Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) 25 dicembre 2013 - Ai nostri inserzionisti, ai collaboratori, alle istituzioni, a coloro che hanno reso possibile questo giornale, ai nostri editori, ai colleghi della carta stampata e non, ai disoccupati, ai carcerati, agli orfani, vedove e ragazze-madri, donne-coraggio di questa terra come Angela Corica, ai pensionati, a tutti gli ‘homines bonae voluntatis’, alle casalinghe, ai ‘diversamente abili’, agli operai e via di sèguito
BUON NATALE 2013, FELICE ANNO 2014 AI NOSTRI LETTORI SOVRANI
Domenico Salvatore
Eccoci al consueto appuntamento con i nostri lettori e con le nostre lettrici sovrani; allo scambio di auguri in occasione delle festività natalizie. Da dove incominciare stavolta, se non dalla crisi economica che ci sta cambiando la vita, usi, costumi e tradizioni. In Italia, nel mondo è in atto una metamorfosi.
Molte cose si stanno trasformando nel Bel Paese, che gli extra-comunitari continuano a vedere come un nuovo Eldorado. In realtà una nazione sull’orlo di una crisi di nervi e dalle possibili conseguenze imprevedibili. S’impone una riflessione. La crisi economica, i tempi grami di vacche magre, spighe vuote, pauperismo, austerity, fanno scoprire alla gente il senso della famiglia, che aveva perso colpi negli ultimi decenni, del sacro e del divino. Si riscoprono gli antichi mestieri e non è una fiction collegata al presepio vivente. Il “riccippu”, cioè l’usanza di buttare se non gettare via dalla finestra, le vecchie “ciabatte”, non si usa più; o, si usa poco. Un paio di scarpe sgangherate e stomaiate, prima della crisi non venivano mai risuolate. Finivano regolarmente n discarica e nell’ipotesi migliore nei cassonetti differenziati.
Ora invece, si va anche due volte dal ciabattino, se non tre. Non esiste più, che una persona compri in media, un paio ogni due mesi. Una famiglia di due genitori e tre figli, si combinava con trenta paia di scarpe l’anno. Si poteva aprire un negozio sul Corso Garibaldi. Cappotti, soprabiti, pastrani, paltò, impermeabili, giacconi, “trequarti” vengono tirati fuori dagli armadi e riparati dal vecchio sarto; che ancora resiste eroicamente, se non stoicamente, sulla breccia; ma sarebbe più opportuno dipingerla come “barricata”; oppresso da un pacchetto di balzelli, tasse ed imposte che lo fanno stare in apnea. Pronto a tirare le cuoia. Come si faceva una volta. I negozi di generi alimentari e diversi, hanno ripreso a vendere sacchi di carbone a ritmo sostenuto. Da usare per il riscaldamento, ma anche per il vecchio ferro da stiro. La bolletta della luce è troppo ‘salata’. Ci si lava con l’acqua fredda, per tenere spento il termosifone o usarlo con molta moderazione. Stesso discorso della lavastoviglie e della lavatrice e gli altri elettrodomestici. Si lava a mano. Come facevano le nostre nonne, le nostre mamme. Oppure, si comprano le stoviglie di plastica:piatti, bicchieri, tovaglioli, coltelli, cucchiai, forchette, tovaglie, fazzoletti ecc. tutto, rigorosamente di carta. La roba di lana non si butta più. Calze, cappellini, maglie, magliette e maglioni, guanti, sciarpe ecc. Semplicemente la si porta alla riparazione, dal “magliaro’.
Non si va più al ristorante od alla tavola calda. Stanno chiudendo i fast food. Le grandi catene di ristoranti, alberghi, hotels, boccheggiano; già da tempo, hanno iniziato la cura dimagrante del personale. Stesso discorso per i super-market, mini-market, bottegoni. Vanno di moda i mercatini rionali e settimanali, ma devono accontentarsi di quel che passa il convento. Si sentiva mai il ritornello dell’arrotino passare e spassare di rione in rione, di quartiere in quartiere, fin sotto il balcone. Si ripara di tutto, vecchie macchine da cucire, cucina a gas, forbici e coltelli, ombrelli ed ombrellini. C’è la riscoperta della bicicletta. Ecco un negozio che “tira”, sebbene oberati dalle “mazzette di Stato”. Il caro benzina, sta facendo strage di macchine e motorini.
