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Roma. Antonio Manganelli, un grande uomo, un grande poliziotto, un fedele e benemerito servitore dello Stato

Il capo della Polizia Antonio Manganelli è morto questa mattina. Nato ad Avellino 62 anni fa, era al vertice del Dipartimento di pubblica sicurezza dal 25 giugno 2007. Come capo della Polizia aveva preso il posto di Gianni De Gennaro di cui era stato il vice. Negli anni Ottanta quando prestava servizio al Nucleo Anticrimine della Polizia ha collaborato a lungo con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.Manganelli è deceduto nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato da oltre tre settimane.

ROMA, ANTONIO MANGANELLI ERA UN GRANDE POLIZIOTTO
Sarà allestita alla scuola superiore di polizia la camera ardente per Antonio Manganelli, morto questa mattina all'ospedale S.Giovanni. La camera ardente aprirà alle 14 mentre i funerali dovrebbero tenersi venerdì o sabato. é stato prima un valente investigatore, poi un lungimirante, appassionato, generoso ed efficiente capo della Polizia. Queste sue doti hanno fatto di lui un leader ed é per questo che oggi dai suoi più stretti collaboratori fino all'ultimo agente tutti lo piangono con immenso dolore
Domenico Salvatore

ROMA - 20 marzo 2013- I giornali avevano tutti il “coccodrillo” pronto, da mandare in macchina, appena l’Ansa, l’Agi, Adn Kronos od altra agenzia, avesse dato la notizia del trapasso. I bollettini medici asettici ed impersonali, avevano lasciato poco spazio alla speranza. Quasi niente. Sapevamo anche noi, quasi tutto del poliziotto “numero uno”. Ben al di là di Wikipedia, che comunque svolge un ruolo fondamentale nell’informazione di un certo tipo. Avremmo anche noi aggettivi da sciorinare. Il ruolo adamantino dello scomparso ne facilitava la redazione. Sebbene il curriculum vitae, parli da sé. Al di là dei facili e scontati commenti (“De mortuis nihil nisi bonum”), anche noi, ci uniamo al coro, questa volta concorde, sulla brillante carriera di un uomo cristallino, al servizio della Polizia di Stato; al servizio delle istituzioni. Un poliziotto efficiente, funzionale ed efficace, ma anche dotato di grande umanità, umiltà e dignità. Sostantivi gettonatissimi di questi giorni. Relata refero su papa Bergoglio alias Francesco I. Preferiamo tuttavia rendere omaggio al direttore generale della Pubblica Sicurezza, attraverso una breve, sommaria carrellata di titoli, sottotitoli e sommari della stampa nazionale più in voga…L’Ansa nel suo lancio…Morto Capo della Polizia Antonio Manganelli. Era a vertice Dipartimento di pubblica sicurezza dal 2007. Collaborò con Falcone e Borsellino Il 24 febbraio il capo della Polizia era stato operato d'urgenza per l'asportazione di un edema cerebrale.Antonio Manganelli, nato ad Avellino 62 anni, era al vertice del Dipartimento di pubblica sicurezza dal 25 giugno 2007. Come capo della Polizia aveva preso il posto di Gianni De Gennaro di cui era stato il vice. Negli anni ottanta quando prestava servizio al Nucleo Anticrimine della Polizia ha collaborato a lungo con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
DOMANI CAMERA ARDENTE A SCUOLA SUPERIORE POLIZIA - Sarà allestita alla scuola superiore di polizia la camera ardente per Antonio Manganelli, morto questa mattina all'ospedale S.Giovanni. La camera ardente aprirà alle 14 mentre i funerali dovrebbero tenersi venerdì o sabato.
CANCELLIERI, ERA UN NUMERO UNO - "Era un numero uno come poliziotto e per le sue qualità morali". Così parla il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri del capo della POlizia Antonio Manganelli. "Addio carissimo - scrive il ministro nel suo messaggio di cordoglio - che la terra ti sia lieve".
