Editors Choice

3/recent/post-list

Roccella Jonica (rc) scatta la caccia ai killers di Francesco Coluccio e Maurizio Femia, uccisi e bruciati dentro un'Alfa Romeo


Roccella  Jonica-Sono stati identificati ufficialmente i due cadaveri carbonizzati trovati il 21 febbraio scorso a Caulonia all'interno di un'Alfa Romeo 147. Si tratta del proprietario dell'auto, Francesco Coluccio, 42 anni, e di Francesco Femia (39), entrambi noti alle forze dell'ordine. L’auto completamente bruciata, con all’interno i corpi erano stati trovati in contrada Salìce nei pressi di Roccella Jonica da un passante.
ROCCELLA JONICA (RC) IDENTIFICATI I CORPI DELLE DUE PERSONE TROVATE BRUCIATE ALL’INTERNO DI UN’ALFA ROMEO. SONO DI FRANCESCO COLUCCIO, INTESO ‘U ‘NZURRU E DI MAURIZIO FEMIA ALIAS ‘U ‘TITTA”
L'identificazione e' stata fatta dai medici legali Aldo e Anna Barbaro con l'esame del dna comparando reperti dei familiari. I due sono stati uccisi, presumibilmente, a colpi di pistola. Francesco Coluccio alias “u ‘nzurru”, 42 anni, di Roccella Jonica e Maurizio Femia, alias “u titta”, 39 anni, di Marina di Gioiosa., uccisi e bruciati, perché davano fastidio alle cosche della ‘ndrangheta?
Domenico Salvatore
Roccella jonica (rc)-Orrore, paura, raccapriccio, spavento, angoscia e sgomento, sono i primi sentimenti che affiorano qua e là. Ma il terrore, il panico e lo sbigottimento, si erano diffusi già al macabro ritrovamento della “bara metallica”; alla scabrosa scoperta dei due corpi anneriti dal fuoco; all’apparire dell’orripilante sfondo; della lugubre scena. La gente sbalordita ed incredula, sente i brividi lungo la schiena. Scariche terribili di adrenalina che serpeggia per tutte le membra. I commenti a caldo, sono contro gli assassini sanguinari, crudeli, malvagi, sadici, feroci, spietati, bestiali e disumani. I sospetti della vigilia, sono diventati macabra realtà. Purtroppo, i poveri resti bruciacchiati, sono proprio di Francesco Coluccio alias “U ‘nzurru”, 42 anni, di Roccella Jonica e Maurizio Femia, alias “U ‘titta”, 39 anni, di Marina di Gioiosa, i due corpi sottoposti all’autopsia, con esame del dna, dal dottor Aldo Barbaro e dalla sua assistente. Viene  a sciogliersi così il primo dubbio. Svelato anche il secondo mistero: i due uomini sono stati assassinati a colpi di pistola. Rimane in piedi invece, l’arcano del movente. Ci si chiede in mbienti investigativi, di quali colpe così gravi, si siano macchiati i due per fare questa fine orribile…  Sgarri,  comportamento totalmente anarchico sul territorio, assoluta mancanza di rispetto delle “regole” decise e impartite dal crimine organizzato; hanno visto qualcosa che non dovevano?

 Hanno detto qualcosa che non dovevano? Esigevano il pizzo sul “pascolo vincolato”? Si erano resi protagonisti di intimidazioni, danneggiamenti, furti e rapine?Sembra scontato che i due siano caduti in trappola. Un tranello ben architettato. Secondo una prima sommaria ricostruzione dell’orrendo crimine i due, rotolati nel trabocchetto, sarebbero stati ammazzati, legati e bruciati dentro la loro stessa macchina. Un’Alfa Romeo 147. Il classico caso di “lupara bianca” con la variante del ritrovamento dei corpi; sia pure bruciati. Un segnale per chi e perché. Ancora è presto tuttavia per stabilire se l’omicidio sia ascrivibile a matrice mafiosa, come sembra, ad una prima disamina. Ci sono tutti gli elementi utili in questo senso, al vaglio del procuratore capo della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio. Non è ancora certo nemmeno, che il fascicolo transiti sul tavolo della DDA;  del nuovo procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, appena nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura. La Polizia di Stato, diretta dal questore Guido Nicolò Longo, che sul territorio coordina il capo della Squadra Mobile Gennaro Semeraro, il vicequestore aggiunto Carmine Soriente, dirigente del Commissariato della P.S. di Siderno;

i Carabinieri del Comando Provinciale, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, che sul territorio coordina il tenente colonnello Giuseppe De Liso, comandante del Gruppo di Locri ed il capitano Marco Comparato, comandante della Compagnia di Roccella Jonica ed il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, diretto dal colonnello, Claudio Petroziello, che sul territorio coordina il lavoro del maggiore, Ferdinando Mazzacuva, comandante del Gruppo di Locri, tutti i sinergìa, coordinati dal p.m di turno presso la Procura della Repubblica di Locri, Rosanna Sgueglia, non perdono un solo attimo. Indagini frenetiche, alla ricerca di un qualche appiglio. Per risalire agli esecutori materiali dell’orribile delitto, al movente ed all’eventuale mandante. Da un nostro precedente servizio…” Francesco Coluccio 41 anni e Maurizio Femia 40 ( se trattasi di loro), sarebbero stati attirati in trappola con un tranello ingegnoso, uccisi, legati insieme e bruciati. Così sono stati trovati dentro una macchina Alfa Romeo 147. Le indagini. c.d. sono condotte dal dirigente della Polizia di Stato di Siderno, Carmine Soriente, coordinato (oltre che dal Capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Gennaro Semeraro e dal questore Guido Longo)dal p.m. di Locri, Rosanna Sgueglia, che si muove sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica, Luigi D’Alessio.

