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Sant'Alessio in Aspromonte (RC). La vittima di turno di santo Stefano-Melito 3-5, 3^ categoria, stavolta è l'arbitro, malmenato

Bentornata terza categoria. A sant’Alessio in Aspromonte va di scena il Wrestling di John Cena, Big Show ed Undertaker ed il povero signor Ugo Calabrò della sezione di Reggio Calabria (ha arbitrato anche in Promozione) finisce in infermeria, colpito da un giocatore di casa, al 26° della ripresa, sul risultato di 3-5. Proprio nel momento migliore del santo Stefano, che stava schiacciando l’acceleratore a tavoletta. Mentre il rinunciatario Melito, attacco atomico e difesa colabrodo  (otto reti al passivo in sole due settimane) pago del risultato aveva tirato i remi in barca

IL MELITO F. SBANCA SANT’ALESSIO IN ASPROMONTE CON UN FULL D’ASSI E LANCIA IL GUANTO DI SFIDA AI PRETENDENTI. SEBBENE SUL RISULTATO PENDA LA SPADA DI DAMOCLE DEL GIUDICE SPORTIVO CHE SQUALIFICHERÁ IL CAMPO DEL SANTO STEFANO E DARÁ PARTITA PERSA A TERMINI DI REGOLAMENTO PER L’AGGRESSIONE ALL’ARBITRO



 Una valanga di palloni in mezz’ora alle spalle dell’esterrefatto G. Pansera, che sembrava suonato come Kim Ki Soo a san Siro nel match iridato con Sandro Mazzinghi. Ben  sei reti: 5-1 per il Melito, padrone del campo. Sotto la sapiente regìa di Mimmo Tripodi, veterano dei campi di gioco, campione di grand’esperienza e dello scatenato Giovanni Calabrò. La più bella rete è stata messa a segno da Bruno Pansera, con una “foglia morta” sotto la traversa che ha ipnotizzato l’incolpevole Batman avversario
Domenico Salvatore


SANTO STEFANO IN ASPROMONTE (Reggio Calabria) - Complimenti all’amministrazione comunale, che ha dotato il paesino aspro montano di due strutture davvero meravigliose, che rischiano di diventare due cattedrali nel deserto. Meno male, che ci siano le squadre di santo Stefano a…” calpestare” l’erba sintetica. Un lusso per questo agglomerato di case, incuneate sotto gli ulivi, dove al tramonto, non trovi in giro un abitante per chiedere un’informazione. Nemmeno, se a suonare, siano le campane di Pier Capponi.

Eppure, il sabato è il giorno più gradito; più bello…”Questo di sette è il più gradito giorno,/pien di speme e di gioia:/diman tristezza e noia/recheran l'ore, ed al travaglio usato/ciascuno in suo pensier farà ritorno./…”.Sotto gli ulivi secolari, non si vede nessuno; e men che meno, la donzelletta, che…” vien dalla campagna,/in sul calar del sole,/col suo fascio dell'erba; e reca in mano/ mazzolin di rose e di viole,/onde, siccome suole,/ornare ella si appresta/dimani, al dì di festa, il petto e il crine./Siede con le vicine/su la scala a filar la vecchierella,/incontro là dove si perde il giorno;/e novellando vien del suo buon tempo,/quando ai dì della festa ella si ornava,/ed ancor sana e snella/solea danzar la sera intra di quei/ch'ebbe compagni dell'età più bella./Già tutta l'aria imbruna,/torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre/giù da' colli e da' tetti,/al biancheggiar della recente luna./Or la squilla dà segno/della festa che viene;/ed a quel suon diresti/che il cor si riconforta./I fanciulli gridando/su la piazzuola in frotta,/e qua e là saltando,/fanno un lieto romore:/e intanto riede alla sua parca mensa,/fischiando, il zappatore,/e seco pensa al dì del suo riposo./…”

Noi c’imbattiamo in due extra-comunitari, che non parlano la “Lingua Italiana”. Due bambini palleggiano dietro il municipio, ma non c’è nessuna macchina a disturbarli. Nemmeno il fragore di un aereo, che  rombando s’avvicina. Inforchiamo la super-strada della montagna, che qui chiamano pedemontana della Vallata del Gallico. Sino a Mulini di Calanna, sul famoso storico ponte dove il padrino dell’Onorata Società don Mico Tripodo, organizzò lo storico summit, poi scoperto e sventato dalle forze di polizia, tutto liscio. Una manciata di minuti. Poi comincia il calvario di curve, doppie curve, saliscendi a strapiombo, frane, slavine, terriccio. Praticamente dodici mesi all’anno. Il degrado idro-morfo-geologico della Vallata del Gallico c’è, si vede e si sente. Benchè non sia certamente, quello sfasciume pendulo, visto da Giustino Fortunato.

