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Curatola, l’ ex sindaco di Bagaladi, interviene con una nota per scongiurare la chiusura degli Uffici Giudiziari a Melito.

Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) 24 maggio 2013 - Fa discutere la prossima chiusura degli uffici del Giudice di Pace di Melito e della sezione staccata del Tribunale di Melito Porto Salvo, frutto sembrerebbe, come per l’Ospedale Tiberio Evoli, di una sommaria analisi costi-benefici.

Va messo agli atti che in questi mesi, gli abitanti di quest’area, stanno fronteggiando con coraggio e prontezza di spirito un momento di profondo disagio a causa di commissariamenti, rifiuti, ospedale e tribunali agonizzanti. Nulla è lasciato al caso o d’ intentato, nei limiti della legalità s’intende,  in difesa dei propri diritti e senza sottrarsi ai doveri: appelli accorati alle istituzioni sia regionali che nazionali, catene umane, proteste simboliche del consesso civico, delle associazioni presenti sul territorio, riunioni dei sindaci per fronteggiare insieme le emergenze, nascita di  movimenti e laboratori.

Le voci di denuncia, se pur  a volte risultate intempestive e non sempre coscienziose, che si levano dalle trincee dell’ onesta gente di Calabria sull’orizzonte del deserto, nei confronti delle istituzioni locali ed italiane, ,sono legittime e legittimate da una costatazione inoppugnabile: in mancanza dei “meccanismi legali”, diritti, sviluppo, dialogo con le istituzioni,  prosperano le organizzazioni criminali!


Di seguito la nota  del dottor Federico Curatola, ex sindaco di Bagaladi:

“Levando tassello dopo tassello, il mosaico delle conquiste ottenute nei dei decenni passati si sta sbriciolando. In barba al decentramento amministrativo propugnato da più parti ed in barba al federalismo, si decide a Roma per tutti, senza considerare le peculiarità dei territori. E’ così per la Sanità, è così per la Scuola, ed è così anche per la Giustizia. Chiudono reparti, chiudono plessi montani, chiudono uffici e tribunali.

E’ ora di fermare questa emorragia. Qualcuno si faccia avanti e presenti un emendamento per chiedere il rinvio della chiusura degli uffici giudiziari di Melito di Porto Salvo.
I parlamentari, il Presidente della Regione, quello della Provincia, insomma qualcuno che chieda al Governo di rinviare la chiusura di modo che avremo un altro anno per dimostrare l’inopportunità di sottrarre un presidio di giustizia su un territorio così vasto e problematico.
La cancellazione di tali uffici rappresenta una potenziale e verosimile paralisi della giustizia con conseguente riverbero sugli uffici centrali già oberati di lavoro ed esposizione al rischio che la durata dei processi si allunghi e sfori i termini della ragionevole durata previsti, con costi esorbitanti per lo Stato.
Anche se nella recente audizione in commissione Giustizia alla Camera, il Ministro Cancellieri ha ribadito che indietro non si torna, pare che alcune situazioni, una per tutte la sede di Tolmezzo, in Friuli, siano in ballo per ottenere un rinvio, sulla base della pressante richiesta da parte dei rappresentanti politici di quei territori.
Spiace constatare la trasversale disattenzione dei parlamentari reggini e della Regione verso questa parte della provincia, che è la più debole e che meriterebbe una considerazione ben diversa, specialmente sotto questi aspetti, legati alla legalità ed alla valenza simbolica di “mantenere” in vita presìdi di giustizia.
C’è ancora tempo, tuttavia, fino al prossimo 28 maggio per la presentazione di possibili emendamenti al testo in discussione.
Perciò sento di lanciare un appello a tutti i rappresentanti affinché difendano la sede distaccata di Melito di Porto Salvo e chiedano al Governo di sospendere il processo di soppressione delle sedi giudiziarie distaccate, soprattutto in territori a rischio”.


L’Area Grecanica pare sempre più  stretta “ tra l’incudine e il martello”. L’attuale meccanismo di tagli strutturali, vedi decentramenti, accorpamenti, commissariamenti e quant’altro se da un lato va ad abbattere i costi sostenuti dallo Stato, o dalle Regioni, e a contrastare l’attività criminale, non sembra tenere in giusto conto i diritti e le esigenze del cittadino, già tartassato da oneri fiscali, e adesso perfino privo dei più elementari punti di riferimento e  sembra ignorare l’ impatto negativo che queste scelte standardizzate comportino, in termini di isolamento e arretramento del paese, una prassi che per di più,  con dati riscontrabili, sembra andare ad alimentare a maggior ragione le famose logiche criminali che si vorrebbero contrastare.

Di Rosalia Francesca Salvatore

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