Editors Choice

3/recent/post-list

Alberto Cisterna: Inserra faccia il nome di tutti quelli che gli hanno passato polpette avvelenate ed io ritirerò le querele

Reggio Calabria 14 maggio 2013 -  Oggi sulla prima pagina del Quotidiano il giornalista dott. Inserra si dichiara vittima di una persecuzione da parte mia. Nel tentativo di dimostrarlo, finisce per litigare con la verità e con la matematica. Sa bene che le querele da me presentate non sono 14, come ha scritto nel suo articolo, ma forse la metà; i rinvii a giudizio a suo carico sono 3 e non 4, di cui solo uno (e non due) deriva da imputazione coatta; le archiviazioni sono 2 e non 8.

Era inevitabile. All’approssimarsi delle prime sentenze innanzi a giudici terzi e imparziali il dr. Inserra, si atteggia a martire della giustizia, come capita di questi tempi.

Non ricordo al giornalista, che ben lo sa, quante falsità abbia scritto sul mio conto in circa due anni di articoli e pubblicazioni varie: una vera e propria campagna di stampa organizzata con l'obiettivo di colpirmi al di là dei fatti e della verità. Rammento solo l’insuperabile lezione di giornalismo contenuta in un articolo che mi attribuiva l'aver fatto indecenti «viaggi di piacere» insieme ad un soggetto in seguito accusato di gravi reati. Una macroscopica bugia ed una mascalzonata, ma il dr. Inserra fregandosene di ogni controllo l’ha "sparata" in prima pagina con centinaia di locandine affisse per le strade della mia città. Come pensa che mi sia sentito in quei giorni e come pensa si siano sentiti i miei amici e familiari e cosa avranno pensato migliaia di ignari lettori del suo giornale.

O dovremmo parlare delle informative di polizia che qualche investigatore compiacente e interessato gli ha passato in questi anni, anch'esse talvolta trapuntate di menzogne. Curiosamente il dr. Inserra si lamenta perché la magistratura di Cosenza - cui dispensa nel suo articolo inammissibili pagelle di professionalità distinguendo tra giudici buoni e giudici cattivi - non gli ha riservato lo stesso trattamento che quella di Reggio ha usato al suo collega del Corriere della sera, mai indagato per la fuga di notizie a mio danno, fino a costringere la Procura generale reggina ad avocare un’indagine mai iniziata.

Ho l’impressione che il giornalista, come dire, si senta abbandonato al proprio destino dopo essere stato utilizzato e quindi all'approssimarsi delle sentenze punti a ribaltare i ruoli di vittima e carnefice nel tentativo di suggestionare la magistratura chiamata a giudicare. Ma la vittima sono io e lui lo sa bene.

Spedisca tutto ciò che vuole dove ritiene opportuno (ho già segnalato per tempo al CSM che avrei agito contro tutte le calunnie in circolazione, come lo stesso CSM esige in questi casi dai magistrati). Ho già detto pubblicamente che avrei denunciato tutti coloro che si sono fatti coinvolgere in una campagna di stampa, lo ripeto, tesa alla mia distruzione e cadenzata sempre con sapienza per condizionare chi avrebbe dovuto prendere decisioni a mio riguardo.

Mi auguro che dinnanzi al giudice l’imputato Inserra faccia il nome di tutti quelli che gli hanno passato polpette avvelenate come quella dei «viaggi di piacere». Se lo farà gli rimetterò le querele, sorvolando sul suo comportamento deontologico. Sarà per lui l'occasione per contribuire a chiarire il disegno costruito contro di me e le sue motivazioni. Tale mio atteggiamento sarà tenuto fermo nei confronti non soltanto del dottor Inserra, con quale non ho mai ingaggiato una battaglia personale, ma con tutti i giornalisti che sono stato costretto a querelare. Cerco tutta la verità, non vendette. Lo devo alla mia famiglia, a me stesso, ai miei amici, a quanti, e non sono pochi, in questi anni si sono affidati al mio scrupolo e alla mia correttezza.

Stia tranquillo, per il resto, sarò io a informare il Procuratore generale di Catanzaro competente per i procedimenti disciplinari a carico dei giornalisti calabresi.

