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Calabriaonweb intervista a G. Licata del magazine Mediterraneo/Rai

Reggio Calabria, 06.01.2013

Il Mediterraneo frontiera da sorvegliare o crocevia di civiltà?
Prosegue l'approfondimento avviato da "Calabria on web", il giornale
on line edito dal Consiglio regionale (www.calabriaonweb.it) sulle
dinamiche che attraversano quest'area in gran subbuglio e ricca
d'interesse per le regioni dell'Italia meridionale. Ad avviso di
Giancarlo Licata, responsabile dell'edizione italiana del magazine
"Mediterraneo" della Rai, trasmesso in dieci diversi Paesi, uno dei
pochi esempi di televisione senza frontiere e di concreta cooperazione
internazionale, "Se il Sud dell'Italia perde questo treno, resterà
una palla al piede dell' Europa". Con Licata, ora che il settimanale
televisivo la cui lingua principale di diffusione è l'arabo - ma ci
sono nei diversi paesi le edizioni di "Mediterraneo" in italiano,
francese e greco - è arrivato al ventunesimo ciclo (realizzato a
Palermo e coprodotto da France 3, con l'apporto della Ert Grecia e
della Entv algerina), "Calabria on web" ha fatto un bilancio sulla
trasmissione che per prima, in Europa, ha avviato un dialogo, sia pure
a livello culturale e di informazione, in anni di incomunicabilità e
di scarsa attenzione della politica e dell'Ue verso i paesi
mediterranei: "La comunicazione, è vero, può rappresentare un ponte
Nord/Sud in un Mediterraneo percepito come somma di culture
straordinarie ed esempio di scambio continuo fra le diversità. Ma non
sempre è così. Noi, con Tgr/ Mediterraneo, il magazine
italo-francese, cerchiamo di fare l'opposto: guardiamo le diversità
per trovare una sintesi. E' facile mettere in piazza ciò che divide.
E' meno facile puntare su ciò che unisce, come la richiesta di diritti
e la cultura. Abbiamo cercato di leggere in giro per il paesi arabi la
sensibilità delle madri chiamate a dare un nuovo volto all'Africa e
non far appassire le primavere arabe. Le donne hanno meno istruzione,
ma combattono di più, mobilitano le persone. Una giovanissima blogger,
in Egitto, ha spinto con il suo appello migliaia e migliaia di persone
a scendere in piazza. La paura esiste, è stupido negarlo. Però la
lotta per evitare l'affermazione di un Islam integralista che cancelli
gli sforzi finora compiuti è altrettanto forte perché davanti a una
ipotesi simile le donne diverrebbero i primi bersagli nel momento in
cui dovessero cambiare i valori dello Stato". Alla domanda su quale
sia l'Italia che " Mediterraneo" ha presentato nell'area
arabo-mediterranea e quale spazio hanno avuto le regioni meridionali
dalla chiara identità mediterranea, come Calabria e Sicilia, Licata
risponde: "E' l'Italia dei tanti comuni, quella delle eccellenze, il
paese delle intelligenze produttive, l'Italia delle devastazioni
ambientali e delle coste incontaminate. L'Italia delle mille storie da
raccontare, quella più vera, quella che è aperta al vicino, l'Italia
delle migrazioni, delle speculazioni sulle migrazioni, l'Italia dei
piccoli artigiani e delle scuole multietniche. L'Italia dei vulcani
attivi, dei vulcani che appaiono e poi spariscono per anni, l'Italia
che non ci sta a subire i disastri, quella che vuol farsi sentire, ma
senza urlare, utilizzando il cervello per il suo futuro e il recupero
della memoria per rendere più forte il suo presente. Questa Italia
l'abbiamo "esportata" per dieci anni con il Canale Rai Med, il primo
in doppia lingua, italiano e arabo, ora sospeso. Quando abbiamo
cominciato, nel 2001, eravamo i primi. Oggi praticamente tutte le
televisioni occidentali, hanno canali in doppia lingua, quella
nazionale e l'arabo". Ed ecco cosa pensa Licata sul ruolo che le
regioni meridionali dell'Italia possono svolgere nel bacino
mediterraneo: "L'intero pianeta ha cambiato velocità. Sono mutati i
rapporti di forza fra le diverse parti del mondo. Sono finite le
certezze sul futuro. L'Europa, bloccata dalla crisi dell'euro, è
finora rimasta indifferente rispetto a ciò che sta avvenendo nel
Maghreb e in Egitto. E così avviene con Iran e Siria, importanti
partner commerciali dell'Italia. Stiamo vivendo una rivoluzione che
toccherà tutti da vicino. Prima i flussi migratori andavano da Sud
verso Nord, ora stanno cambiando e sono da Sud a Sud. I Paesi del
Golfo Persico stanno diventando una calamita per i lavoratori del
Medio Oriente, così come avviene in alcuni paesi dell'estremo Oriente,
in America del Sud e Sudafrica. Nazioni a forte densità come la Cina,
fra qualche anno saranno costrette a incentivare i flussi migratori in
ingresso, visto che la popolazione in età di lavoro diminuirà. Questo
il quadro. Se il Sud italiano perde l'ultimo treno, resterà una
palla al piede dell'intera Europa. Una giovanissima imprenditrice,
Ludovica Zigon, amministratore unico di Getra Ecopower, al Corriere
economia ha dato questa risposta: una unione mediterranea
dell'energia, della logistica, del commercio equo, del turismo a basso
impatto, dell'apprendimento interculturale, è quello che serve a
un'Europa ad assetto federativo e sub regionale, che trascenda le
frontiere attuali dell'Unione europea, figlie del secolo scorso, e si
candidi a essere alternativa politica all'imperialismo delle materie
prime. Infrastrutture logistiche efficienti, integrate con le reti
infrastrutturali di Regioni e paesi del Mediterraneo, rappresentano lo
strumento attraverso il quale il territorio meridionale può realmente
diventare un'area strategica".

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