Reggio Calabria 14 novembre 2012 -
Il 15 novembre 2012 alle ore 17 presso l'archivio di Stato sarà
presentato il liro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. MNews.IT
trasmettera l'evento in DIRETTA su Youtube a partire dalle ore 17
Dire e non dire. I dieci comandamenti della 'ndrangheta nelle parole degli affiliati, Mondadori, pagg. 216, euro 17,50).
Un libro di Gratteri e Nicaso spiega i codici espressivi della 'ndrangheta, che prevede quello che si può dire e quello che invece si deve evitare.
Le accezioni della parola codicepertinenti però sono due, da tenere distinte. Una è l'accezione appunto giudiziaria: il codice come libro della legge, che associa una pena a ogni trasgressione. A questa accezione risponde il sottotitolo del libro e il suo indice, che ha un capitolo per ogni «comandamento » 'ndranghetista.
1. La 'ndrangheta è una e una sola.
2. Chi tradisce brucerà come un santino.
3. Non si sgarra né si scampana.
4. La famiglia è sacra e inviolabile.
5. Cumandari è megghiu chi futtìri.
6. A tavola tutto si divide e tutto si discute.
7. Senza soldi non si cantano messe.
8. Cu campa campa, cu mori mori.
9. Tutto passa, anche il carcere.
10. È sempre stato così e sarà così per sempre.
La Scheda del libro.
n un'udienza del maxiprocesso di Palermo, Tommaso Buscetta sosteneva di non essere neanche certo dell'esistenza della mafia calabrese. Negli anni Settanta e Ottanta, la 'ndrangheta faceva notizia solo per i sequestri di persona. Oggi rappresenta una vera minaccia globale: controlla gran parte della cocaina in Europa e fattura quasi una volta e mezzo il Pil calabrese, 21,8 milioni di euro per abitante, 44 miliardi in totale. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ci raccontano i dieci comandamenti della 'ndrangheta, attraverso le parole, i pensieri, le riflessioni di chi l'ha abbracciata, difesa, ma anche tradita. Le fonti sono intercettazioni, dichiarazioni a verbale negli atti giudiziari, pizzini. Parlano gli uomini della 'ndrangheta e parlano di tutto: di famiglia, regole, potere, di vita e di morte, ma anche del loro rapporto con la politica e lo Stato, che sembrano non poter più fare a meno dei voti e dei soldi di questa associazione diventata una delle più potenti holding internazionali del crimine. Sanno che nessuna inchiesta potrà spazzarli via. Guardano al futuro, pensano agli investimenti, ma non cambiano obiettivi, scopi e prospettive. "Non si può più continuare a far finta di niente o pensare che la lotta alle mafie spetti solo alle forze dell'ordine e ai magistrati", il futuro delle persone oneste dipende innanzitutto dal dovere civile della denuncia e dall'obbligo sociale della conoscenza.
Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. Di affari, di voti, di chi si è comportato "da stracristiano" e di chi invece non "ha abbassato la testa". Parlano, gli uomini della 'ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. E anche oggi che la vecchia 'ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l'imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la 'ndrangheta è "la più bella cosa perché ha le più belle regole": ha rituali, precetti, norme, principi. "Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati" dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si scampana", "chi tradisce brucerà come un santino", "la famiglia è sacra e inviolabile". Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, "la forza è là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'Aspromonte.
Dire e non dire. I dieci comandamenti della 'ndrangheta nelle parole degli affiliati, Mondadori, pagg. 216, euro 17,50).
Un libro di Gratteri e Nicaso spiega i codici espressivi della 'ndrangheta, che prevede quello che si può dire e quello che invece si deve evitare.
Le accezioni della parola codicepertinenti però sono due, da tenere distinte. Una è l'accezione appunto giudiziaria: il codice come libro della legge, che associa una pena a ogni trasgressione. A questa accezione risponde il sottotitolo del libro e il suo indice, che ha un capitolo per ogni «comandamento » 'ndranghetista.
1. La 'ndrangheta è una e una sola.
2. Chi tradisce brucerà come un santino.
3. Non si sgarra né si scampana.
4. La famiglia è sacra e inviolabile.
5. Cumandari è megghiu chi futtìri.
6. A tavola tutto si divide e tutto si discute.
7. Senza soldi non si cantano messe.
8. Cu campa campa, cu mori mori.
9. Tutto passa, anche il carcere.
10. È sempre stato così e sarà così per sempre.
La Scheda del libro.
n un'udienza del maxiprocesso di Palermo, Tommaso Buscetta sosteneva di non essere neanche certo dell'esistenza della mafia calabrese. Negli anni Settanta e Ottanta, la 'ndrangheta faceva notizia solo per i sequestri di persona. Oggi rappresenta una vera minaccia globale: controlla gran parte della cocaina in Europa e fattura quasi una volta e mezzo il Pil calabrese, 21,8 milioni di euro per abitante, 44 miliardi in totale. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ci raccontano i dieci comandamenti della 'ndrangheta, attraverso le parole, i pensieri, le riflessioni di chi l'ha abbracciata, difesa, ma anche tradita. Le fonti sono intercettazioni, dichiarazioni a verbale negli atti giudiziari, pizzini. Parlano gli uomini della 'ndrangheta e parlano di tutto: di famiglia, regole, potere, di vita e di morte, ma anche del loro rapporto con la politica e lo Stato, che sembrano non poter più fare a meno dei voti e dei soldi di questa associazione diventata una delle più potenti holding internazionali del crimine. Sanno che nessuna inchiesta potrà spazzarli via. Guardano al futuro, pensano agli investimenti, ma non cambiano obiettivi, scopi e prospettive. "Non si può più continuare a far finta di niente o pensare che la lotta alle mafie spetti solo alle forze dell'ordine e ai magistrati", il futuro delle persone oneste dipende innanzitutto dal dovere civile della denuncia e dall'obbligo sociale della conoscenza.
Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. Di affari, di voti, di chi si è comportato "da stracristiano" e di chi invece non "ha abbassato la testa". Parlano, gli uomini della 'ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. E anche oggi che la vecchia 'ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l'imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la 'ndrangheta è "la più bella cosa perché ha le più belle regole": ha rituali, precetti, norme, principi. "Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati" dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si scampana", "chi tradisce brucerà come un santino", "la famiglia è sacra e inviolabile". Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, "la forza è là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'Aspromonte.

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