Tuttavia la Gallico-Gambarie è stata interamente finanziata, come ha dichiarato pubblicamente il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti. Prima o poi, si farà. Arrancando come Martin Federico Bahamontes, meglio noto come “l’Aquila di Toledo” sul’Aubisque, sul Tourmalet e sul Mont Ventoux, arriviamo a Laganadi, arrampicato sulla collina, come cantava al Festival di Sanremo Josè Feliciano… “Paese mio che stai sulla collina/disteso come un vecchio addormentato/la noia l'abbandono il niente/son la tua malattia/paese mio ti lascio e vado via/che sara' che sara' che sara'/che sara' della mia vita chi lo sa/so far tutto o forse niente/da domani si vedra'/e sara' sara' quel che sara'/…”

Lo stadio è infilato sotto gli ulivi; ad un tiro di schioppo dalla strada statale, che serpeggia verso Gambarie d’Aspromonte. Arriviamo giusto in tempo per un paio di scatti e per scribacchiare le formazioni sul nostro libretto rosso. Ma non è quello di Mao Tse Tung. Non dobbiamo fare nessuna rivoluzione. Se non quella dell’informazione. Con tutto il rispetto per Charles Foster Kane (Orson Welles), s’intende; personaggio leggendario di “Quarto potere”.  Considerato, fonte Wikipedia, uno dei migliori film della storia del cinema. L'American Film Institute, l'ha giudicato il miglior film americano di sempre. I rischi principali per la democrazia in seguito ad un uso improprio di questo potere, sono costituiti dal controllo politico dei mezzi di informazione e dall'accentramento di essi nelle mani di un ristretto gruppo di persone (solitamente grandi aziende). In questi due casi infatti, considerando che coloro che controllano i media tendono in genere a filtrare le informazioni che sono in contrasto con i propri interessi, si avrebbe una mancanza di pluralismo, e si ostacolerebbe quindi la possibilità dei cittadini-elettori di formarsi delle opinioni informate e di attuare delle scelte informate.

Ciò premesso, il quarto potere (come per i tre classici poteri) dovrebbe essere separato dagli altri. Si gioca su un manto erboso artificiale al bacio. Gli spettatori sonopettatori Le condizioni ideali per assistere ad una partita vera, di calcio giocato. Il Melito, non era ’Quella sporca dozzina”… addestrata per compiere un'importantissima ma anche difficilissima missione segreta: assaltare un castello  francese, dove si trova il quartier generale tedesco. Se i galeotti riusciranno nella missione, otterranno in cambio la libertà. Mister Tripodi, non è Charles Bronson, duro, laconico ed imperturbabile; Rocco De Pietro, non è Telly Savalas,(ma sì, il tenente Kojak) un fanatico religioso, eccentrico e psicopatico. Sono due splendidi personaggi della città di Melito Porto Salvo; il più grosso centro fra Reggio Calabria e Locri, di quasi quindicimila abitanti. Hanno tante cose in comune. Tra cui la passione per il gioco del calcio.

Lo shamano melitoto, stavolta, non ha avuto bisogno di indossare la maschera cornuta, né di agitare ossicini, cenere, amuleti, talismani e pendagli vari; e nemmeno di danzare…Macumba, Voo doo. Nello chalet di Silvestro, a qualche miglio dal porto delle nebbie, tra spicchi di pizza al taglio, napoletana, quattro stagioni, all’arrabbiata, margherita, birra a fiumi, organetto e tamburello, la risacca per sottofondo, l’allenatore aveva detto:”Ragazzi mi raccomando…palla avanti e pedalare” C’era anche la ‘Luna rossa ‘ in cielo. La interrogava Renzo Arbore…”E 'a luna rossa mme parla 'e te,/Io lle domando si aspiette a me,/e mme risponne: "Si 'o vvuó' sapé,/ccá nun ce sta nisciuna..."/E i' chiammo 'o nomme pe' te vedé,/ma, tutt''a gente ca parla 'e te,/risponne: "E' tarde che vuó' sapé?!/Ccá nun ce sta nisciuna!..."/. Consegne rispettate? Successo assicurato. Non solo in virtù del modulo di gioco vincente 3-5-2 mobile, ma anche di un altro modulo. Psicologico.