Conoscevo Antonio Manganelli da tempo e negli anni, da lontano, avevo avuto modo di apprezzare le sue qualità di uomo e di ottimo capo della Polizia. Ma i 16 mesi che abbiamo passato gomito a gomito, sullo stesso piano del Palazzo del Viminale, molto spesso con gli stessi problemi da risolvere mi consentono di dire che Antonio era molto di più e molto meglio", prosegue il ministro Cancellieri. "Purtroppo questi 16 mesi fanno sì che il mio dolore sia ancora più forte e il vuoto ancora più grande. E capisco quale possa essere il senso di sgomento che la sua perdita lascia in chi gli é stato vicino per una vita come la moglie Adriana e la figlia Emanuela - aggiunge - o in chi abbia avuto la fortuna di lavorare con lui anni e anni come i suoi collaboratori ai vertici della Polizia che voglio idealmente abbracciare". "Antonio - dice il ministro chiamando affettuosamente per nome il capo della Polizia - é stato prima un valente investigatore, poi un lungimirante, appassionato, generoso ed efficiente capo della Polizia. Queste sue doti hanno fatto di lui un leader ed é per questo che oggi dai suoi più stretti collaboratori fino all'ultimo agente tutti lo piangono con immenso dolore". "Non solo per il fiuto da poliziotto - prosegue il ministro - non solo per la capacità di dirigere l'imponente macchina alla quale tutti i cittadini italiani affidano la propria sicurezza, non solo per la solida e democratica dedizione che ha saputo mettere al servizio dello Stato. Era un numero uno soprattutto per le qualità morali che erano parte integrante di tutte le cose che ha fatto". "Ed é stato d'esempio per tutti noi - dice ancora il ministro - per il coraggio ,la forza e l'orgoglio con cui ha affrontato il lungo calvario della malattia che lo ha portato a lasciarci". "Personalmente gli sono debitrice per la leale collaborazione che mi ha dato e per il grandissimo e disinteressato aiuto che mi ha offerto in questo lavoro che per me era assolutamente nuovo. Ma - prosegue Cancellieri - é lo Stato italiano ad essere debitore nei confronti di Antonio Manganelli". "Ô lo Stato italiano che oggi lo piange e domani lo saprà onorare degnamente. Il Ministro dell'Interno, con immenso dolore, ringrazia, rimpiange e ricorda Antonio Manganelli. Annamaria vuole abbracciare per l'ultima volta l'amico Antonio", conclude il ministro dell'Interno.
MARONI, CIAO ANTONIO, MAESTRO VITA E AMICO VERO  - "Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore". Lo ha scritto su Twitter Roberto Maroni.
SIULP, GRAZIE CAPO PER QUELLO CHE HAI FATTO - 'Grazie Capo per quello che hai fatto'. Il Siulp, appresa la notizia che il Capo della Polizia Antonio Manganelli è deceduto, esprimono "profondo e sentito cordoglio per la scomparsa di un grande servitore dello Stato e di un uomo che ha fatto della sua vita un esempio di dedizione assoluta al Paese e alla legalità sino agli ultimi giorni della sua vita". "Il Siulp, nello stringersi attorno alla moglie, alla figlia e ai familiari tutti per la gravissima perdita, preferiscono ricordarlo - sottolinea una nota - con l'esempio che egli ha sempre voluto dare alle sue donne, ai suoi uomini e all'Istituzione: tenacia, perseveranza, equilibrio e dedizione senza mai avere tentennamenti o perdere la fede nella missione che il Paese ci ha affidato. Grazie Capo per quello che hai fatto".
SAP, UN GRANDE POLIZIOTTO E UN GRANDE UOMO - "Prima di essere un grande poliziotto, è stato soprattutto un grande uomo". Così Nicola Tanzi, segretario generale del sindacato di polizia Sap, ricorda il capo della polizia, Antonio Manganelli. "La dignità e la forza con le quali Antonio Manganelli ha affrontato quest'ultimo percorso della sua vita, fatto di malattia e dolore - afferma Tanzi - sono il miglior esempio della sua dimensione morale e caratteriale. Perdiamo davvero una guida importante e non sarà facile trovare un sostituto all'altezza". "Per me - continua il segretario del Sap - era un amico. Con lui ho condiviso un ottimo rapporto professionale e personale. Era sempre disponibile al confronto e soprattutto aveva contezza delle esigenze e delle difficoltà dei suoi uomini, della base, perché Manganelli era un poliziotto vero. Esprimo alla sua famiglia le più sincere condoglianze da parte di tutto il Sindacato Autonomo di Polizia".
