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Nella modernità dei processi politici: da Mussolini del 1924 a Bettino Craxi nella nuova edizione del Machiavelli di un Secolo di mezzo - di Micol Bruni

Nella modernità dei processi politici: da Mussolini del 1924 a Bettino Craxi nella nuova edizione del Machiavelli di un Secolo di mezzo

 

 

di Micol Bruni

 

 

 

Perché riproporre una rilettura e una interpretazione di Machiavelli in un intreccio tra politica ed etica? Dopo la pubblicazione de “Il Principe. Il Machiavelli di un secolo di mezzo”, (Pellegrini editore), da me curato, si è sviluppato un dibattito abbastanza esteso a discipline sia giuridiche che direttamente storiche che mi hanno impegnato ad entrare in altri mosaici che sono direttamente filosofici, ma riguardano anche le scienze politiche.

Siamo ad una nuova edizione, dunque, del Machiavelli di un Secolo di mezzo, e vede, questa volta, una aggiunta di altri ben dieci capitoli.  Capitoli da me scritti che vanno a modulare il rapporto tra l’idea di politica e la ragione del diritto  nella storia degli Stati. Le chiavi di Lettura sul Machiavelli de ‘Il Principe’ si prestano  non solo ad una ricostruzione tra la storia della politica e l’idea di potere ma si aprono a ventaglio in una visione che ha posto in essere un raffronto tra il Rinascimento e le epoche successive.

Ogni epoca racconta la sua visione storica attraverso una strategia politica e un modello di contestualizzazione istituzionale. Ciò ha permesso di guardare al Machiavelli attraverso scuole di pensiero articolate, ma anche in una temperie di idee che vanno dalla politica stessa alla letteratura, dal rapporto con Guicciardini alle proposte sottolineate da Prezzolini.

In virtù di ciò ogni studioso si è posto delle domande alle quali, con la propria formazione, ha risposto. Ci sono novità di fondo in questo nostro lavoro. Il primo punto è quello dell’idea della politica come elemento centrale in una dialettica fuori dalle istituzioni. Poi abbiamo sottolineato l’attualità di un Machiavelli che diventa attore, spettatore, protagonista e regista in un tempo di mezzo qual è stato il Rinascimento. Non solo un Secolo, ma un modo di pensare. Anzi un vero e proprio Pensiero.

C’è da dire subito che il Machiavelli de ‘Il Principe’ è chiaramente un trattato sul filo della filosofia del diritto. Si parla del sano e giusto governare. Ma ciò passa inevitabilmente attraverso l’idea portante del diritto alla politica grazie ad un diritto che oggi si identifica con quello costituzionale. Non è soltanto un trattato filosofico tout court. L’idea di etica si apre ai principi dei diritti e dei doveri tra potere e cittadinanza. È inevitabile che il diritto alla politica ha portato ad una considerazione chiaramente filosofica ma si è trattato appunto, di una filosofia del diritto applicata a nuovi modelli istituzionali di una Italia nata dopo l’Unità del 1861.

Machiavelli è lì che va riscoperto. Ovvero nel passaggio o nella frattura tra il pensiero di uno Stato borbonico e quello di una visione cavouriana. L’esperienza nella Firenze di Machiavelli lega lo Stato italiano ad una interpretazione metafederalista ma rileggendo oggi l’intera opera di Machiavelli, quindi non solo ‘Il Principe, abbiamo sottolineato come l’idea nazionale di uno Stato identitario resti prioritaria. Ed è la chiave di lettura che ci era stata già offerta da Giuseppe Prezzolini. La storia della politica è storia delle idee.

Proprio per questo  ci siamo avvalsi di studiosi che sono nel di dentro del valore politico applicato alle istituzioni. Da Picardo a Malgieri. L’idea di etica e l’idea di politica applicata ai saperi moderni. Da Pierfranco Bruni ad Alessandro Campi: dalla politica come eredità di cittadinanza della storia alla politica come rappresentazione delle democrazie moderne. E così da Anna Colaci a Antonio Uricchio: la filosofia e la pedagogia dentro le istituzioni in uno sguardo ampio e sempre aperto. Da Neria De Giovanni a Marilena Cavallo: dal filo letterario a quello antropologico in una dimensione sia critico – letteraria che linguistica.

Machiavelli è la centralità del rapporto attualità e ragione. Un binomio che si apre a nuove discussioni. Attraversiamo e siamo attraversati da riferimenti feriti.  Noi viviamo un tempo in cui la politica ha perso riferimenti.

Nel 1513 la Firenze Rinascimentale si dibatteva tra l’antico nella ricerca di un altro umanesimo a una ripresa di etica politica. Machiavelli riesce a leggere la crisi del passaggio tra individuo a persona e prende come modello centrale la persona all’interno di una visione aristotelica della politica. ‘Il Principe’ è stato il luogo del pensare nella filosofia moderna e tra gli statisti contemporanei: da Mussolini a Craxi.

Lo Stato si regge con la capacità di essere autorevoli attraverso un pensiero che nasce dalla filosofia di uno Stato moderno ma vitale nei diritti e nei doveri di una civiltà democratica. Craxi porto il socialismo riformista  oltre Gramsci proprio attraverso il concetto di ragione della politica sia con Machiavelli che con Proudon. Lo stesso Mussolini pose una discussione tra Sorel e Machiavelli servendosi della posizione di Gentile.

Qual è il monito significativo? Bisogna saper governare con la norma del diritto. Non ponendosi di fronte ai delitti e alle pene. Ma alle circostanze e al pensiero. La politica è saper mettere insieme. Si fa politica anche nei Regimi. Ma si rientra nel concetto del temuto. Chi è temuto non è soltanto temuto. È stato anche amato dalle piazze. Ma in Machiavelli il dovere e il diritto sono elementi di una democrazia e nei processi popolari la storia ha raccontato la capacità di affermare i diritti e di offrire doveri.

La domanda che spesso mi sono posta e che continuo a pormi è: Quanto Machiavelli ci sia stato nella formazione di Mussolini nella fase che va dal 1919 al 1924 se si considera che proprio nel 1924 Mussolini scrive un breve saggio su un Machiavelli  come profeta, recuperando così la visione di un Risorgimento incompiuto attraverso, proprio, i profeti del Risorgimento quasi collocandolo accanto a Mazzini. Quindi, Machiavelli non ci fa temere lo status politico ma non ci regala neanche amore. Ci offre sostanzialmente un vero e proprio atto di realismo politico.

Partendo da Machiavelli ci allontaniamo da questi due concetti, temuto e amato, perché si entra in una filosofia della ragione che costituirà un grimaldello della visione kantiana nel rapporto tra politica e Stato. Una problematica che ritorna. Bisogna riappropriarsi di una filosofia della politica per dare un senso alla stessa ragione della politica.

Questo è l’obiettivo del dibattito aperto con il mio Machiavelli e su questo percorso si rafforza la tesi della seconda edizione con l’aggiunta, come si diceva, di ben altri dieci capitoli.




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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