Arresto di Caia Antonio, la fasi della cattura, la conferenza stampa e le interviste al Procuratore della DDA Michele Prestino e al Comandante provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria Colonnello Lorenzo Falferi
Il momento dell'Arresto di Antonio Caia
La conferenza stampa
Cattura
latitante caia
Mattinata
odierna i carabinieri del Comando
Provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato Caia Antonio nato a Scilla il 29.07.1970 residente a Seminara(RC)
inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del ministero interno.
Il latitante era in un abitazione sita al Villaggio Frasso - Agro del Comune di
Corigliano Calabro (CS).
Al
momento del blitz il CAIA è stato sorpreso nel sonno in compagnia della moglie
Concetta Maia cl. 83.

-
1 Panetto di Eroina 580 Grammi;
-
3 Panetti di Cocaina per un totale di 1,7 kg;
-
Nr. 20 Buste di semi, verosimilmente di
marijuana, per un totale di un 1kg.
Il
proprietario dell’abitazione LO CANTO Gennaro cl. 63 veniva tratto in arresto
per il reato di favoreggiamento personale nei confronti del latitante. La
moglie Gioffrè Concetta Maia nata Palmi cl. 83, era tratta in arresto poiché
ritenuta responsabile, in concorso, di detenzione illegale di armi e
munizionamento da guerra e detenzione di ingente sostanza stupefacente.
L’operazione,
denominata "Artemisia", è il compendio di una complessa attività
investigativa condotta dai Carabinieri nel comune di Seminara dove le cosche della
'ndrangheta erano tra loro contrapposte per il predominio nel controllo del
territorio e delle istituzioni locali, 35 le persone arrestate. Il Caia era uno
dei capi e dei promotori dell’organizzazione mafiosa operante nel territorio
del comune di Seminara.
Dalle
indagini è emerso che le donne (7 su 35 destinatarie del provvedimento) avevano
un ruolo di spicco nella consorteria mafiosa dei Caia - Gioffrè e Laganà.
Contrariamente a quanto avviene di solito, questa volta la loro funzione era
attiva anche nell'organizzazione di omicidi e tentati omicidi contestati
nell'ordinanza di custodia cautelare.
L'inchiesta,
coordinata dalla Dda reggina, è
cominciata nel dicembre 2006 dopo l'omicidio del boss Domenico Gaglioti e si è
concentrata sulla cosca dei Gioffrè, detti "'ndoli".
Già nel novembre 2007 le indagini avevano portato all'arresto di 13 persone (7
delle quali, tuttora detenute, figurano anche tra i destinatari dei
provvedimenti restrittivi in esecuzione oggi) che avrebbero condizionato le
elezioni del maggio 2007 per il rinnovo dell'amministrazione comunale di
Seminara, poi sciolta e commissariata per infiltrazioni della criminalità
organizzata.
I
carabinieri hanno fatto luce sugli assetti organizzativi, sugli ambiti di
operatività e sulle dinamiche interne alla cosca nonchè sulla conflittualità
che ha visto gli "’ndoli"
contrapporsi al gruppo Caia – Laganà - Gioffrè, conosciuti come " 'ingrisi", che si è poi
ulteriormente scisso, dando vita ad una nuova conflittualità, tra i
Caia-Gioffrè da una parte ed i Laganà dall'altra.
Le
conflittualità tra le opposte fazioni mafiose si erano poi tradotte in una
serie di fatti di sangue che avevano riacceso la faida che già negli anni '70
si era consumata in quell'area, sui quali le indagini dei carabinieri, coordinate
dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno fatto luce
portando alla emissione delle misure cautelari in via di esecuzione. Tra
queste: il 28 ottobre 2007 il ferimento di Vittorio Vincenzo Gioffrè seguito,
il giorno dopo, da quello di Antonio Caia e Carmelo Romeo; il 14 febbraio 2008,
il tentato omicidio di Luigi Tripodi, il cui autore materiale, Giuseppe
Gioffrè, è stato subito arrestato dai Carabinieri; il 27 marzo 2008 l'omicidio
di Silvestro Luigi Galati; il 24 novembre 2008 il ferimento di Giuseppe
Vincenzo Gioffrè, sino a giungere al 13 marzo scorso, quando i carabinieri sono
dovuti intervenire per evitare un altro omicidio sorprendendo Antonino,
Domenico e Giuseppe Vincenzo Gioffrè in possesso di armi clandestine.
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