
NAPOLI FAIDA DI SCAMPIA, CATTURATO ANCHE IL BOSS LATITANTE ANTONIO MENNETTA 28 ANNI, PADRINO DEL CLAN DEI “GIRATI”, IN LOTTA CON GLI “SCISSIONISTI”, PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO E DELLE ATTIVITÁ ECONOMICHE LECITE ED ILLECITE
Considerato personaggio di rilievo della camorra napoletana, era ricercato dallo scorso mese di settembre per associazione a delinquere ed omicidio. Era già stato arrestato nello scorso mese di luglio e scarcerato poi, dopo due giorni. I carabinieri, gli notificarono un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per violazione delle prescrizioni sulla sorveglianza speciale. Fu sorpreso dai militari in una abitazione alla periferia di Napoli dove si era recato per incontrare moglie e figli. Per i pm è considerato un boss emergente del gruppo di Via Vanella Grassi, i cosiddetti 'girati' che si oppongono al clan degli scissionisti di Scampia
Domenico Salvatore
NAPOLI- Tutti i nodi vengono al pettine. Lo Stato, vuole assicurare al cittadino tutti i diritti garantiti dalla Costituzione. A cominciare dalla libertà e dalla democrazia, che sono seriamente messi in discussione, nel Napoletano. La Giustizia, è lenta ma inesorabile. Quasi tutti i boss, sono stati messi in prigione, attraverso una catena di sant’Antonio ( nell’immediato dopoguerra da una serie interminabile di ‘retate’ e poi, a partire dagli Anni Novanta grazie al decreto legge 367/1991, di operazioni della DDA) formata da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, CFS, Polizia Penitenziaria, Polizia Provinciale ecc. coordinati dalla magistratura (DDA), che portarono ad arresti, catture, ammanettamenti, secoli di galera, 41 bis, sequestri e confische nell’ordine dei miliardi di euri. Favoriti anche, da leggi e decreti sull’istituzione del pentitismo… ‘La figura del testimone di giustizia, è stata introdotta con la legge 13/2/2001 n. 45, che ha apportato modifiche e integrazioni al D.L. 15/1/1991 n. 8 (conv. con modif. nella L. 15/3/1991 n. 82).Testimone di giustizia, è colui che ha sentito il dovere di testimoniare per fiducia istituzionale, per rispetto dei cittadini e per rendere più sicura la vita sociale, economica ed umana di ogni persona, esponendo se stessi e le loro famiglie alle "intimidazioni" e alla "reazione" della delinquenza organizzata’. L’ex camorrista Pietro Esposito, che ha saltato il fosso ed altri pentiti, ha rivelato la mappa dei clan, che ruotano intorno ai Di Lauro: personaggi, episodi, atti, fatti e misfatti. Da ultimo, lo Stato, ha rivolto l’attenzione verso la faida di Scampia, regno di Paolo Di Lauro. Il mammasantissima Paolo Di Lauro, inteso ‘Ciro ‘o Milionario, cresce alla scuola di Lorenzo Nuvoletta di Marano ed Antonio Bardellino, capi, assieme a Carmine Alfieri della ‘Nuova famiglia’, che si oppone alla Nuova Camorra Organizzata di don Raffaele Cutolo.
Negli Anni Novanta, domina la scena sull’Alleanza di Secondigliano”, assieme al padrino Gennaro Licciardi. E quando questi muore nel carcere di Voghera, diventa capo assoluto e gestisce il clan assieme ai suoi quattro figli (Vincenzo, Cosimo, Marco e Ciro). L'Alleanza di Secondigliano, viene fondata da tre persone: Edoardo Contini, detto "il Romano" (originario del quartiere San Carlo all'Arena (Rione Amicizia di Napoli), Francesco Mallardo detto "Ciccio 'e Carlantonio" (proveniente da Giugliano, grosso paese alle porte di Napoli) e, soprattutto, Gennaro Licciardi, detto "la Scimmia" (di Secondigliano). L'organizzazione, fonte Wikipedia, è inoltre sostenuta da personaggi di rilievo. Ciro Mantice, businessman nel settore dell'abbigliamento, al quale viene delegato il compito di riciclare il denaro in attività legali nei più disparati settori (compito che svolse alla perfezione fino all'anno 2000, quando gli furono sequestrati quasi cento miliardi di lire);Patrizio Bosti, criminale del rione Amicizia (zona d'influenza di Contini e Mantice), cognato del Contini, specializzato nel gestire le operazioni di fuoco del gruppo; Gaetano Bocchetti, di Secondigliano (uomo di fiducia del Licciardi), vero specialista nell'importare droga e nel gestire la vendita al dettaglio di stupefacenti nei diversi punti di spaccio della città.
