CASO RUBY: CONDANNATI MORA MINETTI E FEDE, NUOVI 'GUAI" PER BERLUSCONI = GIUDICI TRASMETTONO ATTI PER 33, IN ELENCO LEGALI EX PREMIER - Tutti colpevoli, ma ciascuno a suo modo al processo 'Ruby 2'. Una causa tutt'altro che terminata, e non solo perchè ci sono altri due gradi di giudizio. Il verdetto pronunciato questo pomeriggio dai giudici di Milano ha sì chiuso con una condanna il primo capitolo giudiziario che ha coinvolto Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, ma ha soprattutto aperto un nuovo fronte in cui risulta coinvolto, nuovamente, lo stesso Silvio Berlusconi. Insieme a lui, Piero Longo e Niccolò Ghedini che, oltre a essere i suoi legali, sono anche parlamentari del Pdl. Dopo sette ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Anna Maria Gatto ha dichiarato l'ex direttore del tg4, l'ex agente dei vip e l'ex consigliere regionale colpevoli, condannando i primi due a sette anni con interdizione perpetua dai pubblici uffici e la terza imputata a cinque anni. Mora, in particolare, è stato ritenuto colpevole di tutti reati contestati: induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Per lui la pena tiene conto delle attenuanti generiche che il Tribunale ha riconosciuto solo a lui. Fede è stato assolto dal solo reato di induzione alla prostituzione minorile, mentre Minetti è stata condannata per il solo favoreggiamento alla prostituzione. I tre imputati, assenti alla lettura del dispositivo, sono stati condannati anche a risarcire le parti civili Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil, ma solo per le spese di giudizio: 10mila euro per ciascuna di loro. Stando a quanto riferito oggi dai suoi avvocati, Nicole Minetti si è detta «soddisfatta ma stupefatta per la pena eccessiva». La difesa di Lele Mora riccorerà in appello: «Una condanna pesante, spiace non essere riusciti a distingure la sua posizione da quella degli altri». Quanto a Fede, raggiunto al telefono: «Esprimo - ha spiegato - solidarietà per i giudici, con questa condanna assurda diventerò più celebre».
IL VERDETTO: IN DUE EPISODI PRECISI 'INDIZI DI REITA - Cronaca di una giornata di condanne che passa quasi in secondo piano rispetto a quanto emerso dal dispositivo della sentenza: i giudici di Milano hanno disposto il trasferimento degli atti alla Procura di Milano in relazione agli »indizi di reità« ravvisati in riferimento a 33 soggetti. Tra questi, Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Per loro tre la decisione è stata presa riguardo a quanto accaduto in due date precise: il 6-7 ottobre del 2010 e il 15 gennaio del 2011. Due giornate che riportano a due episodi specifici. Secondo l'accusa, il 6 ottobre, quasi un mese prima che l'indagine diventasse nota alle 'cronachè, sarebbe avvenuto un »controinterrogatorio« della giovane Karima El Mahroug - dopo i verbali resi da lei ai pm - davanti a un misterioso »avvocato«, un »emissario di lui« (come disse, intercettato, Luca Risso,ndr), e a Lele Mora. »Un gravissimo abuso«, lo avevano definito nella requisitoria i magistrati. Il 15 gennaio 2011, invece, le cosiddetto 'olgettinè vennero convocate a Villa San Martino subito dopo le perquisizioni scattate nelle loro abitazioni per una riunione alla presenza dell'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo caso le intercettazioni parlano chiaro: la soubrette Barbara Faggioli dice: »Sono chiamata alle 19, da quanto so dalle intercettazioni emergono cose molto brutte«. Quindi avverte Nicole Minetti: »Mi ha chiamato la segreteria del presidente e mi hanno passato il presidente e mi ha detto di convocare tutte le ragazze per parlare con l'avvocato
RISCHIO DI FALSA TESTIMONIANZA ANCHE PER KARIMA E SUO PADRE - «Inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale», è il commento degli avvocati. «Tali dichiarazioni - hanno aggiunto - sono state raccolte dai difensori con le regole previste dal Codice e alla presenza di persona di fiducia; e con la massima trasparenza sono state immediatamente depositate alla Procura della Repubblica per le verifiche del caso. Ci sono anche Ruby e il padre tra gli altri testimoni per cui i giudici hanno chiesto la trasmissione degli atti in Procura. Il rischio è quello di un'imputazione per falsa testimonianza. Che coinvolgerebbe anche, ad esempio, Iris Berardi e Barbara Guerra, che si erano costituite parti civili al processo per poi rinunciare, Carlo Rossella, Mariano Apicella, l'avvocato Luca Giuliante, Barbara Faggioli e Marystelle Polanco. Chi è davvero soddisfatto dall'esito del processo sono le tre giovani che hanno deciso di raccontare una storia »diversa« delle serate di Arcore, fatta di balletti erotici, strusciamenti riconducibili a quel »sistema prostitutivo« descritto poi dai magistrati e organizzato dai tre imputati per il soddisfacimento dell'ex premier. »Ringrazio -ha detto Chiara Danese- avvocati e giudici per avermi permesso di riconquistare la mia dignità di donna«, mentre Imane Fadil ha sottolineato di aver continuato »per due anni e mezzo a difendermi e andare contro un esercito. Noi siamo quattro gatti, ma oggi sono felice«.
