
ROMA, 14 Gennaio 2013 - Gli scimpanzè hanno un senso dell'onestà simile a quello degli uomini. È quanto mostra per la prima volta un gruppo di ricerca americano della Emory University, che ha pubblicato i risultati sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). Secondo gli autori, i risultati potrebbero aiutare a scoprire l'origine evolutiva della tendenza umana all'equità, che potrebbe essere stata ereditata da un antenato comune a esseri umani e scimmie. Per testare il senso dell'onestà e dell'equità degli scimpanzè, i ricercatori hanno usato un gioco chiamato Ultimatum Game, generalmente usato nelle scienze economiche. Il gioco prevede che due giocatori giochino una partita, ma che soltanto uno dei due possa decidere come dividere il premio. Se il premio viene spartito fra i due concorrenti, entrambi riceveranno la ricompensa altrimenti tutti e due resteranno a bocca asciutta. «Abbiamo usato l'Ultimatum Game - osserva il coordinatore della ricerca, Darby Proctor - perchè è lo standard per determinare il senso umano di equità». Gli esseri umani, spiega, «in genere offrono porzioni abbondanti, come il 50% del premio, ai loro partner, e questo è esattamente quello che abbiamo registrato con gli scimpanze». Gli autori hanno eseguito due serie di esperimenti che hanno coinvolto 20 bambini di età compresa tra 2-7 e sei scimpanzè adulti. Nel gioco bisognava scegliere tra due gettoni di colore diverso che, con la collaborazione del partner, potevano essere scambiati con dei premi (cibo per gli scimpanzè e adesivi per i bambini). Un gettone dava ricompense pari a entrambi i giocatori, mentre l'altro gettone favoriva solo chi faceva la scelta a scapito del partner. Sono state registrate risposte simili negli scimpanzè e nei bambini, che hanno entrambi diviso il premio in parti uguali. Tuttavia, in una versione modificata del gioco in cui il consenso del partner non è stato richiesto per la distribuzione della ricompensa, sia i bambini sia gli scimpanzè per lo più hanno esercitato l'opzione egoista, attribuendo la maggior parte della ricompensa a se stessi.
ANIMALI: TORNA IL MESE DEL CUCCIOLO, KIT E APP PER CRESCERLO MEGLIO = 3.900 VETERINARI ITALIANI PARTECIPANO ALL'INIZIATIVA.
Torna da domani, 15 gennaio, per proseguire fino al 15 febbraio, il Mese del cucciolo che punta a diffondere tra i proprietari di animali una maggiore consapevolezza sull'importanza di regolari visite veterinarie fin dai primi giorni di vita dell'amico a 4 zampe. All'iniziativa, promossa da Purina in collaborazione con la Federazione nazionale Ordini veterinari italiani (Fnovi) e l'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi), e giunta alla seconda edizione, hanno aderito 3.900 veterinari in tutta la Penisola Italia: circa il 30% in più rispetto alla prima edizione. Ogni proprietario di cucciolo che si recherà per una visita in uno degli ambulatori partecipanti al progetto - spiega una nota dei promotori - potrà ricevere un kit contenente, tra le altre cose, un'assicurazione gratuita della durata di 9 mesi, consigli e informazioni utili per prendersi cura del proprio cane. Quest'anno tutti i dettagli sul Mese del cucciolo saranno disponibili grazie all'applicazione per iPhone 'ilmiocucciolò, scaricabile da domani, che permetterà di accedere gratuitamente a tutte le informazioni utili non solo sul progetto, ma anche sul mondo del cucciolo con curiosità e servizi come la possibilità di creare un vero e proprio libretto sanitario del proprio pet, oltre a visualizzare video pillole informative dedicate ai cuccioli, fruire di servizi di dog training e altro. Per identificare il nominativo del medico più vicino aderente all'iniziativa si potrà cliccare sul sito www.ilmesedelcucciolo.it, chiamare il numero verde 800-525.505 o consultare la App dedicata.
