Una partita tattica, giocata con due schieramenti, barricati nella loro metà campo. Primum vivere, deinde philosophari. Il bomber Calabrò ed il fantasista Natale Manti (uscito per un leggero stiramento) ‘ingessati’ dal bunker avversario, sono stati pressocchè nulli. Occasioni da rete, con il bilancino dell’orefice. Tito Lasco, figlio d’arte, è stato il vero padrone e signore del centrocampo. I padroni di casa, sono stati ammirevoli per impegno ed agonismo, giocando palla su palla, ma di occasioni da rete, vere e proprie, nemmeno col contagocce
LA PAURA DI PERDERE, HA PRODOTTO UN RISULTATO AD OCCHIALI, CHE LASCIA LA CAPOLISTA CON L’AMARO IN BOCCA, MA CHE SODDISFA LA PRO PELLARO, PROIETTATA VERSO L’ALTO

Mister Peppe Cara, non è cascato nella trappola tesa dall’esperto Mimmo Tripodi, che si è presentato con un 4-5-1 inedito. La squadra di Domenico Sergi infatti, ha giocato prevalentemente in copertura, ma si è resa pericolosa, qualche volta, in contropiede. La folla delle grandi occasioni si è assiepata sui gradoni, come ai vecchi tempi. Una calca di simili proporzioni non la si vede, nemmeno in Eccellenza. Il segno inconfondibile, che le due società stiano operando bene. Ha diretto alla grande Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria, ‘domatore di tigri del Bengala’, reduce dal mondo professionista.
Domenico Salvatore
REGGIO CALABRIA (Pellaro)- Tanta folla, favorita dalla bella giornata di sole, palloncini, striscioni, cartelloni; era ben addobbato, bardato, parato a festa ed agghindato il vecchio comunale; nemmeno se andasse in onda un concerto dei Beatles o dei Rolling Stones. Ma il botteghino in terza categoria, non può pensare di nuotare nel lardo. Una partita di cartello, questo sì. E, come invitavano a fare, Luciano Pavarotti, Placido Domingo e Josè Carreras in concerto…’Nessun dorma’. Sebbene, ‘l’estate di san Martino’ e soprattutto, la ragnatela leziosa nella zona nevralgica del campo, intasata di centrocampisti, incaricati di ‘addormentare la partita’, invitassero ad andare in letargo. Grande coreografia all’inizio del match, tanti personaggi d’antico pelo sugli spalti, numerosi come le cavallette in un campo di grano. Direttore di gara, quella vecchia volpe dei campi di gioco di Salvatore Baccillieri, reduce da tanti campionati tra i professionisti. Personalità, carattere e grinta, ma soprattutto carisma. Queste partite, sono talmente delicate, che non sai mai come possano sfociare. Non, quando ci siano arbitri come Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria. Un domatore di tigri del Bengala alla Livio Togni.
Le condizioni precarie del vecchio stadio ‘Iaria’, (con la crisi di impianti sportivi che c’è tuttavia è bene tenerselo ben stretto e gelosamente custodito; il Futsal Melito gioca in serie B, ma al…Botteghelle), non consentivano di certo di assistere ad una partita di calcio champagne. Le società, hanno puntato sulla ‘linea verde’. Gente che scalpita, salta, nitrisce e corre come un treno per cento minuti, ma non ha ancora esperienza. L’istinto, prevale ancora sulla ragione. Il che, non può andare d’accordo con il calcio spettacolo. A parte i talenti naturali, che hanno il dovere di fare la differenza. E la fanno. Ma non sempre, le ciambelle escono con il buco. Sul piano agonistico però, il match, è stato un bel vedere. Una gara vigorosa, all’arma bianca: takles scivolati, marcatine di spalla, sgambetti, gamba tesa, spintoni, capriole, gomitate, testate, calcioni sugli stinchi e le caviglie, ginocchiate, salti della cavallina. Ma anche