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Montreal (Canada), la dinasty dei Rizzuto, un'altra bara d'oro, chi sarà il nuovo "Tutankhamon" della Sixth Family ?

Una tonnellata di cocaina, (sessanta milioni di dollari) costa e rende, più di una tonnellata di eroina (venti-trenta milioni). Ci sono in ballo miliardi di dollari e di euri….Peso lordo, peso netto e tara… spesa, guadagno, ricavo e perdita; quest'ultima "voce", depennata completamente. Non esiste proprio sul vocabolario delle mafie. Ma, a vincere o perdere, non sono sempre e solo gli uomini. A vincere e decidere, sono sempre e comunque i mercati (fatti di uomini; gestiti da uomini). Gli uomini passano, i mercati restano. Il mercato della cocaina, che rimbalza dall'Europa, dopo i 'giretti viziosi', per eludere i controlli, direttamente su Montreal, porta naturale, se non ingresso od entrata ne gli USA, leader la 'ndrangheta, sta battendo quello dell'eroina, che arriva dall'Asia e dalla Sicilia; e dell''hashish, che giunge  dal Pakistan e dal Libano, leader Cosa Nostra Siciliana.  É vincente, la polverina sud-americana o latina dei cartelli di Medellín, di Calì, di Sinaloa, di Tijuana, di Juárez, di Los Pepes ecc. Anche per questo, "salta" nuovamente il banco della joint-venture di Cosa Nostra Canadese e la 'ndrangheta ( e la Camorra, per ora nell'ombra),  a distanza di 36 anni. Sullo sfondo delle due guerre di mafia a Montreal; se non in Ontario e Quebec. Stavolta, ad agitarsi sulla graticola di San Lorenzo,  mossa dal 'Ballo di San Vito' è la ' Sixth Family dei Rizzuto", originaria di Cattolica Eraclea (AG), alleata con i Caruana-Cuntrera; longa manus, nella Baia di Hudson dei Bonanno di New York. 

LA PRIMA GUERRA DI MAFIA IN CANADA SCOPPIÓ CON L'AMMAZZATINA DEL MAMMASANTISSIMA "DON PAOLO" VIOLI, PADRINO DELLA 'NDRANGHETA, ORIGINARIO DI SINOPOLI(RC), RICONOSCIUTO DAL BOSS DEI DUE MONDI ZI' 'NTONI MACRÍ, CHE AVEVA FONDATO IL LOCALE DI MONTREAL E QUELLO DI TORONTO; E DALLE CINQUE FAMIGLIE DI NEW YORK ( GAMBINO, BONANNO, COLOMBO, GENOVESE E LUCCHESE). LA SECONDA GUERRA, DEFLAGRÓ CON LO STERMINIO DELLA "SIXTY FAMILY" DEI RIZZUTO DI CATTOLICA ERACLEA(AG)
Domenico Salvatore
Questa storia della Sixth Family, delle bare d'oro (di certo, non quello delle Black Hills del South Dakota) per i padrini o godfellas defunti del clan dei Rizzuto, nemmeno se fossero della dinasty di Tutankhamon, è complessa, complicata, misteriosa ed affascinante. Sempre, quando ci siano di mezzo, i discendenti dei tre cavalieri spagnoli  della Gardunas di Toledo: Osso, Mastrosso e Scarcagnosso. Specialmente, quando ci siano di mezzo, guerre di mafia, faide e scontri epocali fra due mafie o tre. Si chiamassero Cosa Nostra, 'Ndrangheta o Camorra. Thomas Gagliano, inteso Tommy, Salvatore Anastasia od Alfonso Capone, inteso "Al". Ma i "Carmelitani Scalzi" recitavano…"Memento homo, quia pulvis es et in polverem reverteris". Questa narrativa, popolata di don Rodrigo, don Abbondio ed Azzeccagarbugli, ma non mancano i carneadi, si rivolge ai lettori 'veramente' interessati, a capire, come si muova la mafia a livello intercontinentale, pazienti come un bue, docili come un cagnolino, tolleranti e sereni come i francescani, che amino la lettura come Vittorio Alfieri. Agli altri (lettori sovrani sono, comunque), basterà qualche flash d'agenzia frettaiuolo, oppure una sbirciatina sbrigativa e superficiale su internet. Un  link, tutto da decifrare, decodificare e capire di sette-otto-dieci righe, non si nega a nessuno. Se possa bastare…Eroina contro cocaina, ma non solo. Occidente contro Oriente. Nordisti contro Sudisti. Cosa Nostra contro 'ndrangheta. Terzo incomodo, la Camorra. Fra due litiganti, il terzo gode? In palio, milioni di miliardi di dollari. Di mezzo, c'è sempre e comunque lo'Homo homini lupus'. Cifre, che farebbero impallidire il bunker fantamiliardario di Paperon de' Paperoni. I fenomeni 'Ndrangheta, Cosa Nostra (e Camorra), hanno la cuccuma addosso, se non l'argento vivo. Non solo a Montreal, ma in tutto il Canada e negli USA; se non in Sicilia. Scossi da un terremoto, paragonabile al decimo grado della Scala Richter.
All'incirca, settanta morti ammazzati o uccisi con il sistema della 'lupara bianca', nell'ultimo quadriennio. La rincorsa all'arricchimento, ingrassa solamente le (ben poche) famiglie di mafia altolocate. 'Zona grigia o colletti bianchi'. La così detta borghesia mafiosa, si prende (quasi) tutto. Ai soldati, cioè alla massa-truppa, vanno le briciole (ed i rischi maggiori, se non carichi), se vada bene. Ma, al danno si potrebbe unire la beffa. Il rischio maggiore è, la perdita di libertà e di democrazia, letteralmente erose, se non soffocate dalla dittatura mafiosa; dal dispotismo o tirannide totalitaria. Gli USA, 'gendarmi del pianeta', la nazione più potente del mondo, hanno avuto uno scatto d'orgoglio e tentano di ribellarsi ai nuovi 'negrieri';  alla nuova schiavitù. CIA, FBI, DEA, RICO, sono all'opera e lavorano 24 ore al giorno, per arginare lo strapotere della cinque storiche famiglie; senza per questo, trascurare le altre; anch'esse forti, ricche ed insidiose. Colpi micidiali, portati in profondità. In Europa funzionano: Europol, Eurojust, Olaf. Una strategia per  individuare e smantellare le reti criminali, attraverso il miglioramento della raccolta e dello scambio di informazioni; proteggere l'economia dall'infiltrazione della criminalità. Confiscare i beni d'origine illecita.

In Canada, sta operando la Commissione "France Chardonneau"; sebbene, siano allo studio, altre misure, provvedimenti e normative per fronteggiare adeguatamente il fenomeno mafia. La seconda guerra di mafia in Canada, sta svelando l'incredibile ginepraio-labirinto di lacci, lacciuoli, vincoli e legami, che univa ed unisce, la mafia canadese alle altre, di cui è diretta emanazione; se non succursale. Ma soprattutto, ha fatto luce, sulla guerra di mafia e sul filo rosso, che lega criminalità italo-canadese alla politica e al mondo degli affari di Montreal.  'Ndrangheta, Cosa Nostra ed anche Camorra, separatamente od in joint-venture, sono in pieno fermento. In primis il business; poi, il resto. Comprese le alleanze ed i matrimoni mirati d'interesse. Le faide, sono collegate le une alle altre; come cerchi concentrici. Le 'ndrine, a volte s'incontrano; altre si scontrano…si fondono, si confondo, si scorporano, si scindono, come guidati dal principio di Pierre Lavoisier, universalmente riconosciuto come il "padre della chimica". La legge della conservazione della massa…nulla si crea e nulla si distrugge, tutto  si trasforma. Vedi per esempio, quelle del mandamento di Bagheria, disarticolato, se non annientato dalla DDA di Palermo, diretta dal procuratore capo della Repubblica, Francesco Messineo. Ventuno le persone colpite da OCCC: Giacinto Di Salvo, 70 anni, riconosciuto come capo del mandamento di Bagheria; Sergio Rosario Flamia, 50 anni, anche lui indicato come capo del mandamento di Bagheria; Silvestro Girgenti, 42 anni, di Palermo; Salvatore Giuseppe Bruno, 36 anni, di Bagheria; Driss Mozdahir, 26 anni, di Palermo; Francesco Centineo, 29 anni, di Palermo; Vincenzo Gagliano, 49 anni, di Palermo; Vincenzo Graniti, 48 anni, di Bagheria; Pietro Liga, 47 anni, di Palermo; Salvatore Fontana, 63 anni, di Misilmeri; Michele Cirrincione, 29 anni, di Palermo; Atanasio Ugo Leonforte, 58 anni, di Ficarazzi; Salvatore Lauricella, 37 anni, di Palermo; Pietro Grana', 72 anni, di Altavilla Milicia; Rosario La Mantia, 49 anni, di Palermo; Raffaele Purpi, 47 anni, di Palermo; Vincenzo Gennaro, 56 anni, di Palermo; Umberto Guagliardo, 24 anni, di Palermo; Pietro Tirrena, 38 anni, di Palermo; Giuseppe Salvatore Carbone, 44 anni, di Palermo; Settimo Montesanto, 51 anni, di Casteldaccia. Mandamento, decimato dalle dichiarazioni del super-pentito di Cosa Nostra, l'ex boss Rosario Sergio Flamia, 51 anni. Il cassiere della famiglia mafiosa di Bagheria, nonchè fidato collaboratore del boss,  collabora con i magistrati Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli e gli inquirenti palermitani, per raccontare i segreti del suo mandamento e ricostruire la geografia dei clan. Si tratta del braccio destro, sottocapo del padrino Gino Di Salvo, capomafia di Bagheria e uomo di fiducia degli ultimi boss bagheresi, che sta raccontando e mettendo a verbale, trent'anni di mafia. Un'altra 'gola profonda', che ha "saltato" il fosso; ed è passato dalla parte della Giustizia ad inizio di novembre 2013. Il modo giusto per aggiornare le mappe del potere mafioso dentro il mandamento e la Cupola.

L'ex boss Rosario Sergio Flamia, 51 anni, capo decina del mammasantissima Giacinto Di Salvo inteso "Gino", reggente della 'ndrina di Bagheria, avrebbe cominciato a fare alcune rivelazioni in merito alla faida, che ha colpito i clan della zona ed a mettere in fibrillazione le cosche palermitane; e che si profila come un proseguimento, in terra siciliana, di una guerra di mafia scoppiata in Canada, alla corte dei Rizzuto. Nonostante i micidiali colpi inferti con le operazioni "Perseo", "Pedro" ed "Argo", Cosa Nostra, non abbassa la cresta e continua a reclutare nuovi picciotti; a pianificare ambiziosi progetti di espansione; locale ed intercontinentale. In Sicilia hanno attinto spesso le Cinque Famiglie di New York o nelle file degli oriundi. Le due "Cose" (Cosa Nostra Siciliana e Cosa Nostra Americana), interattive ed interdipendenti, sono ben collegate in tempo reale da un irrescindibile cordone ombelicale ancestrale. Frattanto, si attendono rivelazioni importanti in merito al duplice omicidio dei boss canadesi Juan Ramon Fernandez, 57 anni, soprannominato "Joe Bravo"; era il braccio destro del boss italo-canadese Vito Rizzuto e Fernando Pimentel, emissari del clan mafioso canadese dei Rizzuto. Giunti in Sicilia, sono stati ammazzati e bruciati; ritrovati morti carbonizzati dai carabinieri del Ros. Ad ucciderli, il 9 maggio 2013, a pochi passi da Palermo, imbottiti di piombo con alcune raffiche di almeno una trentina di colpi di pistola, se non di fucile mitragliatore, secondo l'accusa, sarebbero stati i fratelli Pietro e Salvatore Scaduto, pregiudicati, anche loro vicini ai boss del centro palermitano;  e da altri mafiosi, ancora da   identificare. Tuttavia, la famiglia dei Bonanno, una delle cinque di New York, che avrebbe sostenuto i Rizzuto di Montreal, rischia l'estinzione, addirittura, dopo gli ultimi colpi terrificanti:l'infiltrazione per sei anni da parte dell'agente dell'Fbi Joe Pistone. Il doppiogiochista, si era presentato come Donnie Brasco; ed era arrivato, nel cuore dell'organizzazione,  sino a distruggerla. 

