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Melito Porto Salvo - Liceo, sciopero contro il Governo degli studenti, quei nipoti della 'Zanzara, della Pantera, del Sessantotto'

Sciopero storico, massiccio ed imponente contro il Governo degli studenti dell’Istituto Superiore ‘Familiari’  di Melito e del Liceo scientifico di Bova Marina. Una nuova beat generation? Una nuova cultura hippie, capace di influenzare la rivoluzione del cyberspace? Come fece con i Beatles.A suo tempo, diffusa in tutto il mondo attraverso una fusione di musica rock, soprattutto nella variante psichedelica, folk e blues, essa trovò espressione anche nella letteratura, nelle arti drammatiche, nella moda, e nelle arti visive, compresi i film, i manifesti pubblicitari che annunciano i concerti rock, e le copertine degli album. ‘Galeotto fu il romanzo e chi lo scrisse quel giorno più non vi leggemmo avante’, galeotta fu la Legge 1953 Aprea, che fece dissotterrare l’ascia di guerra. Infatti docenti, genitori e studenti, esprimono il loro dissenso sui continui attacchi alla Scuola Pubblica e Statale che questo Governo tramite le revisioni di spesa, il patto di stabilità e le infelici esternazioni del ministro Francesco Profumo colpiscono e ledono la dignità e il lavoro dei docenti e non solo. Le rivendicazioni   non  sono espresse nel consueto circuito istituzionale e partitico ma direttamente nelle piazze. I casi storici della ‘Pantera’ e della ‘Zanzara’


MELITO PORTO SALVO (RC) PIANETA SCUOLA, “LA PANTERA” RUGGISCE ANCORA?


Nel bel mezzo dello sciopero degli operai ASED, spunta dalla via Filippo Turati, una colonna di studenti del Liceo Classico e dello Scientifico, issando striscioni, cartelloni ed urlando slogan. Circumvavigando la città di Tiberio Evoli, Bruno Spatolisano e Pietro Panuccio, la turba studentesca ha by-passato tutte le scuole di ogni ordine e grado, facendo fremere le coscienze intorpidite ed intrappolate nel loro dna ancestrale ed atavico. Pietra dello scandalo, le contestate decisioni governative, sotto gli occhi della platea. L’innalzamento del numero di alunni per classe, l’accorpamento degl’istituti, la reggenza dei dirigenti scolastici,  la riduzione delle ore curricolari, fino ad arrivare al mancato rinnovo del CCNL dei docenti dal 2009 , al blocco degli scatti di anzianità, al taglio della retribuzione della vacanza contrattuale, ha creato e continua a creare disagi, guasti, danni e problemi. Una protesta che parte da Sud o dalla base popolare. Comunque un’occasione d’oro a cui non volevano rinunziare, per esternare il loro disagio ciclico-generazionale. Corsi e ricorsi di Giovanbattista Vico
Domenico Salvatore