PREFETTO IZZO, AVEVA LA POLIZIA NEL CUORE - "Aveva la Polizia nel cuore". A commentare così la morte del capo della Polizia, Manganelli, è il suo ex vice vicario Nicola Izzo, dimessosi dopo la vicenda degli appalti al Viminale. "Antonio Manganelli - dichiara Izzo commosso - aveva passione per il suo lavoro, amore per i colori della Polizia, e rispetto per tutti". Izzo dopo aver sottolineato le grandi doti umane di Manganelli ribadisce: "come capo della Polizia ha sempre rincuorato tutti specie nei momenti di crisi peggiori, quando c'era bisogno non solo dell'indirizzo di un capo ma della solidarietà dell'amico". "Ha sempre cercato di agire con equità - conclude Izzo - ricercando ed imponendo regole che tutelassero la Polizia anche dal malvezzo delle pressioni esterne".
CASINI, PIANGO GRANDE SERVITORE DELLO STATO - "Piango un grande servitore dello Stato, un esempio di dedizione al dovere come Antonio Manganelli. Mi unisco all'immenso dolore della sua famiglia e abbraccio idealmente tutti i poliziotti italiani che hanno avuto, in questi anni, una guida forte e sicura". E' quanto dichiara in una nota il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.
CAPEZZONE, VICINI A FAMIGLIA E POLIZIA - "Esprimo il mio cordoglio per la morte del capo della Polizia Antonio Manganelli, al termine di un percorso crudele di malattia e sofferenza. Ai suoi familiari, agli uomini e alle donne della Polizia, a quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, va la mia vicinanza in un momento così doloroso": lo afferma Daniele Capezzone, portavoce nazionale Pdl.
ALEMANNO, HA SPESO VITA AL SERVIZIO DELLO STATO - "Esprimo il mio personale cordoglio per la tragica e prematura scomparsa del capo della Polizia Antonio Manganelli, un uomo che ha speso l'intera vita al servizio dello Stato. Alla sua famiglia, in questo momento di dolore, vanno il mio pensiero e le mie più sentite condoglianze". Lo dichiara, in una nota, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
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La Repubblica…E' morto il capo della polizia Manganelli
fu anche al fianco di Giovanni Falcone
Il prefetto aveva 62 anni. Dallo scorso 24 febbraio era ricoverato al San Giovanni di Roma in seguito ad un edema. La sua carriera costellata da molti successi nella lotta alla criminalità organizzata. Il cordoglio di Napolitano, delle forze politiche e dei sindacati. E' morto il capo della polizia Manganelli fu anche al fianco di Giovanni Falcone Antonio Manganelli



ROMA - Il capo della Polizia Antonio Manganelli è morto questa mattina. Avellinese, classe 1950, era stato nominato capo della polizia nel 2007 dal governo Prodi. Lo scorso 24 febbraio il prefetto era stato ricoverato d'urgenza nell'ospedale San Giovanni di Roma dove era stato sottoposto a un'operazione chirurgica per la rimozione di un edema, conseguenza di un'emorragia cerebrale. Manganelli aveva avuto un tumore e si era curato negli Stati Uniti, ma prima del ricovero la sua situazione clinica era di nuovo peggiorata.

Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Napoli, Manganelli si era specializzato in Criminologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università di Modena. Dagli anni '70 ha operato costantemente nel campo delle investigazioni, acquisendo particolare esperienza e preparazione tecnica nel settore dei sequestri di persona a scopo di estorsione prima ed in quello antimafia poi.Nella sua lunga carriera ha lavorato al fianco dei più valorosi magistrati e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, a cominciare da Giovanni Falcone, dei quali è diventato negli anni un punto di riferimento, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose. Manganelli ha anche diretto il Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia ed è stato questore di Palermo e di Napoli. Nel 2000 è stato nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di 1° classe, con l'incarico di direttore centrale della Polizia Criminale e vice direttore generale della Pubblica Sicurezza. Dal 3 dicembre 2001 è stato vice direttore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie. Il 25 giugno 2007 il Consiglio dei ministri lo aveva nominato Capo della Polizia.Appreso della morte di Manganelli, il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha fatto immediamente pervenire le sue condoglianze al ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, chiedendole di rappresentare prontamente alla famiglia del prefetto "i suoi sentimenti di solidarietà e all'intera amministrazione della Pubblica Sicurezza il suo partecipe cordoglio". Dal canto suo, la reponsabile del Viminale ha ricordato che il capo della polizia "era un numero uno come poliziotto e per le sue qualità mortali".Tra le prime condoglianze, anche quella dell'ex ministro Roberto Maroni. "Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore", ha scritto in un tweet il neo presidente della Lombardia, che proprio a Manganelli aveva dedicato il suo successo elettorale. La valanga di messaggi di cordoglio è bipartisan e arriva tanto dalle istituzioni che dalle forze politiche e dai sindacati. "Piango un grande servitore dello Stato, un esempio di dedizione al dovere come Antonio Manganelli. Mi unisco all'immenso dolore della sua famiglia e abbraccio idealmente tutti i poliziotti italiani che hanno avuto, in questi anni, una guida forte e sicura", dichiara Pier Ferdinando Casini"E' scomparso un servitore dello Stato, un democratico fedele allo Stato di diritto", afferma il neo presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. "Manganelli è stato un vero servitore dello Stato, un sincero democratico, un protagonista intelligente e determinato della lotta contro le mafie. Lo ricordo per la sua limpidezza e umanità. Gli dico addio con sincera commozione", aggiunge il leader di Sel Nichi Vendola. Lo scrittore Roberto Saviano definisce quello di oggi un "giorno doloroso"
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La Stampa…”Il capo della Polizia Antonio Manganelli è morto questa mattina nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato. Dopo l'asportazione di un edema cerebrale tre settimane fa, ieri le sue condizioni si sono aggravate.”
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Il sole 24 Ore…”
Non ce l'ha fatta Antonio Manganelli, uno dei più amati capi della Polizia. Ricoverato d'urgenza il 24 febbraio all'ospedale San Giovanni di Roma, combatteva da due anni con un tumore ai polmoni. Operato per un edema, era in coma farmacologico, poi non è riuscito a superare le complicazioni di un'infezione respiratoria.
E ora tutte le istituzioni dello Stato, ma anche la gente comune, piangono il prefetto-guida di 110 mila poliziotti, avellinese, capo del dipartimento di Pubblica sicurezza dal 25 giugno 2007. Un poliziotto dalla faccia sorridente, cordiale, sempre affabile: Manganelli aveva 62 anni e fino all'ultimo aveva lottato non solo contro il male fisico, ma soprattutto per dedicarsi e sentirsi vivo nella Polizia di Stato, sostenuto e incoraggiato in ogni momento dalla sua squadra. Erede di Gianni De Gennaro, più grande di lui di 18 anni, sono stati una coppia storica di sbirri, legatissimi da sempre, molto diversi nel carattere ma uniti senza limiti nella passione investigativa, e hanno segnato il solco degli ultimi venti anni nel contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo.
Oltre a Roma sono due le città nella storia di Manganelli che restano nella sua identità di poliziotto: Napoli e Palermo, soprattutto, dove è stato questore. Ma prima ancora ha diretto lo Sco (il servizio centrale operativo) e l'ufficio dei collaboratori di giustizia mentre fin dagli anni '80 ha collaborato con Falcone e Borsellino. Prefetto dal 2000, vicecapo del dipartimento Ps alla Criminalpol e poi vicario di De Gennaro, da quando ha preso il timone della Polizia di Stato ha voluto imprimere il suo corso. De Gennaro è stato uno straordinario organizzatore, con visione e senso strategico insuperati. Manganelli ha stimolato all'infinito la capacità investigativa delle forze dell'ordine, ma ha voluto restituire loro anche un volto umano.
