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Cinquefrondi, Michele Galimi (Pd): amministrazione Cascarano inconsistente e da Rinascita solo una buriana propagandistica.

Cinquefrondi (Reggio Calabria) 23 luglio 2013 - Il segretario del locale circolo del Partito Democratico, Michele Galimi, rispondendo alle nostre domande ha voluto tirare le somme offrendo la sua visione della fatti e della situazione politica a Cinquefrondi. Risultato? Una bocciatura sonora  dell’operato dell’amministrazione Cascarano e la smitizzazione del progetto Borgo Futuro di Rinascita, liquidato con una stoccata: “Strumentalizzano il nulla a  soli fini elettorali”. 

Segretario, qual è lo stato dell’arte in casa Pd a Cinquefrondi? Che aria tira?
Anche se nati da poco, possiamo felicemente dirci espressione di una sezione pilota dove, in maniera unitaria, discutiamo di obiettivi e strategie politiche. Peraltro, rimanere arroccati sull’idea delle liste civiche era ormai vetusto ed improduttivo. E, per giunta, nel nostro direttivo non esistono cariche, Pensi che io sono stato eletto per acclamazione. 

Il sindaco Cascarano ha più volte parlato dell’imminente inizio di lavori per importi e volumi mai visti a Cinquefrondi, tanto che ne dovrebbero modificare in meglio il volto. Cosa ne pensa?
Sono proclami che sento dal primo giorno del loro insediamento e da allora noto che non è cambiato assolutamente niente. Credo che questa amministrazione si sia caratterizzata per il nulla. Semplicemente, tre anni e mezzo di vani proclami.

Come giudica quindi – da ex-sindaco e dall’alto della sua robusta esperienza amministrativa - l’operato di questa giunta di centrodestra a guida Cascarano?
Negativamente. Credo che abbiano perso il bandolo della matassa. E le pecche  più grosse vengono dal sociale. Siamo un paese alla deriva, non c’è più una comunità. Siamo fermi e non reagiamo. Un isolamento totale, tant’è che la gente ormai è rassegnata. Ed io non ne gioisco affatto.

Si dice che a Cinquefrondi oltre Rinascita non ci sia opposizione…
Questo è uno slogan usato ad arte. Basta andare in giro per il paese per accorgersi di chi fa veramente opposizione e comunicati stampa. Le strumentalizzazioni non ci appartengono. Noi abbiamo cercato il dialogo e la collaborazione con tutti. Il paese ha bisogno di pace sociale non di estremismo senile. Si tratterebbe di fare una vera e propria rivoluzione culturale. E non parlo di ammucchiate né di inciuci.

Un grande attivismo, a favore del paese, lo sta dimostrando proprio Rinascita, attraverso il dispiegamento delle sue iniziative. Borgo Futuro è stata una interessante operazione di recupero di una parte del centro storico già ad un elevato stato di degrado. Com’è possibile che su quei problemi, come in altre questioni a cielo aperto a Cinquefrondi, nessuno ci abbia voluto mettere le mani prima?
Questi interventi dovevano essere compiuti quando gli esponenti di Rinascita ricoprivano cariche assessorili nei cinque anni in cui sono stati chiamati a  governare. Se fossero stati atti di puro volontariato avrebbero avuto pure il nostro plauso, ma non è stato così, visto che hanno voluto amplificare i loro gesti con telecamere e giornalisti. Il dovere delle opposizioni è quello di denunciare agli organi preposti per sollecitarne gli interventi. Loro invece si sono solo voluti beatificare per la pulizia compiuta, strumentalizzando il fatto solo perché, tra poco più di un anno, ci saranno le elezioni. Praticamente, strumentalizzano il nulla a soli fini elettorali…
Sempre in tema di antagonismo, le accuse che le vengono mosse più di frequente sono quelle di aver cambiato casacca partitica numerose volte, di rappresentare la vecchia politica che non vuol cedere il passo, di aver scippato clamorosamente la guida del locale PD dalle mani del suo ex avversario Roselli diventandone – dopo gli accesi contrasti del passato - addirittura segretario, e di non aver saputo mantenere le promesse di rilanciare il paese quando è stato sindaco e ne aveva le possibilità. A queste critiche cosa risponde?
Sono solo calunnie. Non ho mai cambiato casacca. La mia è una storia politica di estrazione socialista ed i miei trascorsi passano attraverso il limbo delle liste civiche. Il mio percorso di approdo al Pd era naturale. E nel Pd non ho scippato niente. E’ stata la vecchia dirigenza a proporre il mio nome per la guida della sezione ed io sono stato eletto per acclamazione, senza voti. Tengo a sottolineare che il tribunale, il Centro di salute mentale, il catasto, l’ETR, sono tutti servizi che ho istituito io unitamente ad una miriade di opere pubbliche ancora visibili. Quelli si, sono stati gli anni della primavera del paese…
Segretario, come Pd, qual è (o quale sarà) la vostra offerta politica per amministrare questa comunità locale?
La nostra idea è quella della partecipazione diretta che allarghi la base, senza gerarchie rigide e senza steccati, anzi cercando di coinvolgere chiunque possa dare un contributo per far sì che si possa davvero essere comunità, senza infingimenti. Peraltro credo sia stucchevole in questo tempo limitarsi a fare elenchi delle opere pubbliche che si realizzeranno…