Poi vennero gli Scissionisti, che contesero il territorio. Gli scissionisti di Secondigliano (detti anche spagnoli a causa della fuga in Spagna di uno dei futuri capi del cartello durante i mesi che precedettero la faida di Scampia) sono un cartello camorristico legato al territorio napoletano capeggiato da Raffaele Amato e che, separatisi nel 2004 dal clan Di Lauro (da qui il nome "scissionisti"), hanno iniziato un'attività camorristica parallela nell'ambito della criminalità organizzata. Gli scissionisti di Secondigliano si contendono il controllo del territorio (e del connesso mercato degli stupefacenti) che comprende Secondigliano e Scampìa. A Secondigliano e Scampia, il cosiddetto "Rione Terzo Mondo" è nelle mani dei Di Lauro, mentre quasi tutte le altre altre "basi", come le Vele e lo "chalet Baku" sono nelle mani degli scissionisti. Oltre a Secondigliano, sottogruppi legati agli Scissionisti si trovano anche nelle altre zone circostanti quali Casavatore, Casoria, Scampia, Mugnano di Napoli, Miano, Chiaiano, Marianella, Piscinola, Giugliano in Campania, Casalnuovo di Napoli e Melito di Napoli. L'alleanza comandò in città per oltre dieci anni, passando anche per vere e proprie "guerre" combattute con gruppi rivali, come quella del 1998-1999, che vide contrapposta l'Alleanza di Secondigliano al clan Mazzarella, della zona orientale di Napoli.
Lo Stato vuole fare terra bruciata intorno alla faida di Scampia, per ristabilire l’ordine e la sicurezza; come richiedono i cittadini a gran voce. I capi, ricercati per la faida di Scampia sono stati arrestati. Restano, due soli latitanti: Marco Riccio e Marco Di Lauro,. La cattura dei sei personaggi ( Rosario Guarino, Mariano Abete, Antonio Leonardi, Antonio Mennetta, Marco Riccio e Marco Di Lauro) considerati responsabili della faida è uno degli obiettivi del gruppo di lavoro inquirente- L’ultimo in ordine di tempo, oggi 04 gennaio, 16:36. La polizia, recita un flash dell’Ansa…” ha arrestato il boss latitante Antonio Mennetta, di 28 anni, ritenuto dagli investigatori il capo dei 'girati', il gruppo camorristico protagonista insieme con gli scissionisti della seconda faida di Scampia, si è arreso a Scafati, al confine tra le province di Napoli e Salerno, a circa a una ventina di agenti della Squadra catturandi della Questura di Napoli e del Servizio centrale operativo (Sco)."Sono Antonio Mennetta": queste le prime parole pronunciate quando è stato sorpreso dalle forze dell'ordine. Il blitz è scattato alle tre della scorsa notte. La villetta dove si nascondeva il latitante è stato circondata e l'intera area comprendente numerose abitazioni simili è stata interamente circoscritta dalla polizia. Vi erano, infatti, grosse possibilità di fuga e la polizia temeva che Mennetta potesse sfuggire alla cattura. Quando si è reso conto che non vi era più nulla da fare si è arreso e si è fatto ammanettare.