MELITO PORTO SALVO (RC)Alba signando lapillo. Ma un processo di affermazione e crescita culturale, passa attraverso la presa di coscienza e di responsabilità dell’uomo e del cittadino. Cosa, aurea mediocritas, negata per almeno mezzo secolo e che mancava nel codice genetico di questa società. Sorge spontanea una domanda:” Si sono svegliate dal torpore, se non letargo, le coscienze del Melitese? Le masse, non sono più serve del potere, schiave del sistema? Spunta l’alba di un nuovo giorno?”. La domanda non è retorica, né provocatoria. Resta il fatto che il processo economico e politico sub-ordinato alla cultura, sia rimasto al palo. Salvo, rara avis in coelo. Ma che è successo di rivoluzionario a Melito, stamani mercoledì 14 novembre del 2012? Apparentemente niente, rispetto al tran-tran routinario. Uno scioperetto studentesco. Ma non chiamatela protesta. O peggio contestazione. Una fiumana di studenti di entrambi i sessi, che issavano insegne, bandiere, vessilli, stendardi e labari. E scandivano slogans contro il Governo. Si era capito subito, che non fosse una goliardata. Un tale clamore, non l’avrebbero prodotto nemmeno gli armigeri del paladino Orlando durante la Battaglia di Roncisvalle contro i Saraceni. In testa al corteo, Giuseppe Zavettieri, suonava l’Olifante; al suo fianco Rosario Branca sguainava la Durlindana. Non potevano mancare:Rinaldo, Angelica e Bradamante. Non era una goliardata, caput imperare, non pedes. Bensì uno sciopero talis et qualis, che aveva tutti i crismi della legalità. Sebbene scrosciasse come il Niagara Falls sotto il Ponte dell’Arcobaleno. Diciamo subito, che non si fosse mai visto niente di simile nel comprensorio melitese. Ed in modo speciale a Melito Porto Salvo. Bene o male, siamo una memoria storica. Intendiamoci, di scioperi o presunti tali, se ne sono visti tanti. Molti, fittizi mezzucci per incassare la vacanzella. Alea iacta est. Non vogliamo fare di tutte le erbe un fascio. Non sarebbe nel nostro stile. Non sono mancate le voci libere. Beati monoculi in terra caecorum. Sebbene, dominasse un clima di guerra, bellum omnium contra omnes.  Bova Marina, come Melito. Cogito ergo sum? Ai posteri l’ardua sentenza! Sciopero, protesta, contestazione  post bellum in Italia. Intanto a Melito, la punta dello ‘Stivale’. Una colonna di studenti, novella beat generation, che ha fatto il giro delle scuole cittadine per far sentire la forza del loro messaggio. Sebbene Giuseppe Zavettieri e Rosario Branca non siano Jack Kerouac e Bob Dylan. Aleggia, ‘Sulla strada’. Andiamo a rivedere al ralenti, i momenti salienti della contestazione, con l’aiutino di Wikipedia… In Italia, la Pantera fu un movimento studentesco di protesta contro la riforma Ruberti delle università italiane che nacque dall'occupazione dell'Università di Palermo, e in particolare della Facoltà di Lettere e Filosofia, il 6 dicembre 1989 e si estese poi a numerose università italiane fino alla primavera del 1990. Il 5 dicembre gli studenti della facoltà di Lettere di Palermo occuparono la facoltà, sia per opporsi alla riforma che l'allora ministro socialista dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica Antonio Ruberti aveva proposto, sia per protestare contro le pessime condizioni materiali della facoltà.

Dopo pochi giorni, sette facoltà palermitane entrarono anch'esse in occupazione; il 20 dicembre si svolse a Palermo una grande manifestazione che coinvolse circa diecimila studenti universitari e medi, che a loro volta stavano occupando le scuole superiori contro l'analogo progetto di riforma Galloni, dal nome del ministro della Pubblica Istruzione. La mobilitazione palermitana riscosse molto interesse negli altri atenei italiani, a cominciare dalla Sapienza di Roma. Presto furono convocate molte assemblee d'ateneo in ogni città, per discutere del progetto Ruberti. Questo progetto di riforma prevedeva una trasformazione netta in senso privatistico delle Università italiane, poiché permetteva il finanziamento privato delle ricerche e l'ingresso delle aziende nei consigli di amministrazione degli Atenei. Questo avrebbe portato ad uno sminuimento del valore delle facoltà umanistiche a vantaggio di quelle scientifiche e tecnologiche, e un declassamento di quegli atenei minori incapaci di reperire autonomamente i fondi per le ricerche, con conseguente svalutazione del titolo di studio da esse rilasciato. Gli studenti, inoltre, venivano emarginati negli organi decisionali, dove la presenza dei professori ordinari era maggioritaria, mentre per gli studenti veniva creato ad hoc un Consiglio degli studenti con funzioni meramente consultive. Quasi dappertutto le assemblee d'Ateneo decisero per l'occupazione, ed il movimento si dichiarò "politico apartitico, democratico, non-violento ed antifascista". Talvolta gli studenti si connotavano più nettamente come pacifisti. La notte del 27 dicembre venne avvistata una pantera a Roma, in mezzo a Via Nomentana. Poco dopo una volante della polizia confermò l'avvistamento. Da qui l'inizio di una lunga quanto vana caccia alla pantera di Roma. È a questo punto che due pubblicitari inventano lo slogan «la pantera siamo noi» e lo regalano agli studenti ribelli dell'Università "La Sapienza".

