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Champions League: Un grande Bayern doma la Juventus.

 Mueller (d) festeggia con  Ribery (c) dopo  il 2-0, a sx  Buffon (s)
La prima della classe in Italia esce dal turno di andata dei quarti di Champions League con le ossa rotte.

di Rosario Ligato.

Torino 4 aprile 2013 - Se in Europa il calcio italiano non decolla è per colpa di una cultura calcistica da rifare, la partita tra Bayern e Juventus ha messo in risalto la vera forza del nostro calcio che dopo Monaco ne esce ridimensionato.

La prima della classe in Italia esce dal turno di andata dei quarti di Champions League con le ossa rotte, segno che le big europee sono di un'altra dimensione, di un altro livello, non tanto per la qualità dei singoli, tanto per il gioco espresso dal collettivo.

Sia il Bayern che il Borussia Dortmund hanno prodotto un calcio altamente spettacolare, per non parlare di Real Madrid e Barcellona che nel turno di andata dei quarti hanno dimostrato cosa vuol dire giocare a calcio.

L'attesa di vedere cosa potesse fare la squadra più forte d'Italia contro una vera potenza europea era tanta, purtroppo l'esito non è confortante: la Juve è ancora lontana dall'elite del calcio, questo è il verdetto che ha dato il campo dell'Allianz Arena di Monaco.

Non è stata solo una partita storta per i bianconeri, ci sono ben altri spunti che ci fanno capire come il nostro calcio è rimasto ancorato ai tempi che furono, non possiamo pretendere che le nostre squadre possano competere con le più forti giocando solo di rimessa e a ritmi bassi.

Nel calcio l'intensità recita un ruolo primario, in paesi come Spagna, Germania e Inghilterra i ritmi sono elevatissimi, in Italia solo la Juve gioca un calcio altamente veloce, ma ancora troppo lento se paragonato ai 3 paesi sopra citati.

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello tecnico, l'Italia investe molto poco sulla formazione tecnica nei settori giovanili, le linee guida dettate da Coverciano sono a mio avviso errate. La mentalità è sbagliata, si cerca il risultato anche in una partita di Pulcini o Esordienti quando il vero obiettivo dovrebbe essere la crescita tecnica individuale del bambino.

In Europa si lavora diversamente, già nei piccolini si dà tanta importanza al fattore tecnico coordinativo, si lavora sempre in spazi stretti dove per forza di cose i bambini sono sempre a contatto con la palla e vengono forzate alcune esercitazioni come finta e dribbling, dominio della palla, passaggio e ricezione.

La sconfitta di Monaco è figlia di una serie di componenti che sarebbe difficile da scomporre, ma se vogliamo tornare ad essere competivivi dobbiamo cambiare questa cultura calcistica che per troppi anni ha vissuto di rendita.

Rosario Ligato.

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