Esattamente 33 anni fa, nella cittadina messicana di Ciudad Juárez si
spegneva uno dei volti più conosciuti di Hollywood, Steve McQueen.
Il suo sguardo che poteva apparire alle volte provocatore, alle volte sfacciato
altre volte ancora complesso ed introverso, resta nel cuore degli appassionati
di cinema di tutto il mondo, così come è ancora vivido il ricordo di quella
morte che a molti apparve improvvisa a soli 50 anni.
Di Steve McQueen rimarranno nella storia pellicole come Lassù qualcuno
mi ama del 56, I magnifici sette del 60, La grande fuga del 63 e Cincinnati Kid
del 65.
Quest’ultima viene ritenuta da tanti la miglior elaborazione
cinematografica di sempre relativa al mondo dei
giochi di poker. Per chi non
conoscesse bene la trama basti sapere che Cincinnati Kid è una commedia
ambientata nell’America degli anni 30 post grande crisi, ed in particolare
nella città di Cincinnati.
Tempi economicamente difficili in cui in molti si arrangiano come
possono. Non fa eccezione il protagonista della storia, ovvero il personaggio
egregiamente interpretato da Steve McQueen che racimola denaro come può tra una partita e l’altra fino a sfidarsi
con Lancey, uno dei migliori giocatori di poker della città.
Di lì il racconto si dipana secondo il classico schema dell’eterna
lotta del più giovane contro l’anziano, la spavalderia delle gioventù contro l’esperienza
controllata della persona più matura.
Un quadretto che rimane sempre affascinante e tiratissimo con una
suspence che non abbandona mai la scena in cui i due protagonisti si danno
battaglia a suon di bluff, sperando nei favori della buona sorte ed arrangiando
al meglio le proprie mosse sul tavolo a colpi di cuori, quadri, fiori e picche.
Un piccolo capolavoro cinematografico ma anche uno dei pezzi più
avvincenti per chi il poker lo pratica per davvero e che ritrova in questo
spezzone situazioni ed emozioni molto vicine a quelle del mondo reale.
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