esibizioni degli stuntman hollywoodiani. I calciatori finivano spesso gambe all’aria, perché colpiti da crampi. Baccillieri non abboccava però. Non voleva rimetterci la reputazione così faticosamente conquistata in decenni di militanza, per colpa di qualche attore di commedia dell’arte. Ha tollerato alcune sceneggiate napoletane, ma poi ha sanzionato con i cartellini a limone; e tutto è rientrato nella norma. I giocatori, quando trovano un osso duro, si adeguano, scodinzolando e guaiendo come cagnolini vanno a cuccia. Non si segnalano espulsi, ma alcuni cartellini gialli di sbarramento, sventolati al punto giusto, sono serviti per calmierare i bollenti spiriti. Soprattutto ‘giovanili’. Uno stop alle pantomime, farse e commedie. C’erano infatti, sugli opposti fronti, molti galletti di primo canto con alucce e cresta, pronti a spiccare il volo. Il trainer ospite, ‘Mico Tripodi’, inizialmente ne presentava una nidiata: Avenoso, ‘92, Errigo ’92, Ielo ‘93, B. Pansera ’93. Accanto ai ‘90, ‘89 ed ’88, che sono la maggioranza. Sebbene, la formazione di Domenico Sergi, fosse imbottita di juniores, finanche in panchina. Le due storiche società, hanno fatto il loro investimento in Borsa. Oramai, con i tempi di vacche magre, spighe vuote ed austerity , se non di fame, nessuna società (o quasi) può scialacquare e darsi ai bagordi. Non c’è pane per i ‘mercenari’ ed i ‘lanzichenecchi’. Vengono assoldate ‘truppe’ indigene autoctone. Squisitamente, giocatori locali. Sono, gli effetti della crisi economica; e talora della sana politica d’investimenti. Una gara di cartello, come ai vecchi tempi. Si dice così, no? Sebbene, non ci fosse sempre, questa folla oceanica. Gli hooligans ed i teddy boys, hanno seguito la squadra in massa. Lo sentono ‘il pallone’. Ci sono wariors, che ce l’hanno nel sangue e nelle ossa. Serie A o terza categoria, per loro è la stessa cosa.
Accorsi, per vedere all’opera le ‘spinette’. Amor c’ha nullo amato amar perdona. Tuttavia, ancora si vedono in giro con piacere, vecchi assi del valore di Domenico Tripodi; che in illo tempore, ha giocato, sia a Pellaro, che a Melito. Una diga a centrocampo, Sono utili per consentire un salto generazionale senza traumi post-operatori. In casa ‘peddharota’, sono giovani, anche i presidenti alla Domenico Sergi, anche lui figlio d’arte. Ma in zona, ci sono pure i fratelli Cogliandro, nella veste di dirigenti e di padri dei giocatori in lista.Pasquale Coogliandro, a livello dilettantistico, a nostro parere, è stato uno dei più grandi di sempre. Un luogo comune per tante società, che per necessità, hanno dovuto stringere i cordoni della borsa. Fermo restando il singolo valore tecnico ed agonistico dei ragazzi in questione. Daniele Cogliandro, Alampi, Familiari, Diego Cogliandro, Vaghini e Sergi, avevano ricevuto ordini dalla staffetta, di erigere una barriera corallina. Sostenuti, dai tornanti di fascia, che funzionavano sul modulo tattico 4-4-2 mobile; che poteva diventare 3-5-2 o 4-5-1. Sabino, Maio, Montalto, Siclari e Polimeni, si rendevano pericolosi, solamente in contropiede. Le cose, non sono cambiate quando nella ripresa mister Peppe Cara, favorito dal regolamento, ha sguinzagliato un vero e proprio branco di puledri mustang del korral: Latella, Falduto, Ravenda, Iriti e Neri. Anche perché, non lo consentiva la muraglia cinese umana, formata da Avenoso, Errigo, Ielo, Gullì, Marra, Lasco ed il tornante di fascia, Pangallo; se non Tripodi e Bruno Pansera nel primo tempo; Latella, Domenico Scrivo e Salvatore Pansera, nel secondo tempo.