Il nuovo boss "Big Joe" Massino, è il primo boss attivo a collaborare con la giustizia e denunciare i compagni.  Compreso il violento capo Vincent «Vinny Gorgeous» Basciano. I mafiosi "fatti" e cresimati, si pentono, lasciano "la vita" e, soprattutto, parlano. L'ultimo vero Padrino, John Gotti "the Dapper Don", l'elegantone, ascoltando la testimonianza micidiale di un suo killer designato, Sammy "Il Toro" Gravano, poi ribattezzato appunto "King Rat", il re dei sorci che parlano, ringhiò al processo che lo condannerà a morire in carcere:"Questa è una nave piena di sorci". La fine di un'era e di due famiglie mafiose di peso e di statura? È troppo presto per dirlo. Ma la costola dei Bonanno in Canada, non è stata azzerata. Comunque annichilita. Nicola junior "Nick", ucciso a Montreal in strada a Notre-Dame-de-Grace, mentre usciva dalla sua Mecedes super-corazzata, il 28 dicembre 2009, sepolto in pompa magna, all'interno di una bara tutta d'oro; trasportata a spalla da otto boss di prima grandezza, repeticion vivo live per gli altri boss della così detta Sixth Family. 

Autonoma ed indipendente assicurano la Giubbe Rosse. Emanazione delle Cinque famiglie di New York, garantiscono gli storici.  Poco prima, il 21 agosto 2009, era caduto nei pressi del suo ristorante, il fedelissimo, Federico Del Peschio, membro della famiglia, ucciso  sul boulevard Saint Laurent e buttato dentro un sacco nero della spazzatura.  Di sèguito, a settembre 2009 cadeva Ennio Bruni, affiliato ai Rizzuto, mentre usciva da un bar nel quartiere italiano Vimont; quindi Nicola senior "Nick" Rizzuto, ucciso sempre a Montreal il 10 novembre 2010. 

Aveva sposato la figlia del mammasantissima "don Antonio" Manno; infine Vito Rizzuto, unico padrino morto nel suo letto;   deceduto per cause naturali  per una malattia polmonare al Sacre-Coeur Hospital di Montreal, il 23 dicembre 2013. La messa, si è tenuta nella chiesa Notre-Dame-de-la-Défense, nella Little Italy di Montreal, alla presenza di una piccola folla. Ma  la camera ardente è stata visitata da parecchie persone. Per un morbo, ribelle ad ogni cura. Un neologismo per non dire che sia morto di cancro. Padrini, tutti, rigorosamente sepolti dentro una bara doro massiccio. Nemmeno, se fossero i proprietari terrieri della Black Walley. Morto è pure Agostino Cuntrera 67 anni, il 30 giugno 2010, imparentato con i Caruana e con i Rizzuto, reggente della famiglia, in attesa della scarcerazione di Vito Rizzuto, in carcere dal 2004 negli Stati Uniti nell'ambito delle indagini per l'omicidio di tre membri della famiglia Bonanno di New York, condannato per l'omicidio di Paul Violi, ucciso  per strada a colpi di pistola davanti ad uno dei suoi esercizi commerciali nel quartiere italiano di Montreal nella zona industriale di Saint Léonard, all'incrocio delle strade Magloire e Lafrenaie, falciato a colpi di kalashnikov assieme alla sua guardia del corpo, Liborio Sciascia, 40. E morto, è anche Paolo Renda, cognato di Vito Rizzuto, scomparso giovedì 20 maggio 2010, forse per 'lupara bianca';condannato esso pure  per l'omicidio di Paul Violi. 

Il 26 ottobre 2011 era caduto Larry Lo Presti, figlio di Antonio, anch'esso ucciso nel 1992. L' undici novembre 2013 viene ucciso nel ristorante italiano 'Forza Italia' ad Acapulco, in Messico Moreno Gallo, capomafia di Montreal estradato nel gennaio 2012.
 legato al clan Rizzuto, condannato all'ergastolo per l'uccisione di uno spacciatore di droga nel 1975.
Nel 1983 ottenne la libertà vigilata, che fu revocata nel 2007, quando fu trovato mentre distribuiva grosse somme di contanti in diversi locali del clan Rizzuto. Allora, nella prima guerra di mafia a Montreal, era il 22 gennaio 1978, venne ammazzato all'interno del "Bar Reggio", il padrino del Locale di Montreal, Paul Violi, originario di Sinopoli; figlioccio di don Vincent Cotroni; "mammasantissima", originario di Mammola, che resse, fino alla morte "a piedi nudi" nel 1984, assieme al fratello Giuseppe inteso"Pepp", che (rappresentò con Luigi Greco la famiglia di Montreal nel famigerato Summit di Apalachin, il 14 novembre del 1957 nella villa del boss Joseph Barbara,  nello stato di New York ) la 'ndrina della rive del San Lorenzo d'oltre oceano, voluta e fondata dal padrino di Siderno, don Antonio Macrì; il così detto boss dei due mondi, ( A Toronto ha sempre funzionato la 'ndrina del "Siderno Group"). Giuseppe Cotroni, morirà nel settembre del 1979 ' a piedi scalzi'. Avevano pure tentato, di fargli bere un bicchierino di anice alla stricnina. Per quel delitto (di Violi), furono arrestati e condannati, Domenico Manno, cognato di Rizzuto; Agostino Cuntrera, imparentato con i Rizzuto e Giovanni Di Morra. 

Poi, la strage degli uomini del clan, che comprendeva anche altri delitti,;  c'è l'omicidio  del "consigliori" di Violi, Pietro Sciarra, eseguito davanti ad un cinema di Montreal, dove la vittima aveva appena finito di vedere con la moglie, il film "Il Padrino parte II". Quindi, a seguire, il delitto di Francesco Violi, fratello di Paolo, l'8 febbraio 1977, che al momento della morte guidava la "famiglia", perchè il germano Paolo era in carcere. Rocco Violi, altro fratello di Paul Violi, venne ucciso a Montreal con un colpo di carabina di precisione, quel 17 ottobre del 1980, mentre era seduto nella cucina di casa, nel quartiere Saint Leonard di Montreal. Le spoglie mortali dei fratelli Violi, riposano a Notre-Dame-des-Neiges sur le mont Royal. Vic Cotroni, che in totale, aveva tre sorelle e tre fratelli (Giuseppe, Frank e Mitchel), figli di Nicodemo e Maria Micelotta, fu risparmiato per i suoi trascorsi. Si è goduto l'enorme fortuna accumulata. Morirà di cancro tuttavia,  all'età di 74 anni,  il 19 settembre del 1984. Padre di due figli:Rosina, nata dal matrimonio e Nicodemo, nato dall'unione   un'amante di lunga data, Ghislaine Turgeon. Vic Cotroni, anche Cotrone o Coutrone, si era trasferito dalla Calabria a Montreal, all'età di 13 anni, nel 1924. Mirava a quell'importantissimo locale di mafia di Montreal, anche la famiglia americana di Giuseppe Joe Bonanno, occhio di falco ( ma le altre quattro di New York: Colombo, Gambino, Lucchese e Genovese non erano d'accordo). 

I più insistenti, furono i boss: Carmine Galante, ucciso il 12 luglio 1979 al ristorante "Joe and Mary" di Brooklyn, con diversi colpi di pistola e fucile; e  Salvatore Sal Montagna,"Iron Worker", che venne ammazzato, pure a colpi di pistola da un commando, che comprendeva pure, Raynald Desjardins, arrestato, processato, condannato ed incarcerato. Il suo corpo, è stato ritrovato il 24 novembre 2011 nelle acque del fiume Assomption, a Charlemagne, sobborgo della sua città natale, Montréal; gettato in un fiume ghiacciato in segno di disprezzo.  Un'altra 'caduta', il 1° febbraio 2011, è quella di Antonio Di Salvo, 44 anni, trovato morto nella sua casa Perras Boulevard, in Riviere des Prairies da un amico; era sposato ma non aveva figli; si trasferì nella casa di recente costruzione nel 2007; aveva legami con alcuni dei più potenti mafiosi della città. Nella seconda guerra di mafia fra 'Ndrangheta e Cosa Nostra; fra Toronto e Montreal; fra USA e Canada; fra Calabria e Sicilia, non vengono risparmiate nemmeno le donne, frequenti bersaglio di malavitosi. Il 19 febbraio 2011, Rita Biasini, 50 anni, moglie di Tony Magi, noto boss di Montreal,  si trovava sulla sua auto a Notre-Dame-de-Grace, nel West-End di Montreal, quando un uomo ha sparato contro il veicolo;un colpo l'ha raggiunta ma senza conseguenze. Tony Magi, vittima di un attentato nel 2008, quando diversi colpi di fucile vennero esplosi contro la sua auto, era socio in affari di  Nick Rizzuto Jr., che venne ucciso proprio davanti agli uffici dell'impresa di costruzione di Magi, nello stesso quartiere West End.Il 18 dicembre 2012, è il turno di Giuseppe Fetta. Il 19 dicembre 2012, viene gravemente ferito a colpi di pistola, il presunto boss Antonio  Pietrantonio, inteso "Tony Suzuki", perché gestiva una concessionaria del famoso marchio orientale. Lorenzo (Larry) Lo Presti, ucciso sopra il suo balcone a St. Laurent, era il suo braccio destro. .

