Processo
Cent’Anni di Storia: Torna in Libertà l’ex Direttore Operativo della All
Services Giuseppe Arena. Potrà ricorrere in cassazione avverso la condanna
subita in appello da libero.
La Corte di Appello di Reggio
Calabria presieduta dalla dottoressa Iside Russo, con a latere i consiglieri
Ornella Pastore e Francesco Petrone, in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato
Antonino Napoli, ha scarcerato Giuseppe Arena accusato, nell’ambito del
processo Cent’Anni di Storia, di associazione a delinquere di stampo mafioso
poiché, insieme a Molè
Girolamo detto Gancio, quali componenti organici dell’associazione,
nell’interesse di questa e sotto le direttive di Molè Rocco (sinché in vita) e
Molé Girolamo (cl. 61) avrebbero svolto in prima persona tutte le attività
volte ad acquisire la Soc. Coop. in liquidazione coatta amministrativa “All
Services” e più specificatamente estromettendo Aldo Alessio dalla gestione
della cooperativa, ponendosi alla ricerca di soci finanziatori, contattando i
liquidatori ed infine trattando la loro partecipazione con il gruppo vincente
costituito dai coindagati D’Ardes-Alvaro al cui servizio, infine, l’Arena si
poneva.
Secondo
l’accusa per circa due anni, dal 2006
fino ai primi mesi del 2008, due diversi gruppi si sono contesi l’acquisizione della
cooperativa All Services, portata,
attraverso una ben preventivata strategia, allo stato di liquidazione coatta
amministrativa. Da un lato i MOLE’, attraverso MOLE’ Girolamo (cl. ’63)
- cugino dei più titolati fratelli, MOLE’ Girolamo (’61), MOLE’ Domenico (cl.
’63) e MOLE’ Rocco (cl.’65) - coadiuvato
da ARENA Giuseppe, dall’altro una cordata formata da un imprenditore romano,
D’ARDES Pietro, titolare della Cooperativa Lavoro di Roma, ma con attività in
Calabria, affiancato dall’avv. Giuseppe MANCINI ed alleatosi con gli ALVARO di
S. Procopio, con l’avallo dei PIROMALLI.
In seguito al
giudizio di primo grado il Tribunale di Palmi ha ritenuto Giuseppe Arena
colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa condannandolo alla pena
di anni 4 e mesi 8 a fronte della richiesta di condanna dei Pubblici Ministeri,
Di Palma e Pennisi, a 15 anni di reclusione.
Avverso la sentenza
del Tribunale di Palmi avevano proposto appello, rispettivamente, il difensore
dell’Arena, avvocato Antonino Napoli, che ha richiesto l’assoluzione del
proprio assistito, ed il Pubblico Ministero, dottor Roberto Placido Di Palma,
relativamente alla quantificazione della pena ritenendo la condanna inflitta
dal Tribunale di Palmi all’Arena eccessivamente mite.
La Corte di Appello
di Reggio Calabria, dopo aver accolto l’eccezione, proposta dall’avvocato Antonino
Napoli, di inammissibilità dell’appello presentato dal Pubblico Ministero della
Distrettuale Antimafia, ha confermato la sentenza di condanna alla pena di anni
4 e mesi 8 di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Essendo trascorso un lasso di
tempo quasi pari alla pena in concreto inflitta, seppur ancora la sentenza non
è definitiva poiché ad oggi non sono state depositate le motivazioni della
sentenza d’appello, l’avvocato Antonino Napoli ha presentato un’istanza di
scarcerazione sul presupposto che si stava per
avvicinare l’ipotesi estrema in cui il periodo cautelare raggiunge l’intera
pena inflitta che determina l’automatica caducazione della misura. Pertanto, ha
sostenuto l’avvocato Napoli, quando il periodo sofferto in custodia si avvicini
alla pena inflitta si impone una seria valutazione delle residue esigenze cautelari
che giustificano la permanenza in carcere. La Corte riconoscendo il pregio
delle argomentazioni difensive ha revocato la misura rimettendo in libertà
l’Arena consentendogli così di poter proporre, da libero, ricorso in Cassazione
avverso la condanna subita e sperare nel terzo grado di giudizio.
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