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La donna con le nacchere mi danza sui passi. Mi sventola un ventaglio giallo e rosso sul viso - di Pierfranco Bruni

La donna con le nacchere  mi danza sui passi.

Mi sventola un ventaglio giallo e rosso sul viso

 

di Pierfranco Bruni

 

 

 

L’Andalusia araba di Siviglia gioca con i colori dell’Occidente dentro il Mediterraneo e tra le acque dell’Oceano e quelle dell’Africa che lega civiltà e storie. Il sole ha i colori dell’oro come le facciate dei palazzi e la Torre dell’Oro ha gli intrecci di un mondo che ha memorie di danze islamiche.

La festa della corrida, pur nell’Andalusia, o i riti della religiosità nei giorni della settimana pasquale riempiono di luci la bellezza dell’eleganza di una città che ha linguaggi di terra e di fiume. Le donne hanno gli occhi d’Oriente e i capelli di Spagna nel ritmo di un flamenco che accompagna i suoni del giorno e le notti negli occhi di visioni antiche.

Sara mi parla e mi racconta, ma sembra danzare con il tocco del flamenco. Mi dice: “Questa sera cerca di raccontare la tua storia di uomo mediterraneo tra le parole del tuo cantico e gli amori che hai attraversato dipingendoli nei tuoi libri. Basta raccontarti per affascinare in questa città che ha l’eleganza nei suoni perché lo sguardo e lo specchio sono anche nei tuoi occhi…”.

Io ascolto, ma osservo le vie di Siviglia picchiate dal sole che sembra un Dio.

Guadalquivir. Il fiume di una Spagna barocca e romantica sembra tracciare percorsi che portano verso il mare. I quartieri entrano nella città e la città è fatta di quartieri che sono terrazzi. Terrazzi all’aperto. 

Le Terrazas de verano sono prospettive nell’immaginario che incide immagini. Una città vale un sogno? O un sogno che recita mulini tra i venti di Cervantes. Ma siamo in una geografia altra. E Lorca lancia echi ricordandoci l’appuntamento che è fissato alle cinque della sera. Una preghiera che giunge dalle distanze dei minareti e dalle moschee.

Siviglia non è solo Spagna. Non è solo liturgia e rito cattolico.

I danzatori sufi giocano in cerchio guardando il cielo. Fanno cerchio nella civiltà del Dio che richiama rosari di Cristo e voci Corani che non sono distanze tra civiltà.

Olè.

La donna con le nacchere  mi danza sui passi. Mi sventola un ventaglio giallo e rosso ed ha un velo tra i capelli nella trasparenza dell’azzurro. Alle cinque della sera parlerò di Pirandello nel teatro delle leggende di Becquer. Il sogno che diventa personaggio nella tragedia e nel sorriso.

Conosco la Maria Zambrano che ha scritto di Pirandello, dei fratelli Becquer e del legame che ha creato tra il fu Mattia Pascal e Unamuno e gli occhi di Beatrice. Qui la bellezza non ha soltanto il fascino del mistero. Ha il mistero dell’eleganza tra la grecità mediterranea di Pirandello e l’Andalusia di Machado.

Bisogna lasciarsi guidare dalla musica per ascoltare il tempo del suono. Ma sì.

Sara non mi abbandona. Anzi, non mi lascia un solo istante perché sostiene che potrei perdermi tra i paesaggi andalusi e le mie ricordanze spagnole. Ma cosa è qui il recitare?

Machado mi suggerisce: “Se miente màs de la cruenta por fatta de fantasìa/También la verdad se inventa”. Chiedo a Sara di tradurre: “Se mente più del previsto per mancanza di fantasia/Anche la verità si inventa”.

È proprio vero. Tutto si inventa. Che senso avrebbe la letteratura senza la finzione o senza la fantasia? Viaggio tra gli aironi e il vento ha le stelle come le punte del campanile.

La hora es tarde y el ritmo del flamenco es un espejo en la fantasía. La fantasia, lo specchio, i suoni, lo sguardo. È, appunto, il tema della mia conferenza. Lo sguardo e lo specchio negli occhi di Beatrice raccontata da Maria Zambrano.

Dante e la Spagna? Le cività si ritrovano e si parlano. Si raccontano storie diverse per raccogliersi in una sola storia che cammina tra i luoghi delle tradizioni.

Siviglia. Già, la bellezza che ha la sua austera eleganza. La città è un immenso. Bisogna leggere ogni dettaglio per capirla. Come fuoco di luna è incendio di passione.

Noi non raccontiamo soltanto, ma portiamo in ogni parola il destino di secoli. Il destino dei secoli è nascosto nei solchi della terra e tra le increspature delle onde. Ogni civiltà per appartenerci si è appartenuta.

La hora es tarde y el ritmo del flamenco es un espejo en la fantasía.

Allora. Sembro assentarmi ed è giunto l’appuntamento. Aspettano la mia relazione, ma me gustaría vivir guardando los pasos de bailarina de flamenco que lleva la sonrisa en sus ojos y la poesía del alma. E Sara traduce: “Vorrei vivere custodendo i passi della danzatrice di flamenco che porta il sorriso negli occhi e la poesia nell'anima”.

Era semplicemente un mio sottile sussurrare.

Ma  con queste parole Sara fa iniziare la serata. La guardo. Mi guarda. Ha negli occhi la dolcezza del sorriso innocente.

Le dico sottovoce per farle capire che è una frase rivolta solo a lei: “La poesia è un incanto. Non è provvissorietà, non è improvvisazione, non è maschera. La poesia si afferra nell’inafferrabile. Ora possiamo iniziare...”.

Ma Sara, so che aveva capito e mi sfida perchè è troppo intelligente per non afferrare le mie intenzioni, ancora una volta a voce alta traduce: “La poesía es un encanto. Tiene carácter provisional, es la improvisación, no la máscara. El poema que agarrar insondable. Ahora podemos empezar a...”.

Cosi è. Pirandello è sempre tra noi.




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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