Il 31 gennaio 2013, viene ucciso Vincenzo Scuderi, 49 anni; raggiunto da più colpi d'arma da fuoco, mentre si trovava in prossimità della propria abitazione;   Robert Boulevard nel quartiere di Saint-Léonard di Montreal;vicino al clan mafioso di Giuseppe De Vito e Rinaldo Desjardins. Dejardin, lo scissionista che osò ribellarsi al clan dei Rizzuto, ha subìto delle gravi perdite. Mentre e' aumentato il numero di auto blindate e delle persone che indossano giubbotti antiproiettili.  Tipo, il cognato Joe Di Maulo, ucciso il 4 novembre 2012, a colpi di pistola alla testa, davanti alla sua abitazione in Blainville. L'8 dicembre 2012, venne ucciso Emilio Cordileone, molisano, 50 anni; sebbene incensurato, storico uomo del clan Cotroni e successivamente transitato con i Rizzuto. Un altro cognato Gaetano Gosselin, è stato ucciso  il 22 gennaio 2013, con sei colpi di una potente pistola, in via Jean Tavernier, fuori dalla sua casa nel quartiere di Mercier. L'8 luglio 2013  viene 'eliminato' il mammasantissima Giuseppe Joe De Vito, 46 anni, vicino all'ala scissionista, capeggiata da Raynald Desjardins ritenuto un accreditato avversario di Vito Rizzuto, ex luogotenente di don Vito. Il famigerato "Codino", venne trovato senza vita in  prigione; la scorsa estate, nel carcere di massima sicurezza di Donnacona vicino Quebec City. Stava scontando, una condanna a 15 anni di prigione per traffico di cocaina e gangsterismo. Il decesso, era stato attribuito ad un avvelenamento da cianuro.  Il 14 luglio 2013 cade un altro calabrese, Sam Calautti.  In 2910 Dufferin Street, poco prima dell'incrocio con Lawrence; era 'uomo di strada', proprietario del ristorante "Cinquelire", sarebbe stato ammazzato dagli uomini di Vito Rizzuto,  L '11 novembre 2013, cade il padrino Moreno Gallo, originario di Rovito (CS). Ad Acapulco,  in Messico.  Nel ristorante "Forza Italia" .  

Mercoledì 18 dicembre 2013, era caduto pure, vicino al suo SUV Mercedes, Roger Valiquette, 54 anni, socio di lunga data del presunto mafioso in carcere, Raynald Desjardins. Vittima di un regolamento di conti. Il socio in affari con l'impresario Tonino Callocchia, anch'esso vittima di un agguato nel parcheggio di un ristorante Laval, al quale era riuscito tuttavia a sopravvivere, doveva tornare in Tribunale a febbraio per rispondere dell'accusa di minacce a mano armata. Tonino Callochia, un imprenditore edile, già condannato a dieci anni di carcere per l'importazione di cocaina, risolto dalla Royal Canadian Mounted Police, era stato colpito nel parcheggio di un ristorante sul Boulevard Saint-Martin West, all'incrocio di viale Le Corbusier, da diversi proiettili di arma da fuoco  almeno quattro, venerdì mattina 6 dicembre 2013, a Laval. Subito ricoverato al Sacred Heart Hospital. Secondo la polizia Valiquette, era in rapporti 'affari anche con (i fratelli Vincent e )Joe Di Maulo, che fu il primo mafioso a morire dopo il ritorno di Rizzuto nell' ottobre del 2012. Valiquette, ( e Desjardins) prima di diventare alleati della famiglia Rizzuto, avevano avuto legami con il clan Cotroni della 'ndrangheta; la mafia calabrese.Il suo corpo, è stato rinvenuto dagli agenti di polizia, durante un normale controllo del territorio; a bordo di un SUV, sui sedili posteriori, parcheggiato in città, venerdì 9 dicembre. Sono cadute teste importanti come Line Beauchamp, ex ministro dell'educazione e vicepresidente dello stato del Quebéc ed il sindaco di Montreal ininterrottamente dal 2002,  Gerald Tremblay.  La commissione, (dal giudice France Charbonneau)che coordina i così detti " Mounties"avvalendosi della testimonianza dell'imprenditore Lino Zambito, è riuscita a ricostruire la rete d'intrecci tra mafia, politica e imprenditoria; ha rilevato un'ampia infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici, che coinvolgono persino finanziamenti diretti ai partiti e ai politici.   Di morte naturale è deceduto negli USA, Domenico Arcuri, alleato dei Rizzuto; secondo la Florida Medical Examiner Office morto per un arresto cardiaco il Lunedi 30 dicembre 2013, dopo un tetto crollato a Fort Lauderdale, in Florida. Gli storici ancora non hanno definito bene il ruolo di questo personaggi ottuagenario, ago della bilancia fra i Violi-Cotroni ed i Rizzuto Caruana  


Le cinque famiglie avevano capito che Montreal rappresentasse la porta per i mercati americani della cocaina. Miliardi di dollari da incassare e depositare nelle 'bacinella'. Fenomeni mafiosi che fanno dormire sonni poso tranquilli e sereni alla così detta, società civile. Benchè, ce ne sia un altro di fenomeni, la globalizzazione, di cui bisognerà pure tener conto. Mafia ed antimafia nel mondo, si confrontano alla luce oggigiorno del fenomeno della così detta globalizzazione. "Un processo di interdipendenze economiche, sociali, culturali, politiche e tecnologiche, i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria. Il termine "globalizzazione", di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subìto una sensibile accelerazione. Sebbene molti, preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati, ma erano tempi diversi in cui la globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente, nell'internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali comunque ad un livello inferiore rispetto all'attuale. 

Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e delle informazioni, l'opportunità di crescita economica per Paesi a lungo rimasti ai margini dell'economia, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l'utente finale grazie all'incremento della concorrenza. Gli aspetti negativi, sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie locali e la diminuzione della privacy. La globalizzazione, fonte Wikipedia, è un processo attraverso il quale mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare divengono connessi su scala mondiale, grazie ad un continuo flusso di scambi che li rende interdipendenti e tende a unificarli secondo modelli comuni". Cambiano i tempi, ma non chiamateli evoluzione (od involuzione… omertà, corruzioni, reticenze, complicità, collusioni....). A seconda dell'ottica od angolazione con cui la si veda. "Cambia anche l'immagine del capo-mafioso con la coppola storta, la doppietta a tracolla, i baffi e basettoni, quella di non avere più dei confini geografici particolari in cui muoversi è un affarista, un imprenditore, un industriale, un uomo legato a banche, agenzie finanziarie, borsa, ecc. Veste alla moda, vive nel lusso, manda i figli all'Università, ha l'auto di grossa cilindrata, possiede grandi alberghi, ville con piscina. Spesso non fa una vita pubblica vera e propria, si serve d'intermediari, attraverso i quali dirige i grandi affari criminosi (racket, traffici, estorsioni, appalti, delitti... "E' difficile catturare un capo-mafia, sia per l'omertà che vige nell'organizzazione e che essa impone al suo esterno, sia perché le attività illecite vengono svolte da intermediari. La segreteria telefonica della Confesercenti (091-225508) assicura l'anonimato a chiunque voglia denunciare per telefono casi di mafia. In senso molto generale la mafia è un modo di una parte del Sud di riprendersi con la forza e l'inganno quanto il Nord gli ha tolto dall'unità d'Italia ad oggi. 

E' una reazione illegale ad un'azione non meno illegale. In genere però si ha l'impressione che sia il Sud a sfruttare il Nord (vedi ad es. le tantissime pensioni per i presunti invalidi civili, le ingentissime sovvenzioni per i terremotati, gli investimenti fasulli di quella che una volta si chiamava "Cassa per il Mezzogiorno", per non parlare dei concorsi pubblici truccati, anche in ruoli di alta responsabilità, e via dicendo). Ma se esaminassimo le cose da un punto di vista strettamente economico, fonte www.homolaicus.com, cercando di capire il meccanismo di dipendenza coloniale che lega il Sud al Nord, vedremmo che quest'ultimo, dall'unificazione nazionale ad oggi, si sia servito del Mezzogiorno, come di un'area ove piazzare le proprie merci industriali, ove reperire forza-lavoro e materie prime a buon mercato. In questo senso, sarebbe opportuno rileggersi le opere di Nicola Zitara, Francesco Tassone, Paolo Cinanni, Emilio Sereni, senza dimenticare i famosi "Quaderni calabresi". Il Sud, ha pagato l'unificazione nazionale col sottosviluppo, cioè con l'impossibilità di uscire dall'arretratezza economica: è diventato una "colonia interna" per il Nord capitalistico. Queste cose, le Leghe non vogliono assolutamente ammetterle.

Il Sud, ha cercato di opporsi a questa logica di sfruttamento ed espropriazione col brigantaggio e le lotte contadine per la fine del latifondo. Poi, dopo la repressione cruenta di questa opposizione, non gli è rimasto altro che l'emigrazione. La mafia è anche una diretta conseguenza del fallimento di questi tentativi di sopravvivenza e di resistenza al colonialismo. La mafia, potrà essere vinta solo quando i meridionali, comprenderanno ch'essa non costituisce affatto un'alternativa allo Stato; ovvero, quando comprenderanno che può esistere un'alternativa in positivo allo sfascio dello Stato. La mafia, è l'altra faccia dello Stato nel Mezzogiorno; e ovunque si possano fare affari coi soldi sporchi del narcotraffico, degli appalti, dei sequestri di persona, ecc. La mafia, serve allo Stato per controllare nel Sud quelle contraddizioni emerse con l'unità d'Italia. In questo senso la mafia da "prodotto" di quelle contraddizioni è diventata "strumento" dello Stato per controllarle. 

Oggi però, il problema maggiore che lo Stato deve affrontare, è quello relativo al fatto, che la mafia stia dilagando a livello nazionale; superando i confini in cui lo stesso Stato, tacitamente, l'aveva circoscritta (confini non sono geografici, ma anche sociali, politici, economici, morali...). Il narcotraffico, ha permesso alla mafia di realizzare profitti, tali da non avere più bisogno di alcuna tutela statale. La mafia oggi, può uccidere generali, prefetti, politici, giudici, avvocati, giornalisti... proprio perché, sa di avere il potere sufficiente per farlo. 

Non sta impazzendo, sta soltanto dimostrando di avere più potere dello Stato. Dal canto suo lo Stato, se vorrà riprendere la situazione sotto un relativo controllo sarà costretto, prima o poi, a legalizzare la droga, che è la fonte principale dei profitti mafiosi. Quando i politici, dicono che nel Sud lo Stato è assente, sanno benissimo di mentire, in quanto esso, è presente appunto nei panni delle stesse cosche mafiose. Tale coincidenza è spiegata dal fatto che lo Stato non fa nulla di decisivo per combattere la criminalità organizzata. Lo Stato -eccettuati naturalmente alcuni suoi singoli esponenti o organismi- non solo è complice di questa criminalità, ma ha addirittura delegato ad essa molte sue funzioni. In un territorio, ove la criminalità domina incontrastata, le funzioni dello Stato o non esistono (ovvero sono ridotte al minimo) oppure sono quelle stesse della mafia. Ad es. in certi paesi della Calabria o della Sicilia è la stessa mafia che procura, a pagamento, l'acqua per i cittadini. Chiunque voglia lavorare, al Sud, deve prima passare attraverso la mafia. Chiunque, debba votare non può non rendere conto alla mafia. La mafia ha un potere che intacca e corrode ogni partito. Lo Stato, è convinto che nel Sud sia sufficiente l'organizzazione mafiosa per governare quelle popolazioni giudicate "arretrate". Nel Nord imprenditoriale e commerciale, si ruba in maniera "legale"; nel Sud mafioso si ruba in maniera "illegale". 

