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Melito Porto Salvo (RC) L'on.Mimmo Crea e suo figlio condannati anche in Appello,: 7 anni e mezzo per Mimmo, 3 anni e mezzo per Antonio, assolta la moglie

Reggio Calabria- L’indagine ‘Onorata Sanità’, sugl’intrecci mafia-politica, nella gestione della Sanità nel Reggino. In Corte d’Appello, il 14 dicembre 2012, presidente del Collegio di Corte d'Appello, Antonino Napoli (Giuliana Campagna e Daniele Cappuccio a latere), ha racimolato un verdetto di 7 anni e sei mesi. Assolto ora, solo per alcuni reati minori; e per altri andati in prescrizione. In prima istanza, in Corte d’Assise, il 27 dicembre 2010,  aveva rimediato, una sentenza ancor più dura, 11 anni e tre mesi; e tutto il resto. Condanna confermata a 3 anni e 3 mesi di reclusione il figlio di Crea, Antonio; per il quale, tuttavia, cade l’accusa di associazione mafiosa. Assolta la moglie, Anna Familiari; in  Corte d’Assise condannata a 9 mesi. Stessa pena del dottor Antonio Roberto Iacopino, anche lui assolto. Condannato invece, inatteso ribaltone,  a 6 anni, il dipendente Afor Paolo Attinà, con funzioni operative di braccio destro dell’onorevole. Dal Tribunale presieduto da Iside Russo, che aveva avvalorato le indagini dei pubblici ministeri, Mario Andrigo e Marco Colamonici. In illo tempore, Mimmo Crea aveva ricusato, senza esito, per incompatibilità, il Gup Paolo Ramondino; un altro Gup, Santo Melidona si era ritirato per motivi di opportunità. Regge e pesa come un macigno, il concorso esterno in associazione mafiosa. Per i suoi rapporti con la criminalità organizzata dell'area jonica della provincia di Reggio Calabria. Il pg del processo, Fulvio Rizzo, aveva chiesto una condanna a otto anni ed un mese di reclusione
MELITO PORTO SALVO, (BIS) “ONORATA SANITÁ”, (RI)CONDANNATO L’ONOREVOLE MIMMO CREA, DA QUALCHE MESE AGLI ARRESTI DOMICILIARI PER MOTIVI DI SALUTE ED IL FIGLIO, ASSOLTA LA MOGLIE,  MA GLI AVVOCATI PREANNUNZIANO RICORSO IN CASSAZIONE
L’8 giugno 2011 i Carabinieri del Comando Provinciale, diretto dal colonnello Pasquale Angelosanto, avevano  confiscato all'ex consigliere regionale della Calabria, subentrato, come primo dei non eletti nella lista della Margherita, a Francesco Fortugno, condannato ad undici anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito del processo chiamato "Onorata Sanità"beni mobili ed immobili  per un valore di circa dieci milioni di euro. Tra  cui ci sono immobili, conti correnti, quote societarie. Compresa quella della clinica privata "Villa Anya", oltre a diversi terreni. Beni sottoposti a sequestro, il 3 novembre del 2009. Tuttavia, la Corte d'Appello di Reggio Calabria, (dott.ssa Pastore, Presidente - Dott. Gullino, relatore -Dott.  Blatti, a latere)  il 21 dicembre 2011, aveva assolto tutti gli imputati dall'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, personaggi come Giuseppe Pansera, genero del celebre boss Giuseppe Morabito, detto il "Tiradritto", ma anche Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati in un altro processo come mandanti ed esecutori del delitto di Franco Fortugno, ucciso il 16 ottobre 2005 a Locri.
Domenico Salvatore

MELITO PORTO SALVO (RC)Assolto o condannato? Punti di vista. Proviamo a ricostruire i fatti. Partiamo dal lancio dell’ANSA…”lunedì 28 gennaio 2008,

NDRANGHETA NELLA SANITA', ARRESTATI ANCHE POLITICI.
I carabinieri di Reggio Calabria hanno arrestato alcune persone, tra cui anche politici e dirigenti del servizio sanitario calabrese, accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso. L'operazione, chiamata "Onorata Sanita" riguarda una organizzazione mafiosa che faceva riferimento alla cosca Morabito di Africo e operava nel settore della sanità pubblica. TRA ARRESTATI ANCHE CONSIGLIERE REGIONALE CREA. C'é anche il consigliere regionale Domenico Crea tra le persone arrestate stamane dai carabinieri a Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione chiamata 'Onorata Sanita'. L'operazione ha portato all'arresto complessivamente di 18 persone tra cui Crea, esponenti della cosca Morabito di Africo ed anche persone già coinvolte nell'inchiesta sull'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno. Nell'ambito delle indagini sull'omicidio Fortugno più volte era emerso anche il nome di Domenico Crea, pur non avendo mai egli avuto nessun coinvolgimento nell'inchiesta. Crea, eletto nel 2005 nelle liste dell'allora Margherita, è subentrato nel consiglio regionale della Calabria dopo la morte di Francesco Fortugno.