A cominciare dalla scuola degli agenti per l'ordine pubblico, rivoluzionata nei criteri e nei metodi d'azione. Lo spettro del G8 di Genova era un cruccio infinito per il successore di De Gennaro, occorreva una svolta. Così, proprio mentre in piazza in questi anni riemergeva ostile e minacciosa l'azione degli anarco-insurrezionalisti, dei black block e dei violenti senza regole, poliziotti e carabinieri imparavano a controllarsi, a resistere e non attaccare, se necessario perfino a subire. Tanto che un solo, recente e isolato episodio di reazione contro un manifestante, durante una sfilata a Roma l'anno scorso, è diventato un caso, e Manganelli ha chiesto scusa anche a costo di ricevere critiche e reazioni. Nel 2012 ha dovuto affrontare la tempesta della lettera del "corvo", un anonimo di 12 pagine che denunciava presunte irregolarità negli appalti della Ps: un caso esploso proprio alla vigilia dell'inaugurazione della riunione mondiale Interpol a Roma, presenti i capi delle polizie di decine di Stati.
Manganelli alla fine si sfogò: io non rubo, sono un poliziotto, non un manager. Una passione, quella dello sbirro, che non ha mai dissimulato, condivisa anche nella professione con Adriana, sua moglie, sempre al suo fianco, la sua ombra, il suo sostegno, "oggi è la mia forza, le devo tutto" disse al Sole 24 Ore in un colloquio recente. Dopo la bufera del "corvo" il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri aveva rinnovato due dei tre suoi vice: a fianco restava l'amico Francesco Cirillo (Criminalpol), si aggiungevano Matteo Piantedosi (coordinamento) e Alessandro Marangoni (vicario). Manganelli ci credeva, in questa nuova squadra: il senso del rinnovamento, del rilancio, gli dava la forza di andare avanti. Ha cercato, fino all'ultimo, di non mollare. Da sbirro vero.
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Il Messaggero ieri titolava…”Si sono aggravate le condizioni del capo della Polizia, Antonio Manganelli, ricoverato all'ospedale San Giovanni di Roma.
Dopo l'intervento d'urgenza effettuato tre settimane fa per l'asportazione di un edema cerebrale, era insorta un'infezione respiratoria che oggi è peggiorata.

Manganelli, che da due anni combatte contro il tumore che l'ha colpito, era stato ricoverato d'urgenza al San Giovanni di Roma il 24 febbraio. Operato per l'asportazione di un edema cerebrale dall'equineurochirurgica guidata dal dottor Claudio Fiore, Manganelli non ha mai lasciato il reparto di rianimazione.
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L’Associazione Amici della Musica di Alcamo, Ente promotore ed organizzatore della Stagione Concertistica in abbonamento, del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici “Città di Alcamo”e del Premio Internazionale per la Cultura “Vissi d’Arte-Città di Alcamo”,  che gli aveva assegnato un Premio così lo descrisse…Antonio Manganelli è nato ad Avellino, sposato e con una figlia liceale, ha percorso le tappe più importanti della sua carriera nella Polizia di Stato a fianco all’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro e dal 25 giugno 2007 è il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.
Era ancora molto giovane quando, proprio con De Gennaro, diventa uno degli investigatori di punta di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in Sicilia.
In quegli anni spiccano la cattura del boss Tommaso Buscetta in Brasile e poi le grandi inchieste di mafia che porteranno al maxiprocesso contro i boss di Cosa Nostra.
Tra gli incarichi ricoperti, quello di responsabile del Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia, che ha contribuito a riorganizzare con intelligente sensibilità in riferimento alla delicata materia.
E’ stato questore a Palermo e poi a Napoli. Arriva nel 2000 la nomina del Consiglio dei Ministri a prefetto di prima classe, con l’incarico di direttore centrale della Polizia Criminale e vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie. Laureato in Giurisprudenza a Napoli, è specializzato in Criminologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena.
E’ stato docente di “Tecnica di Polizia Giudiziaria” all’Istituto Superiore di Polizia ed è autore di pubblicazioni scientifiche in materia di sequestri di persona e di tecnica di polizia giudiziaria, tra cui, di recente, il manuale pratico delle tecniche di indagine “Investigare” (Cedam), scritto con il prefetto Franco Gabrielli, già direttore del Sisde.
