un caso, rimasto irrisolto per più di 100 anni e restituita la verità ai discendenti di un eroe che Palermo non ha mai dimenticato".   




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Joe Petrosino
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Giuseppe "Joe" Petrosino fu una delle vittime della Mano Nera

Giuseppe Petrosino, detto Joe (Padula, 30 agosto 1860 – Palermo, 12 marzo 1909), è stato un poliziotto italiano naturalizzato statunitense.

Indice

    1 Biografia
        1.1 Origini
        1.2 Arruolamento in polizia
        1.3 L'"Italian Branch"
        1.4 La morte
    2 Influenze nella cultura di massa (parziale)
        2.1 Letteratura e fumetti
        2.2 Cinema e televisione
    3 Omaggi
    4 Onorificenze
    5 Note
    6 Bibliografia
    7 Voci correlate
    8 Altri progetti
    9 Collegamenti esterni

Biografia
Origini

Nato a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860, di famiglia modesta, non povera: con il suo lavoro di sarto, il padre era riuscito a far studiare i suoi quattro figli maschi[1]; emigrò con la famiglia a New York nel 1873 e crebbe nel sobborgo di Little Italy.[2] Il piccolo Giuseppe per vivere si era messo a vendere giornali, a lucidar scarpe e a studiare la lingua inglese. Nel 1877, Joe (come ormai si chiamava) prese la cittadinanza statunitense, facendosi assumere l'anno dopo come netturbino dall'amministrazione newyorkese. Era caposquadra quando, una dopo l'altra, avevano incominciato ad arrivare in America le fitte schiere degli emigranti italiani.

Questo fenomeno aveva posto le autorità americane di fronte a gravissimi problemi, primo quello dell'ordine pubblico. I poliziotti, quasi tutti ebrei o irlandesi, non riuscivano a capire gli immigrati né a farsi capire da loro: questo generava un clima a favore delle organizzazioni criminali che giunsero in breve a controllare tutta la Little Italy, ghetto malsano, fetido, superaffollato, dove una povera umanità sradicata (e che s'era portata appresso la propria sfiducia nell'autorità costituita) doveva lottare ogni giorno per la vita. Little Italy era il terreno ideale per la pianta del crimine. Con gli emigrati ansiosi di lavoro erano sbarcati negli Stati Uniti avventurieri, evasi e latitanti.
Arruolamento in polizia
Francobollo commemorativo nel 150º anniversario della nascita

Dipendente dal Dipartimento di polizia come spazzino, Petrosino era stato poi impiegato come informatore[3]; nel 1883, non senza difficoltà, era stato ammesso alla polizia[3]. Faceva un certo effetto vedere quell'uomo basso e atticciato (non superava il metro e sessanta), tra i giganteschi poliziotti irlandesi. In compenso Petrosino aveva spalle larghe, bicipiti possenti e, ciò che più contò per il suo arruolamento, grinta ed intelligenza, tutto ciò che gli aveva permesso di superare le difficoltà di essere l'unico poliziotto italiano, dileggiato dai connazionali e guardato con un certo sospetto dai colleghi.

Determinante ai fini della sua carriera, oltre al suo impegno, era stata la stima riposta in lui da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti): grazie al suo appoggio nel 1895 Petrosino era stato promosso sergente[2], liberato dal servizio d'ordine pubblico, e quindi dalla divisa, e destinato alla conduzione d'indagini. I criminali di Little Italy si erano trovati improvvisamente di fronte ad un nemico che parlava la loro stessa lingua, che conosceva i loro metodi, che poteva entrare nei loro ambienti. Joe Petrosino nutriva una sorta di cupo, rovente rancore verso quei delinquenti che stavano dissipando il patrimonio di stima che gli immigrati italiani avevano costruito.

Ciò non significava che egli non comprendesse le cause di quella situazione; gli era ben chiaro che oltre alle misure di ordine pubblico occorreva agire sulle cause delle delinquenza: l'ignoranza e la miseria. Risolti brillantemente numerosi casi (il più celebre fu il "delitto del barile" nel 1903[4]), abile nel travestirsi, rapido nell'azione, inflessibile e quasi feroce verso i criminali, divenuto quasi un simbolo della lotta a favore della giustizia e della legge, Joe Petrosino (un po' snob: abito scuro, cappello duro, camicia bianca, scarpe dal tacco alto) era stato via via assegnato ad incarichi di sempre maggiore responsabilità.

Nel frattempo Petrosino sposò la vedova Adelina Saulino (1869-1957), dalla quale ebbe una figlia chiamata anche lei Adelina (1908-2004)[5].
L'"Italian Branch"

Nel 1905, divenendo poi tenente[2], gli era stata affidata l'organizzazione d'una squadra di poliziotti italiani, l'Italian Branch[2] (composta di cinque membri, tra cui il successore di Petrosino, Michael Fiaschetti), e ciò aveva reso più proficua ed efficace la sua lotta senza quartiere contro la Mano Nera, una tenebrosa organizzazione a carattere mafioso, con ramificazioni in Sicilia, attraverso la quale si esprimeva il racket.