Cinquefrondi vive ricorrentemente episodi di violenza e micro-criminalità. Perché si è arrivati a questo scadimento? E, secondo lei, è davvero impossibile una inversione di tendenza?
Come politici, noi abbiamo il dovere di leggere i mali che affliggono la nostra comunità ma anche di proporre soluzioni. E a tal proposito, ricordo i centri di aggregazione giovanile e le borse lavoro istituiti durante la mia amministrazione per dare risposte concrete al disagio sociale. E poi il fondamentale rapporto con le scuole, perché credo che il tessuto della nostra comunità sia sano. Non basta denunciare il fenomeno senza poi proporre alternative. Bisogna attivarsi anche per il recupero di tante fasce di emarginati che pure esistono.

Quali sono, a suo avviso, le priorità emergenziali che bisognerebbe - senza indugio -  affrontare a Cinquefrondi?
La questione sociale, senza dubbio. E poi temi come il recupero, l’orgoglio e l’identità. Parole che vorremmo riempire di contenuto. Veda, perdere il preside è stato un fatto gravissimo, anticamera della perdita dell’istituto comprensivo. E poi chi pensa di essere classe dirigente di questo paese non solo non si cura del problema, ma addirittura manda i figli a scuola a Polistena…

Nel corso del tempo, Cinquefrondi ha subìto scippi e disfatte amministrative a catena. Solo per fare qualche esempio: dalla chiusura del vecchio carcere agli  istituti scolastici superiori originariamente destinati qui e poi finiti in paesi limitrofi, dalla deriva della comunità montana al declino del Suap, dal miraggio della pedemontana ancora ferma a qualche pilastro al nuovo liceo musicale di cui ancora non si vede neanche una pietra… Insomma, in questi anni ci si sarà fatti sfuggire più di qualche occasione per evolvere il paese? Ci sono secondo lei, su questi temi, responsabilità politiche - vecchie e nuove - che hanno prodotto più rimpianti che rammarichi?   
Chi fa politica non deve avere la memoria corta. Io da sindaco tenevo a dare a Cinquefrondi l’impronta di città dei servizi perciò mi ero attivato ad istituire ETR, catasto, Suap etc. In questi giorni è in corso di chiusura il Centro di igiene mentale senza che nessuno stia spendendo, per questo, una parola. E quando più di un anno fa lamentammo con un manifesto la possibile chiusura del tribunale, siamo stati accusati di essere sobillatori. Ci hanno tacciati di allarmismo. Anche se ora, in comitato, stiamo lottando contro la chiusura, senza rassegnazione. E poi, personalmente, posso rispondere ed essere giudicato per le azioni politiche dal 1997 al 2005…

Presidente, per finire ed in ragione della sua carica, può dirci qual è lo stato di salute dei parchi italiani e di quello aspromontano in particolare?

Su questi temi vige la politica dell’abbandono totale, in primis da parte del ministero competente. In Calabria con tre parchi nazionali ed uno regionale non si è riusciti a creare una filiera per la valorizzazione dei prodotti di nicchia a marchi Dop o Igp. E’ mancata la promozione del territorio, a partire dalle scuole. Per non parlare della tipicizzazione relativa al settore enogastronomico del tutto ignorato. Ci sarebbe stato bisogno di mettere sul piatto maggiore coraggio e di minori tessere di partito.  

Giuseppe Campisi

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