Ha fama di grandissimo lavoratore, uno che non si è mai tirato indietro, a Natale o a Ferragosto. Motivazioni del Premio Il premio è stato attribuito quale sentito omaggio ad un servitore dello Stato che ha sempre perseguito con costanza e fermezza la difesa dei principi democratici della nostra Repubblica, l’abnegazione nei confronti delle Istituzioni, l’affermazione di lealtà, di integrità morale, di dedizione e di solidarietà.Testimonianza significativa del modo in cui un figlio del Sud possa essere portatore e divenire fulgido esempio di diffusione di alta e concreta cultura della giustizia, grazie anche alla profonda umanità e correttezza che hanno sempre caratterizzato il suo operato.
La sua intensa attività ha promosso non solo la lotta alla criminalità, ma la cultura della legalità marcando profondi progressi nell’insegnamento e nelle capacità di trasmettere ai giovani interesse e passione per la ricerca della verità riponendo in loro grandi aspettative per il futuro, con un impegno costante volto all’umanizzazione dell’attività di Polizia.”
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Il Fatto quotidiano…”Manganelli, un grande poliziotto e un uomo per bene
di Silvia D’Onghia | 20 marzo 2013

L’ultima volta che ho incontrato Antonio Manganelli è stato due mesi fa. Il dipartimento di Pubblica sicurezza del Viminale stava inaugurando i nuovi uffici per le Relazioni esterne, un ex convento a due passi dal ministero. C’era la stampa delle grandi occasioni, tutti quei colleghi che si occupano – nel bene e nel male – di polizia.
Il “Capo” si è fatto desiderare, lui che è sempre stato puntualissimo è arrivato con mezz’ora di ritardo. Ne eravamo stupiti. Poi è stato lui stesso a spiegarci perché: quella mattina era morto il pentito Antonino Calderone, l’uomo che, consegnandosi allo Stato, nel 1986 aveva affidato la sua famiglia proprio nelle mani di quel giovane funzionario di polizia che affiancava il giudice Falcone nella lotta alla mafia. “Da oggi avrai una moglie e tre figli”, aveva detto Calderone a Manganelli.
E così era stato: il funzionario, poi questore, poi vice capo, poi capo della polizia italiana non aveva mai disatteso a quella promessa e quella mattina, ricevuta la notizia della morte di Calderone, era voluto rimanere al fianco della famiglia. Quella mattina, in quell’ex convento, Manganelli ha sorriso, stretto mani, dato pacche sulle spalle a tutti noi.
Nella lealtà di un rapporto che è sempre stato schietto e sincero. Quando si è trattato di riconoscere i meriti della “sua” polizia e quando si è trattato di smascherarne le magagne o di denunciarne gli abusi. Antonio Manganelli era un grande poliziotto, ma aveva l’immensa fortuna di essere un uomo per bene. Generoso, attento, disponibile, leale. Un uomo che durante il G8 del 2001, quando i vertici del governo e del dipartimento decidevano di far massacrare i ragazzi di Genova, era in vacanza. Apposta o no, non lo sapremo mai.
Lui non ne ha mai voluto parlare. Ma è stato l’unico che ha avuto il coraggio di chiedere scusa a un Paese intero. L’unico che è rimasto al suo posto dopo la bufera giudiziaria che ha spazzato via le ombre e le botte di quei giorni da dimenticare. E non è un caso che sia stato proprio Manganelli, una volta diventato “capo”, a voler istituire la scuola per l’ordine pubblico di Nettuno. Perché la “sua” polizia non avrebbe dovuto aver niente a che fare con la mattanza di Genova. Questa era la sua volontà. Questo il desiderio di chiarezza di fronte ai cittadini e alla classe politica, cui non si stancava mai di ripetere che gli uomini in divisa non devono diventare il bersaglio di battaglie sociali che la stessa politica non vuole affrontare. Antonio Manganelli se n’è andato in punta di piedi, con quella pacca sulla spalla.