Un'occasione che vide Petrosino e l'"Italian Squad" contro la Mano Nera riguardò Enrico Caruso che, in tournée a New York, fu ricattato dai gangster sotto minaccia di morte. Petrosino convinse Caruso ad aiutarlo nel catturare i criminali.

In precedenza Petrosino si era infiltrato nell'organizzazione anarchica responsabile della morte del re d'Italia Umberto I, scoprendo l'intenzione di assassinare il presidente americano William McKinley durante una sua visita all'Esposizione Pan-Americana di Buffalo. McKinley, informato attraverso i servizi segreti, ignorò l'avvertimento e fu effettivamente ucciso il 6 settembre 1901 da Leon Czolgosz.
La morte

Proprio seguendo una pista che avrebbe dovuto portarlo ad infliggere, forse, un decisivo colpo alla Mano Nera, Petrosino era giunto in Italia.

La missione era top secret, ma a causa di una fuga di notizie tutti i dettagli furono pubblicati sul New York Herald. Petrosino partì comunque nell'erronea convinzione che in Sicilia la Mafia, come a New York, non si azzardasse a uccidere un poliziotto.

Alle 20.45 di venerdì 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. C'è un generale fuggi fuggi: solo il giovane marinaio anconetano Alberto Cardella (Regia Nave Calabria della Marina Militare) si lancia coraggiosamente verso il giardino Garibaldi, nel centro della piazza, da dove sono giunti gli spari: in tempo per vedere un uomo cadere lentamente a terra, ed altri due fuggire scomparendo nell'ombra. Non c'è soccorso possibile, l'uomo è stato raggiunto da quattro pallottole: una al collo, due alle spalle, e un quarto mortale alla testa. Poco dopo si scopre che si tratta del detective Giuseppe Petrosino, il nemico irriducibile della malavita italiana trapiantata negli Stati Uniti, celebre in America come in Italia quale protagonista della lotta al racket.

Il console americano a Palermo telegrafa al suo governo: Petrosino ucciso a revolverate nel centro della città questa sera. Gli assassini sconosciuti. Muore un martire.[6] Il governo mise subito a disposizione la somma di 10.000 lire, corrispondenti a quasi 40.000 euro attuali, per chi avesse fornito elementi utili a scoprire i suoi assassini. La paura della mafia però è più forte dell'attrazione esercitata da quell'elevata offerta di soldi: le bocche rimangono chiuse. Circa 250.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America.[6]

Si ritiene che il responsabile della sua fine sia il boss Vito Cascio Ferro di Bisacquino, tenuto d'occhio da Petrosino sin da quando questi era a New York, ed il cui nome era in cima ad una "lista di criminali" redatta dal poliziotto italoamericano e trovata nella sua stanza d'albergo il giorno della morte. Probabilmente (e questo fu un sospetto anche della polizia palermitana dell'epoca) vi è un collegamento tra la morte di Petrosino e alcuni personaggi malavitosi appartenenti alla cosca newyorkese di Giuseppe "Piddu" Morello noti per il loro presunto legame al caso del "corpo nel barile" (un famoso omicidio avvenuto a New York nel 1903). Infatti due uomini di questa cosca erano ritornati in Sicilia nello stesso periodo del viaggio di Petrosino rimanendo in contatto con il boss newyorkese.

L'ipotesi più verosimile è che Morello e Giuseppe Fontana (emigrato in America dopo l'assoluzione per l'omicidio Emanuele Notarbartolo e aggregatosi alla banda di Giuseppe Morello) si siano rivolti a Vito Cascio Ferro affinché organizzasse l'omicidio del poliziotto per loro conto. Quando Cascio Ferro venne arrestato gli fu trovata addosso una fotografia di Petrosino. Il malavitoso aveva però un alibi per conto di un deputato suo amico. Quando il pugno di ferro fascista, anni più tardi, arrestò don Vito e lo condannò all'ergastolo per un omicidio imputatogli, il boss fu intervistato in prigione; dichiarò di aver ucciso un solo uomo in tutta la sua vita e disse di averlo fatto in modo disinteressato.

