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Card. Angelo Bagnasco, presidente Cei. |
ROMA 16 Gennaio 2013 - L'Italia della crisi raccontata dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, attraverso le prolusioni alle riunioni della conferenza episcopale, un importante punto di vista del difficile periodo 2007-2012, che ha visto l'esplodere di una crisi economica senza precedenti che ha finito per mettere in discussione ogni certezza, fino a scuotere gli stessi fondamenti della convivenza. Un processo che in Italia ha assunto la forma ulteriore di una crisi istituzionale profonda e diffusa, che non risparmia niente e nessuno, Chiesa compresa. È questo lo scenario che attraversa il libro «La porta stretta», (Ed. Cantagalli, euro 19, che verrà presentato il 24 gennaio a Roma) che riunisce in sequenza cronologica le prolusioni alle Assemblee episcopali e alle riunioni del Consiglio permanente della Cei tenute dal cardinale Bagnasco, chiamato da Benedetto XVI a guidare i Vescovi italiani il 7 marzo del 2007. Sono tasselli, è detto in una presentazione del volume, di un «disegno più ampio, espresso nello sforzo costante di interpretare l'attualità in una visione inclusiva; senza mai voler 'insegnarè ma, piuttosto, cercando di esaltare la continua relazione tra dottrina e pastorale».
Bagnasco offre una traccia indispensabile perch‚ la comunità dei credenti possa arrivare a quel confronto coraggioso, a viso aperto, con la modernità che, in ultimo, è il «luogo» in cui deve esprimersi essenzialmente il dialogo tra fede e ragione cui il Papa continuamente richiama.

Così il modo e gli argomenti con cui il cardinale Bagnasco di volta in volta affronta i temi della famiglia e della scuola, dell'etica, dell'immigrazione e della solidarietà della presenza e dell'impegno diretto dei cattolici in politica - fino al porre l'emergenza educativa al primo posto di un' improcrastinabile agenda di ricostruzione sociale - appaiono non soltanto «in piena sintonia con il magistero di Papa Benedetto», ma anche l'applicazione pratica, per così dire, di quel magistero.
Lo stesso tratto si può riscontrare anche nella lettura che Bagnasco dà della vicenda politica italiana, rifiutando la tentazione di ogni sorta di populismo o di - facile - demagogia, e impegnando piuttosto l'intelligenza in un non facile discernimento: rivela, anche in questo modo, una non usuale capacità di vedere al di là della contingenza delle singole situazioni, di prevedere derive, di vedere «oltre».
In questo percorso emergono con tutta evidenza quelle che, nel saggio introduttivo, mons. Piero Coda definisce le «peculiari qualità che, sin dall'inizio, danno stagliata figura e contenuto pregnante all'insegnamento e al servizio di guida e indirizzo» del Presidente della Cei. In primis la pastoralità «nel senso alto e preciso, e al tempo stesso pervasivo e quotidiano, che si è fatto strada appunto, nel cammino della Chiesa cattolica, col Concilio Vaticano II»; una «sincera passione», che spinge - ed ecco la seconda qualità - a «un ricentramento della vita di fede e della missione della Chiesa».
Il Cardinale traduce tale prospettiva nell'invito a «mettere la propria vita »in asse« con Cristo e, per Lui, con Dio: nell' essere, nel pensare, nel volere, nell'agire... Primato di Dio, in altre parole, ma del Dio con l'uomo e per l'uomo che Gesù rivela e ci comunica nel dono sovrabbondante e libero del suo Spirito». È da queste due qualità annota ancora Coda, che discende un altro tratto distintivo del servizio del cardinale Bagnasco: quel «discernimento collegiale e sapienziale che continuamente costituisce l'impianto e l'afflato dei suoi interventi. Parole pesanti e impegnative che suonano come un costante richiamo all'attitudine prima cui i cristiani sono chiamati nello stare, da discepoli di Cristo, dentro il proprio tempo».
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