Il Mattino
Morto Manganelli, Cancellieri:
«Addio carissimo, era un numero uno»
ROMA - «Era un numero uno come poliziotto e per le sue qualità morali». Così parla il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri del capo della Polizia Antonio Manganelli morto oggi a Roma. «Addio carissimo - scrive il ministro nel suo messaggio di cordoglio - che la terra ti sia lieve». Manganelli. «Addio carissimo - scrive il ministro nel suo messaggio di cordoglio - che la terra ti sia lieve».«È lo Stato italiano che oggi lo piange e domani lo saprà onorare degnamente. Il Ministro dell'Interno, con immenso dolore, ringrazia, rimpiange e ricorda Antonio Manganelli. Annamaria vuole abbracciare per l'ultima volta l'amico Antonio».«Conoscevo Antonio Manganelli da tempo - spiega Cancellieri in una nota diffusa dal Viminale - e negli anni, da lontano, avevo avuto modo di apprezzare le sue qualità di uomo e di ottimo capo della Polizia. Ma i 16 mesi che abbiamo passato gomito a gomito, sullo stesso piano del Palazzo del Viminale, molto spesso con gli stessi problemi da risolvere mi consentono di dire che Antonio era molto di più e molto meglio. Purtroppo questi 16 mesi fanno sì che il mio dolore sia ancora più forte e il vuoto ancora più grande».«E capisco - sottolinea il ministro - quale possa essere il senso di sgomento che la sua perdita lascia in chi gli è stato vicino per una vita come la moglie Adriana e la figlia Emanuela o in chi abbia avuto la fortuna di lavorare con lui anni e anni come i suoi collaboratori ai vertici della Polizia che voglio idealmente abbracciare». «Era un numero uno -rimarca Cancellieri- non solo per il fiuto da poliziotto, non solo per la capacità di dirigere l'imponente macchina alla quale tutti i cittadini italiani affidano la propria sicurezza, non solo per la solida e democratica dedizione che ha saputo mettere al servizio dello Stato».Napolitano. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appena appresa la triste notizia della scomparsa di Manganelli, si è messo in contatto con il Ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, chiedendole di rappresentare prontamente alla famiglia del Prefetto i suoi sentimenti di solidarietà e all'intera amministrazione della Pubblica Sicurezza il suo partecipe cordoglio. Boldrini. «Ho appreso con profonda tristezza la notizia della scomparsa del Capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, che ha dedicato la sua vita al servizio delle istituzioni. In questo doloroso momento desidero far pervenire alla sua famiglia il cordoglio mio personale e di tutta la Camera dei deputati». È quanto dichiara la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini.Maroni. «Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore». Lo ha scritto su Twitter Roberto Maroni pochi minuto dopo la notizia della morte di Antonio Manganelli, il capo della Polizia. Mantovano. «Antonio Manganelli è stato grande in tutta la sua carriera al servizio dello Stato e della Nazione» afferma Alfredo Mantovano, che come sottosegretario all'Interno ha lavorato con Manganelli per anni. «È stato grande da Capo della polizia: nel coprire i vari fronti dell'aggressione alla sicurezza quotidiana, dal terrorismo alle mafie, dalla criminalità da strada a ogni forma di sfruttamento», sottolinea Mantovano. «È stato grande nel tenere un rapporto costante con tutti gli appartenenti alla polizia di Stato. Nella collaborazione effettiva ed efficace con gli altri corpi di polizia. Nel tenerci fino alla fine, nonostante il fisico colpito», aggiunge Mantovano. «Tutto questo non si dice adesso perchè‚ non c'è più: per più di dieci anni ho avuto la fortuna di conoscerlo e di vederlo lavorare con competenza ed entusiasmo. È così perchè‚ è vero», conclude Mantovano.Casini. «Piango un grande servitore dello Stato, un esempio di dedizione al dovere come Antonio Manganelli. Mi unisco all'immenso dolore della sua famiglia e abbraccio idealmente tutti i poliziotti italiani che hanno avuto, in questi anni, una guida forte e sicura». È quanto dichiara in una nota il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.Cesa. «Apprendiamo con grande dolore la notizia della morte del capo della Polizia Antonio Manganelli. Perdiamo un grande uomo di Stato, che ha messo la sua vita al servizio delle istituzioni e dedicato ogni sua energia alla difesa dei cittadini. Alla famiglia e a tutta la Polizia le più sentite condoglianze da parte dell'Udc». Così il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.Berlusconi. «A nome mio personale e del Popolo della Libertà, esprimo