Ma "illegale" per chi? Per gli stessi imprenditori e commercianti del Nord, i quali però beneficiano di agevolazioni statali a tutto campo. Perché dunque la mafia non dovrebbe pretendere le stesse facilitazioni? Si dice, che la mafia non paghi le tasse: perché, forse le paga la borghesia imprenditoriale del Nord? Supponiamo anche, che tale borghesia, in proporzione, paghi molte più tasse della mafia, ma che ne sarebbe della mafia se questa volesse impiantare imprese e attività commerciali gareggiando alla pari con le imprese e i commerci del Nord? Sarebbe un fallimento totale. Se vuole imporsi anche al Nord, dove la concorrenza è molto più forte, la mafia è costretta a perfezionare i meccanismi economico-finanziari del proprio successo. Non si deve infatti dimenticare, che l'unificazione nazionale sia stata fatta sulla base del compromesso tra borghesia del Nord e agrari del Sud; ma, la classe che detiene l'egemonia politica a livello nazionale è quella borghese. E' dunque illusorio, pensare che lo Stato sia un ente neutrale ed equidistante, in grado di contenere la corsa ai profitti da parte dei monopoli, o di impegnarsi seriamente in una lotta contro la criminalità organizzata. 

Se alcuni magistrati, politici, carabinieri ecc. vengono uccisi, si tratta sempre di casi sporadici (rispetto, beninteso, all'entità e alla vastità del fenomeno, il quale, se fosse veramente aggredito, procurerebbe nell'immediato un considerevole numero di morti. Sarebbe però interessante ipotizzare, servendosi di dati e statistiche, se i morti di uno scontro frontale, decisivo, tra le nostre forze armate e la criminalità organizzata, risulterebbero di molto, superiori a quelli che fino ad oggi si sono avuti). In genere, cioè salvo le dovute eccezioni, chi cade sotto i colpi della mafia fa parte della concorrenza (anche nel senso che può essere vittima di una vendetta trasversale), oppure è stato testimone involontario di un omicidio, o forse non si è reso conto di combattere una battaglia persa in partenza, perché appunto condotta in maniera individuale o con mezzi e strumenti di ordinaria amministrazione. 

Di fatto, molti magistrati, politici, carabinieri, la cronaca, asettica ed impersonale ce lo ricorda e le carte processuali pure... che partono dal presupposto di quanto sia assurdo morire per niente, sono o direttamente mafiosi (ma è una minoranza), oppure, indirettamente (cioè senza volerlo), collaborano, in un modo o nell'altro, all'affermazione della criminalità. E' veramente incredibile, che ancora oggi, vi siano persone disposte a credere nell'onestà dello Stato, nelle promesse del governo, nella propria singola forza (di denuncia) contro la forza collettiva ben organizzata e ben armata delle cosche mafiose. Oggi, molti credono che esista uno Stato più o meno onesto, sottoposto alle pressioni della criminalità organizzata. In verità, le ultime briciole di onestà lo Stato le ha perse con le stragi del terrorismo nero coperte dai servizi segreti, col delitto Moro voluto dalla Dc, con la strage-NATO di Ustica, con l'attentato della KGB se non CIA al Papa, con la scoperta della P2, con il crack dell'Ambrosiano, con la vicenda Gladio e il piano Solo e in molte altre occasioni. Una qualche differenza, tra mafia e Stato, poteva forse esistere, prima del narcotraffico. Purtroppo oggi, i miliardi hanno varcato ogni confine geografico, ogni riserva mentale, hanno superato ogni barriera naturale e artificiale. Politici, magistratura, forze dell'ordine...: tutto è inquinato in maniera relativa o assoluta. Persino i cittadini, che ritengono la mafia un fenomeno meridionale e che si ostinano a non vederlo nelle loro proprie città, collaborano indirettamente alla sua diffusione. Per non parlare di quei cittadini che depositano i loro soldi, consapevolmente, per avere maggiori interessi, nelle società finanziarie o nelle banche gestite direttamente dalla mafia. 

Singole persone oneste, costituiscono eccezioni isolate, che non possono certo, mutare il quadro della situazione. Situazione che, per essere affrontata con decisione, non richiede tanto l'eroismo di pochi o lo spirito di sacrificio delle forze dell'ordine o di qualche magistrato, quanto piuttosto un'organizzazione collettiva armata. Lo Stato, s'è armato a dovere contro il terrorismo rosso e l'ha vinto (anche se, non abbia vinto le cause socio-economiche, che l'avevano generato, per cui dovremo presto aspettarci un suo revival). Lo stesso Stato, non vuole combattere con uguale determinazione la criminalità organizzata, che è sempre stata molto più pericolosa del terrorismo rosso. Di fronte a questa vergognosa latitanza, i cittadini devono reagire in modo autonomo e con lungimiranza, affrontando il problema in maniera radicale e globale. Non può infatti, bastare una riforma elettorale, che spezzi il gioco delle preferenze (la mafia, saprebbe creare altri meccanismi, magari più occulti o più aggressivi). Né, avrebbe senso, sperare che la mafia s'impegni ad allestire strutture produttive, servizi sociali, attività economiche e commerciali a favore dei cittadini: la mafia ha bisogno dell'arretratezza e del sottosviluppo per sopravvivere e, comunque, anche se lo facesse, essa sola continuerebbe a trarne un beneficio.

Un'organizzazione che dispone di un enorme potere politico, economico e militare, non può aver paura, in maniera paralizzante, di alcuna riforma elettorale, di alcun controllo pubblico, di alcuna commissione d'inchiesta. Ai cittadini dunque, non resta che armarsi e combattere collettivamente, direttamente, contro la mafia. Essi dovranno lottare, anche contro quanti, sostengono che una soluzione del genere farebbe piombare il paese nel caos, nella guerra civile. Il paese, è già in guerra civile: da tempo la mafia l'ha scatenata contro cittadini inermi, ivi inclusi minorenni d'ogni età. La lotta quindi, dovrà essere condotta anche per costruire una società più giusta e democratica. In questo senso, i cittadini del Sud, possono trovare in quelli del Nord, oppressi dal capitale, un valido alleato. Sul piano normativo e socio-culturale, una risposta veramente adeguata alla criminalità organizzata, può essere solo il frutto di un comportamento quotidiano anti-criminale. E' bene infatti, rendersi conto che l'atteggiamento "mafioso", vada molto aldilà dei tradizionali confini del costume meridionale, in quanto lo ritroviamo, ovunque vi siano clientele, protezioni, raccomandazioni, cooptazioni, minacce, ricatti e corruzioni di vario genere. Truccare un concorso o un appalto pubblico, significa già diffondere l'atteggiamento "mafioso". 

Bisogna insomma, abituarsi a estendere il concetto di "mafia" a determinati comportamenti immorali e/o impolitici, così come il concetto di "droga" non può riferirsi esclusivamente a determinati stupefacenti sintetici o vegetali. Non solo, ma un coinvolgimento attivo della cittadinanza in un'operazione anti-crimine, comporta necessariamente una revisione, da parte delle istituzioni, del concetto di "reato". La gente comune infatti, spesso non reagisce alla criminalità non tanto per paura, quanto perché non è affatto convinta che le istituzioni siano meno "colpevoli" della stessa criminalità organizzata ". Rispettabile opinione, per carità, che in parte potremmo accettare e condividere. Ed in parte, assolutamente, no! Una premessa necessaria per poter capire il fenomeno mafia nelle sue sfaccettature.". "Uffah! che noia, che barba, che naja con questi discorsi. Barbosi e lanosi" per gl'impazienti e gl'ignoranti, che tali sono e tali vogliono restare. Una muraglia cinese. Con questi soggetti, non si caverà un ragno dal buco; nessun lume della ragione, Faro di Alessandria o stazione generatrice di energia elettrica da fonte nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, si potrà opporre alle tenebre dell'ignoranza. Gradevole discorso, anche se lunghetto, invece, per gli amanti della verità, della legalità, della cultura e del sapere.  D'altra parte, noi vogliamo solo dialogare, confrontarci, interloquire ed interfacciarci, se non comunicare. Senza per questo, avere la pretesa o la presunzione di essere esaurienti ed esaustivi. Abbiamo dedicato  per dovere di cronaca, diversi articoli, servizi ed editoriali, ed opinioni, talora non coincidenti con la nostra, a quest'argomento, perché riteniamo che siano fondamentali, per i nostri lettori sovrani. Ognuno, senza interferenza alcuna di imbonitori, ciarlatani, dottor dulcamara, potrà giudicare autonomamente. Per la conquista della verità; per la difesa della libertà; per la tutela della democrazia e di altri ideali morali ed ideali imprescindibili.

La nostra piccola opinione, per carità, che si unisce alla miriade di altre, sicuramente più efficaci e funzionali della nostra. Anche per capire, che cosa sia la mafia nel terzo millennio dell'Era Cristiana e come si muova sul pianeta. Non si potrebbe dire, che a Montreal in Canada la 'ndrangheta e Costa Nostra, siano in guerra. Certamente, non filano d'amore e d'accordo come ai vecchi tempi. Sul proscenio, un altro scontro armato e sanguinario, che cesserà come d'incanto, appena i nuovi padroni del vapore, si saranno insediati nella stanza dei bottoni del comando mafioso. Tutta colpa dell'ambizione sfrenata, della brama di potere, del delirio ingordo, della cupidigia famelica. Poiché nella cosca dei calabresi, sono affiliati i picciotti siciliani e nel clan siciliano sono affiliati i picciotti calabresi. Le due 'ndrine inoltre, sono le due facce della stessa deleteria medaglia. 

E può succedere inoltre, che il padrino dei Gambino, sostenga Paul Violi; e che Joe Bananas, invece, supporti Nic Rizzuto. Interessi, equilibri, bilanciamenti, strategie, in un divenire continuo. Di fisso, c'è solo il vecchio codice, che seppure con qualche piccola modifica, resiste nei secoli… non essere imparentati con forze dell'ordine; non tradire il proprio coniuge né divorziare, ecc. In un"pizzino", sequestrato dai Carabinieri ad Alessandria…Cerimoniere: "Qual è il dovere e il comportamento di un picciotto con i saggi mastri»? Picciotto: «Il picciotto è un servo di umiltà e il dovere lo chiama di essere pronto a ogni chiamata e di essere umile e saggio nei comportamenti e andare sempre a apprendere e di servire i suoi saggi mastri».C: «Quante strade ci ha la società?» - P: «Nella società ci sono tre strade»C:«E come sono composte?» - P: «Di piede di gallina»C:«E voi quale strada avete preso per essere picciotto?» - P:«Ho preso la strada a destra» C:«E perché avete preso quella a destra e non quella a sinistra?» - P:«Perché vedevo i miei saggi mastri camminare così. Possa andare in cerca per la sedia camorrestale»C:«E nella strada sinistra cosa c'era?» - P:«Sbirri, infami e tragedia tori". Le regole dell'uomo d'onore, sono rigide e ferree ed universalmente accettate. I rituali dell'affiliazione per diventare un ''uomo d'onore'' fino all'espulsione o alla morte; la pungitina con l'ago o la spilla sul dito; il sangue che zampilla sull'immagine di San Michele Arcangelo; le fiamme che divorano il santino; il picciotto che giura… 

"Le mie carni debbono bruciare come questo santino se non manterrò fede al giuramento". Per comprendere il linguaggio dei segni, baccaglio fondamentale, ma non unico, dovrà abituarsi a decifrare un gesto, uno sguardo, un ammiccamento. I Rizzuto, una volta al potere, non si accontentano più di avere in mano un business stratosferico con cifre a dodici-quindici zeri. Vogliono lo strappo. L'autonomia dalle Cinque famiglie, che invece, hanno interessi miliardari da difendere e tutelare e far prosperare. Sfidando tutti e tutto fondano la "Sesta famiglia". Un azzardo, che le costerà caro ed amaro; se non l'osso del collo. Lo sterminio della famiglia. A parte la scomparsa per 'lupara bianca' del cognato Paolo Renda. Sebbene le "Giubbe Rosse", affermino, che Cosa Nostra Americana e Cosa Nostra Canadese, non siano la stessa cosa;  anzi per la polizia canadese, sono due mafie distinte e separate. Sebbene, unite da vincoli e rami a volte parentali. Anche questa 'ndrina, amici lettori, come tantissime altre, all'origine era una, indivisibile, unita e compatta. Ai tempi di Vic Cotroni. Prima dello scoppio della guerra di mafia. Il sangue scorre a fiumi anche fuori dalla casa-madre. Abbiamo scoperto l'acqua calda. Poi vennero: le gelosie, le invidie, l'ingordigia, la voluttà, la lussuria, l'ebbrezza, il desiderio sfrenato di potere, di ricchezza ecc. Ed ovviamente, l'inevitabile e scontato delirio d'onnipotenza. Quindi, ecco la scissione. 