ARRESTATI DIRIGENTE REGIONE E DG AZIENDA CATANZARO.
Il dirigente vicario del Dipartimento Sanita' della Regione Calabria, Peppino Biamonte, e il direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Piero Morabito, sono tra le 18 persone arrestate stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione che ha portato a svelare intrecci tra politica e criminalità organizzata. Biamonte e Morabito, coinvolto nell'inchiesta perché negli anni scorsi era stato direttore generale dell'Azienda sanitaria locale 11 di Reggio Calabria, sono stati posti agli arresti domiciliari.

COINVOLTI GLI ACCUSATI OMICIDIO FORTUGNO. Ci sono anche Alessandro e Giuseppe Marciano', padre e figlio, presunti responsabili dell'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, fra gli arrestati dell'operazione "Onorata Sanità" fatta dai carabinieri e che ha svelato i rapporti tra 'ndrangheta e il mondo della politica e della sanita' calabrese. Alessandro Marcianò è accusato di essere stato il mandante dell'omicidio di Fortugno, che avrebbe ordinato per consentire a Domenico Crea, anch'egli arrestato nell'operazione della scorsa notte, di subentrare allo stesso Fortugno nel consiglio regionale. Il figlio Giuseppe, invece, avrebbe svolto, sempre secondo l'accusa, il ruolo di mandante e al contempo di esecutore dell'assassinio di Fortugno.

Fra le 18 persone coinvolte nell'operazione c'é anche il medico Giuseppe Panzera, già detenuto, genero del boss della 'Ndrangheta Giuseppe Morabito, detto 'u Tiradrittu, arrestato negli anni scorsi dopo un lungo periodo di latitanza.”  La Repubblica ricostruisce il ruolo in un servizio del 28 gennaio 2008…”Domenico Crea, uomo politico dalla Cdl all'Unione e ritorno…”Un medico che fa politica da anni, cambiando più volte schieramento. Domenico Crea, nato 56 anni fa a Melito Porto Salvo, ha sempre intrecciato l'attività professionale a incarichi nella sanità e nelle amministrazioni locali. Oggi è finito in manette nell'ambito dell'operazione "Onorata Sanità".Il nome di Crea è legato a quello di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale calabrese assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005. Crea è infatti subentrato in consiglio regionale proprio a Fortugno: era lui il primo dei non eletti della provincia reggina nella lista della Margherita. Ma la sua carriera politica era iniziata molto tempo prima. Vediamo di ripercorrerne le tappe. Sposato, due figli (uno dei quali arrestato oggi nell'ambito della stessa operazione), Crea è laureato in medicina con specializzazione in igiene e sanità pubblica. E' stato consigliere provinciale eletto nel collegio di Melito Porto Salvo.

Già vice dirigente sanitario del Presidio poliambulatoriale di Melito, ha assunto nel 1993 l'incarico di vice direttore sanitario presso l'ospedale "T. Evoli". Per diversi anni è stato anche vice presidente di minoranza della Comunità Montana versante Jonico Meridionale.Quindi l'approdo nel Consiglio regionale prima e nella Giunta regionale poi (assessore all'Urbanistica e all'Ambiente nella prima giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Nisitcò, assessore all'Agricoltura in quella presieduta da Giovambattista Cligiuri). Nella tornata elettorale del 2000, è stato rieletto nella lista del Ccd, con circa 9000 voti di preferenza, e nella Giunta di centrodestra presieduta da Giuseppe Chiaravalloti ha ricoperto l'incarico di assessore al Turismo, Industria alberghiera, Sport, spettacolo e trasporti. Verso la fine della legislatura ha aderito alla Margherita.Alle ultime consultazioni regionali, nel 2005, la sua candidatura nella Margherita passò fra le perplessità di Francesco Fortugno e di Agazio Loiero, allora esponente di punta del partito e oggi governatore della Calabria. Perplessità ribadite recentemente dalla vedova di Fortugno, la parlamentare del Pd Maria Grazia Laganà, e dallo stesso Loiero ai giudici di Locri che stanno celebrando il processo ai presunti mandanti ed esecutori del delitto Fortugno: la candidatura di Crea era considerata "inopportuna". I dubbi aumentarono quando Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, destinatari di due ordinanze di custodia anche nell'ambito dell'operazione odierna, vennero arrestati come presunti mandanti del delitto Fortugno.