La popolazione, sta scoprendo il treno, il pulman, la macchina in comune; specialmente per impiegati ed insegnanti, ma anche per gli operai. Una specie di franchising. C’è il crollo delle assicurazioni. Le agenzie collegate, avevano in pianta stabile, sino a sei sette impiegati, ridotti oramai anche di due terzi. Oneri fiscali, che sarà mai!?!?!? Il crollo degli affitti è fisiologico. Si tira la cinghia, in attesa dei tempi migliori; se verranno. Lo scetticismo, la sfiducia, lo scoramento tracimano e debordano. La gente, non ce la fa più a pagare le tasse. Si pagano quelle che si possono onorare, poi si va dall’avvocato, dal commercialista, dal ragioniere. Diluire, differire, rinviare sembrano essere diventati “verbi” inevitabili ed alla fine ‘comodi’. Ma bisogna pur mangiare, per vivere; anzi sopravvivere. Ed allora, fanno affari d’oro i negozi di frutta e verdura. Meglio se in un “buco” o budello con finestra sul cortile; altrimenti il fisco ti spennella, ti rade e ti sbuccia meglio dei pelati. Servito di barba, shampo, frizione, sapone e capelli Chi ha un orto per piantare sementi è ricco senza saperlo…sciuppa e jhanta. La nonna è tornata al forno a legna o fascine. Buono per il pane “fresco” o biscotto; ma anche per le castagne, per i fichi, per i petrali, lo stomatico, i dolci pasquali, la pasta al forno, i cuddhuraci, i ‘nguti ecc.
C’è la rivincita dell’artigianato sull’industria. Sebbene l’uno e l’altra, debbano fare i conti con la burocrazia, con le tasse, i balzelli, le imposte centrali e periferiche, la giungla delle vessazioni. Va scomparendo il ‘cuscinetto’ del ceto medio. O si è ricchi (pochi) o si è poveri (assai). C’è la consapevolezza o la presa di coscienza che nei Comuni, quasi tutti sciolti per mafia o tra le spire della mafia, dove oramai regna la corruzione e l’illegalità è diffusissima a macchia d’olio, serva fare piazza pulita e ‘mandare’ gente pulita, onesta, corretta ed incorruttibile, competente e professionale, se non esperta in economia. Stesso discorso, alla Provincia, alla Regione ed al Parlamento.
Ci viene in mente una vecchia canzone di Nino Ferrer…”Ho piantato vino e sigarette/lo sai perchè/e non ci vedo e risparmio gli occhiali/tutto per te/vivo solo col mensile/di impiegato comunale/spacco lira spacco soldo/e mi spacco pure me/mi arrovello e mi arrabatto/per accontentare te/e tu invece te la intendi/col padrone di un caffè/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci Agata/guarda stupisci/com‘è ridotto questo uomo per te/ho comperato un orologio inglese/tre anni fa/e son tre anni che mi si è guastato/e che non va/sto vestito grigio scuro/ha cambiato di colore/e si e fatto verde chiaro/era quello di papà/e mi ha detto il vecchio sarto/non lo posso rivoltare/l‘ho già troppo rivoltato/e più di questo non si fa/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci agata/guarda stupisci/com’è ridotto quest’ uomo per te/ho ridotto il pasto giornaliero/sempre per te/la mattina soltanto un bicchier d acqua/senza caffè/vengo a casa e non ti trovo/e la chiave e dal portiere/dove e andata mah a ballare/mi commuovo e penso che/giocavamo a scopa insieme/ogni sera dopo il the/ora faccio un solitario guardo in cielo/e penso a te/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci agata/guarda stupisci/com ‘è ridotto questo uomo per te/”.