Il training autogeno, rivolto alla mente ed all'inconscio, determina la capacità di controllare alcuni processi fisici come la respirazione, l’attenzione, le emozioni, gli stati d’animo, ecc.. Il terapeuta Tripodi, applica una tecnica per risolvere problemi di ansia, insonnia, tachicardia, tensioni, somatizzazioni, per aumentare la concentrazione, l'autostima ecc; utile inoltre nella cura di insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico ecc.  Tuttavia non mancano i driblomani, che s’incollano la palla alla suola con l’Attak e non la passano, nemmeno con l’ordine di Sua Maestà. Oppure, Ribelli come Stefen "Stef" Djordjevic (Tom Cruise) dell’acciaieria American Pipe & Steel, sordi ad ogni richiamo e consiglio. Va da sé, che gestire lo spogliatoio con la passione di Cosmi, la grinta di Capello, il mordente di Trapattoni, il pugno di ferro del sergente Zeman, il guanto di velluto di Ancelotti, la voglia di combattere di Lippi, l’umiltà di Allegri, alla fine, porterà il risultato. Ma questo è un altro paio di maniche. Nella prima mezz’ora di gioco, l’orchestra sinfonica, ha incantato la platea. Palla bassa, geometrie asciutte, ossute ed essenziali e ’Movimiento” alla Heriberto Herrera, meglio noto come HH2. Al ‘primo violino’ Bruno Pansera,  il piede sinistro di Dio, era stato affidato uno Stradivari stagionato. Suono pulito, fraseggio perfetto.

Una musica affascinante come il canto delle sirene ulissiane, che sembrava uscita dallo spartito “Aria sulla IV corda” di Johann Sebastian Bach, nell’interpretazione di Sarah Chang. Quando poi il “maestro” Mimmo Tripodi saliva in pedana dettare il ritmo ed a dirigere il Nabucco, per i padroni di casa si faceva notte, buio pesto …  Giunta l'ora sesta, si fece buio su tutta la terra, fino all'ora nona. Cinque papagne nel sacco e palla al centro! Giovanni Calabrò veniva afferrato per la collottola come Pinocchio agguantato dal contadino. Ma riusciva a sgusciare come Jim Hawkins, sfuggito al perfido nostromo Israel Hands, che tentava di ucciderlo sull’albero maestro della Hispaniola.  Dietro,nella Geenna, Gullì si sbraccia ed urla come Long John Silver alle prese con la ciurma insubordinata. Il santo Stefano è ancora a corto di preparazione. Ma laringe, trachea, polmoni, bronchi, bronchioli ed alveoli, pieni di ossigeno, funzionano a meraviglia. Non ci sta a perdere in casa. Sia pure al cospetto di una squadra titolata e blasonata come il Melito. Negli spogliatoi mister Michele Cotroneo, suona la carica dei 101. Gli sforzi degli uomini di capitan Giraudo producono due scorciatoie. Si intravede la luce oltre il tunnel , quando al quarto d’ora della ripresa, Gioffrè azzarda il 5-3. A questo punto comincia l’assedio di Forte Alamo. Roberto Latella, si agita come Davy Crockett; Ielo fa il pendolo del Duomo di Pisa…avanti,  indietro, avanti indietro….Mister Michele Cotroneo, la fede del capitano Achab, attende sul Peqod, il passaggio di Moby Dick per fiocinarlo. In almeno due occasioni fortuite si sfiora il 5-4.

