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Palmi sparò all'avvocato Francesco Nizzari, ma uccise l'operaio Martino Luverà, arrestato Paolo Chiappalone

Quella maledetta sera del  13 novembre 2010 Martino Luverà, operaio 33enne originario di Taurianova, da tempo residente in provincia di Imperia si trovava al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Stava rincasando nell'abitazione di alcuni parenti presso i quali stava trascorrendo un periodo di vacanza. Una fatale circostanza che gli è costata la vita. Guarda caso, è la stessa circostanza temporale in cui il barbiere Paolo Chiappalone, aveva scelto per tendere un’imboscata  al difensore legale della moglie; dalla quale si stava separando, l’avvocato Francesco Nizzari. Sebbene raggiunto in diverse parti del corpo, da almeno quattro pallettoni ed un lungo ricovero in ospedale, il legale di fiducia di Nancy Pirrotta, riuscì miracolosamente a sopravvivere.

La conferenza stampa. (Ci scusiamo per l'audio) PALMI, RISOLTO BRILLANTEMENTE IL ‘CASO NIZZARI’, CHE COSTỐ LA VITA AL GIOVANE OPERAIO MARTINO LUVERÁ 33 ANNI, COLPITO AL PETTO, DA UNA PALLOTTOLA  VAGANTE, ARRESTATO IL PRESUNTO KILLER, PAOLO CHIAPPALONE



Morì, stecchito sull’istante, il giovane operaio Martino Luverà 33 anni, nonostante fosse stato colpito al petto, da una sola pallottola vagante.  L’intera vicenda è stata ricostruita con chiarezza e precisiondal  p.m. Andrea Papalia,   che si muove sotto le direttive del procuratore capo di Palmi, Giuseppe Creazzo, g.i.p. del tribunale di Palmi, Cristina Mazzuoccolo, che ha emesso l’OCCC. Merito del maresciallo Calabria, che ha ricostruito meticolosamente la dinamica del mortale agguato, per risalire al movente del grave attentato, che per puro caso non è costata la vita ad uno stimato avvocato del Foro di Palmi.
Domenico Salvatore


Il Procuratore dottor Giuseppe Creazzo. L'intervista. PALMI- Una vendetta privata e personale, per motivi professionali. La ‘ndrangheta stavolta non c’entra.  I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal Procuratore Capo dott. Giuseppe Creazzo in sede di conferenza stampa indetta per le ore 18:00 odierne presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria. Il delitto venne consumato la sera del 13 novembre 2010, proprio sotto l’abitazione del noto legale del Foro Palmisano,  Francesco Nizzari, 42 anni impegnato in politica, uno dei fondatori del circolo cittadino della lista ‘Scopelliti presidente’ gravemente ferito e prontamente ricoverato in prognosi riservata, all’ospedale diGioia Tauro. Successivamente ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Polistena (Reggio Calabria), dove venne sottoposto ad intervento chirurgico ad un rene e ad un femore, Quella sera, il barbiere Paolo Chiappalone, accecato dall’ira per la piega del processo di separazione dalla moglie, esplose  cinque  colpi di lupara calibro 12, all’indirizzo del penalista. Praticamente l’intero caricatore. Quattro colpi andarono a segno. Nizzari, che si occupa, prevalentemente, di cause civili ma fa pure il penalista, colpito al tronco ed agli arti, crollò sul marciapiede, in un lago di sangue. Si salverà, nonostante le devastanti ferite. Non ebbe uguale sorte, l’operaio incensurato , Martino Luverà, 43 anni, residente a Isolabona, nel Ponente ligure, ma originario di San Martino di Taurianova, che si trovava a passare per caso da quelle parti e da quel marciapiedi, a quell’ora, giorno, mese ed anno. Un solo micidiale proiettile, che lo ha centrato al petto, con mira olimpionica. Un colpo che gli ha spappolato il cuore.

I carabinieri, della locale stazione, che si muovono sotto le direttive del    maresciallo Calabria, coordinato dal capitano Mario De Angelis, con la supervisione della Procura della Repubblica di Palmi, hanno battuto da subito, la pista del possibile movente di natura privata; escludendo  l’ipotesi che l’agguato contro Nizzari fosse collegata  ad un movente politico; o collegabile a piste mafiose. Nizzari, intubato e  mantenuto in stato di coma farmacologico fu sottoposto ad una Tac che evidenziò un quadro clinico molto grave. In conferenza stampa, il procuratore Creazzo, non ha fatto nessun cenno a possibili testimoni oculari. Così come era stato prospettato nell’immediatezza del mortale agguato. Svanito anche il parente del Luverà. Per farla breve, le indagini sulla sparatoria pesarono unicamente sulle spalle del maresciallo Calabria, che si trovò ad operare in condizioni ambientali proibitive. Siamo infatti in una zona ad alta densità mafiosa, dove il muro dell’omertà è ancora incrollabile. La gente  si cuce la bocca a doppia mandata per paura di rappresaglie e vendette. Nonostante ciò, “Il Maresciallo Rocca”, dopo lunghe, meticolose, pignole e minuziose indagini è riuscito a cavare il ragno dal buco.A sparare, sarebbe stato il barbiere Paolo Chiappalone, per punire quell’avvocato troppo zelante che gli stava facendo perdere la causa di separazione dalla moglie. Un gravissimo fatto di sangue, che nonostante i risvolti macabri, creò parecchio scalpore, non soltanto a Palmi. L’arma del delitto, non venne mai trovata. Il datore di lavoro del Chiappalone e la testimonianza dei figli della coppia, hanno avuto il loro peso.

Non si esclude tuttavia che il presunto killer possa aver avuto un complice. In conferenza stampa dopo l’introduzione del Procuratore di Palmi, hanno parlato il colonnello Lorenzo Falferi, comandante provinciale dei carabinieri ed il capitano Maurizio De Angelis, che ha narrato tutti i punti salienti, intorno a cui si è mossa l’indagine; collaborato dal suo collega Mario Ricciardi, coordinati dal t. colonnello Carlo Pieroni, comandante del ROP. Dopo le contestazioni di rito, alla presenza del legale di fiducia, l’indagato è stato associato alla Casa Circondariale di Palmi. A disposizione del magistrato, che lo interrogherà il più presto possibile. Domenico Salvatore

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