Lo scisma canadese. La diàspora, la dispersione, l'esodo. Benchè in questa storia, ci sia di mezzo, una cosca speciale, per così dire. Fatta di Siciliani e Calabresi, che in nome del business, abbastanza ricco e grasso, coabitano all'interno di un solo locale di mafia. Come nelle Cinque Famiglie di New York, dove gente come Albert Anastasia (capo della 'Famiglia' Gambino); Giuseppe Colosimo (della famiglia di Chicago, quella di Al Capone per intenderci); Frank Costello (capo della 'Famiglia' Genovese, dirigevano, guidavano, amministravano e gestivano con pari dignità e responsabilità. Ce n'è per tutti. Un "misto lino o misto lana", che non ha retto alla prova del fuoco. Ma con la differenza, che in questo caso, non ci sia di mezzo la tipica joint-venture, fra le due mafie; se non alleanza o coalizione. Le vendetta non c'azzecca un bel niente. Figurarsi l'onore ed altre quisquilie, buone per gli allocchi, i gonzi e i sempliciotti, ammannite da ciarlatani di piazza, don Rodrigo e il dottor Azzeccagarbugli. La leadership, era in mano ai Cotroni, originari di Mammola (RC). I Cotroni, erano una famiglia mafiosa di Montreal egemone in Québec, Canada, mentre ora sono una fazione interna alla famiglia Rizzuto. Il territorio controllato, ricopriva la maggior parte del Québec meridionale e l'Ontario. Nacque negli anni '40 da Vic Cotroni, e dagli anni 50, si sviluppò in un ramo importante dei Bonanno, tanto che fu anche coinvolta nella French Connection. 

Questo locale di 'ndrangheta, storicamente, fu una delle trovate di Zzi' 'Ntoni Macrì, il boss dei due mondi, che voleva colonizzare Australia, Canada e USA. Prese contatti con le famiglie italiane per tutti gli Stati Uniti e il Canada. Ma non solo. Ad Acapulco, Cotroni, giunse a stringere un accordo con Meyer Lansky, personaggio di vertice della criminalità Usa sin dal tempo del proibizionismo.Negli anni '70, come detto, scoppiò una faida interna tra i calabresi e i siciliani, che portò alla morte nel 1978 di Paolo Violi, capo del gruppo di Vic Cotroni e di altri. Dopo la morte di Violi nel 1978, la famiglia fu assorbita nella fazione siciliana di Nicola Rizzuto, che prese il nome di famiglia Rizzuto, un crogiolo del crimine organizzato: ci sono calabresi, siciliani, napoletani, persone diverse tra loro. Da allora i Cotroni divennero una fazione interna calabrese alla famiglia Rizzuto, mantenendo tuttavia chiare ostilità. Negli anni 2000 riesplose una guerra tra al fazione siciliana (vincente) e quella calabrese. Frank Cotroni,  quinto di sei figli, nato a Montreal nel 1931, si spense il 17 agosto 2004  per un cancro al cervello. Si ritiene che dopo l'esplosione di altre guerre, si sia siglata una tregua tra siciliani e calabresi nel 2012, dopo il rilascio di Vito Rizzuto, con la benedizione di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta. Uscito di scena il mammasantissima calabrese' Vincenzo Cotroni', il 19 settembre 1984, ereditò il trono mafioso, un padrino di Sinopoli (RC), Paul Violi. 

Quindi niente alternanza ai vertici.  Si fece avanti allora, l'ambiziosa e spregiudicata 'famiglia' dei Rizzuto di Cattolica Eraclea (AG), invischiata nelle operazioni della DDA romana "Colosseo, "Brooklyn" e Orso Bruno", alleata dei Cuntrera-Caruana di Siculiana (AG) e della famiglia Bonanno di New York, che fece solo finta di dirottare sul Venezuela, nella Valle dell'Orinoco. In realtà rientrò e fece piazza pulita. A cominciare dal capobastone Paul Violi, barbaramente assassinato il 22 gennaio 1978, a Montreal, mentre giocava a carte dentro il "Bar Reggio"nella 'Petite Italie'. Il locale, che gestiva a Montreal e che era stato sede dei summit tra la mafia nordamericana e Giuseppe Settecasi. E si aprì, una stagione di omicidi eccellenti. Compresi quelli di Nicola e Vito Rizzuto, capi dei capi della così detta "Sesta Famiglia". Una denominazione che le originarie "Cinque Famiglie" di New York, non gradirono per niente e s'infuriarono. La città di Montreal, il Quebec e l'Ontario conobbero momenti di notorietà internazionale che i boss avrebbero voluto evitare; che comunque rifiutavano. 

I Rizzuto, s'insediarono al potere e promossero il così detto " Consortium", un' alleanza tra le famiglie canadesi, la mafia russa, gli Hells Angels, le bande irlandesi e i cartelli colombiani per la gestione del traffico di droga. Fecero  fortuna, soggiogando i pavidi, intimidendo i laboriosi e mortificando la coscienza degli onesti. Vi fu pure, il diversivo di una "Guerra del caffè": Moka d' Oro, un marchio legato a Nicodemo Cotroni, figlio del vecchio capomafia Frank Cotroni. La guerra calabro-siciliana, storicamente, è un classico dello scontro mafioso fra le due sponde. Dentro le cinque famiglie di New York; nel Milanese; nel Torinese, nel Genovese e così via. Una sorta di odio-amore, che affonda le radici negl'inizi del secolo scorso. Pace e guerra. Guerra e pace. Gli scontri personali, le faide, le guerre. Tutto in nome del business. Ma quale onore?!?!?! I morti da vendicare? No, se ci siano di mezzo "Les affaires". Come riciclare cinque miliardi di euro, proventi del traffico di stupefacenti, e realizzare il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Un ingegnere nato nel 1925 a Martingues (Francia), ma di origini calabresi, figlio di emigranti che avevano abbandonato il comune di Oppido Mamertina per far fortuna prima in Francia e poi in Canada. Giuseppe "Joseph" Zappia il nome del professionista chiamato a fare da "schermo". La mafia è una; ed una sola. Chiamatela… Cosa Nostra, 'Nrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Basilischi o Quinta Mafia, articolata nelle denominazioni regionali. Bar e pizzerie, alberghi ed hotels, sparatorie per le strade, delitti eccellenti, confusione, caos. 

Affari d'oro sulle rive del San Lorenzo. Ma la Normativa canadese, purtroppo è inadeguata e fa acqua da tutte le parti. Con Francesco Arcadi e Vito Rizzuto in prigione, si crea un vuoto lasciato da figure carismatiche. Ogni banda, cerca di conquistare un suo spazio. Mentre la droga circola nell'ordine delle tonnellate ed il fatturato nell'ordine dei miliardi di dollari pure. Complice anche, l'assenza di una seria legislazione in grado di contrastare le mafie. Non contempla nemmeno, il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso Corre voce, che i Rizzuto, siano interessati al Ponte sullo Stretto di Reggio e Messina. Una bazzecola, rispetto al fiume di denaro, che scorre nella Baia di Hudson. La partita "a palla avvelenata", è già cominciata. Una delle ultime vittime di mafia, in ordine di tempo, boss della mafia italiana di Montreal, espulso dal Canada si chiamava Moreno Gallo, 60 anni, ucciso in un ristorante di Acapulco; era legato al clan di 'don Vito Rizzuto; picciotto dei Bonanno, una delle cinque famiglie che reggeva il crimine della Grande Mela. L'uomo, Moreno Gallo, era a cena in un locale denominato "Forza Italia" quando stato affrontato da un killer, vestito di nero che ha fatto fuoco; Era arrivato nel Paese americano a soli 9 anni di età e non era mai stato naturalizzato: per un errore amministrativo, era stato considerato per decenni un cittadino canadese della ' Little Italy' della città di Montreal; quando non lo era affatto, il che rese possibile il suo allontanamento. Condannato negli Anni Settanta in Canada per omicidio ed espulso dal Paese nel gennaio del 2012; al termine di una lunga battaglia legale per evitare l'espulsione. Legato al clan Rizzuto di Teflon Don capo della Sixth Family; la principale organizzazione mafiosa attiva sulla costa occidentale del Canada, che aveva scalato le vette, a cominciare dalla strage di Brooklyn. 

Una terribile carneficina compiuta nel 1981, per eliminare tre scissionisti. Vito Rizzuto, Teflon Don,  figlio di Don Cola, l'ultimo dei padrini, dei Godfellas del social bar Cosenza, leader della multinazionale della mafia con sede a Montréal, in Canada  aveva lasciato la cella del Florence Federal Correctional Complex a 145 chilometri a sud di Denver. Per riprendere lo scettro del comando mafioso a Montreal. La 'sovranità' dei Rizzuto, si estende sulle bande di motociclisti Hells Angels, sui Posses giamaicani, sulle bande messicane, sulle mafie russe, sulla West end Gang irlandese, sulle triadi cinesi e sulla Yazuka giapponese e sui cartelli colombiani della droga. A Montreal, da sempre considerato un paradiso dalla criminalità organizzata, per l'enorme ricchezza; la possibilità di investire, ripulire e riciclare masse di denaro sporco; una comoda base operativa per i traffici di droga; un lungo e  permeabile confine con  gli USA. Vic "the Egg" Cotroni, era diventato vecchio e aveva scelto Paolo Violi come suo successore; sposato con  Grazia Luppino, la figlia di Giacomo Luppino, un boss originario di Castellace di Oppido Mamertina, divenuto il rappresentante ad Hamilton e nel Sud dell'Ontario della "famiglia" Magaddino. Proprio il Cotroni, in quel matrimonio, aveva fatto da compare d'anello a Paul Violi. 

