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Il Melito resiste alla capolista Val Gallico ed all'arbitro (due cartellini rossi e cinque gialli) e conquista un punto d'oro

I padroni di casa del presidente Rocco De Pietro, le hanno tentate tutte per conquistare l’intera posta in palio, ma non ci sono riusciti per sfortuna o per eccesso di precipitazione nelle conclusioni a rete, ma anche per errori clamorosi di mira. Nel primo tempo, le più grosse occasioni sui piedi di Inga e Minicuci. Nella ripresa hanno sfiorato il bersaglio Minicuci, Tripodi e Calabrò
IL MELITO RESISTE ALLA CAPOLISTA ED ALLE TOPICHE ARBITRALI E CONQUISTA UN PUNTO PREZIOSO, NONOSTANTE L’INFERIORITÁ NUMERICA
Gli ospiti hanno avuto il merito di organizzare una sapiente movida a centrocampo, che ha imbrigliato le punte biancazzurre, ma tiri in porta la capolista non ne ha effettuati. Forse ci …veniva il sole sugli occhi. O abbiamo visto un’altra partita. Ma il demerito di non aver sfruttato il doppio cartellino rosso frettolosamente estratto a Baccellieri e Lori. La prima della classe comunque puntava ad un pareggio esterno ed ha avuto paura di vincere
Domenico Salvatore

MELITO PORTO SALVO (Reggio Calabria)-“Arbitraggio scandaloso, arbitraggio vergognoso; gli hai fatto fare tutto quello che volevano”, urlavano sulla tribuna i tifosi a squarciagola “Non ne azzecchi una, pesantone; quanti maccarruni ti sei ingozzato?”. Ed ancora:“C’avete mangiato il campionato arbitrucoli dell’oratorio”. In verità vi dico, amici lettori, che il Melito, non abbia saputo vincere e più sotto diremo perché, quando e dove. Ci ricorda la favola di Fedro, “La volpe e l’uva”… “Nondum sunt maturi, nolo acerbos sumere”. Non la voglio mangiare, perché non è ancora matura….“Olim vulpes, quam fames vehementer opprimebat, in alta vinea uvam rubentem viderat eamque, summis viribus saliens, appetebat. Cum pluries conatus suos iteravisset, numquam dulcem illum cibum potuit attingere, beluae fames igitur gravior semper erat neque vulpes rationem inveniebat, qua illam placaret. Uvae racemi ante vulpis oculos manebant, proximi iidemque remotissimi, quos ut tangere non potuit, vulpes a vinea maerens discessit exclamans: Nondum sunt maturi, nolo acerbos sumere. Hac fabula vetus ille poeta homines ita monet:Qui verbis elevant quae facere non possunt, hoc exemplum sibi adscribere deberunt. Una volta una volpe, che era oppressa dalla fame, su un'alta vigna aveva visto dell' uva rosseggiante e quella, saltando con tutte le forze, cercava di raggiungerla. Avendo ripetuto più volte i suoi tentativi, non potè raggiungere quel dolce cibo. La fame dell'animale però era sempre più forte e la volpe non trovava una soluzione che la placasse (la fame).

I grappoli di uva restavano davanti gli occhi della volpe, vicini ma allo stesso tempo lontanissimi, così siccome non potè toccarli, la volpe scese dalla vigna lamentandosi ed esclamò: "Non sono ancora maturi, non voglio prenderli acerbi". Questa favola ammonisce così gli uomini: Coloro che con le parole sminuiscono ciò che non possono fare, devono attribuire questo esempio a se stessi”.Francamente, non ce la sentiamo di condividere l’opinione urlata con gli occhi strabuzzati fuori dalle orbite; se non, con il sangue agli occhi da hooligans sul sentiero di guerra, ma a noi la direzione del signor Ferdinando Torchia, di Lamezia, tutto sommato, non è dispiaciuta. Unico rilievo sui cartellini rossi, che a nostro avviso, sono stati inopportuni e frettolosi. Evitabilissimi tutti e due. Capitan Baccellieri, non meritava sicuramente di subìre e patire il cartellino rosso, assolutamente inventato. Ha solo protetto la palla, in maniera vigorosa, come compete al libero, ultimo uomo davanti al portiere. Nessuno degli ospiti, è stato sanzionato, nonostante qualche fallo abbastanza pesante. Plateale, pure l’ammonizione al secondo portiere Candito Claudio, direttamente in panchina. Il primo portiere Ritorto, che ha timbrato il cartellino della disoccupazione, (zero pericoli), ha subìto il fallo; ma l’arbitro “ha visto” la sua spinta sull’avversario, che gli era piombato addosso “a peso morto”.

