Reggio Calabria 15 novembre 2012 - Il
Tribunale - Sezione Penale, nel giudizio direttissimo tenuto lunedì
scorso, ha convalidato l’arresto e disposto l’applicazione della misura
restrittiva della custodia cautelare in carcere nei confronti di
Abdellhadi Habibailah, 36 anni, originario del Marocco, senza fissa
dimora. Il nordafricano, come si ricorderà, era stato tratto in arresto
in flagranza di reato dagli operatori della Sezione “Falchi” della
Squadra mobile, istituita dal questore Guido Longo e inserita nella V
Sezione “Reati contro il patrimonio”, diretta dal vice questore
aggiunto Francesco Giordano con il coordinamento del primo dirigente
Gennaro Semeraro. Il locale Tribunale si è quindi espresso positivamente
sulla legittimità dell’arresto in quanto colto in flagranza del
delitto di rapina aggravata e di lesioni aggravate nei confronti della
vittima, nonché di resistenza violenza e lesioni nei confronti degli
operatori della Sezione Falchi che lo avevano bloccato nella quasi
immediatezza della rapina consumata.
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| Abdellhadi Habibailah |
Nella serata dello scorso 12 novembre, la vittima ha informato il “113”
di avere patito poco prima una rapina nella centralissima Villa
comunale, a poche decine di metri dalla Questura, e di essere stato
derubato di una borsa contenente oggetti personali e denaro contante.
Appena giunti sul posto, la vittima ha specificato agli operatori che,
mentre era seduto su una panchina del giardino pubblico “Umberto I”, un
giovane straniero ha tentato di strappargli la borsa e, nonostante
avesse tentato di difendersi con entrambe le mani, l’extracomunitario
gli aveva sferrato violentemente un pugno in faccia e poi con entrambe
le mani lo aveva afferrato dal collo, intimandogli di consegnargli la
borsa altrimenti lo avrebbe ammazzato. Benché la vittima continuasse a
difendersi, il malvivente, lo ha scaraventato a terra e lo ha colpito
ripetutamente con calci e pugni al corpo ed al viso, vincendo così ogni
sua resistenza. Il malcapitato, sopraffatto dalla superiorità fisica
dell’aggressore e dalla violenza esercitata sulla sua persona, ha
lasciato la borsa. Così il malvivente, con un violento strappo, si è
impossessato della stessa e, una volta in possesso, ancora non pago
dell’efferato delitto perpetrato, ha intimato nuovamente alla giovane
vittima di non muoversi e di non avvisare dell’accaduto la polizia
altrimenti sarebbe tornato indietro e lo avrebbe ammazzato. Il derubato
ha inoltre fornito una rapida ma dettagliatissima descrizione del
malvivente e della sua direzione di fuga, indicando il lungomare
Falcomatà.
Gli operatori della Polstato, alla luce degli elementi
prontamente acquisiti, hanno avviato un’immediata ed efficace attività
di monitoraggio delle vie limitrofe al luogo del delitto, notando,
all’incrocio tra il corso Vittorio Emanuele III e la via Domenico
Tripepi (angolo Villa comunale), una persona perfettamente
corrispondente alla descrizione fornita dalla parte lesa proveniente dal
giardino pubblico, che reggeva tra le mani una borsa a tracolla. Il
giovane extracomunitario è stato fermato e, non solo ha rifiutato di
fornire le proprie generalità, ma non ha saputo dare una spiegazione
plausibile del possesso ingiustificato della borsa sottratta pochi
minuti prima. A questo punto, il marocchino ha iniziato ad opporre
fattiva e fisica resistenza e violenza nei confronti dei poliziotti,
comportamento aggressivo che ha perpetuato anche dopo essere stato
tradotto negli uffici della Squadra mobile, cagionando lesioni agli
operatori di polizia. Giunti in Questura, il fermato è stato
riconosciuto dalla vittima che, nelle more, era stata dapprima
sottoposta alle necessarie cure sanitarie e, subito dopo, aveva
formalizzato la dettagliata ricostruzione delle fasi repentine della
consumazione dell’evento delittuoso ai suoi danni, confermando
perfettamente la felice intuizione degli investigatori. Successivi
accertamenti hanno consentito agli investigatori della Squadra mobile di
accertare che il malvivente era gravato da precedenti di polizia, nello
specifico di plurimi reati contro il patrimonio e, inoltre, che lo
stesso era sprovvisto di titolo di soggiorno, quindi risultava
clandestino sul territorio italiano. Dell’avvenuto arresto è stato
informato il magistrato di turno Antonio Cristillo, il quale ha
disposto l’immediata traduzione presso la locale Casa circondariale.
Il
Tribunale-Sezione penale, oltre che la locale Procura della Repubblica,
pertanto, hanno accolto in toto le conclusioni delle indagini condotte
dalla Squadra mobile, che hanno evidenziato come il rapinatore abbia
scientificamente individuato la propria vittima, scelta dettata dal
luogo poco illuminato, e dall’essere la vittima da sola, il tutto
adottando una tecnica di intervento rapido e coordinato ed oltremodo
violento, elementi tutti indicativi di sperimentate capacità nello
specifico settore illecito dei reati di aggressione al patrimonio, dato
confermato anche dai precedenti specifici dello stesso. Quanto detto
vale anche in merito alle aggravanti contestate al rapinatore, cioè la
recidiva specifica e reiterata, la commissione del fatto-reato eludendo
gli obblighi connessi al regolare stanziamento sul territorio italiano,
la tenacia del proposito criminoso non inibito dalla possibile presenza
di terzi né dalla vicinanza alla Questura rispetto al locus commissi
delicti, la violenza esercitata sulla vittima anche difronte alla sua
strenua autodifesa, la aggressiva prolungata resistenza anche nei
riguardi degli agenti intervenuti, elementi che considerati nel loro
complesso sono tutti indici chiarissimi della estrema pericolosità
sociale del prevenuto, oltre che della personalità particolarmente
incline dello stesso a delinquere con metodi palesemente violenti pur di
raggiungere ed assicurarsi l’ingiusto profitto.

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