Nick Don Cola Rizzuto non poteva accettarlo, si rifugiò in Venezuela dove aprì un ristorante chiamato "Il Padrino" e mentre tutti pensavano ad una sua fuga da quella vita architettò il grande salto. Cotroni aveva tentato di appianare le difficoltà al suo pupillo. Vincent Cotroni, Nick Rizzuto ed i rappresentanti locali delle famiglie Cuntrera-Caruana ricevevano in Canada Giuseppe Settecasi, a capo delle cosche mafiose dell'intera provincia di Agrigento e successore al vertice della "cupola" di Stefano Bontade. Giuseppe Settecasi aveva già soggiornato negli Stati Uniti per tre mesi nell'autunno del 1957, partecipando alla riunione di Apalachin insieme ai grandi boss come Joe Bonanno, Vito Genovese, Joe Profaci, Joe Magliocco e Carlo Gambino. Violi venne crivellato mentre giocava a carte nella Petite Italie di Montreal dentro il "Reggio Bar" nel 1978, il nuovo re era Nick Rizzuto. Nick Rizzuto. Un sovrano con una reggia particolare, il social club del quartiere Saint Leonard, dove "lo Zio" arrivava ogni mezzogiorno con la sua Jaguar e il suo gessato. Per l'omicidio Violi vennero arrestati, tra gli altri, Agostino Cuntrera e Domenico Manno, entrambi legati a Nick Rizzuto.  La stessa sorte toccò a Leonardo Caruana; fu ucciso il 2 settembre 1981 a Palermo subito dopo aver presenziato alla cerimonia nuziale del figlio Gerlando. A quelle nozze aveva partecipato come testimone della sposa il politico democristiano di Sciacca, Calogero Mannino.  I Cuntrera-Caruana, sono uno dei clan di mafia più ricchi e potenti del mondo.   

Questo clan, creò basi in diversi territori. Dal Canada (Giovanni e Giuseppe Caruana), al Brasile (Giuseppe Caruana); dall'Inghilterra (Alfonso Caruana) al Venezuela (Paolo Cuntrera), fino alla patria del riciclaggio e dell'evasione (Svizzera) dove operava Pasquale Caruana. Grazie ad una collaudata formula magica vincente: i matrimoni tra consanguinei. I Caruana e i Cuntrera, si sono sempre sposati tra loro. Da quasi un secolo, vede la propria progenie sposare un cugino o una cugina. Quest'unione familiare di sangue, ha fatto sì che anche l'unione della 'famiglia' di mafia, non venisse messa in discussione da guerre e possibili pentimenti. Tutto questo, fino all'omicidio di Agostino Cuntrera, che aveva assunto la leader-ship della 'Sesta Famiglia. Anche l'anziano boss Settecasi finì vittima lo stesso anno di un plateale omicidio nel pieno centro di Agrigento. Così lo racconta Pietro del Re in un reportage del 2000 per il quotidiano La Repubblica che ha fatto scuola, mentre le indagini cominciano a intercettare dialoghi e filmare scene da far impallidire la serie televisiva "Soprano's". Nel retro del bar Cosenza quei Godfellas ammontano sul tavolino i proventi degli affari dividendo le mazzette per ognuno in grandissime borse da golf. Persino il vecchio Nick è filmato mentre si infila le mazzette di dollari nei calzini. 

Appena finito ricevono gli amici e parlano di robe tipo la costruzione di un Colosseo a Las Vegas e di un Ponte fra Reggio e Messina, per permettere la riappacificazione delle cosche italiane da troppi anni in guerra, e per preparare il rientro del boss invisibile, l'ineffabile Teflon Don. Diversissimo rispetto al padre, Vito non parla mai al telefono e al bar Cosenza capita solo per un caffè, frequenta grandi uffici nei palazzi più alti della City e parla fitto solo sugli sterminati campi da golf. Nel 2003 si assume una responsabilità simbolica. La ripulita del bar Cosenza, che diventa il Cattolica Eraclea social club. La decisione di ristrutturare il quartier generale e dargli il nome del paese girgentino di origine però non convince molti associati, che vedono quello come un segnale di debolezza agli occhi del quartiere, ma Vito tira dritto e crea una holding mondiale.

Sulla sua testa pendono a tutt'oggi due richieste di estradizione dall'Italia, sia per il processo Brooklyn, quello dell'infiltrazione nell'appalto del ponte sullo stretto di Messina, che per il processo Orso Bruno che vede al centro dell'inchiesta una maxi operazione di riciclaggio di denaro sporco attraverso la Made in Italy Spa, con sede a Roma davanti a Palazzo Chigi. Capire dove atterrerà Vito Rizzuto significherà poter ipotizzare le strategie globali delle mafie nei prossimi anni, in queste ore se ne stanno occupando tutti i media internazionali, mentre nel nostro Paese se ne parla poco o niente. Nel periodo di detenzione il funerale di suo figlio, Nick junior, è stato un evento capace di far parlare il mondo. La bara d'oro portata in giro per le strade di Montréal sotto una bufera di neve. Nick senior seduto in prima fila non la finiva di piangere, ma dopo è toccato anche a lui, sotterrato sotto 40 colpi, e piano piano ad altri esponenti del temibile clan. Funerali Nick jr. Ci si chiedeva…Tornerà a Montréal per riprendere il comando? Se ne andrà in Venezuela o da qualche altra parte da latitante? Secondo i ben informati potrebbe persino andare in Ontario, proprio nella tana dei nemici calabresi. L'indizio arriva da un matrimonio dell'anno scorso a Vaughan. 

Gli inquirenti hanno registrato la presenza di importantissimi esponenti di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, in un territorio che di certo non è neutro. Forse si parla della tanto attesa riappacificazione, del riformarsi di quell'invincibile cartello italiano sugli affari milionari del Nordamerica. Certo è difficile immaginare che Vito in questi anni non abbia pensato a una vendetta. Intanto a Montréal ha riaperto il bar Cosenza. La famiglia Rizzuto è un'organizzazione criminale di stampo mafioso con base nel Québec (Canada), a Montréal. I territori sotto l'influenza della famiglia sono principalmente l'Ontario e il Québec meridionale. Secondo l'FBI è connessa con la famiglia Bonanno, invece le autorità competenti canadesi considerano le due famiglie come entità a sé stanti. La famiglia Rizzuto è stata parte della potente famiglia Cotroni di Montreal, fino a che il conflitto interno scoppiato relativamente le sorti della gestione delle attività comportò l'uscita dei Rizzuto come nuovi capi della metropoli. Storia. Le origini. Nicola "Nick" Rizzuto era nativo di Cattolica Eraclea (Agrigento), e arrivò in Canada nel 1954. Secondo il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, vi era un forte «collegamento tra la famiglia Rizzuto e i Cuntrera-Caruana che insieme ad altri uomini d'onore costituivano una famiglia mafiosa di Siculiana trapiantata a Montreal che continuava a reggere il mandamento di Siculiana. 

Ponendosi fin dall'inizio come nuova figura dello scenario malavitoso nordamericano, si guadagnò il predominio di Montreal nel 1978, con l'uccisione di Paolo Violi, capo della famiglia calabrese fino ad allora egemone ma rimanendo sempre dipendenti dalla famiglia Bonanno. L'uccisione di Violi arrivò nel contesto di un violento conflitto interno alla famiglia Cotroni, un clan di Cosa nostra americana, sorto tra la fazione siciliana e calabrese. Il solito ritornello…I primi, furono guidati dall'allora emergente Nicola Rizzuto, mentre gli altri dal capofamiglia Vic Cotroni, l'ex carpentiere e lottatore professionista di wrestling, Vincent Cotroni. Il mafioso di origine calabrese, soprannominato "Vic the Egg", finito in carcere per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione d'inchiesta del Parlamento canadese sul fenomeno mafioso. La conseguenza fu lo scoppio di guerra di mafia che colpì Montreal nei tardi Anni Settanta, conclusasi proprio con la morte di Violi, eletto capo dei calabresi dopo che Cotroni si ritirò dagli affarri malavitosi. Il 17 ottobre 1980 Rocco Violi, il sopravvissuto della gang,   l'ultimo dei quattro fratelli Violi a morire,  consuma la cena in casa. Un cecchino lo fredda con un proiettile sparato da lontano che buca la finestra e mette fine alla sua carriera. Il declino e la guerra di mafia (2009-oggi). Dopo la consolidazione del potere negli anni novanta, i Rizzuto furono colpiti da una serie di arresti importanti nei primi anni del 2000. Nel gennaio 2004, Vito Rizzuto che gira su una vettura blindata da 100 mila dollari, abita in un appartamento circondato dai suoi uomini, tiene un profilo basso e gli occhi aperti, fu arrestato ed estradato negli Stati Uniti, dove nel maggio 2007 fu condannato a scontare 10 anni per il suo coinvolgimento negli omicidi di tre rivali della famiglia Bonanno nel 1981, Alphonse Indelicato, Phillip Giaccone e Dominick Trinchera. 

Nel novembre 2006, la vecchia leadership dell'organizzazione criminale fu fatta saltare dall'operazione "Colosseo" della Polizia di Stato, nella quale 90 persone furono arrestate; tra cui, Nick Rizzuto, Paolo Renda e Francesco Arcadi. Proprio queste operazioni portarono alla decimazione e al declino del clan italoamericano, diminuendone l'influenza sul territorio e favorendo l'espansione di gruppi malavitosi da sempre in secondo piano proprio a causa della famiglia. Per questi motivi, dal 2009 è in atto una guerra di mafia volta a riempire il vuoto di potere nella criminalità organizzata di Montreal venuto a crearsi col declino dei Rizzuto; Nick Junior e Nick Senior, entrambi uccisi, furono sepolti in bare d'oro.  Ed ora il teflon don, Vic Rizzuto, unico dei tre godfellas, morto nel suo letto, "a piedi nudi". Clan di mafia, indebolito anche, da diverse inchieste giudiziarie sia in Canada (operazione "Colosseo"), sia in Italia (operazioni "Brooklyn" e "Orso Bruno"). Nicola Rizzuto, il patriarca. Un povero campiere che prima di sbarcare in nord America era stato alle dipendenze dei baroni Agnello, latifondisti che possedevano nell'agrigentino vaste proprietà immobiliari. Senza le operazioni della DDA, si saprebbe ben poco sul fenomeno mafioso. Sono le indagini a spalancare le porte del sapere e della conoscenza, intorno a Cosa Nostra, 'ndrangheta, Camorra, SCU, Basilischi eccetera. 

Il 14 febbraio 1983, gli uffici della Criminalpol di Lombardia, Lazio e Sicilia, fonte www.peacelink.it. concludevano anni d'indagine sulle attività di reimpiego dei profitti illeciti provenienti dal traffico di droga in varie società finanziarie e commerciali con sede a Milano. Scattava la famosa operazione "Notte di San Valentino" che individuava i collegamenti tra alcuni dei boss più noti di Cosa Nostra, immobiliaristi di grido come Luigi Monti ed Antonio Virgilio e personaggi gravitanti nel sottobosco politico ed imprenditoriale milanese. La fitta ragnatela di cointeressenze che sarebbe poi riemersa nelle indagini sulla scalata della mafia ai casinò del nord Italia, vedeva tra i maggiori indagati i boss Gerlando Alberti 'U zu' Paccarè, i fratelli Giuseppe e Alfredo Bono, Ugo Martello, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo e Michele Zaza. Tra i destinatari dei mandati di cattura emessi dal Giudice istruttore c'erano poi i componenti della colonia siciliana in terra canadese, quasi tutti i membri delle famiglie Cuntrera e Caruana di Siculiana, Antonio Mongiovì (il figlio di Angelo Mongiovì che aveva partecipato ai summit mafiosi con Giuseppe Settecasi), nonché il padrino Nicola Rizzuto ed il figlio Vito. L'inchiesta dei giudici di Milano aveva ricostruito i passaggi di droga lungo l'asse Sicilia-Sudamerica e i meccanismi di un colossale riciclaggio di denaro che toccava le principali piazze finanziarie del mondo, Svizzera ed Hong-Kong in testa. 