Nella villetta di Scafati sono stati sorpresi dalla polizia anche due pregiudicati la cui posizione è all'esame degli investigatori. Antonio Mennetta era già stato arrestato nello scorso mese di luglio e scarcerato poi dopo due giorni. I carabinieri gli notificarono un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per violazione delle prescrizioni sulla sorveglianza speciale. Fu sorpreso dai militari in una abitazione alla periferia di Napoli dove si era recato per incontrare moglie e figli. Per i pm è considerato un boss emergente del gruppo di Via Vanella Grassi, i cosiddetti 'girati' che si oppongono al clan degli scissionisti di Scampia per il controllo delle piazze di spaccio di Secondigliano. Ma nel luglio scorso il gip valutò non sufficienti gli elementi a carico di Mennetta. Mennetta, considerato personaggio di rilievo della camorra napoletana, era ricercato dallo scorso mese di settembre per associazione a delinquere ed omicidio. Con l'arresto di Mennetta restano due soli latitanti ricercati per la faida di Scampia. La cattura dei cinque personaggi considerati responsabili della faida è uno degli obiettivi del gruppo di lavoro, costituito dopo l'omicidio di Pasquale Romano (il giovane ucciso per sbaglio lo scorso ottobre a Napoli), dagli uomini del servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco) e da quelli della squadra mobile di Napoli.
All'appello dei cinque wanted mancano Mario Riccio e Marco Di Lauro, figlio di Paolo, capo storico dell'omonimo clan. In manette sono già finiti Mariano Abete, e Rosario Guarino, detto Joe Banana. Il boss Mariano Abete ventuno anni, 'figlio d'arte', è considerato uno dei capibanda emergenti della malavita partenopea, protagonista della faida di Scampia è stato arrestato, il 24 novembre 2012dai carabinieri del nucleo operativo Stella e dalla stazione quartiere 167. in casa della madre; era rintanato in un nascondiglio tra due pareti; su di lui pendeva una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari di Napoli per associazione a delinquere mafiosa finalizzata allo spaccio di stupefacenti. L’11 settembre scorso il procuratore aggiunto di Napoli Sandro Pennasilico aveva lanciato il suo grido d’allarme. L’assassinio di Pasquale Romano, vittima innocente della camorra – trucidato il 15 ottobre sera a Napoli in un agguato durante il quale sono stati esplosi 14 colpi di pistola; la decisione congiunta di Comando provinciale dei Carabinieri e Questura di diffondere le foto di cinque latitanti ”eccellenti”. Elementi che, secondo gli investigatori, hanno un ruolo di rilievo nella faida di Scampia tra ”Scissionisti” e ”Girati” di via Vanella Grassi. Il ”wanted” era stato emesso per Marco Di Lauro, 32 anni, figlio di Paolo, soprannominato ”Ciruzzo o’ milionario” e fratello di Cosimo; Mariano Abete, 21 anni, figlio di Arcangelo Abete, detenuto e capo dell’omonima famiglia degli ”Scissionisti”; Mario Riccio, 21 anni; genero del superboss scissionista Cesare Pagano; Rosario Guarino, 29 anni, ritenuto dagli investigatori il numero due del gruppo dei ”girati” (già arrestato) e Antonio Mennetta, 27 anni, secondo gli inquirenti capo dei ”girati”, arrestato lo scorso 22 luglio e scarcerato qualche giorno dopo.