Anche il rapporto con Dio, la Madonna, i santi, sta cambiando. Al di là del messaggio profondo, attuale, efficiente ed efficace di papa Francesco, che pare ispirato dal Padreterno. Si sente l’eco, specie nei paesi del suono romantico e melodioso di organetto e tamburello, chitarra e fisarmonica, banjo e mandolino. Un tuffo nel passato, che non guasta mai. Ti aiuta a superare le trappole del presente, in attesa del futuro, che economisti, finanzieri e politici (ma non tutti sono: falsi fin dalla nascita, ingannatori per vocazione e menzogneri di professione).
“Gl’Italiani, spenderanno 97 euro per imbandire le tavole del pasto più importante del Natale che il 92% consumerà a casa propria con parenti o amici. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti che mette in evidenza come il tradizionale pranzo e cenone di Natale quest'anno sarà all'insegna della riscoperta dei piatti del passato, con preparazione casalinga delle ricette della tradizione prevalentemente con i prodotti del territorio locali e made in Italy; al ristorante andrà appena il 3% degl’Italiani. Nel dettaglio, sottolinea la Coldiretti, il 16% delle famiglie spenderà dai 30 ai 50 euro, il 41% tra i 50 e i 100 euro, il 30% tra i 100 e i 200 euro e una minoranza del 6% si manterrà sopra i 200 euro. Il 57% degli italiani prevede di spendere come lo scorso anno per la tavola di Natale, mentre il 25% pensa di tagliare fino alla metà della spesa e solo per il 4% il budget per pranzi e cenoni sarà meno della metà dello scorso anno. Al contrario, precisa la Coldiretti, c'è un 12% che prevede di spendere di più per il menu della festa più importante dell'anno.
L’occasione è propizia per formulare gli auguri, diretti ai nostri lettori sovrani, tutti compresi, nessuno escluso. In modo particolare a coloro con i quali abbiamo rapporti e relazioni di lavoro abbastanza vicini e frequenti. La Prefettura, la Questura ed i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e dei Vigili Urbani, della DIA, del CFS, della Polizia Provinciale e Penitenziaria, alle Compagnie ed alle Stazioni, delle Capitanerie di porto, della Croce Rossa, dell’Esercito, Aeronautica e Marina, Comuni, anti, associazioni, volontariato, Province, Regioni e Governo Centrale.
Ci sono i vari Pino D’Amico, il deus ex machina di “Reggio Press”; un blog che è riuscito a ricavarsi un ottimo spazio nel panorama editoriale, non solo calabrese, noto per la sua serietà personale e professionale. Giuseppe Campisi da Polistena attento e puntuale nell'Informazione. C’è Cosimo Sframeli. Ci sono i responsabili delle forze di polizia come il questore Nicolò Guido Longo, i colonnelli: Alessandro Barbera, Lorenzo Falferi, Gianfranco Ardizzone, Giorgio Maria Borrelli, Emanuele Franculli, Domenico Crupi ed il capitano di Vascello, Gaetano Martinez; il vescovo di Reggio e Bova, Giuseppe Fiorini Morosini.
Pure l’ex direttore de L’Ora di Calabria, il coraggioso se non temerario, Piero Sansonetti, che ha divorziato da questa terra di Calabria, dopo quasi quattro anni di prima linea nella zona di frontiera. Ma non è stato cacciato. Non c’è nessun ‘promoveatur ut amoveatur’. Com’era successo pure, per il precedente direttore, Paolo Pollichieni. Non ci sono più le condizioni, sic et simpliciter.
Per il nuovo responsabile Luciano Regolo e l’editore Alfredo Citrigno gli auguri sono tripli. C’è tanto bisogno di informazione in questa terra per vincere la scommessa dell’isolamento socioeconomico, politico e culturale e dell’anonimato scandaloso.