Il 15 gennaio anche La Sapienza di Roma è occupata; al termine di un'assemblea affollata la facoltà di Lettere viene "presa" dagli studenti, che entrano nella stanza del preside della facoltà e gli chiedono le chiavi dell'ingresso della facoltà, come atto simbolico, e il fax dell'istituto come strumento per comunicare con il mondo. Il 1º febbraio venne convocata a Palermo la prima assemblea nazionale del movimento, a cui parteciparono migliaia di studenti. Non fu possibile rendere effettivo il criterio di partecipazione ai soli delegati, al che la presidenza dell'assemblea decise la partecipazione di tutti gli interessati. L'assemblea propose un allargamento del movimento ad altre categorie universitarie, come docenti, personale amministrativo e tecnico e assegnisti, ma nella sostanza fu incapace di individuare altre forme di lotta al di fuori dell'occupazione, mentre lasciava la proposta ad ogni ateneo sui modelli alternativi possibili. Ovunque, infatti, le occupazioni furono caratterizzate da seminari autogestiti, corsi in collaborazione con docenti, creazione di biblioteche specifiche, nell'ottica che l'unico vero tipo di studio ammissibile fosse quello sperimentale e di ricerca, affidando un ruolo secondario al tradizionale nozionismo delle lezioni frontali. Il movimento sviluppò per le comunicazioni interne una "retefax" che divenne uno dei segni di riconoscimento degli studenti, precursore delle attuali e diffuse mailing-list, e che serviva da aggiornamento continuo sui fatti che accadevano nelle occupazioni. Accanto alla rete fax, più evidente ai media, si registra il primo caso strutturato di social network a sfondo politico con la rete Okkupanet, ad opera, tra gli altri, di Simone Botti e Andrea Mazzucchi.

Questa rete, considerata il primo esempio di utilizzazione del network in senso politico, oltre ad unire le facoltà scientifiche, già all'epoca collegate tra di loro con i computer VAX mediante rete DECnet, rappresentò un fondamentale punto di raccolta delle informazioni relative ai fatti di Piazza Tiananmen in Cina . Le autorità cinesi, probabilmente all'oscuro dell'esistenza del nuovo mezzo di comunicazione, non avevano infatti interrotto la rete telematica ed i messaggi dalle università cinesi, ripuliti dagli header che avrebbero permesso di identificarne la sorgente, venivano regolarmente passati alla stampa italiana dai comitati stampa delle facoltà scientifiche romane.Pochi giorni dopo l'assemblea nazionale, in uno dei seminari autogestiti del movimento romano intitolato "Vecchi e nuovi movimenti" prese parola un ex brigatista rosso: questo fu il pretesto per lo scandalo dei presunti legami del movimento con la lotta armata, che stava cioè usando la Pantera per ricostruire un'opposizione armata allo Stato.I quotidiani nazionali (non solo di destra) diffusero quindi notizie dal tenore scandalistico, che per giorni tennero banco sulle prime pagine, portando ad una evidente difficoltà di relazione con l'opinione pubblica gli studenti, che fino ad allora avevano cercato di apparire non ideologici, trasversalisti, ma mai violenti.Il mese di febbraio fu quindi quello della difficoltà a resistere nelle università; il movimento vide sorgere delle crepe allorché il ministro Ruberti annunciò alcuni emendamenti alla legge, che andavano essenzialmente incontro alle richieste degli studenti controccupanti, raccolti dalle sigle delle federazioni giovanili di tutti i partiti, escluso il PCI e Democrazia Proletaria.