La colpevolezza di Vito Cascio Ferro sembra apparire sempre più confermata a seguito di una serie di intercettazioni telefoniche della D.I.A. di Palermo nell'evolversi dell' Operazione Apocalisse conclusasi con numerosi arresti all'alba del 23 giugno 2014. Nel merito della questione Domenico Palazzotto è stato intercettato mentre diceva «Lo zio di mio padre si chiamava Paolo Palazzotto, ha fatto l'omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino, per conto di Cascio Ferro». In questo caso vediamo dunque che si parla di Cascio Ferro come mandante mentre l'esecutore materiale sembra essere tale Paolo Palazzotto[7][8].
Influenze nella cultura di massa (parziale)
Letteratura e fumetti

    Nel 1909, pochi giorni dopo la morte del poliziotto italoamericano, la casa editrice Verlagshaus für Voksliteratur und Kunst di Berlino, di proprietà della famiglia Butsch, pubblica il romanzo popolare di quaranta pagine Josef Petrosino, chef der italienischen Ableitung der New Yorker Kriminal Polizei, genannt der italienische Sherlock Holmes, scritto dagli autori Kurt Matull e Theo von Blankensee.[9][10]
    Sempre nel 1909 la casa concorrente della Verlagshaus für Voksliteratur und Kunst, la statunitense Eichler, pubblica una serie di storie di Nick Carter, scritte da Frederic Van Rensselaer Dey, in cui il protagonista indaga sulla morte di Joe Petrosino, scoprendo che il capo della Mano Nera è in realtà una donna.[9]
    Tra il 1910 e il 1911, la casa editrice Verlagshaus für Voksliteratur und Kunst pubblica un romanzo a fascicoli in cento dispense, intitolato Josef Petrosino, der Screcken der Schwarzen Hand (Giuseppe Petrosino, il Terrore della Mano Nera) scritto da Wern D. Charlot, probabilmente uno pseudonimo dietro al quale si nasconderebbe Ferdinand Laven.[9]
    Nel 1912 la francese Ferenczy pubblica a puntate in quarantasei fascicoli il romanzo Grand Roman Sensationnel et Vécu publié sur des documents authentiques, una biografia romanzata, ancora una volta probabilmente attribuibile a Ferdinand Laven.[9]
    Ancora nel 1912 viene pubblicato dalla Società Editoriale Milanese il volume Giuseppe Petrosino il terrore della Mano Nera di Guglielmo Stocco.[9]
    Tra la fine del 1938 e l'inizio del 1939 l'editore fiorentino Mario Nerbini pubblica il fumetto a puntate Petrosino all'interno della rivista L'Avventuroso. Il fumetto, realizzato da Ferdinando Vighi, è caratterizzato da avventure violente, dove Petrosino combatte contro il malvagio Mont Eastman, bandito e truffatore ebreo, conferendo al fumetto un accentuato carattere antisemita, in coincidenza con l'emanazione delle leggi razziali fasciste.[11][12]
    Nel 1972 per la Mondadori, Arrigo Petacco pubblica il romanzo biografico Joe Petrosino.
    Per i Gialli Mondadori Secondo Signorini pubblica il romanzo giallo Petrosino e il figlio del diavolo

Cinema e televisione

    Nel 1909 è stato distribuito un documentario sui funerali di Petrosino, Gli imponenti funerali del poliziotto americano G. Petrosino[13]
    Sulla base dei libri di Arrigo Petacco e Secondo Signorini, nel 1972 è stato prodotto uno sceneggiato televisivo in 5 puntate, diretto da Daniele D'Anza e interpretato dall'attore Adolfo Celi nella parte del popolare investigatore, prodotto dalla RAI e intitolato Joe Petrosino[14]
    Nel 1960 Richard Wilson ha diretto Pagare o morire
    Nel 2006 la RAI ha trasmesso una miniserie di 2 puntate dal titolo Joe Petrosino, con l'attore Giuseppe Fiorello nei panni del poliziotto italo-americano[4][15]
    Sempre nel 2006 la RAI ha co-prodotto un documentario dal titolo Joe Petrosino: A Shot in the Dark con la regia di Antonello Padovano[16]

Omaggi

    Nella casa natale di Petrosino, situata a Padula in provincia di Salerno, è stato allestito un museo dove, tra le altre cose, è conservata la divisa del poliziotto italoamericano.
    L'Associazione Internazionale Joe Petrosino ha istituito un premio intitolato alla memoria del famoso detective, che ogni anno viene assegnato a persone meritevoli per il loro contributo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.[17]

Onorificenze
Medaglia d'oro al Merito Civile - nastrino per uniforme ordinaria         Medaglia d'oro al Merito Civile
         «Poliziotto coraggioso e determinato, impegnato in una difficile missione per scoprire i legami tra mafia siciliana e quella di New York, veniva trucidato con quattro colpi di pistola esplosigli alle spalle da un ignoto sicario in un vile agguato. Fulgido esempio di elette virtù civiche ed elevato spirito di servizio, spinti sino all'estremo sacrificio.»
— Palermo, 12 marzo 1909[2]


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