Ma ci sia consentito soprattutto di ringraziare i nostri editori Bruna Italia Massara, Antonella e Luigi Palamara, per la fiducia conferitaci per il settimo anno consecutivo; a cui va la nostra stima incondizionata e totale e gratitudine. A loro, va l’augurio di un sereno Natale ed un 2014 carico di soddisfazioni. Hanno resistito al canto delle sirene e son rimasti in questa Calabria, imperterriti ed incrollabili, nonostante le trappole quotidiane e gli agguati economici, senza contratto, lettera, telegramma, e-mail, fax o telefonata. Con affetto smisurato ed incondizionato.
Il direttore
BUON NATALE 2013, FELICE ANNO 2014 AI NOSTRI LETTORI SOVRANI
Domenico Salvatore
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Il Direttore Responsabile di MNews.IT, Domenico Salvatore |
Molte cose si stanno trasformando nel Bel Paese, che gli extra-comunitari continuano a vedere come un nuovo Eldorado. In realtà una nazione sull’orlo di una crisi di nervi e dalle possibili conseguenze imprevedibili. S’impone una riflessione. La crisi economica, i tempi grami di vacche magre, spighe vuote, pauperismo, austerity, fanno scoprire alla gente il senso della famiglia, che aveva perso colpi negli ultimi decenni, del sacro e del divino. Si riscoprono gli antichi mestieri e non è una fiction collegata al presepio vivente. Il “riccippu”, cioè l’usanza di buttare se non gettare via dalla finestra, le vecchie “ciabatte”, non si usa più; o, si usa poco. Un paio di scarpe sgangherate e stomaiate, prima della crisi non venivano mai risuolate. Finivano regolarmente n discarica e nell’ipotesi migliore nei cassonetti differenziati.
Ora invece, si va anche due volte dal ciabattino, se non tre. Non esiste più, che una persona compri in media, un paio ogni due mesi. Una famiglia di due genitori e tre figli, si combinava con trenta paia di scarpe l’anno. Si poteva aprire un negozio sul Corso Garibaldi. Cappotti, soprabiti, pastrani, paltò, impermeabili, giacconi, “trequarti” vengono tirati fuori dagli armadi e riparati dal vecchio sarto; che ancora resiste eroicamente, se non stoicamente, sulla breccia; ma sarebbe più opportuno dipingerla come “barricata”; oppresso da un pacchetto di balzelli, tasse ed imposte che lo fanno stare in apnea. Pronto a tirare le cuoia. Come si faceva una volta. I negozi di generi alimentari e diversi, hanno ripreso a vendere sacchi di carbone a ritmo sostenuto. Da usare per il riscaldamento, ma anche per il vecchio ferro da stiro. La bolletta della luce è troppo ‘salata’. Ci si lava con l’acqua fredda, per tenere spento il termosifone o usarlo con molta moderazione. Stesso discorso della lavastoviglie e della lavatrice e gli altri elettrodomestici. Si lava a mano. Come facevano le nostre nonne, le nostre mamme. Oppure, si comprano le stoviglie di plastica:piatti, bicchieri, tovaglioli, coltelli, cucchiai, forchette, tovaglie, fazzoletti ecc. tutto, rigorosamente di carta. La roba di lana non si butta più. Calze, cappellini, maglie, magliette e maglioni, guanti, sciarpe ecc. Semplicemente la si porta alla riparazione, dal “magliaro’.
Non si va più al ristorante od alla tavola calda. Stanno chiudendo i fast food. Le grandi catene di ristoranti, alberghi, hotels, boccheggiano; già da tempo, hanno iniziato la cura dimagrante del personale. Stesso discorso per i super-market, mini-market, bottegoni. Vanno di moda i mercatini rionali e settimanali, ma devono accontentarsi di quel che passa il convento. Si sentiva mai il ritornello dell’arrotino passare e spassare di rione in rione, di quartiere in quartiere, fin sotto il balcone. Si ripara di tutto, vecchie macchine da cucire, cucina a gas, forbici e coltelli, ombrelli ed ombrellini. C’è la riscoperta della bicicletta. Ecco un negozio che “tira”, sebbene oberati dalle “mazzette di Stato”. Il caro benzina, sta facendo strage di macchine e motorini.
