Polistena (Reggio Calabria) 19 luglio 2013 - Ora può dirsi ufficiale. Il bellissimo manufatto marmoreo della statua di Santa Lucia in pietra di
Carrara conservata presso la Chiesa dell’Immacolata a Polistena è opera di Pietro Bernini, già padre del più famoso Gian Lorenzo.
La sensazionale conferma è venuta grazie all’opera instancabile di ricerca e studio del direttore del complesso museale e bibliotecario di Polistena nonché presidente del Centro Studi Polistenesi, Giovanni Russo. E sul sagrato dell’antica chiesa si è tenuto l’incontro con la cittadinanza per illustrare compiutamente l’esito degli studi avvalorati anche dalla presenza dell’esperto professor Gianfrancesco Solferino, storico dell’arte. Giovanni Russo era stato imbeccato sul tema da una visita nel 1983 a Polistena dell’emerito professor Francesco Negri Arnolfi che, alla vista della statua, espresse opinione favorevole circa la sua attribuzione al Bernini padre, tanto da stimarla al tempo come ipotesi nel bollettino del Ministero dei beni culturali.
L’evidenza della prova, prevenuta grazie alla sagacia del Russo attraverso approfondite analisi negli archivi di Stato, è consistita nel rinvenimento di un contratto stipulato in Napoli nel 1596 tra la committenza rappresentata da Frà Bernardino Jerace da Polistena e lo stesso scultore fiorentino di istanza nel capoluogo partenopeo, vera fucina del tempo di formidabili artisti. Ed è anche sulla figura del frate francescano polistenese – già oggetto della considerazione di eruditi come il De Lellis, il Girolamo Marafioti ed il Pacicchelli - che si è concentrata l’attenzione degli studiosi che hanno prodotto un excursus honorum della sua vita e del suo straordinario impegno, il quale, divenuto personaggio apicale nell’organigramma religioso del tempo, molto si profuse per la città di Polistena che, proprio in quegli anni, viveva un gran fermento devozionale e dottrinale con la presenza di numerose chiese, conventi ed ordini religiosi che ne stimolavano, altresì influenzandola, la produzione artistica e culturale. Basti pensare che la statua pregevolissima costò, all’epoca, cento ducati (una cifra molto consistente) per far fronte alla quale - i ricercatori hanno informato – i frati dovettero impegnarsi ed escogitarsi con altre cessioni di beni per recuperare le necessarie risorse.
Solferino d’altro canto, ha illustrato con la dovizia propria agli studiosi, tutto il percorso artistico di Pietro Bernini dalla nascita alla scomparsa, documentando come la produzione calabrese sia stata la vera palestra d’arte che gli permise, grazie alle diverse committenze (oltre a Polistena, Morano Calabro, Gerace, Amantea, Saracena e Reggio Calabria) di perfezionare stile e maturità artistica – riscontrabile nella successiva produzione romana alla corte dei papi - che trasmise, per osmosi, al talentuosissimo figlio Gian Lorenzo che gli succederà esplodendo tutta la sua incommensurabile maestria.
Al coro degli entusiasti si sono uniti l’assessore alla cultura Policaro ed il sindaco della città Michele Tripodi, che, attraverso i saluti, ha annunciato importanti lavori di recupero della scalinata prospiciente la chiesa e la villetta a latere, informando oltremodo che proprio a Frà Bernardino sarà intitolata una via cittadina. In chiusura è giunto anche l’intervento del rettore del tempio, don Antonio Scordo, il quale si è augurato che lo scrigno di tesori artistici che Polistena custodisce possa essere divulgato, conosciuto e condiviso al grande pubblico degli amanti della cultura.
Giuseppe Campisi
La sensazionale conferma è venuta grazie all’opera instancabile di ricerca e studio del direttore del complesso museale e bibliotecario di Polistena nonché presidente del Centro Studi Polistenesi, Giovanni Russo. E sul sagrato dell’antica chiesa si è tenuto l’incontro con la cittadinanza per illustrare compiutamente l’esito degli studi avvalorati anche dalla presenza dell’esperto professor Gianfrancesco Solferino, storico dell’arte. Giovanni Russo era stato imbeccato sul tema da una visita nel 1983 a Polistena dell’emerito professor Francesco Negri Arnolfi che, alla vista della statua, espresse opinione favorevole circa la sua attribuzione al Bernini padre, tanto da stimarla al tempo come ipotesi nel bollettino del Ministero dei beni culturali.
L’evidenza della prova, prevenuta grazie alla sagacia del Russo attraverso approfondite analisi negli archivi di Stato, è consistita nel rinvenimento di un contratto stipulato in Napoli nel 1596 tra la committenza rappresentata da Frà Bernardino Jerace da Polistena e lo stesso scultore fiorentino di istanza nel capoluogo partenopeo, vera fucina del tempo di formidabili artisti. Ed è anche sulla figura del frate francescano polistenese – già oggetto della considerazione di eruditi come il De Lellis, il Girolamo Marafioti ed il Pacicchelli - che si è concentrata l’attenzione degli studiosi che hanno prodotto un excursus honorum della sua vita e del suo straordinario impegno, il quale, divenuto personaggio apicale nell’organigramma religioso del tempo, molto si profuse per la città di Polistena che, proprio in quegli anni, viveva un gran fermento devozionale e dottrinale con la presenza di numerose chiese, conventi ed ordini religiosi che ne stimolavano, altresì influenzandola, la produzione artistica e culturale. Basti pensare che la statua pregevolissima costò, all’epoca, cento ducati (una cifra molto consistente) per far fronte alla quale - i ricercatori hanno informato – i frati dovettero impegnarsi ed escogitarsi con altre cessioni di beni per recuperare le necessarie risorse.
Solferino d’altro canto, ha illustrato con la dovizia propria agli studiosi, tutto il percorso artistico di Pietro Bernini dalla nascita alla scomparsa, documentando come la produzione calabrese sia stata la vera palestra d’arte che gli permise, grazie alle diverse committenze (oltre a Polistena, Morano Calabro, Gerace, Amantea, Saracena e Reggio Calabria) di perfezionare stile e maturità artistica – riscontrabile nella successiva produzione romana alla corte dei papi - che trasmise, per osmosi, al talentuosissimo figlio Gian Lorenzo che gli succederà esplodendo tutta la sua incommensurabile maestria.
Al coro degli entusiasti si sono uniti l’assessore alla cultura Policaro ed il sindaco della città Michele Tripodi, che, attraverso i saluti, ha annunciato importanti lavori di recupero della scalinata prospiciente la chiesa e la villetta a latere, informando oltremodo che proprio a Frà Bernardino sarà intitolata una via cittadina. In chiusura è giunto anche l’intervento del rettore del tempio, don Antonio Scordo, il quale si è augurato che lo scrigno di tesori artistici che Polistena custodisce possa essere divulgato, conosciuto e condiviso al grande pubblico degli amanti della cultura.
Giuseppe Campisi
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