In quell'occasione il presidente della Regione Loiero, in un'intervista, invitò Crea, pur considerato estraneo al fatto criminale, a farsi da parte. Crea lasciò la Margherita, tornò con il centrodestra e aderì alla Dc di Rotondi diventandone capogruppo in Consiglio regionale e riprendendo un'intesa attività politica. accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito del procedimento chiamato "Onorata sanità" I giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria, hanno poi condannato a sei anni di reclusione per associazione mafiosa ribaltando la sentenza di primo grado , Paolo Attinà uno dei collaboratori di Crea, che era stato assolto in primo grado. I giudici hanno poi confermato la condanna a tre anni e tre mesi di reclusione per il figlio di Crea, Antonio, mentre hanno assolto la moglie del politico, Angela Familiari, accusata di truffa, e l’ex direttore dell’Azienda sanitaria di Reggio Calabria poi divenuto collaboratore di Domenico Crea, Antonino Iacopino, entrambi condannati a nove mesi in primo grado. L’indagine "Onorata Sanità", scattata il 28 gennaio 2008, gip Roberto Lucisano, (secondo la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, l’ex assessore regionale Mimmo Crea,  rinviato a giudizio assieme al figlio il 20 gennaio 2009 in cambio dell’appoggio nelle elezioni regionali del 2005, aveva pure, favorito le cosche Morabito di Africo, Zavettieri di Roghudi, Cordì di Locri e  Talia di Bova Marina), è stata completamente demolita; non ha  riscosso nelle aule  giudiziarie, lo stesso  boom mediatico  ricevuto su tutti i mezzi di informazione nazionali e locali.

 La Corte di Appello di Reggio Calabria, (dott.ssa Pastore, Presidente - Dott. Gullino, relatore -Dott.  Blatti, a latere) ha  ribaltato la sentenza,  emessa con il rito abbreviato e rigettato la richiesta del sostituto procuratore Santo Melidona. La Corte di appello,  ha assolto con formula piena, gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato:il dott. Peppino Biamonte, già direttore vicario presso l'assessorato regionale alla sanità, (difeso dagli avvocati Francesco  Mortelliti ed Antonio  Masi), il Dott. Pietro Morabito già direttore generale dell'ASL di Reggio Cal. (difeso dagli avvocati Natale  Carbone e G. Nardo ) il dott. Domenico Latella (difeso dagli avvocati Emanuele Genovese ed Elena  Latella ), il dott. Domenico Pangallo (difeso dagli avvocati Giacomo Iaria e Antonio Mandalari) ed il dott. Caridi Santo Emilio (Vincenzo Nico D’Ascola e Pasquale Foti). Il Giudice di secondo grado,  ha anche assolto, accogliendo le richieste del Procuratore Generale,  l'ex assessore alla Sanità della giunta regionale  di centrodestra dott. Luzzo (difeso dagli avvocati D’Ascola e Gambardella), nonchè gli altri funzionari  dell'ASL di Reggio (Dott. Francesco Cassano  - Arch. Roberto Mittiga - dott. Suraci Alessio Giovanni Giuseppe), che  si erano occupati a vario titolo dell’istruzione della pratica amministrativa, attraverso cui la clinica Villa Anya, di proprietà dell'ex assessore Regionale Mimmo Crea, era stata convenzionata con il sistema sanitario Regionale.

 Altre assoluzioni sono giunte, contro  per tutti coloro che erano stati condannati in primo grado per reati di natura associativa di matrice mafiosa:Leonardo Gangemi, Alessandro e Giuseppe  Marcianò, (i due, padre e figlio, erano stati già condannati all’ergastolo per l’assassinio di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso a Locri ad ottobre del 2005. In quel caso arrivò il carcere a vita, ma la Corte d’Assise di Locri, escluse l’aggravante mafiosa), Errante Giuseppe e Pansera Giuseppe; era stata pure stralciata, la posizione di 45 indagati, non detenuti, medici e funzionari, chiamati a rispondere di reati minori come falso ed abuso.
Domenico Salvatore















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