CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO, CHI HA CORAGGIO MUORE UNA SOLA VOLTA
REGGIO CALABRIA, 19/07/2013 - Ricorre oggi il XXI anniversario dalla morte del giudice Paolo Borsellino, rimasto vittima di un attentato mafioso – in Via Mariano D'Amelio a Palermo – il 19 luglio 1992, unitamente ai giovanissimi uomini della Sua scorta: il caposcorta Agostino Catalano e gli agenti Emanuela Loi – prima donna in divisa uccisa per mano della mafia – Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La strage di Via D'Amelio ha rappresentato uno degli avvenimenti più sconvolgenti della nostra storia ed ha sicuramente toccato la coscienza di molti.
Laureatosi nel 1962 col massimo dei voti all'età di soli 22 anni, Paolo Borsellino divenne nel 1963 il più giovane magistrato d'Italia e cominciò a muovere "i primi passi" nella sezione civile di Enna. Nel 1975, fu trasferito a Palermo, entrando a far parte dell'ufficio istruzione affari penali, guidato dal giudice Rocco Chinnici. Assieme a quest'ultimo, ed al collega nonché amico fraterno Giovanni Falcone, Borsellino – nel 1980 – costituì il pool antimafia , mettendo a punto un'intensa azione penale, volta a contrastare il fenomeno mafioso nella sua globalità. Nel 1987, mentre il maxiprocesso contro Cosa Nostra si avviava alla conclusione, il pool irrogò 19 ergastoli e 2655 anni di reclusione. Borsellino era già un "cadavere che camminava" ed ancor prima della strage di Capaci – in cui perse la vita il magistrato Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta – era stata pianificata la sua uccisione. Borsellino conosceva bene il suo destino, era segnato.. ma nonostante ciò, non si fermò, non si piegò ad alcuna forma di compromesso e continuò – invece – con coraggio e con impegno – ad espletare il proprio dovere, da onesto Servitore dello Stato, sacrificando così la propria vita per gli ideali in cui credeva.
Dobbiamo prendere spunto da questo eroico magistrato e dal suo operato; dobbiamo farne un esempio di vita. Non possiamo rimanere inermi dinanzi alle quotidiane illegalità – quale può essere anche un parcheggio fuori dagli spazi consentiti o l'insudiciamento delle strade cittadine – dinanzi ad azioni più o meno criminose, dinanzi a sistemi deviati. Dobbiamo invece reagire, mostrarci attivi nella lotta a qualsiasi forma di criminalità. Occorre farsi "promotori della legalità" e diffondere quei valori etici che hanno contraddistinto quegli uomini – magistrati e non – che hanno combattuto - sino all'ultimo anelito di vita – per un mondo migliore, lindo e privo di connivenze illecite. Partiamo dal basso e cerchiamo insieme di far riaffiorare le nostre realtà, mantenendo sempre vivo il ricordo dei nostri "padri ideali della legalità".
Maria Luisa Rossello
Coordinatrice "Ammazzateci Tutti" - Città di Reggio Calabria
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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