Editors Choice

3/recent/post-list

San Lorenzo La scomparsa del pensionato Lorenzo Tripodi, un difensore del paese e dei valori morali

La caduta da un albero è stata fatale. Lo hanno ritrovato senza vita, i Carabinieri. L’anziano, non sapeva darsi pace per l’abbandono del borgo natio da parte degli abitanti che lui chiamava “traditori della patria”. Ma Giovanni Pascoli, che studiava a Messina, visitò l’olmo piantato in piazza (miracolosamente sopravvissuto) da Ludovico Abenevoli, uno dei tredici cavalieri della storica “Disfida di Barletta”?
SAN LORENZO (RC), ANCHE LORENZO TRIPODI SE N’Ể ANDATO, VITTIMA DI UNA DISGRAZIA
Domenico Salvatore

SAN LORENZO (Reggio Calabria). Lo incontravamo, seduto in piazza assieme alle altre “sentinelle”, quando salivamo al vecchio storico borgo, tante volte, da cui si domina tutta la vallata del Tuccio-Melito e parte dell’Amendolea. Qualche altra volta, a Melito sul Corso Garibaldi. San Lorenzo, uno spettacolo della natura, abbandonato in balìa delle onde…Tuonava contro gli amministratori che non riuscivano a garantire i servizi di prima necessità; a cominciare dall’acqua, ma si scagliava contro coloro che (sia pure per ragioni oggettive), erano costrette a scendere a valle…”Traditori della Patria”, sbottava, con quale coraggio avete abbandonato la vostra San Lorenzo, che vi ha dato i natali; dove riposano le anime sante dei vostri padri, avi, bisavi e trisavoli; dove insiste la memoria storica, le piazzette, le strade, le chiese, il castello, il borgo, le case, la posta, la scuola, la farmacia, il Comune, il cimitero, l’asilo, le suore, la caserma, il fotografo. Tutto finito?”. Non sapeva rassegnarsi all’abbandono delle contrade; delle campagne, che davano da mangiare, che producevano reddito, che sfornavano medici, ingegneri, architetti, professori, avvocati, preti, impiegati. Purtroppo, la politica delle coste, a tutto danno di quella delle aree interne, si è rivelata vincente. La pedemontana grecanica unico e solo rimedio, per salvare capra e cavoli è rimasta al palo. Partendo da Reggio Calabria attraverso Fossato e Bagaladi avrebbe potuto raggiungere San Lorenzo e rilanciarlo.

Con i fondi europei, facili da conquistare, con un progetto serio ed inoppugnabile, difficili da spendere, questo è il colmo dell’ironia e dell’incapacità governativa, se non politico-amministrativa. Manca la volontà politica, come si diceva una volta. La collera e l’ira lo “lavorava” dentro. Lo obbligava ad andare fuori giro. Gli anziani, sono la forza dei giovani, sosteneva un arguto politico, al microfono di una campagna elettorale. Non solo per il finanziamento familiare, dapprima con lo stipendio e poi con la pensione, ma soprattutto con i consigli utili e necessari ed il ruolo insostituibile, prezioso e funzionale di nonno e di baby-sitter. Un banale incidente agricolo. La caduta da un albero; quando i muscoli non sono più quelli di un ventenne, se l’è portato via… In Paradiso ti accompagnino gli angeli,/al tuo arrivo ti accolgano i martiri,/e ti conducano nella santa Gerusalemme./Ti accolga il coro degli angeli,/e con Lazzaro povero in terra/tu possa godere il riposo eterno nel cielo./Io sono la risurrezione e la vita./Chi crede in me anche se muore vivrà;/e chiunque vive e crede in me,/non morrà in eterno./Apritemi le porte della giustizia:/entrerò e renderò grazie al Signore./Questa è la porta del Signore/per essa entrano i giusti./Celebrate il Signore, perché è buono;/perché eterna è la sua misericordia./. Se non…”Nelle tue mani, Padre clementissimo, /consegniamo l’anima  del nostro fratello Lorenzo/ con la sicura speranza che risorgerà nell’ultimo giorno/insieme a tutti i morti in Cristo./Ti rendiamo grazie, o Signore,/per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,(come segno della tua bontà/e della comunione dei santi in Cristo./Nella tua misericordia senza limiti,/aprigli le porte del paradiso;/e a noi che restiamo quaggiù/dona la tua consolazione con le parole della fede,/fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,/potremo vivere sempre con te nella gioia eterna./Per Cristo nostro Signore./”.