Questi emendamenti davano una parte di rappresentanza negli organi centrali e rendevano obbligatori i pareri del Consiglio degli Studenti. L'ala "moderata" del movimento, raccolta intorno alla Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), fu più sensibile a questi emendamenti, che d'altronde erano appoggiati anche dal Pci. Il dibattito del mese di febbraio avrebbe portato ad una nuova assemblea nazionale, questa volta a Firenze, il 1º marzo 1990, con tutte le facoltà ancora occupate. Una grande manifestazione di circa cinquantamila studenti si tenne a Napoli il 17 marzo 1990, per quanto molte facoltà fossero ormai pronte a smobilitare.L'ala "dura" del movimento, vicina all'area dei centri sociali, fece passare ancora una volta il rifiuto del progetto Ruberti nella sua interezza, ma ad ogni modo Napoli segnò la fine della Pantera come movimento di massa. Ovunque le facoltà smobilitavano. Il movimento non riuscì essenzialmente a darsi obiettivi concretamente raggiungibili capaci di dare vitalità alla mobilitazione. L'assemblea fiorentina sancì la spaccatura del movimento, che portò a distanza di qualche anno alla nascita dell'Unione degli studenti (UDS).La parte più consistente del movimento, ovvero i cosiddetti "cani sciolti", abbandonarono una mobilitazione che aveva ormai perso i propri punti di riferimento. L'ultima università a smobilitare fu Palermo, e l'ultima facoltà fu Architettura, il 9 aprile 1990, dopo 127 giorni di occupazione.”A proposito di scioperi, proteste, contestazioni c’è altra ‘fauna’ storica in campo, ‘La zanzara’. La zanzara era il titolo del giornale studentesco del Liceo Parini di Milano, fondato nel 1945.

La rivista, che nella sua storia ebbe giovani redattori, divenuti poi firme importanti nel giornalismo italiano come Walter Tobagi, è nota per uno scandalo scoppiato nel 1966, quando la pubblicazione di un articolo sulla sessualità degli studenti portò alla denuncia e al processo di tre suoi redattori.L'articolo sulla sessualità. Il 14 febbraio 1966 la rivista, organo ufficiale dell'associazione studentesca pariniana, pubblicò un'inchiesta dal titolo "Un dibattito sulla posizione della donna nella nostra società, cercando di esaminare i problemi del matrimonio, del lavoro femminile e del sesso", a firma di Marco De Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano.Nell'inchiesta emersero le moderne opinioni di alcune studentesse del liceo sulla loro educazione sessuale e sul proprio ruolo nella società. L'associazione cattolica Gioventù Studentesca protestò immediatamente per "l’offesa recata alla sensibilità e al costume morale comune" in quanto non solo uno degli argomenti trattati (l'educazione sessuale) veniva considerato osceno, ma anche perché le intervistate erano tutte minorenni.Il 16 marzo 1966 i tre redattori vennero accompagnati in Questura e denunciati. Il giudice Pasquale Carcasio obbligò i tre studenti, seguendo una legge del 1934, a spogliarsi "per verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche". I due ragazzi acconsentirono, invece Claudia Beltramo fece resistenza e in seguito rese noto quanto accaduto.Il caso de la zanzara rimbalzò sulle cronache nazionali, dividendo il paese. Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano costituirono il "partito della colpevolezza", mentre la sinistra e i cattolici progressisti intervennero in difesa degli studenti.Al processo parteciparono oltre 400 giornalisti, molti dei quali provenienti dall'estero. Il 2 aprile 1966 la sentenza assolse i tre studenti dall'accusa di stampa oscena e corruzione di minorenni.