cordoglio per l'immatura scomparsa del Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Con lui l'Italia perde un servitore dello Stato di grande valore. Con il suo innato equilibrio e con la sua azione sempre efficace, Manganelli ha assicurato al corpo della Polizia di Stato una guida intelligente e ha garantito al governo del Paese una difesa costante della sicurezza dei cittadini». È quanto dichiara Silvio Berlusconi.Schifani. «L'Italia perde un grande servitore dello Stato, al quale mi legava da tempo un profondo rapporto di stima istituzionale e personale. Il capo della Polizia Antonio Manganelli ha dedicato la sua vita alle Istituzioni, alla sicurezza dei cittadini ed alla tutela della legalità. Esprimo ai familiari i sensi del mio più sincero e sentito cordoglio, anche a nome di tutti i senatori del gruppo del Pdl». Lo ha dichiarato il presidente del gruppo Pdl al Senato Renato Schifani.Capezzone. «Esprimo il mio cordoglio per la morte del capo della Polizia Antonio Manganelli, al termine di un percorso crudele di malattia e sofferenza. Ai suoi familiari, agli uomini e alle donne della Polizia, a quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, va la mia vicinanza in un momento cos doloroso»: lo afferma Daniele Capezzone, portavoce nazionale Pdl.Vendola. «Manganelli è stato un vero servitore dello Stato, un sincero democratico, un protagonista intelligente e determinato della lotta contro le mafie. Lo ricordo per la sua limpidezza e umanità. Gli dico addio con sincera commozione». Così Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà.Veltroni. «Antonio Manganelli era un uomo magnifico. Servitore dello Stato, difensore della legalità, persona onesta e buona.Era un amico e mi manca» scrive Walter Veltroni su twitter. Zanda. «È scomparso un servitore dello Stato, un democratico fedele allo Stato di diritto». Così il presidente dei senatori del Pd.Ingroia. «Cordoglio per Antonio Manganelli grande poliziotto e uomo di Stato dalla schiena dritta». Con un tweet, il leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia esprime il proprio cordoglio per la morte del capo della Polizia.Izzo. «Aveva la Polizia nel cuore». A commentare così la morte di Manganelli, è il suo ex vice vicario Nicola Izzo, dimessosi dopo la vicenda degli appalti al Viminale. «Antonio Manganelli - dichiara Izzo commosso - aveva passione per il suo lavoro, amore per i colori della Polizia, e rispetto per tutti». Izzo dopo aver sottolineato le grandi doti umane di Manganelli ribadisce: «come capo della Polizia ha sempre rincuorato tutti specie nei momenti di crisi peggiori, quando c'era bisogno non solo dell'indirizzo di un capo ma della solidarietà dell'amico». «Ha sempre cercato di agire con equità - conclude Izzo - ricercando ed imponendo regole che tutelassero la Polizia anche dal malvezzo delle pressioni esterne».Crocetta. «Sono molto dispiaciuto e addolorato per la morte del Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Ieri mi avevano detto che le sue condizioni erano peggiorate». Lo ha detto il Governatore siciliano, Rosario Crocetta.Gasparri. «Fino a quando ne ha avuto la forza, ha servito lo Stato e la legalità. Antonio Manganelli è stato un esempio di dedizione alle istituzioni testimoniato con una lunga e splendida carriera e suggellato da anni in cui la grave malattia non lo ha distolto dal ruolo di guida della sicurezza italiana. L'ho conosciuto ed apprezzato in tante fasi del suo impegno. Lo piango commosso ricordandone la passione civile e le grandi capacità messe al servizio dello Stato per la lotta al crimine». Lo dichiara il senatore del Pdl, Maurizio Gasparri.Alemanno. «Esprimo il mio personale cordoglio per la tragica e prematura scomparsa del capo della Polizia Antonio Manganelli, un uomo che ha speso l'intera vita al servizio dello Stato. Alla sua famiglia, in questo momento di dolore, vanno il mio pensiero e le mie più sentite condoglianze» dichiara il sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno.Lega Nord. «Apprendiamo con grande dolore la notizia della morte del capo della Polizia Antonio Manganelli, uomo che ha speso la vita al servizio delle istituzioni, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni tra i latitanti più pericolosi delle organizzazioni mafiose». Così, i presidenti della Lega Nord di Camera e Senato Giancarlo Giorgetti e Massimo Bitonci esprimono, anche a nome dei rispettivi gruppi parlamentari, il cordoglio per la scomparsa di Manganelli.”
Domenico Salvatore












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