Colgo l’occasione per esprimere ad Inserra la mia solidarietà per il clamoroso furto del proprio computer subito mesi or sono a mano di ignoti delinquenti: se ben ricordo lo aveva purtroppo lasciato incustodito a bordo della propria auto in sosta. Me ne dolgo anche perché di quel computer avevo tempo prima chiesto il sequestro alla magistratura reggina, purtroppo meno tempestiva dei ladri.

Un’ultima cosa, proprio ieri a Cosenza, per l’ennesima volta, il processo a carico del dr. Inserra è stato rinviato perché l'imputato è risultato irreperibile per le notifiche. Abbia la cortesia di farsi trovare Inserra, non tema la valutazione di giudici terzi, è ancora presto per farsi dichiarare irreperibile. Spero ricordi che la prossima udienza è fissata a Cosenza per il 21 maggio, quando sarò interrogato come parte offesa.

Alberto Cisterna


Questo l'articolo del Quotidiano della Calabria di oggi a firma di Michele Inserra.

 «Il magistrato che cerca
di zittirmi con 13 querele»
«Il magistrato che cerca di zittirmi con 13 querele»

Un'aula di tribunale
Un giornalista e le scelte di un magistrato. «Pago la colpa di aver pubblicato notizie e non di averle gestite, come è buona usanza in alcuni ambienti della stampa reggina, tra il silenzio accomodante di tanti. E la cosa più semplice per cercare di zittire un giornalista “libero”, è querelarlo ben 13 volte»

di MICHELE INSERRA

SINORA ho mantenuto un profilo basso sulla vicenda che da lunghi mesi mi vede coinvolto. Sono stato in silenzio e ho continuato a fare il mio lavoro. Ma ora sono stanco di essere vittima di una singolare anomalia. Pago la colpa di aver pubblicato le notizie e non di averle gestite, come è buona usanza in alcuni ambienti della stampa reggina, tra il silenzio accomodante di tanti. E la cosa più semplice da fare per cercare di zittire un giornalista “libero”, che non si limita a pubblicare la velina di turno, sapete quale è? Querelarlo. Mica una volta. Ben tredici querele dalla stessa persona. Caso raro, se non unico in Italia. Querelato non da una persona qualsiasi. Bensì da un magistrato: Alberto Cisterna, l'ex vice dell'allora procuratore nazionale Piero Grasso, oggi presidente del Senato, trasferito dal Csm a fare il giudice a Tivoli, provvisoriamente, per aver agito “al di fuori dei suoi doveri istituzionali”. Non entro nel merito delle varie vicende, né contesto il suo diritto di difesa, che va affrontato nelle sedi deputate a farlo, ma il metodo adottato. Cisterna si è sentito diffamato persino dalle virgole dei miei servizi.

Ebbene, delle tredici querele otto sono state archiviate dalla Procura di Cosenza, anche dopo opposizioni di Cisterna. In quattro circostanze sono stato rinviato a giudizio. Ma non finisce qui. Perché tra i quattro rinvii a giudizio ben due sono stati ottenuti su imputazione coatta richiesta da un gip di Cosenza, a fronte di richieste di archiviazione da parte del pubblico ministero. Anche questo un caso raro, se non unico in Italia. Basti pensare che nel corso dell'anno 2012 alla Procura di Reggio Calabria saranno state al massimo tre-quattro le imputazioni coatte. E tutte a persone legate ad ambienti criminali. Su una querela soltanto attendo ancora l'esito. In Italia la più recente giurisprudenza ritiene che le querele pretestuose, fatte solo per intimidire i giornalisti, possono essere soggette ad una penale per chi le presenta. Non mi fermerà di certo questa azione anomala messa in campo da Cisterna. Naturalmente della vicenda informerò l'Ordine dei giornalisti nazionale, il Consiglio superiore della Magistratura, il presidente del Consiglio Letta e il ministro della giustizia Cancellieri. E' giusto che anche il nuovo procuratore di Reggio, Federico Cafiero de Raho, sappia cosa sta accadendo da tempo. Avrei potuto farlo in camera caritatis, ma preferisco farlo pubblicamente, alla luce del sole. Mi auguro a questo punto che la Legge sia davvero uguale per tutti, e non sia questo solo uno dei tanti slogan. Ringrazio sin da ora quei pm e quei gip della Procura di Cosenza che hanno avuto la professionalità e la determinazione di ritenere tutti uguali davanti alla Legge.

martedì 14 maggio 2013 08:28

Posta un commento

0 Commenti