La popolazione, sta scoprendo il treno, il pulman, la macchina in comune; specialmente per impiegati ed insegnanti, ma anche per gli operai. Una specie di franchising. C’è il crollo delle assicurazioni. Le agenzie collegate, avevano in pianta stabile, sino a sei sette impiegati, ridotti oramai anche di due terzi. Oneri fiscali, che sarà mai!?!?!? Il crollo degli affitti è fisiologico. Si tira la cinghia, in attesa dei tempi migliori; se verranno. Lo scetticismo, la sfiducia, lo scoramento tracimano e debordano. La gente, non ce la fa più a pagare le tasse. Si pagano quelle che si possono onorare, poi si va dall’avvocato, dal commercialista, dal ragioniere. Diluire, differire, rinviare sembrano essere diventati “verbi” inevitabili ed alla fine ‘comodi’. Ma bisogna pur mangiare, per vivere; anzi sopravvivere. Ed allora, fanno affari d’oro i negozi di frutta e verdura. Meglio se in un “buco” o budello con finestra sul cortile; altrimenti il fisco ti spennella, ti rade e ti sbuccia meglio dei pelati. Servito di barba, shampo, frizione, sapone e capelli Chi ha un orto per piantare sementi è ricco senza saperlo…sciuppa e jhanta. La nonna è tornata al forno a legna o fascine. Buono per il pane “fresco” o biscotto; ma anche per le castagne, per i fichi, per i petrali, lo stomatico, i dolci pasquali, la pasta al forno, i cuddhuraci, i ‘nguti ecc.
C’è la rivincita dell’artigianato sull’industria. Sebbene l’uno e l’altra, debbano fare i conti con la burocrazia, con le tasse, i balzelli, le imposte centrali e periferiche, la giungla delle vessazioni. Va scomparendo il ‘cuscinetto’ del ceto medio. O si è ricchi (pochi) o si è poveri (assai). C’è la consapevolezza o la presa di coscienza che nei Comuni, quasi tutti sciolti per mafia o tra le spire della mafia, dove oramai regna la corruzione e l’illegalità è diffusissima a macchia d’olio, serva fare piazza pulita e ‘mandare’ gente pulita, onesta, corretta ed incorruttibile, competente e professionale, se non esperta in economia. Stesso discorso, alla Provincia, alla Regione ed al Parlamento.
Ci viene in mente una vecchia canzone di Nino Ferrer…”Ho piantato vino e sigarette/lo sai perchè/e non ci vedo e risparmio gli occhiali/tutto per te/vivo solo col mensile/di impiegato comunale/spacco lira spacco soldo/e mi spacco pure me/mi arrovello e mi arrabatto/per accontentare te/e tu invece te la intendi/col padrone di un caffè/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci Agata/guarda stupisci/com‘è ridotto questo uomo per te/ho comperato un orologio inglese/tre anni fa/e son tre anni che mi si è guastato/e che non va/sto vestito grigio scuro/ha cambiato di colore/e si e fatto verde chiaro/era quello di papà/e mi ha detto il vecchio sarto/non lo posso rivoltare/l‘ho già troppo rivoltato/e più di questo non si fa/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci agata/guarda stupisci/com’è ridotto quest’ uomo per te/ho ridotto il pasto giornaliero/sempre per te/la mattina soltanto un bicchier d acqua/senza caffè/vengo a casa e non ti trovo/e la chiave e dal portiere/dove e andata mah a ballare/mi commuovo e penso che/giocavamo a scopa insieme/ogni sera dopo il the/ora faccio un solitario guardo in cielo/e penso a te/Agata tu mi capisci Agata/tu mi tradisci agata/guarda stupisci/com ‘è ridotto questo uomo per te/”.
Anche il rapporto con Dio, la Madonna, i santi, sta cambiando. Al di là del messaggio profondo, attuale, efficiente ed efficace di papa Francesco, che pare ispirato dal Padreterno. Si sente l’eco, specie nei paesi del suono romantico e melodioso di organetto e tamburello, chitarra e fisarmonica, banjo e mandolino. Un tuffo nel passato, che non guasta mai. Ti aiuta a superare le trappole del presente, in attesa del futuro, che economisti, finanzieri e politici (ma non tutti sono: falsi fin dalla nascita, ingannatori per vocazione e menzogneri di professione).