Un merito ce l’ha il signor Torchia. Quello di aver risvegliato il pubblico di casa, solitamente gelido, pigro e indifferente a quello che succede sul campo. Un altro merito, comunque l’arbitro ce l’ha. Non è mai cascato nel tranello, delle ben numerose cadute provocatorie degli ospiti, degne degli stuntman di Hollywood. Alcune dentro l’area. Meritano il ’Premio Oscar’, per gli attori non protagonisti. Benchè l’arbitro, avrebbe potuto estrarre, almeno un cartellino giallo per simulazione. Il direttore di gara, non era velocissimo sul campo, ma merita a nostro avviso la sufficienza, per le sue doti di equilibrio nella distribuzione dei falli. Il Melito, va detto, ha tentato di fare la sua partita. Ma i sogni di Ercolino, non si sono realizzati. La Val Gallico, non è stata battuta. I tre punti, utili per riaprire il campionato, non sono arrivati. Sarà per la prossima volta. Ma la Val Gallico, non ha fatto le barricate e non ha fatto nemmeno ostruzionismo. Né, ha opposto un gioco materiale o pericoloso. Merito anche del giovane e dinamico trainer Santo Falcone, che ha sputo imporre sul campo un organico votato alla copertura. In realtà, la formazione ospite, puntava al pareggio esterno ed ha addormentato la partita. Avendo in squadra i vari De Sisti, Rivera, Corso, Claudio Sala e Giuseppe Giannini. Prestidigitatori di professione che sapevano ipnotizzare meglio di Mandrake.

L’allenatore gallicese, ha  dato ai suoi l’imperativo categorico di giocare la partita a viso aperto. Battaglia dura, ma senza paura. In effetti: Grillo, De Angelis, Ripepi, D’Agostino, Paolo Cartisano, Aletta, Delfino, Pezzimenti, Milasi, Facciolo, Postorino e nel secondo tempo: Laganà, Surmanidze e Walter Cartisano, hanno disputato un ammirevole partita, sotto l’aspetto tattico ed agonistico. Consapevoli, che la fossa dei leoni di Melito,  avrebbe potuto nascondere il trappolone; rappresentare la tomba, di un campionato dominato sin dalle prime battute. A questo punto, la Val Gallico, può solo vincere. Lo merita. Questa è la nostra opinione. Non pretendiamo, che venga spacciata per verità. La capolista, non ha disputato una delle migliori partite della stagione, questo è lapalissiano. Ma la posta in palio, imponeva ben altra mentalità e filosofia. Pimum vivere, deinde philosophari. Il pareggio, significa un sacco di cose. Intanto, il Melito resta dov’è; la Val Gallico guadagna un altro punto in classifica e tiene a bada le immediate inseguitrici; la Val Gallico, ha già riposato e non vi sarà dunque un’altra occasione per ridurre le distanze; la Val Gallico, può riprendere il vento ed il largo, con il morale alle stelle. Il Melito può solo”mangiarsi le mani” ed imprecare contro la sfortuna.

Ma non abbiamo visto la solita squadra aggressiva e dinamica, specialmente sulla fasce laterali. Il pareggio interno presenta qualche vantaggio.Le numerose occasioni, distribuite tra il primo ed il secondo tempo, (alcune delle quali col portiere fuori dai pali, hanno davvero del clamoroso), invece di essere un punto a vantaggio dei padroni di casa, diventano paradossalmente un grosso demerito. Il golletto, piccolo così, che avrebbe potuto modificare il campionato e la storia di questo torneo, è rimasto l’oggetto del desiderio. Più di una volta, il pubblico ha esultato…”gooooolll”; ma l’urlo è rimasto strozzato in gola. Mister Malaspina e il trainer Tripodi, hanno dato le disposizioni tattiche per vincere e convincere, ma non sempre sono state eseguite. “Passa la palla, crossa, tira, salta”. Ma è stato come parlare al muro. Un accanito tifoso che siedeva accanto a noi, in tribuna, sibila” Storie, se Minicuci all’8 °del primo tempo, mette dentro quel pallone dal dischetto, a porta vuota e col portiere  ben lontano dai pali, ora staremmo qui a commentare ben altra partita”.  Non è il giocatore da mettere in discussione. Semmai, i solisti ed i dribblo mani che sono stati e continuano ad esserlo, la vere palla al piede. Nel complesso, il Melito ha disputato la sua onesta partita. Doveva fare la gara e l’ha fatta per cento minuti. Se poi, la rete non è voluta arrivare, Amen!