L’ispezione cadaverico esterna è stata effettuata dal medico legale dottor Aldo Barbaro. La ditta del caro estinto ha prelevato i cadaveri e li ha trasportati all’obitorio, dove verranno effettuate le autopsie, a cura del perito settore, nominato dal Tribunale. Ricostruita sommariamente anche la dinamica del delitto. I due personaggi del sottobosco malavitoso, impelagati in operazioni di polizia (Maurizio Femia farebbe parte integrante dell’ordinanza della DDA di Torino, diretta dal procuratore capo Giancarlo Caselli, “Minotauro”, scatenata contro le cosche della ‘ndrangheta piemontesi). Il duplice afferato delitto, sarebbe stato consumato in una  contrada di collina isolata e frequentata solo dai proprietari dei terreni agricoli a Roccella Jonica, nella parte alta della cittadina costiera della Locride; a metà strada tra le contrade Salice e Domolà.

Una zona impervia irraggiungibile anche a piedi. Sulla zona oltre al buio, imperversava un temporale. Alle operazioni partecipano anche i Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica, diretta dal capitano Marco Comparato Comando, assieme al ten. Diego Ruocco ed al maresciallo capo Franco Nanni, con la supervisione del Comando Provinciale, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi. Partendo dall'autovettura, un’Alfa Romeo 147, gli investigatori del primo dirigente Carmine Soriente, con l'ausilio della Squadra Mobile del capoluogo diretta dal primo dirigente Gennaro Semeraro, sono risaliti all'ultimo proprietario del mezzo, Francesco Coluccio, 41enne di Roccella Jonica, nullafacente già noto alle forze dell'ordine. Ed attraverso altri elementi utili alle indagini, sono giunti all’altro soggetto, che potrebbe essere Maurizio Femia. Solo supposizioni, ipotesi, idee, teoria. Di Certo ancora non c’è nulla. In attesa dell’esame del DNA, per cui sta procedendo separatamente la dottoressa Anna Barbaro. I due corpi senza vita,  probabilmente sono di sesso maschile; il che escluderebbe che di mezzo ci fosse una donna. I cadaveri, sono stati trovati completamente carbonizzati. Perciò non è, e non sarà facile risalire alla loro identità.

Per lo meno, fino al momento in cui andiamo in macchina, non è stato possibile accertarlo. La macchina investigativa è in piena azione. Si valutano tutti gli elementi utili e possibili. A partire dalla posizione giudiziaria del  Coluccio; pare che a suo carico vi siano diversi reati inerenti le minacce, furto, rapina, porto e detenzione illegale di arma da fuoco; a parte i diversi anni trascorsi in prigione; un pregiudicato particolarmente noto alle forze dell’ordine. Sparò contro un carabinieri, senza colpirlo. A memoria d’uomo, non si era mai visto un orrore simile a Roccella Jonica & dintorni. In tutto il comprensorio, ma anche nel resto della provincia, se non della Calabria intera, ha destato enorme scalpore. L’orribile duplice omicidio con incendio e devastazione dei cadaveri e dell’Alfa Romeo 147, è stato variamente commentato da Punta Melito a Castrovillari. Gl’inquirenti mantengono il massimo riserbo, circa il movente e gli esecutori materiali del lugubre gravissimo fatto di sangue, fiamme e fuoco. L’autopsia dovrà chiarire se i due soggetti, siano stati uccisi a colpi d’arma da fuoco o corpo contundente, prima di essere messi sul rogo. Le indagini dovranno chiarire, altresì, se la duplice macabra esecuzione, sia collegabile con fatti di ‘ndrangheta, oppure sia un episodio completamente scollegato.

Cosa assai improbabile, vista l’efferatezza del delitto e le modalità d’esecuzione. Ma perché ucciderli a Roccella e portarli a Caulonia, in una zona impervia? Ề un segnale per chi? C’è di mezzo la droga? Due persone, una di Roccella, l’altra di Marina di Gioiosa, mancano da casa da giovedì 21 febbraio 2013. Una delle due è il proprietario dell’Alfa Romeo 147. I due si conoscevano, erano amici, se non affiliati a qualche cosca di ‘ndrangheta. In questa zona operano le cosche della Piovra calabrese, facenti capo ai Mazzaferro, Macrì, Belfiore, Gallizzi, Sainato, Ursino, Aquino, Coluccio, Femia, Jerinò ecc. Elementi importanti per le indagini. Eppure, nessuno si sbilancia. Non è escluso, qualora dovessero emergere altri particolari ed elementi di un certo tipo, che le indagini passino nelle mani di un p.m. della DDA di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo della Repubblica, pro tempore, Ottavio Sferlazza. Intanto procedono a ritmo frenetico le indagini per identificare i due corpi, gli esecutori del raccapricciante omicidio e gli eventuali mandanti, promosse in sinergia di Polizia di Stato e Carabinieri; per redigere e preparare un primo rapporto per la Procura della Repubblica di Locri.”
Domenico Salvatore











Posta un commento

0 Commenti