“Gl’Italiani, spenderanno 97 euro per imbandire le tavole del pasto più importante del Natale che il 92% consumerà a casa propria con parenti o amici. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti che mette in evidenza come il tradizionale pranzo e cenone di Natale quest'anno sarà all'insegna della riscoperta dei piatti del passato, con preparazione casalinga delle ricette della tradizione prevalentemente con i prodotti del territorio locali e made in Italy; al ristorante andrà appena il 3% degl’Italiani. Nel dettaglio, sottolinea la Coldiretti, il 16% delle famiglie spenderà dai 30 ai 50 euro, il 41% tra i 50 e i 100 euro, il 30% tra i 100 e i 200 euro e una minoranza del 6% si manterrà sopra i 200 euro. Il 57% degli italiani prevede di spendere come lo scorso anno per la tavola di Natale, mentre il 25% pensa di tagliare fino alla metà della spesa e solo per il 4% il budget per pranzi e cenoni sarà meno della metà dello scorso anno. Al contrario, precisa la Coldiretti, c'è un 12% che prevede di spendere di più per il menu della festa più importante dell'anno.
L’occasione è propizia per formulare gli auguri, diretti ai nostri lettori sovrani, tutti compresi, nessuno escluso. In modo particolare a coloro con i quali abbiamo rapporti e relazioni di lavoro abbastanza vicini e frequenti. La Prefettura, la Questura ed i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e dei Vigili Urbani, della DIA, del CFS, della Polizia Provinciale e Penitenziaria, alle Compagnie ed alle Stazioni, delle Capitanerie di porto, della Croce Rossa, dell’Esercito, Aeronautica e Marina, Comuni, anti, associazioni, volontariato, Province, Regioni e Governo Centrale.
Ci sono i vari Pino D’Amico, il deus ex machina di “Reggio Press”; un blog che è riuscito a ricavarsi un ottimo spazio nel panorama editoriale, non solo calabrese, noto per la sua serietà personale e professionale. Giuseppe Campisi da Polistena attento e puntuale nell'Informazione. C’è Cosimo Sframeli. Ci sono i responsabili delle forze di polizia come il questore Nicolò Guido Longo, i colonnelli: Alessandro Barbera, Lorenzo Falferi, Gianfranco Ardizzone, Giorgio Maria Borrelli, Emanuele Franculli, Domenico Crupi ed il capitano di Vascello, Gaetano Martinez; il vescovo di Reggio e Bova, Giuseppe Fiorini Morosini.
Pure l’ex direttore de L’Ora di Calabria, il coraggioso se non temerario, Piero Sansonetti, che ha divorziato da questa terra di Calabria, dopo quasi quattro anni di prima linea nella zona di frontiera. Ma non è stato cacciato. Non c’è nessun ‘promoveatur ut amoveatur’. Com’era successo pure, per il precedente direttore, Paolo Pollichieni. Non ci sono più le condizioni, sic et simpliciter.
Per il nuovo responsabile Luciano Regolo e l’editore Alfredo Citrigno gli auguri sono tripli. C’è tanto bisogno di informazione in questa terra per vincere la scommessa dell’isolamento socioeconomico, politico e culturale e dell’anonimato scandaloso.
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Antonella e Bruna |
Ma ci sia consentito soprattutto di ringraziare i nostri editori Bruna Italia Massara, Antonella e Luigi Palamara, per la fiducia conferitaci per il settimo anno consecutivo; a cui va la nostra stima incondizionata e totale e gratitudine. A loro, va l’augurio di un sereno Natale ed un 2014 carico di soddisfazioni. Hanno resistito al canto delle sirene e son rimasti in questa Calabria, imperterriti ed incrollabili, nonostante le trappole quotidiane e gli agguati economici, senza contratto, lettera, telegramma, e-mail, fax o telefonata. Con affetto smisurato ed incondizionato.
Il direttore
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