Nodi strategici della rotta degli stupefacenti erano il Canada, gli Stati Uniti (famiglie Bono-Bonanno) ed il Venezuela dove erano stati distaccati per conto dell'organizzazione Pasquale, Giuseppe, Alfonso e Paolo Cuntrera, nonché Antonio e Giuseppe Caruana.  In Europa, uno dei più importanti segmenti criminali veniva individuato a Londra nel gruppo capeggiato da Francesco Di Carlo, oggi collaboratore di giustizia chiave nell'inchiesta sull'omicidio del banchiere Roberto Calvi. 
Uscito comunque indenne dall'uragano della Notte di San Valentino, a metà anni '80 l'anziano boss Nick Rizzuto decise di lasciare le redini del comando della "cellula" canadese nelle mani del figlio Vito; fece ritorno in Venezuela, dove sarà arrestato nel febbraio 1988 e condannato a cinque anni di carcere per possesso di cocaina.  Già a quel tempo Vito Rizzuto aveva un curriculum di tutto rispetto. Appena ventenne era stato condannato a due anni per aver partecipato con il cognato Paolo Renda ad un incendio doloso ad un piccolo negozio di Boucherville, Québec.  Un'altra condanna ad un mese di carcere l'aveva subita nel 1977 per violazione della legge fiscale. 

Nonostante il nome di Vito Rizzuto era comparso nell'ambito dell'inchiesta dei magistrati milanesi sui traffici di droga tra nord America e Italia, le autorità canadesi non riuscirono a raccogliere prove sufficienti su un suo coinvolgimento nel business degli stupefacenti. Contro di lui arrivò solo una denuncia del Federal Revenue Department di Montreal per evasione fiscale nel triennio 1986-1988. Rizzuto aveva investito un milione e mezzo di dollari sul mercato azionario canadese senza denunciare l'operazione al fisco. Qualcuno ipotizzò che il denaro potesse provenire dalla vendita di 32 tonnellate di hashish, ma nel 1989 il tribunale assolse il padrino dall'accusa di traffico di droga. Una nuova assoluzione giunse nel 1990 in un processo relativo ad un altro carico di 16 tonnellate di hashish sequestrato in Canada. Intanto Vito Rizzuto prosperava con le importazioni di stupefacenti, le estorsioni, il pagamento delle tangenti. Accumulava ricchezze e potere, interpretando uno stile di vita sempre più simile a quello dei grandi boss di New York o Chicago. Abiti firmati, una scuderia di auto antiche e di lusso, la frequentazione dei campi di golf più esclusivi, una casa che descrivono "da favola" in Antoine-Berthelet Avenue, strada soprannominata dalla stampa canadese come Mafia road per il gran numero di pregiudicati che vi risiedono. Da leggenda anche il valore del patrimonio immobiliare di cui Rizzuto sarebbe entrato in possesso in Canada, Congo, Francia e Gran Bretagna. Tramite alcuni prestanome, il boss controllerebbe moltissimi dei locali pubblici e notturni di Montreal. Si dice che sarebbe entrato in possesso perfino di una miniera d'oro sulla costa orientale canadese. 

Vito Rizzuto è "un boss molto diverso da quelli che sono gli stereotipi veicolati dal cinema", spiega l'ex direttore del Corriere Canadese, Antonio Nicaso. (Lo scrittore e saggista, n.d.r.) che ha dato alla cultura ed al sapere capolavori di 'letteratura mafiosa', best-sellers, assieme al magistrato Nicola Gratteri, colonna portante della lotta alla mafia. "Egli è un vero e proprio manager del crimine, un uomo che conosce perfettamente quattro lingue (inglese, francese, italiano e russo) ed opera con scaltrezza nei mercati finanziari".  Secondo il Pm romano Adriano Iassillo, il padrino di Montreal ha costituito una vera e propria holding "lasciando ad ogni gruppo il suo spazio d'azione, ma guidando tutto dalla casa madre".  Il meccanismo viene chiamato Consortium ed è formato, oltre che dai clan italo-canadesi, dal gruppo degli Hells Angels, i terribili bikers barbuti, dalla gang irlandese detta West End, dalla mafia russa e dai cartelli colombiani.  Il boss italo-canadese ha pure fatto proseliti a Milano, Bari e Roma. Nel capoluogo lombardo agirebbero due sottogruppi di cui uno capeggiato da Beniamino Gioiello Zappia, alias "don Tito". Di lui si parla in un'inchiesta nei confronti delle famiglie mafiose Cuntrera-Caruana; inoltre avrebbe fatto da braccio destro di Nicola Rizzuto durante la sua permanenza in Italia.  

In Puglia i Rizzuto manterrebbero solidi legami con il gruppo guidato da Rocco Sollecito, meglio conosciuto come "Sauce" (Salsiccia), già coinvolto in sospette operazioni di Borsa della "famiglia" canadese. Nel 2000 Rocco Sollecito venne notato a Toronto in compagnia di don Vito ed altri noti pregiudicati al funerale di un presunto affiliato alla mafia vittima d'omicidio. Rocco è inoltre padre di Stefano Sollecito, finito agli arresti nell'aprile 2001 a seguito di un'inchiesta su una rete criminale che gestiva in Ontario scommesse clandestine via internet su incontri calcistici e corse di cavalli. Anche in quell'occasione le autorità canadesi ipotizzarono che a capo del business ci fosse il solito Vito Rizzuto. I nuovi manager della coca C'è un collaboratore di giustizia che ha fornito di Vito Rizzuto un ritratto ricco di particolari per certi versi inediti. Si tratta di Oreste Pagano, ex narcotrafficante legato ai Caruana-Cuntrera, gia capo-zona della Nuova Camorra Organizzata in Lombardia.  Fu lui ad assicurare la latitanza di Raffaele Cutolo nel bresciano dopo la fuga - il 5 febbraio 1978 - dal manicomio giudiziario di Aversa. Grazie a Pagano, don Raffaele rafforzò i legami con Francis Turatello e Renato Vallanzasca, per poi passare all'alleanza con le famiglie catanesi dei Mazzei, dei Miano e dei Santapaola. 


La parabola criminale di Oreste Pagano fu segnata dall'arresto nella primavera del 1994 nell'ambito della cosiddetta inchiesta Cartagine, scaturita dal maxi-sequestro a Torino di 5,5 tonnellate di cocaina purissima, valore commerciale stimato in 280 miliardi di lire, proveniente dalla Colombia e destinata a rifornire l'intero mercato dell'Italia settentrionale ed alcuni paesi europei. È a questo punto che Pagano decide di raccontare quanto appreso viaggiando tra vecchio e nuovo continente accanto ai maggiori trafficanti di stupefacenti. E su don Vito Rizzuto riempe pagine di verbali. Sebbene la famiglia Rizzuto sia una derivazione dei Caruana-Cuntrera, con il passare degli anni e dopo che tutti si sono trasferiti oltreoceano, era variata la gerarchia all'interno dell'organizzazione, tale che al vertice vi era Vito Rizzuto, afferma il collaboratore. Posso dire che ho riscontrato una differenza tra la struttura organizzativa di una associazione mafiosa "classica italiana" e quella a capo della quale vi è il Rizzuto. Nel senso che Vito Rizzuto attualmente può essere considerato una sorta di manager che tramite i suoi affiliati utilizza persone non facenti parte della famiglia per commettere quei reati comuni che consentono all'organizzazione di poter esistere senza sporcarsi le mani"

Nell'agosto 2009 fu ucciso Federico Del Peschio, membro della famiglia. Il 28 dicembre fu il turno di Nick Rizzuto, figlio di Vito, ucciso a Notre-Dame-de-Grace. L'omicidio di una personalità così di rilievo all'intero dell'organizzazione dimostrò pubblicamente quello che le autorità credevano già da qualche tempo, ovvero che il clan siciliano stava soccombendo a una crisi sia interna (dovuta ad arresti e difficoltà di gestione) che esterna (conflitti con bande di strada e gruppi nordamericani), che aveva portato già tempo prima di questo omicidio alla creazione di un vuoto di potere all'interno della criminalità organizzata di Montreal. Dall'omicidio di Nick, la famiglia soffrì sempre più chiaramente dei duri colpi ricevuti sia dalla guerra di mafia che dalle autorità, e il 2 maggio 2010 fu rapito Paolo Renda, 70 anni,  cognato di Vito Rizzuto, sulle cui sorti le autorità pensano al possibile omicidio per lupara bianca. Poco più di un mese dopo, fonte Wikipedia, il 30 giugno, furono uccisi in un agguato a Saint-Leonard, Agostino Cuntrera, considerato nuovo capo della famiglia e la sua guardia del corpo Liborio Sciascia. L'omicidio di Cuntrera, secondo gli inquirenti, avrebbe segnato il colpo decisivo ai Rizzuto per la loro estromissione dalle attività illegali su Montreal, e sebbene alcuni investigatori sulla mafia abbiano espresso pareri contrastanti circa i motivi che abbiano fatto scattare il conflitto, molti hanno puntualizzato il fatto che con la liberazione di Vito Rizzuto nel 2010 si sarebbe assistito al regolamento dei conti finale. 

A fine settembre fu ucciso Ennio Bruni all'uscita da un bar di Vimont, il quartiere italiano. Il 10 novembre, dopo la lunga serie di omicidi ai danni del clan, è stato ucciso a colpi di pistola nella sua abitazione in Avenue Antoine Berthelet (Cartierville, dimora di diversi mafiosi e criminali) mentre si trovava in cucina, il padrino 86enne della famiglia: Nicola Rizzuto. L'agguato, che ha segnato profondamente le sorti del clan, è stato attribuito dalle autorità a due gruppi: le bande nordamericane o calabresi, ambedue alla ricerca di spazi e compromessi nel nuovo scenario creatosi con il declino e lo sconfinamento a gruppo di secondo piano della famiglia siciliana; l'assassinio sarebbe quindi avvenuto anche a causa del carisma del padrino capace di poter riassestare il clan dalla crisi di potere degli ultimi anni e ridargli nuovo smalto dall'arresto di suo figlio Vito Rizzuto. Dall'inizio del 2010 fino all'uccisione di Nicola Rizzuto, a Montreal sono stati registrati 35 casi di omicidio connessi al crimine organizzato. Francesco Arcadi, secondo la polizia canadese, viene indicato come il successore di Vito Rizzuto dopo il suo arresto. Vito Rizzuto è uscito di prigione il 6 ottobre 2012. A maggio 2013 vengono uccisi a Palermo, Juan Ramon Fernandez (1956), vicino a Vito Rizzuto e definito dalla Royal Canadian Mounted Police "seduto alla destra di Dio" (Vito Rizzuto), presente in Sicilia dal giugno 2012 dopo che fu espulso dal Canada, e Fernando Pimentel (1977), in Sicilia da qualche settimana. 