Le azioni da rete vere e proprie, non sono state più di due per parte. Le più clamorose quelle capitate a Giovanni Calabrò nel primo tempo ed a Siclari nel secondo. Nelle file locali, ci è piaciuto un Long John col codino, ma non siamo riusciti ad afferrare il nome. Ben messo in arnese, ha scorrazzato sulla fascia sinistra; a vuoto ed invano, perché scarsamente servito, se non stritolato nella falange ‘melitota’. Un talento naturale, che merita più visibilità. Un panzer divisionen, che merita mggiore attenzione. Tra gli ospiti, a parte ‘il giocoliere del circo Orfei’ Gullì, libero coi fiocchi, ci piace il fluidificante di fascia sinistra Ielo. Siamo contenti, che finalmente Errigo abbia capito la lezione. In un paio di frangenti, non ha esitato a scaraventare la palla sul teatro greco di Taormina; e comunque tra le valli dei dirimpettai Monti Peloritani. Ma la vetrina di via Montenapoleone, stavolta è per lui. Per Tito Lasco, figlio d’arte. Un granatiere, che non tira mai il piede indietro. A costo di provocare fiamme e scintille e di dare lavoro a Guido Zavettieri. Signore e padrone del centrocampo, ha dominato la scena. Rivisitando il film del confronto, non sappiamo, quanto abbiano pesato nell’economia del gioco, le sostituzioni di Manti e Bruno Pansera. Ma l’ampia rosa, consentirà a mister Tripodi (che impasta la materia caotica ed informa come il demiurgo, per poi modellarla, come solo lui sappia fare e plasmarla), di aggiustare il tiro.
I rifornimenti non sono sempre costanti e funzionali. Il meccanismo a volte stride. Il bottino è consistente, questo sì. Tre vittorie, di cui una a tavolino fuori casa, e due pareggi esterni. Di buono c’è pure la stabilità raggiunta della difesa, che “finalmente” torna a casa con la cotenna intatta. Zero reti al passivo. Non era mai successo prima d’ora. Una cosa alla volta. Il match era un test per la Pro Pellaro. Si doveva capire insomma, se la formazione dello Stretto, fosse in grado di disputare un torneo d’alto bordo. Le risposte al quiz, a nostro avviso sono state positive. La difesa, raramente va in affanno. Il centro campo, si muove con sufficiente energìa; le geometrie, sono efficienti ed efficaci. L’attacco, è forse il reparto, che va un attimino meglio registrato. Sebbene, ci sia tutto il tempo necessario ed il materiale umano per gli aggiustamenti. Gli addetti ai lavori, ritengono che le due formazioni, possano dire la loro nel prosieguo del campionato. Complessivamente, la partita è stata bella e gentile, come una donna del Duecento. Il Sommo Poeta direbbe…”Tanto gentile e tanto onesta pare/la donna mia quand’ella altrui saluta,/ch’ogne lingua deven tremando muta,/e li occhi no l’ardiscon di guardare./…”. A bordo campo, dopo il fischio della sirena, i due trainers, sostanzialmente riconoscono, che il risultato di parità sia veritiero. Cosa questa, come tutti sanno, nient’affatto scontata. Anzi. Domenico Salvatore
Il Tabellino di DoSa
Pro Pellaro: Daniele Cogliandro 6, Alampi 8, Familiari 7 Diego Cogliandro 8,5, Vaghini 7, Sergi 7,5 Sabino 7, Maio 7, Montalto 7, Siclari 7, Polimeni 9
In panchina, Barreca ed Infortuna
Sostituzioni,Infortuna, Latella, Falduto, Iriti e Neri
Presidente, Domenico Sergi, 8
Allenatore Giuseppe Cara, 8
F. Melito: Avenoso 6, Errigo 7, Ielo 7,5, Gullì 7, Marra 7, Lasco 10, Pangallo 7, Tripodi 7, Calabrò7, Bruno Pansera 8, Manti s.v.
In panchina, Tripodi, Salvatore Pansera, Zavettieri e Stelitano
Allenatore, Domenico Tripodi, 8
Presidente, Rocco De Pietro s.v.
Arbitro, Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria, 10
Note: spettatori 500 circa, angoli 3-5, rimesse laterali, 16-20, punizioni, 17-14
LA PAURA DI PERDERE, HA PRODOTTO UN RISULTATO AD OCCHIALI, CHE LASCIA LA CAPOLISTA CON L’AMARO IN BOCCA, MA CHE SODDISFA LA PRO PELLARO, PROIETTATA VERSO L’ALTO
Mister Peppe Cara, non è cascato nella trappola tesa dall’esperto Mimmo Tripodi, che si è presentato con un 4-5-1 inedito. La squadra di Domenico Sergi infatti, ha giocato prevalentemente in copertura, ma si è resa pericolosa, qualche volta, in contropiede. La folla delle grandi occasioni si è assiepata sui gradoni, come ai vecchi tempi. Una calca di simili proporzioni non la si vede, nemmeno in Eccellenza. Il segno inconfondibile, che le due società stiano operando bene. Ha diretto alla grande Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria, ‘domatore di tigri del Bengala’, reduce dal mondo professionista.
