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L'ORIENTE E L'OCCIDENTE DI "ASMA' E SHADI" DI PIERFRANCO BRUNI IN UN CONVEGNO SU "I MEDITERRANEI DA RICERCARE"

L’ORIENTE E L’OCCIDENTE  DI “ASMA’ E SHADI” DI PIERFRANCO BRUNI IN UN CONVEGNO SU “I MEDITERRANEI DA RICERCARE” - Un verso tremendamente bello e “bellissimamente” tremendo” -

 

 

Al centro di un Convegno dedicato a “I Mediterranei da ricercare”, che si svolgerà a Roma il prossimo mercoledì 26 febbraio, a Palazzo Sora, si svilupperà una tavola rotonda completamente dedicata al libro di Pierfranco Bruni dal titolo:  “Asma e Shadi” (Pellegrini editore).  

Pierfranco Bruni è un attento studioso delle letteratura del Mediterraneo e della letteratura delagata al mondo degli sciamani. La forza poetica si incontra con il vissuto culturale ed esistenziale come anche nel recente “Che il dio del Sole sia con te” (Pellegrini).

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In “Asmà e Shadi” (Pellegrini) di Pierfranco Bruni”

 - Un verso tremendamente bello e “bellissimamente” tremendo” -

“Se preziosa sei stata/ ora non più/ nel giardino delle lune cadute” (Zarateo) -

 

 - di Antonietta Cozza -

 

C’è una storia in questo versificare che s’inanella in cerchi concentrici  sempre più sottili e impalabili fino a diventare diafani e pressoché invisibili. E’ la storia di Asmà e Shadi, edito da Pellegrini, che inseguono e seguono i loro sogni fatti di parole attraverso il viaggio della vita, del cuore, dell’anima.

Della storia. “Io sono Asmà e ti cerco nella confusione delle parole./ Sono donna di mare con le nuvole che navigano i miei occhi”. E “Io sono Shadi, l’incantatore./ Ma tu sei l’incantesimo” .

I versi di Asmà e Shadi hanno in sé l’ondivago delle onde, dell’alta e della bassa marea insieme,  sono un’eco che risuona e risuona e ancora risuona, sono un dialogo a due voci in cui si sente, come in una sorta di straordinaria nenia di sottofondo, un alitare costante di malinconia, un fruscio strisciante ma tenace di lacerazione che rende il verso tremendamente bello e “bellissimamente” tremendo in un perenne, ineludibile ossimoro che dura, inevitabile, fino alla fine.

Io, Shadi, ti aspetto ogni sera,/ ma il crepuscolo è lento ad andar via.” E l’eco : “Senza consolazioni/ mi scorre dentro/ la rugiada dei tuoi amplessi”.

Ma Asmà è donna di nuvole e vento e Shadi non potrà darle nuvole, potrà solo starle accanto; Shadi è un incantatore ma le nuvole e il vento sono mutevoli, cangianti, pluriforme, altalenanti  e il loro movimento è inafferrabile, è l’attimo che fugge nell’attimo stesso in cui lo si coglie.

 Ma è  qui la forza di questo poetare  incardinato da  climax ascendenti e discendenti  ed è  in queste onde interiori così cariche e gravide di una suspance emotiva che il lettore va a incunearsi divenendo una sorta di cassa di risonanza del sentire di Asmà e Shadi che è sentire universale, metafora dell’umano di tutti i tempi e di tutti i spazi che, pur ammantata da intensi cromatismi orientali, resta sempre una grande allegoria del cuore, un racconto eterno ed eternabile.

 Shadi potrà mai incantare l’attimo?

“Non potrò dirti /che resterò nel tuo abbraccio” racconta Asmà e lentamente il verso si sfilaccia e lo fa sempre più come un pulviscolo dell’anima che si appiccica alla pelle: “restami nell’incantesimo/ preziosa come la luna…/e come volo del silenzio/ il sogno non teme il tempo / nel tremore del disincanto”.

Shadi potrà mai incantare l’attimo?

Non ci siamo amati/ fino a perderci/ ma amandoci così/ ci ritroveremo nelle maree/ che portiamo negli occhi/”.   “…Un amore infinito/ traccia passi nell’indefinibile”.

Shadi potrà mai incantare l’attimo?

 “Quando un danzatore sufi/ non percepisce più le stelle/ si dice che è caduto il velo/ e lo sguardo ha raccolto la verità”.

Non potrà.

Il dialogo a due voci allora si fa sincopato e rotto, epidittico. I cerchi concentrici sono sempre più piccoli, claustrofobici, soffocanti.

“Mi sfuggi…/ Ma non capisco” dice Asmà.

Ascoltati e capirai...Hai perso la tua eleganza per un incantesimo in più/ e io ho osservato il tuo sguardo, la tua assenza, il tuo non esserci”,risponde Shadi.

L’attimo sì, quell’attimo, è già trascorso.

Ho smesso le parole/ E ti consegno il mio silenzio/ imprevedibile come il tuo tremore” così l’incantatore sciamano.

Un testamento. Definito, definitivo.

Resta il silenzio sì. Ma sulla pelle del lettore un’emozione forte, totale perché, se  anche l’attimo fugge via, resta il sogno. Imperituro e indelebile.

 

  

 

 

 

 




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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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