La vicenda viene vista come un prodromo di quel cambiamento di costumi che avrebbe coinvolto da lì poco la società italiana e come un sintomo indicatore del malessere giovanile, che sarebbe sfociato nella contestazione del sessantotto.Nel maggio 2008, in onore del quarantennale del sessantotto, Marco De Poli e altri suoi ex compagni di classe contattarono la redazione del giornalino del Parini "Zabaione" per concordare l'uscita di un nuovo numero de La Zanzara, che riprendesse l'inchiesta che destò scalpore negli anni 60; l'edizione del 2008 non era però incentrata sulla sessualità tra ragazze del liceo ma sul tema dell'omosessualità: il numero speciale de La Zanzara (contenente anche l'articolo del 1966) uscì come inserto del Corriere della Sera di Milano il 28 maggio 2008, e come inserto dell'edizione nazionale dello stesso Corriere della Sera il 6 giugno.Il titolo del giornale è stato ripreso da Giuseppe Cruciani nella sua trasmissione radiofonica La Zanzara su Radio 24.Pantere Nere o Black Panther Party (originariamente chiamato Black Panther Party for Self-Defence) è stata una storica organizzazione rivoluzionaria afroamericana marxista-leninista-maoista degli Stati Uniti.Nata alla fine degli anni sessanta, l'organizzazione divenne famosa nella scena politica nazionale statunitense ottenendo anche una notevole considerazione all'estero, fino a quando, a causa di divisioni interne e repressione da parte del governo, cominciò la sua parabola discendente.Il simbolo, la pantera nera, deriva dalla preesistente "Organizzazione per la libertà della contea di Lowndes", in seno alla quale i membri del futuro Black Panther Party iniziarono a organizzarsi politicamente.

L'organizzazione fu fondata ufficialmente a Oakland (California) nel 1966, per iniziativa di due ex-compagni di scuola, Huey P. Newton e Bobby Seale. L'obiettivo dei due era di sviluppare ulteriormente il movimento di liberazione degli afroamericani fino ad allora pesantemente discriminati, socialmente, politicamente e legislativamente. Il movimento di liberazione stava conoscendo negli anni sessanta un rapido sviluppo grazie all'opera di attivisti come Malcolm X e Martin Luther King. Grosso risalto per l'organizzazione in occasione dei giochi olimpici di città del Messico nel 1968 quando i due velocisti neri Tommie Smith e John Carlos con pugni chiusi e mano guantata di nero (simbolo della lotta delle Black Panthers), ricevevano le loro medaglie restando immobili sul podio dei vincitori. I due atleti neri ebbero la solidarietà di molti atleti bianchi quando le autorità sportive imbestialite dal gesto li sospesero dalla squadra americana con effetto immediato e li espulsero dal villaggio olimpico.La peculiarità delle Pantere fu quella di rifiutare le istanze nonviolente e integrazioniste di King, a loro avviso inefficaci e addirittura motivate da una nascosta collusione con le strutture di potere dei bianchi. Al principio della nonviolenza le Pantere sostituirono quello dell'autodifesa (self-defence) come strumento di lotta fondamentale. In particolare cominciarono a praticare il "Patrolling". Questo consisteva nel pattugliare, tenendo sempre le armi in bella vista, le azioni della polizia, in modo da condizionarne l'operato, impedendo che questa abusasse del suo potere contro le persone di colore che fermava. Altra peculiarità del Black Panther Party fu la lettura della discriminazione dei neri all'interno di un'ottica marxista-leninista di lotta di classe, e quindi di opposizione alla struttura capitalistica della società statunitense.Le richieste del partito. Il partito nacque sulla base di dieci punti programmatici (il ten point plan, "piano dei dieci punti"). Questi punti erano così descritti nello statuto dell'organizzazione:

    Vogliamo la libertà, vogliamo il potere di determinare il destino della nostra comunità nera
    Vogliamo piena occupazione per la nostra gente
    Vogliamo la fine della rapina della nostra comunità nera da parte dell'uomo bianco
    Vogliamo abitazioni decenti, adatte a esseri umani
    Vogliamo per la nostra gente un'istruzione che smascheri la vera natura di questa società americana decadente. Vogliamo un'istruzione che ci insegni la nostra vera storia e il nostro ruolo nella società attuale
    Vogliamo che tutti gli uomini neri siano esentati dal servizio militare
    Vogliamo la fine immediata della brutalità della polizia e dell'assassinio della gente nera
    Vogliamo la libertà per tutti gli uomini neri detenuti nelle prigioni e nelle carceri federali, statali, di contea e municipali
    Vogliamo che tutta la gente nera rinviata a giudizio sia giudicata in tribunale da una giuria di loro pari o da gente delle comunità nere, come è previsto dalla costituzione degli Stati Uniti
    Vogliamo terra, pane, abitazioni, istruzione, vestiti, giustizia e pace.
Momento topico della contestazione giovanile (e non)fu il 1968. Meglio noto come il”Sessantotto”. Il 1968 (passato alla storia per la rivoluzione studentesca del '68) è stato per molti versi un anno particolare, nel quale grandi movimenti di massa socialmente disomogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari) e formati per aggregazione spesso spontanea, attraversarono quasi tutti i paesi del mondo con la loro carica contestativa e sembrarono far vacillare governi e sistemi politici in nome di una trasformazione radicale della società. La portata della partecipazione popolare e la sua notorietà, oltre allo svolgersi degli eventi in un tempo relativamente concentrato ed intenso, contribuirono ad identificare col nome dell'anno il movimento, il Sessantotto appunto.

Il '68 è stato un movimento sociale e politico, ancora oggi controverso: molti sostengono che sia stato il movimento che ci ha portato ad un mondo "utopicamente" migliore e molti altri sostengono invece il contrario ovvero che sia stato un movimento che ha spaccato e distrutto la moralità e la stabilità politica mondiale fondata su valori borghesi, capitalistici e clericali.Il movimento nacque originariamente a metà degli anni sessanta negli Stati Uniti e raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell'Europa occidentale col suo apice nel Maggio francese. Nel campo occidentale (Europa e Stati Uniti d'America) un vasto schieramento di studenti e operai prese posizione contro l'ideologia dell'allora nuova società dei consumi, che proponeva il valore del denaro e del mercato nel mondo capitalista come punto centrale della vita sociale.Negli Stati Uniti d'America la protesta giovanile si schierò contro la guerra del Vietnam, legandosi alla battaglia per i diritti civili e alle filosofie che esprimevano un rifiuto radicale ai principi della società del capitale (controcultura). Al contempo, alcune popolazioni del blocco orientale si sollevarono per denunciare la mancanza di libertà e l'invadenza della burocrazia di partito, gravissimo problema sia dell'URSS che dei paesi legati ad essa.

Diffusa in buona parte del mondo, dall'occidente all'est comunista, la "contestazione generale" ebbe come nemico comune il principio dell'autorità. Nelle scuole gli studenti contestavano i pregiudizi dei professori, della cultura ufficiale e del sistema scolastico classista e obsoleto. Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione del lavoro e i principi dello sviluppo capitalistico che mettevano in primo piano il profitto a scapito dell'elemento umano. Anche la famiglia tradizionale veniva scossa dal rifiuto dell'autorità dei genitori e del conformismo dei ruoli. Facevano il loro esordio nuovi movimenti che mettevano in discussione le discriminazioni in base al sesso (con la nascita del femminismo e del movimento di liberazione omosessuale) e alla razza. Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano la riorganizzazione della società sulla base del principio di uguaglianza, il rinnovamento della politica in nome della partecipazione di tutti alle decisioni, l'eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale e l'estirpazione della guerra come forma di relazione tra gli stati”. Scaramuccia, assaggino, seme piantato? Non tarderemo a scoprirlo, ma i segnali ci sono tutti. E che c’entra la ‘spending reviw? Domenico Salvatore














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