Domenico Salvatore
REGGIO CALABRIA (Pellaro)- Tanta folla, favorita dalla bella giornata di sole, palloncini, striscioni, cartelloni; era ben addobbato, bardato, parato a festa ed agghindato il vecchio comunale; nemmeno se andasse in onda un concerto dei Beatles o dei Rolling Stones. Ma il botteghino in terza categoria, non può pensare di nuotare nel lardo. Una partita di cartello, questo sì. E, come invitavano a fare, Luciano Pavarotti, Placido Domingo e Josè Carreras in concerto…’Nessun dorma’. Sebbene, ‘l’estate di san Martino’ e soprattutto, la ragnatela leziosa nella zona nevralgica del campo, intasata di centrocampisti, incaricati di ‘addormentare la partita’, invitassero ad andare in letargo. Grande coreografia all’inizio del match, tanti personaggi d’antico pelo sugli spalti, numerosi come le cavallette in un campo di grano. Direttore di gara, quella vecchia volpe dei campi di gioco di Salvatore Baccillieri, reduce da tanti campionati tra i professionisti. Personalità, carattere e grinta, ma soprattutto carisma. Queste partite, sono talmente delicate, che non sai mai come possano sfociare. Non, quando ci siano arbitri come Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria. Un domatore di tigri del Bengala alla Livio Togni.
Le azioni da rete vere e proprie, non sono state più di due per parte. Le più clamorose quelle capitate a Giovanni Calabrò nel primo tempo ed a Siclari nel secondo. Nelle file locali, ci è piaciuto un Long John col codino, ma non siamo riusciti ad afferrare il nome. Ben messo in arnese, ha scorrazzato sulla fascia sinistra; a vuoto ed invano, perché scarsamente servito, se non stritolato nella falange ‘melitota’. Un talento naturale, che merita più visibilità. Un panzer divisionen, che merita mggiore attenzione. Tra gli ospiti, a parte ‘il giocoliere del circo Orfei’ Gullì, libero coi fiocchi, ci piace il fluidificante di fascia sinistra Ielo. Siamo contenti, che finalmente Errigo abbia capito la lezione. In un paio di frangenti, non ha esitato a scaraventare la palla sul teatro greco di Taormina; e comunque tra le valli dei dirimpettai Monti Peloritani. Ma la vetrina di via Montenapoleone, stavolta è per lui. Per Tito Lasco, figlio d’arte. Un granatiere, che non tira mai il piede indietro. A costo di provocare fiamme e scintille e di dare lavoro a Guido Zavettieri. Signore e padrone del centrocampo, ha dominato la scena. Rivisitando il film del confronto, non sappiamo, quanto abbiano pesato nell’economia del gioco, le sostituzioni di Manti e Bruno Pansera. Ma l’ampia rosa, consentirà a mister Tripodi (che impasta la materia caotica ed informa come il demiurgo, per poi modellarla, come solo lui sappia fare e plasmarla), di aggiustare il tiro.
Il Tabellino di DoSa
Pro Pellaro: Daniele Cogliandro 6, Alampi 8, Familiari 7 Diego Cogliandro 8,5, Vaghini 7, Sergi 7,5 Sabino 7, Maio 7, Montalto 7, Siclari 7, Polimeni 9
In panchina, Barreca ed Infortuna
Sostituzioni,Infortuna, Latella, Falduto, Iriti e Neri
Presidente, Domenico Sergi, 8
Allenatore Giuseppe Cara, 8
F. Melito: Avenoso 6, Errigo 7, Ielo 7,5, Gullì 7, Marra 7, Lasco 10, Pangallo 7, Tripodi 7, Calabrò7, Bruno Pansera 8, Manti s.v.
In panchina, Tripodi, Salvatore Pansera, Zavettieri e Stelitano
Allenatore, Domenico Tripodi, 8
Presidente, Rocco De Pietro s.v.
Arbitro, Salvatore Baccillieri di Reggio Calabria, 10
Note: spettatori 500 circa, angoli 3-5, rimesse laterali, 16-20, punizioni, 17-14

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