ANIMALI: ENPA, NO A DELFINI GARDALAND IN ACQUARIO GENOVA, SIANO DATI A NOI,'PASSARE DA STRUTTURA DI CATTIVITÀ A UN'ALTRA NON CAMBIA LORO CONDIZIONÈ.
I quattro delfini del parco divertimenti Gardaland non siano consegnati all'acquario di Genova ma siano invece affidati all'Ente Nazionale Protezione Animali. A lanciare l'appello è proprio l'associazione animalista che, in una nota, sottolinea come «la scelta di destinare i quattro cetacei ad un'altra struttura di cattività non cambierebbe la loro condizione». «Sarei la prima a salutare con favore una svolta in materia di cattività - spiega il direttore scientifico dell'Enpa Ilaria Ferri - tuttavia temo che questo non sia proprio il caso. Ritengo infatti che il vero motivo della chiusura della struttura sia determinato non solo dalle nostre numerose denunce, ma anche dal fatto che questa non possiede i minimi requisiti richiesti dalla normativa vigente». Inoltre, continua Ferri, «il trasferimento dei delfini può essere ricondotto non tanto a un nobile fine, quanto alla inadeguatezza delle strutture, per ovviare alla quale sarebbero necessari ingenti investimenti. Investimenti sostenuti, invece, dall'Acquario di Genova grazie ai fondi pubblici, dove sono in via di ampliamento le vasche che ospitano i delfini, perchè anch'esse non a norma». Infatti, sottolinea Ferri, «al momento, per quanto è a nostra conoscenza, anche la struttura di Genova non risponde ai minimi criteri di detenzione previsti dalle normative vigenti». «Se la multinazionale che gestisce il parco tematico avesse realmente a cuore i diritti e la tutela degli animali, dovrebbe porre fine alla cattività di tutti gli esemplari detenuti nelle proprie strutture, in Italia e all'estero - lamenta il direttore scientifico dell'Enpa - privare della libertà un altro essere senziente è incompatibile con l'animalismo e, più in generale, con l'etica. E invece, come testimoniato dal sito web dell'Acquario di Roma, la stessa società che gestisce il Palablù di Gardaland non solo non sembra intenzionata a dismettere le attività legate alla cattività, ma dovrebbe avere la gestione del futuro acquario di Roma la cui apertura è stata procrastinata ulteriormente e per altro la stessa, al momento, non possiede alcuna autorizzazione come previsto dalle norme», conclude Ferri.
MARE: 'RETI FANTASMÀ MINACCIANO TARTARUGHE IN AUSTRALIA.
Abbandonate o perse, sono le cosidette 'reti fantasmà, quelle lasciate nei mari dai pescatori,che ammontano a 640.000 tonnellate ogni anno secondo uno studio della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro) che al fenomeno dedica uno studio ad hoc visto che la questione rappresenta un vero e proprio problema per l'incolumità della fauna marina, in particolare tartarughe, nel Golfo di Carpentaria. Qui, infatti, stando a quanto rileva lo studio, le reti fantasma possono raggiungere una densità fino a tre tonnellate per km, tra le più alte densità mai registrate al mondo. Nel corso di una recente pulitura delle reti famntasma sulle spiagge del Golfo, l'80% degli animali rinvenuti nelle reti erano tartarughe marine. Se è vero infatti che le attrezzature da pesca abbandonate o perse rappresentano appena il 20% dei rifiuti marini, è vero anche la pericolosità della loro presenza nelle acque viene moltiplicata perchè si tratta di oggetti progettati proprio per catturtare gli animali. La Csiro sta mettendo a punto un modello che, in base alle correnti oceaniche e ai dati finora raccolti, riesce a tracciare i possibili percorsi compiuti nelle acque dalle reti, allo scopo di prevenirne gli spostamenti e individuare i possibili luoghi di approdo sulle spiagge del Golfo di Carpentaria, in modo da poter mettere in campo progetti di pulizia e prevenzione efficaci.
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