IL VERDETTO: IN DUE EPISODI PRECISI 'INDIZI DI REITA - Cronaca di una giornata di condanne che passa quasi in secondo piano rispetto a quanto emerso dal dispositivo della sentenza: i giudici di Milano hanno disposto il trasferimento degli atti alla Procura di Milano in relazione agli »indizi di reità« ravvisati in riferimento a 33 soggetti. Tra questi, Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Per loro tre la decisione è stata presa riguardo a quanto accaduto in due date precise: il 6-7 ottobre del 2010 e il 15 gennaio del 2011. Due giornate che riportano a due episodi specifici. Secondo l'accusa, il 6 ottobre, quasi un mese prima che l'indagine diventasse nota alle 'cronachè, sarebbe avvenuto un »controinterrogatorio« della giovane Karima El Mahroug - dopo i verbali resi da lei ai pm - davanti a un misterioso »avvocato«, un »emissario di lui« (come disse, intercettato, Luca Risso,ndr), e a Lele Mora. »Un gravissimo abuso«, lo avevano definito nella requisitoria i magistrati. Il 15 gennaio 2011, invece, le cosiddetto 'olgettinè vennero convocate a Villa San Martino subito dopo le perquisizioni scattate nelle loro abitazioni per una riunione alla presenza dell'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo caso le intercettazioni parlano chiaro: la soubrette Barbara Faggioli dice: »Sono chiamata alle 19, da quanto so dalle intercettazioni emergono cose molto brutte«. Quindi avverte Nicole Minetti: »Mi ha chiamato la segreteria del presidente e mi hanno passato il presidente e mi ha detto di convocare tutte le ragazze per parlare con l'avvocato
RISCHIO DI FALSA TESTIMONIANZA ANCHE PER KARIMA E SUO PADRE - «Inviare gli atti ai fini di indagini anche per il presidente Berlusconi e per i suoi difensori è davvero surreale», è il commento degli avvocati. «Tali dichiarazioni - hanno aggiunto - sono state raccolte dai difensori con le regole previste dal Codice e alla presenza di persona di fiducia; e con la massima trasparenza sono state immediatamente depositate alla Procura della Repubblica per le verifiche del caso. Ci sono anche Ruby e il padre tra gli altri testimoni per cui i giudici hanno chiesto la trasmissione degli atti in Procura. Il rischio è quello di un'imputazione per falsa testimonianza. Che coinvolgerebbe anche, ad esempio, Iris Berardi e Barbara Guerra, che si erano costituite parti civili al processo per poi rinunciare, Carlo Rossella, Mariano Apicella, l'avvocato Luca Giuliante, Barbara Faggioli e Marystelle Polanco. Chi è davvero soddisfatto dall'esito del processo sono le tre giovani che hanno deciso di raccontare una storia »diversa« delle serate di Arcore, fatta di balletti erotici, strusciamenti riconducibili a quel »sistema prostitutivo« descritto poi dai magistrati e organizzato dai tre imputati per il soddisfacimento dell'ex premier. »Ringrazio -ha detto Chiara Danese- avvocati e giudici per avermi permesso di riconquistare la mia dignità di donna«, mentre Imane Fadil ha sottolineato di aver continuato »per due anni e mezzo a difendermi e andare contro un esercito. Noi siamo quattro gatti, ma oggi sono felice«.

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