Ma sul più bello ecco l’imponderabile che fa saltare i piani della formazione stefanita di Giuseppe Chirico. Un giocatore di casa si fa irretire dal delirium tremens ed aggredisce l’arbitro a calci e pugni e botte da orbi. Uno sganassone raggiunge la giacchetta nera che si accascia al suolo e subito emette il triplice fischio di chiusura del match. Un’altra scena di ordinaria follia, di quelle che ne abbiamo viste e descritte in questi quarant’anni e passa. Per amore di verità (“La verità vi renderà liberi”). E non c’è omertà che tenga. Per dovere di cronaca. Un gestaccio esecrabile. Un rimedio, peggiore del male. Il più vicino all’arbitro, nella circostanza ci è sembrato Condò, finito ‘dietro la lavagna”,  in seguito all’inopinata reazione. Un doppio cartellino giallo che lo ha fatto imbufalire. Fine delle trasmissioni. Il santo Stefano, che stava producendo i maggiori sforzi, proiettato alla ricerca del quarto goal, che sembrava maturo, si sgonfia come un pallone punto da uno spillo. Non rimane altro che soccorrere l’arbitro e tenere il giocatore a distanza di sicurezza, prima del rientro negli spogliatoi.

Ora si attende il responso del G.S., che non sarà tenero. Al di là della condanna del gesto di violenza gratuita, se non di ordinaria follia, ci si chiede: ma in Terza Categoria, che senso ha aggredire l’arbitro? Fermo restando, che la cosa non debba succedere nemmeno per sogno in nessuna categoria. A fine gara abbiamo raccolto la testimonianza dei dirigenti delle opposte squadre, che vi proponiamo qui sotto. Il Melito, rigenerato nell’entusiasmo, sta carburando.  E mancano dalla rosa ancora alcuni giocatori. Undici reti in due settimane sono un bottino che autorizza ottimismi. Sebbene la difesa vada meglio registrata. La condotta dell’arbitro ci è sembrata corretta e lineare. I rigori c’erano e li ha concessi. Le ammonizioni pure. L’espulsione di un dirigente ospite anche. Bisogna lasciarli dirigere le gare senza quel brontolio-riverbero continuo “tagliente” più della febbre. Sono in buonafede. Ma se si fermassero loro, non si giocherebbe più al calcio. Proprio quello che vogliono i frustrati, complessati, inibiti, repressi; se non palloni gonfiati e bastian contrari. Ma non chiamateli guastafeste. Stavolta non ci sono attenuanti generiche; le punizioni sono state equamente distribuite a suo insindacabile giudizio. Le ammonizioni anche. Il dialogo è stato corretto ed esauriente. Il regolamento è stato applicato. Gli allenatori di fuori ed i capitani di dentro, controllano, sorvegliano, ispezionano e vigilano, affinchè vengano evitate queste figuracce, ma non possono verificare l’imponderabile. Bisogna finirla con questo factum sceleris, se non fumus persecutionis arbitrale. Sono persone normali, mica marziani. Possono sbagliare anche loro una valutazione, ma sono in buona fede. I mammoni, bamboccioni, fannulloni in “giacchetta nera”, sono stati già epurati; palloni gonfiati travolti dal delirio d’onnipotenza, ignoranti del regolamento e del bon ton, che hanno fatto splash-down, punti da uno spillo.Domenico Salvatore


IL TABELLINO DI DOSA
Santo Stefano: Pansera G 6. Morena 6, Gattuso 6, Gioffrè 7, Giunta 6, D’Agostino 6, Delfino 7, Condò 6, Putortì 6, Giraudo 7, Molonia 6.
In panchina: Versaci, Crucitti, Qablane,Fotia, Macheda
Sostituzioni, Verduci, De Nicola
Allenatore, Michele Cotroneo  7
Presidente Giuseppe Chirico 7
Melito F.: Avenoso 7, Orlando 7, Ielo 8, Gullì 8, Marra 7, Latella 8, Pangallo 8, Tripodi 9, Calabrò 9, Pansera 10, Scrivo 8
In panchina: Tripodi A. Tripodi G. Tuscano, Foti,PanseraS. Scrivo D
Allenatore, Domenico Tripodi 10
Presidente Rocco De Pietro 10
Marcatori: Delfino, Condò e Gioffrè per il santo Stefano. Pansera, Calabrò, Tripodi D. Ielo e Calabrò per il Melito  Dati tecnici angoli 4-3 rimesse laterali 13-15, calci piazzati 13-11, calci di rigore 1-1
Arbitro, Ugo Calabrò di Reggio Calabria 8,5

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