Per tutta la durata della kermesse:Ritorto, Tripodi, Errigo, Lori, Laganà, Baccellieri, Verduci, Candito, Inga, Minicuci, Zaccone ed anche Pulitanò e Calabrò, hanno schiacciato l’acceleratore a tavoletta, ma senza l’aiutino della dea bendata, lo abbiamo scritto tantissime volte, non si va da nessuna parte. Pensate che valore avrebbe avuto un golletto piccolo così. Il granatiere Inga ha esultato per ben tre volte. Illusione ottica. Il pallone, scoccato da pochi passi, ha fatto la barba al palo ed alla traversa ed è sibilato irriverente ed ironico se non beffardo a fondo campo. Il Melito ha bombardato sino all’ultimo istante, nonostante sia stato decimato dai cartellini gialli e rossi. Ma la Val Gallico prudentemente, ha continuato a contenere le sfuriate avversarie. Ogni tanto, ma non di più si è affacciato timidamente dalle parti di Ritorto, che non ha dovuto compiere nessuna parata magica, per salvare capra e cavoli. Ci voleva il cannocchiale di Monte Palomar, per vederne almeno una.  Nel rush finale thrilling e mozzafiato il trainer reggino ha mandato in campo i galletti di primo canto con artigli e speroni, ma solo per proteggere meglio il dispositivo. Il presidente Gianluca Califano, abbandona pienamente soddisfatto il terreno di gioco del “Saverio Spinella”. Un punto d’oro; più prezioso del diadema della regina Vittoria. Ottenuto fuori casa. Al Marosimone, campo della più accreditata avversaria, in lotta per la vittoria finale. Giochi fatti? Pare di sì.

Ma la Val Gallico, prudentemente e per scaramanzia, ancora non grida ‘vittoria’. Un altro passo forse decisivo è stato compiuto comunque. Questo sì, ma il “generale Califano”, ordina ai suoi ‘soldati’ di stare coi piedi ben piantati per terra e predica umiltà. L’euforia smisurata, potrebbe giocare pericolosi scherzi da prete. Intanto la prossima gara in casa; mentre il Melito sarà costretto al riposo, avendo disputato una partita in più e due match-ball in otto giorni. Splash-down a Campo Calabro, su un terreno in terra battuta molto precario, contro il Salice e il mezzo passo falso davanti al pubblico amico, contro la prima della classe. Almeno stavolta, ha conquistato un punto che non è da disprezzare, visti i chiari di luna. Serve, per muovere la classifica e difendere coi denti e con le unghie, uno dei posti utili per la lotteria dei play-off. Non è la difesa il punto debole del Melito ma l’attacco, ancora a secco. Bisogna vincere ancora, due partite o tre per la matematica certezza. Un traguardo possibilissimo, ma è necessario fare quadrato e tenere la testa sulle spalle. Nel finale, la Val Gallico, ha avuto paura di vincere la partita e non si è scoperta. La partita è stata assolutamente corretta. La palla è stata restituita tutte le volte. Le scuse al giocatore rimasto a terra, sono state sempre pronte e sincere. A dispetto dei ben numerosi cartellini gialli e rossi.
Domenico Salvatore



Il tabellino di Dosa
Melito -Val Gallico 0-0 16 marzo 2014
Melito:Ritorto 6, Tripodi 7, Errigo 7, Lori 6, Laganà 7, Baccellieri 8, Verduci 6, Candito 6, Inga 6, Minicuci 8, Zaccone 6
In panchina: Candito C,Calabrò G., Latella, Ielo
Sostituzioni, Pulitanò, Calabrò G.
Allenatore, Malaspina /Tripodi 6
Presidente: Rocco De Pietro 8
Val Gallico:Grillo 7, De Angelis 7, Ripepi 7, D’Agostino 7, Paolo Cartisano 8, Aletta 7, Delfino 8, Pezzimenti 8, Milasi 8, Facciolo 8, Postorino 9
In panchina: Praticò, Bilardi, Longo e Germanò
Sostituzioni, Laganà, Surmanidze, Cartisano Walter
Allenatore, Falcone Santo 10
Presidente, Califano Gianluca, 10
Arbitro, Ferdinando Torchia di Lamezia Terme, 6
Note, angoli 6-2, punizioni 21-16, rimesse laterali 20-15
Ammoniti:Ritorto, Candito Claudio, Tripodi, Errigo, Lori e Calabrò, tutti del Melito. Espulsi: Baccellieri (ultimo uomo ) e Lori (doppia ammonizione)



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