Boss poco più ventenni che utilizzano ragazzi minorenni per fare le vedette contro le pattuglie e le gazzelle.Il 28 dicembre 2012, era stato arrestato un pericoloso latitante Antonio Leonardi, 52 anni capo dei “Girati”, accusato di controllare gran parte delle piazze di spaccio della droga nel quartiere di Scampia. Si nascondeva in un appartamento di piazza Garibaldi, a Napoli. Gli agenti del commissariato Vicaria e gli uomini della Squadra Mobile della questura di Napoli hanno circondato l'edificio dove Leonardi si nascondeva precludendogli così ogni possibilità di fuga. Il suo nome era inserito nella lista dei latitanti da catturare ad ogni costo. Antonio Leonardi, è ritenuto vicino a Marco di Lauro, figlio di Paolo di Lauro, fondatore dell'omonimo clan, soprannominato ciruzzo 'o milionario. Leonardi, ha iniziato la sua attività di narcotrafficante proprio con il clan Di Lauro (Alleanza di Secondigliano), poi, dopo la prima faida, passò con gli Scissionisti. Con l'inizio della seconda faida, si è avvicinato al gruppo dei cosiddetti ‘Girati ‘di via Vanella Grassi, costituito da famiglie malavitose che, secondo gli investigatori, stanno agevolando il ritorno negli affari illeciti del clan Di Lauro, ora guidato proprio da Marco Di Lauro. Un altro boss, Rosario Guarino 29 anni, detto (Joe Banana) nell’elenco dei cinque latitanti diffuso dalla polizia con le relative foto, era stato catturato il 15/11/2012. Si tratta di un altro camorrista, ritenuto capo dei "Girati", al vertice del gruppo attivo nella Vanella Grassi, che comprende gli Abete, Abbinante, Notturno e Mennella, protagonisti della seconda faida di Scampia. Era latitante dal marzo 2011.
L’arresto è scattato all’alba. Guarino è stato rintracciato in un covo in vico Santa Giustina ad Arzano, a nord del capoluogo campano. Polizia e Carabinieri, avevano rivolto un invito a collaborare con la giustizia, per ricercare cinque personaggi legati alla camorra dell’area nord di Napoli, anche all’indomani dell’omicidio del giovane Pasquale Romano, il 30enne incensurato ucciso in un agguato di stampo camorristico il 15 ottobre in piazza Marianella a Napoli. Guarino non ha opposto resistenza e si è subito arreso ai poliziotti. Portato in questura. Ma poi è stato trasferito nel carcere di Poggio Reale. Nell’àmbito della guerra fra Scissionisti e Girati il 17 settembre 2012, a Napoli, in via Giovanni Antonio Campano, veniva ucciso Roberto Ursillo; il 15 ottobre 2012 in corso Marianella la ritorsione in risposta all’omicidio; doveva morire Domenico Gargiulo; ma l’uomo, che i killer avrebbero dovuto ammazzare nell’ambito della nuova faida di Scampia che sta insanguinando da mesi le strade di Napoli non fu puntuale all’appuntamento con la…morte.
I killers, per errore uccisero Pasquale Romano, un operaio di 30 anni. Per colpa si disse di un sms mai partito; gli assassini, ritenuti vicini agli Abete-Abbinante-Mennella, sbagliarono a colpire perché non aspettarono l’sms che avrebbe dovuto avvertirli dell’uscita del loro vero obiettivo, un affiliato al clan dei Girati nella Vanella Grassi. Due scritte apparse sui muri sono eloquenti. Una recita”La mafia è senza cuore”. Ed un’altra “Mafia quo vadis?”. Forse per la triste storia di una ragazza uccisa a colpi di pistola e poi bruciata nella sua stessa macchina. Il pregiudicato Ugo De Lucia, di 27 anni, inteso “Ugariello”, affiliato al clan camorristico dei Di Lauro e ritenuto il presunto autore dell'omicidio di Gelsomina Verde, la ragazza di 22 anni uccisa per vendetta trasversale a colpi di pistola e poi bruciata nella sua automobile il 22 novembre 2004 condannato in prima e seconda istanza all’ergastolo, venne arrestato dalla Squadra Mobile di Napoli a Podran, in Slovacchia. Nei confronti dell'uomo, ritenuto uno dei sicari del clan ed autore di almeno quattro omicidi, era stata emessa una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Domenico Salvatore
2 Commenti
che munnezza di gente... meno male che lo stato li stà mettendo uno alla volta tutti in galera questa gentaglia come meritano devono schiattare nel cesso in galera e morire li dentro stà gentaglia di merda.... fate primo o poi una brutta fine come meritate e noi gente perbene ce la godiamo la libertà alla faccia vostra camorristi di merda....questa è la fine che meritate voi e le vostre famiglie di merda come voi...
RispondiEliminaCi pensera' " O Vesuvio " a ripulire dalla merda la brutta gentaglia infima che c'e' a Napoli.
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