Il primo, aveva messo in piedi un traffico di droga con il clan di Bagheria. L'11 novembre 2013, viene ucciso nel ristorante italiano Forza Italia ad Acapulco, in Messico un affiliato al clan di origine calabrese: Moreno Gallo (Rovito - 1946) già condannato all'ergastolo in Canada per aver ucciso uno spacciatore di droga nel 1975 ed espulso nel gennaio 2012. Le Cinque famiglie, è la definizione dell'organizzazione di Cosa Nostra Americana nella città di New York, sin dagli Anni Trenta. L'idea delle cinque famiglie, venne a Salvatore Maranzano e Lucky Luciano, i quali crearono anche una Commissione, cioè una riunione di queste famiglie. Sono tra le più potenti e le più conosciute negli Stati Uniti. Storia. Nei primi Anni Venti, il gruppo di Castellammare, guidato da Salvatore Maranzano ("boss of bosses") e i suoi subalterni, tutti provenienti da Castellammare del Golfo (Sicilia) tra cui Joseph Bonanno, erano in guerra per il controllo del territorio newyorkese contro il clan di Joe Masseria ("Joe the Boss") e il suo braccio destro Lucky Luciano (con i suoi amici Frank Costello e gli ebrei Meyer Lansky e Benjamin Siegel), vicini al clan di Al Capone di Chicago. La guerra castellammarese si risolse con il tradimento di Lucky Luciano nei confronti del suo capo Joe Masseria, in favore di Salvatore Maranzano. 

All'idea di un possibile successivo tradimento di Maranzano, Luciano decise di uccidere infine anche quest'ultimo. Accordatosi con Bonanno e gli altri di Castellammare decisero di creare una commissione di cinque famiglie per spartirsi la città. Dal subalterno di Luciano, Vito Genovese, deriva il nome della famiglia Genovese, diretta discendente della famiglia Morello. Attualmente tutte le famiglie, salvo equivoci o lievi tensioni, sono alleate tra di loro, tranne la famiglia Colombo e la famiglia Gambino, in costante rivalità, a parte il periodo di leadership di Paul Castellano. Pare sia stato Joe Musolino, cugino del famoso brigante Giuseppe, ad importare Oltreoceano, stile, gerarchie e linguaggi della mafia calabrese. Negli anni '20 del secolo scorso fonte www.uonna.it, fu sempre un calabrese, Rocco Perri, a diventare il più importante contrabbandiere locale di liquori.
Boss della famiglia Bonanno

Giuseppe Bonanno
189? - 1908
Salvatore Bonanno
1908 - 1911
Vito Bonventre
1921 - 1930
Nicola Schirò
1921 - 1930
Salvatore Maranzano
1930 - 1931
Joseph Bonanno
1931 - 1965
Gaspar DiGregorio
1965 - 1966
Paul Sciacca
1966 - 1971
Natale Evola
1971 - 1973
Philip Rastelli
1973 - 1991
Joseph Massino
1991 - 2004
Vincent Basciano
2004 - 2009
Vincent Badalamenti
2010 - 2012
Michael Mancuso
2013 - attualmente
Boss della famiglia Colombo

Joseph Profaci
1928 - 1962
Joseph Magliocco
1962 - 1963
Joseph Colombo
1963 - 1971
Vincenzo Aloi
1972 - 1973
Carmine Persico
1973 - Attualmente


Boss della famiglia Gambino

Salvatore D'Aquila
1909 - 1928
Al Mineo
1928 - 1930
Frank Scalice
1930 - 1931
Vincent Mangano
1931 - 1951
Albert Anastasia
1951 - 1957
Carlo Gambino
1957 - 1976
Paul Castellano
1976 - 1985
John Gotti
1985 - 2002
Peter Gotti
2002 - 2011
Domenico Cefalù
2011 - Attualmente

Boss della famiglia Genovese

Giuseppe Morello
1897 - 1909
Nicola Terranova
1910 - 1916
Vincenzo Terranova
1916 - 1920
Giuseppe Morello
1920 - 1922
Joe Masseria
1922 - 1931
Lucky Luciano
1931 - 1946
Frank Costello
1946 - 1957
Vito Genovese
1957 - 1969
Philip Lombardo
1969 - 1981
Vincent Gigante
1981 - 2005
Daniel Leo
2005 - Attualmente
Boss della famiglia Lucchese

Gaetano Reina
1922 - 1930
Joseph Pinzolo
1930 - 1930
Tommaso Gagliano
1930 - 1951
Gaetano Lucchese
1951 - 1967
Carmine Tramunti
1967 - 1973
Anthony Corallo
1973 - 1986
Vittorio Amuso
1986 - 2012
Steven Crea
2012 – Attualmente
Ed ora, a bocce ferme, ci s'interroga sul futuro della Sesta Famiglia? Giornalisti innanzitutto, perché comunque al di là di…scribacchini, pennivendoli, ficcanaso,impiccioni ecc. sono degli esperti in materia (sulla loro pelle). Poi storici, antropologi, sociologi, psicologi, saggisti, scrittori ecc.Continuerà ad essere sempre la stessa o cambierà volto ed organigramma? La prima mossa, spetta a figli e nipoti, superstiti della dinasty dei Rizzuto. Per capire, se vorranno continuare nello scontro sanguinario o piegarsi come il giunco, quando "cala" la fiumara. In attesa dei tempi miglior che verranno; se e quando. Per la successione, a capobastone del locale, si parla del padrino Francesco Arcadi originario di Grotteria (RC) e secondo altri di Sant'Agata del Bianco (RC), attualmente in prigione. Intanto bisognerà trovare un 'reggente' o vicecapo. In ogni caso i nuovi responsabili del locale di mafia, dovranno valutare se continuare a chiamarsi 'Sixth Family' o semplicemente "Locale di Montreal" e finanche "Cosenza bar corporation". In questo caso si placherebbe di sicuro l'ira funesta delle Cinque Famiglie di New York (Colombo, Bonanno, Lucchese, Genovese e Gambino) che la vedono come pericolosa rivale ed avversaria, se non con mire espansionistiche sulla "Grande Mela". E non si accettano intrusioni di sorta.. 

C'erano in ballo alcune autorevoli candidature, ma la sentenza nel maxiprocesso "Colosseo" (10 febbraio 2009) alla mafia italo-canadese , che ha colpito il clan, a cominciare dal padrino Nick Rizzuto, condannato a  4 anni, di fatto, ha ridimensionato i disegni di altri boss come Francesco Arcadi e Francesco Del Balso  condannati a 15 anni di reclusione; mentre a Rocco Sollecito sono andati 8 anni. Lorenzo Giordano è stato condannato pure lui, a 15 anni di carcere  Dopo la morte di Paolo Violi, la sua vedova ed i suoi due figli si rifugiarono ad Hamilton, nella regione dell'Ontario, territorio che appartiene alla mafia calabrese o Ndrangheta si parla di: Lorenzo Giordano e Moreno Gallo, che attualmente stanno aspettando l'estradizione in Italia. Alle operazioni, "Colosseo", " Brooklyn" e "Orso Bruno" si sono aggiunte, l'inchiesta denominata "Project Colisèe" e l'altra "Notte di San Valentino". Ma sorella morte è arrivata prima. Ora gli esperti, si chiedono se i sopravvissuti si ricompatteranno intorno a Leonardo Rizzuto, altro figlio di Nicola o Nicolò Rizzuto. Prima gregari, poi costola canadese dei potentissimi clan italo-americani dei Gambino-Bonanno. In questo caso, il sangue continuerebbe a scorrere per il Canada? Oppure, preferirà l'altra più ragionevole opzione: si ritirerà a vita privata in attesa dei tempi migliori; se e quando. Comunque sarà meno "visibile".Anche perché, le cinque famiglie di New York, ago della bilancia, in questo momento hanno ben altre gatte da pelare. 

Prese come sono, dall'affannosa ricerca di nuova linfa vitale per rimpolpare e rinsanguare le anemiche file, demolite dai pentiti e azzerati dal RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act). Un organismo contro il crimine organizzato, che estende l'accusa per reati commessi da un membro di un'associazione criminale a tutti i membri della stessa associazione anche se non erano stati parte attiva nel reato.  In questi casi si attinge direttamente alla casa-madre. Gente fidata e scaltra. Sebbene la situazione sull'isola, non sia delle migliori. La magistratura che sul territorio coordina il lavoro di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, ha lanciato una dura e severa campagna di lotta alla mafia. I capi della Cupola, sono stati arrestati, condannati ed incarcerati;oppure sono al cimitero; ma sui vicecapo, capimandamento e capidecina, pende la spada di Damocle della Commissione Parlamentare Antimafia e della Procura nazionale,  se non anche quella delle Procure DDA, che sul territorio coordinano il lavoro di Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri, CFS, Polipen, Polprov ecc..Senza citare i vari: Calogero Vizzini, Genco Russo, la dinasty dei Greco, Michele Navarra, Michele Cavataio, Gaetano Fidanzati, Mariano Agati, Francesco Messina Denaro, Stefano Bontate, Totuccio Inzerillo, "Piddu Madonia, Luciano Liggio, Pippo Calderone, Angelo e Salvatore La Barbera, Michele Greco, Calcedonio Di Pisa, Cesare Manzella, Antonino Salamone, Rosario Riccobono, don Tano Badalamenti, Giuseppe Di Cristina. A parte i: Totò Riina, Pietro Aglieri, Filippo e Giuseppe Graviano,  Antonino Geraci, Ignazio Motisi, Giovanni Scaduto, Gerlando Alberti 'U zu' Paccarè, i fratelli Giuseppe e Alfredo Bono, Enzo Brusca,  Leoluca Bagarella, Giuseppe Gambino, Bernardo Brusca, Salvatore Buscemi, Ignazio Pullarà, Pietro Lo Iacono, Pino Calò, Benedetto Spera, Matteo Messina Denaro, Bernardo Provenzano, Piddu Madonia, Salvatore Lo Piccolo, Mimmo Raccuglia, Gianni Nicchi, Maurizio Di Gati, Gerlandino Messina, Benedetto Capizzi, Antonino Teresi ecc.(ed i boss pentiti:Tommaso Buscetta, Salvatore Contorno, Giovanni Brusca, Gaspare Spatuzza, Gaspare Mutolo, Nino Giuffrè, Calogero Ganci,). In Calabria, lo Stato ha mostrato spesso e volentieri i muscoli ed i denti, ma la 'ndrangheta è di là da essere stata battuta. Nonostante le perdite anche pesanti. Molti processi sono arrivati alla Cassazione e 'tornati' indietro. Migliaia di anni di galera per i gregari; regime del 41 bis, spesso accompagnato dall' ergastolo per i capi; e soprattutto, sequestri e confische dei beni mobili ed immobili, nell'ordine dei miliardi di euri.I vecchi storici capibastone sono al cimitero. I mammasantissima di seconda generazione sono in galera. I padrini di terza (e quarta) generazione, spesso laureati e poliglotti, esperti nelle moderne tecnologie, esercitano il culto della personalità e giocano 'a nascondino'. Sebbene le forze di polizia, coordinate dai giudici, in linea di massima, li abbiano schedati (quasi) tutti. Col contributo pure dei pentiti, ma non chiamateli collaboratori di giustizia o collaboranti. Un esercito di "gole profonde" che ha 'saltato' il fosso. La magistratura ha così, l'esatta mappa o cartina geografica delle 'ndrine, dei Locali, delle Corone, dei Mandamenti e della Cupola o Provincia, su base regionale. Ma anche nazionale, europea e planetaria. Domenico Salvatore
  

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