Sta per arrivare la festa di San Lorenzo. Quanti ricordi! Un inguaribili pascoliano, insisteva che il poeta, che aveva studiato a Messina, fosse salito a San Lorenzo per vedere l’olmo, piantato da Ludovico Abenavoli, uno dei tredici della storica “Disfida di Barletta”. E che in quell’occasione, si sia ispirato per scrivere la storica poesia…”San Lorenzo, io lo so perché tanto/di stelle per l'aria tranquilla/arde e cade, perché si gran pianto/nel concavo cielo sfavilla./Ritornava una rondine al tetto:/l'uccisero: cadde tra i spini;/ella aveva nel becco un insetto:/la cena dei suoi rondinini./Ora è là, come in croce, che tende/quel verme a quel cielo lontano;/e il suo nido è nell'ombra, che attende,/che pigola sempre più piano./Anche un uomo tornava al suo nido:/l'uccisero: disse: Perdono;/e restò negli aperti occhi un grido:/portava due bambole in dono./Ora là, nella casa romita,/lo aspettano, aspettano in vano:/egli immobile, attonito, addita/le bambole al cielo lontano./E tu, Cielo, dall'alto dei mondi/sereni, infinito, immortale,/oh! d'un pianto di stelle lo inondi/quest'atomo opaco del Male!/.

Tuttavia non c’è nessuna conferma a sostegno dell’illazione. Nessuna ricerca probante. Alle stelle “sfilanti”, alle comete che saettavano, si affidava un desiderio…Vorrei che il paese sopravvivesse; che il nonno malato guarisse; che il padre trovasse lavoro; che la sorella trovasse marito; che il figlio si laureasse. Erano questi i veri valori che animavano i laurentini…l’amore per la famiglia; il coraggio di affrontare la vita; l’amicizia basata sulla stima, la coerenza, la sincerità; l’onore, l’onestà, la libertà, la democrazia, la giustizia, la legalità ed altre …quisquilie e pinzillacchere.  D’estate per incanto si popola. Ma resiste ancora qualche inguaribile vecchierello, con la stufa ed il venticello ed una timida carezza; ancorato al “cimitero degli elefanti”, in attesa della ‘chiamata’. Salendo in macchina, incontriamo dei cipressi che ovviamente non sono come i celebrati di Bolgheri… Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! —/— Che vuoi che diciam dunque al cimitero/corteo nero/Che brontolando in fretta in fretta va./ Di cima al poggio allor, dal cimitero,/Giú de' cipressi per la verde via,/Alta, solenne, vestita di nero/Parvemi riveder nonna Lucia:/ La signora Lucia, da la cui bocca,/Tra l'ondeggiar de i candidi capelli,/La favella toscana, ch'è sí sciocca/Nel manzonismo de gli stenterelli,/Canora discendea, co 'l mesto accento/ De la Versilia che nel cuor mi sta,/Come da un sirventese del trecento,/Piena di forza e di soavità./ O nonna, o nonna! deh com'era bella/Quand'ero bimbo! ditemela ancor,/Ditela a quest'uom savio la novella/Di lei che cerca il suo perduto amor!/ — Sette paia di scarpe ho consumate/Di tutto ferro per te ritrovare:/ Sette verghe di ferro ho logorate/Per appoggiarmi nel fatale andare:/ Sette fiasche di lacrime ho colmate,/Sette lunghi anni, di lacrime amare:/Tu dormi a le mie grida disperate,/E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare./ — Deh come bella, o nonna, e come vera/È la novella ancor! Proprio cosí./E quello che cercai mattina e sera/Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,/Sotto questi cipressi, ove non spero,/ Ove non penso di posarmi piú:/ Forse, nonna, è nel vostro cimitero/ Tra quegli altri cipressi ermo là su./…” Domenico Salvatore

Posta un commento

0 Commenti