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Diffamazione, quel bavaglio che soffoca la libertà di stampa

Il direttore di Libero e Il Giornale, non intende ricorrere
all'alterrnativa dei servizi sociali. Non vede l'ora, di… andare in
galera; non tanto per fare pubblicità al quotidiano da lui diretto, o
per mettere alla berlina la Giustizia italiana, quanto per
sensibilizzare l'opinione pubblica ed i legislatori, che di fatto,
stanno pericolosamente giocando al massacro; stanno condizionando, se
non uccidendo la libertà di stampa, altrimenti intesa 'libera
informazione' in libero Stato. Ma quando mai?!?!
DIFFAMAZIONE, SI APRE UNO SPIRAGLIO, RISPETTO ALLA LEGGE BAVAGLIO,
SEBBENE SALLUSTI RISCHI LA GALERA
Domenico Salvatore

ROMA – Giornalisti, politici e sindacalisti erano intervenuti tutti
sulla sentenza definitiva, che ha fatto gridare allo scandalo ed alla
vergogna, con cui la Suprema Corte di Cassazione, aveva condannato per
diffamazione il direttore de "Il Giornale" Alessandro Sallusti a 14
mesi di reclusione. Il che, fece dire all'ex sottosegretario Daniela
Santanchè: " Il Paese fa schifo, gl' Italiani scendano in piazza". Ed
a Franco Siddi, segretario generale della ( FNSI), Federazione
nazionale della stampa "E' una sentenza sconvolgente, ci sentiamo
tutti Sallusti. Bastano venti minuti, in ciascuna delle Camere, per
cancellare dal codice penale norme liberticide". Si erano mossi pure:
Giancarlo Ghirra, nuovo segretario dell'Ordine Nazionale dei
Giornalisti per il triennio 2010/2013 ( rispondendo ad una domanda del
giornalista di "Il Segnale.it, Giancarlo Di Monte, disse:"Non mi pare
che sia una casta. Non vedo proprio gli elementi di una casta nel
senso che sì ci sono dei giornalisti molto tutelati in alcuni grandi
giornali come in alcune grandi tv ma si tratta di una minoranza. Però
se fanno bene il loro lavoro sono una garanzia per tutti. Certo gli
esempi delle grandi firme come Stella, Rizzo ed altri grandi inviati
sono uno stimolo per i giornalisti giovani per diventare bravi come
loro, forti come loro e perché no ben retribuiti come loro. Ma,
ripeto, non mi sembra che siano una casta". ; il Giulio Anselmi,
Presidente della Fieg; Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine Nazionale
dei giornalisti. Un flash dell'Ansa, chiarisce:"L'Aula del Senato ha
detto sì con 177 voti a favore, 46 contrari e 7 astenuti
all'emendamento al ddl sulla Diffamazione che riduce le multe da
100mila a 50mila euro. Esattamente il 'nodo' sul quale la settimana
scorsa si era arenato l'esame del provvedimento. Il ddl per la
Diffamazione resterà all'esame dell'Aula di Palazzo Madama. Il Senato
ha respinto la richiesta del Pd di far tornare il provvedimento
all'esame della commissione Giustizia. Richiesta respinta da Pdl, Lega
e CN, accolta invece da Idv, Udc e Api. La votazione è stata
lunghissima per colpa dei 'pianisti' che hanno richiesto un controllo
'extra' da parte dei segretari d'Aula.". Sull'argomento di vitale
importanza per la professione Giornalista, sono intervenute diverse
autorevoli testate. Riportiamo l'opinione di qualche giornale…"
Diffamazione, marcia indietro sul bavaglio: al Senato
testo"annacquato". Saltano l'inasprimento delle sanzioni per chi
offende "corpo politico, giudiziario o amministrativo", il carcere per
il cronista, e la cosiddetta norma anti Gabanelli. Ridotte le sanzioni
da 100mila a un massimo di 50mila euroIl ddl sulla diffamazione, fonte
'Il Fatto quotidiano', arriva annacquato al Senato, dove questa
mattina è ripreso il dibattito. Al termine di una riunione durata
oltre tre ore, in tarda serata i capigruppo Maurizio Gasparri (Pdl) e
Anna Finocchiaro (Pd) hanno trovato un'intesa in extremis. A fronte
della levata di scudi della stampa, salta l'emendamento proposto da
Lucio Malan (Pdl), che prevedeva l'inasprimento delle sanzioni per chi
offende "corpo politico, giudiziario o amministrativo" con
attribuzioni di "spese folli, inefficienze non sussistenti o paragoni
falsi". Inoltre il nuovo testo cancella il carcere per il cronista,
tema finito al centro del dibattito politico con il caso di Alessandro
Sallusti condannato a 14 mesi per diffamazione, e la cosiddetta norma
anti Gabanelli, che prevedeva la nullità delle clausole contrattuali
che lasciavano solo in capo all'editore gli oneri derivanti da una
condanna per diffamazione. La rettifica online, invece, riguarderà
solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno
pubblicati. Nessun obbligo di rettifica, invece, per i commenti.
Questi, in sintesi, i contenuti dell'accordo raggiunto nella riunione
alla quale hanno preso parte, oltre ai capigruppo, anche i senatori
'tecnici' come Luigi Li Gotti per l'Idv; Silvia Della Monica e Felice
Casson per il Pd; Giacomo Caliendo e Franco Mugnai per il Pdl. Oltre
al presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli. Per il
giurista Stefano Rodotà, il 'ddl Sallusti' "è la violazione di un
diritto. E' una legge bavaglio, o meglio: una legge vendetta". In
un'intervista al Messaggero, l'ex garante della Privacy spiega che la
legge è particolarmente negativa "perché seguendo la logica ad
personam che ormai trionfa nel sistema della legislazione parlamentare
si è cercato di sfruttare l'occasione Sallusti per regolare qualche
conto con il mondo dei media. Giustamente – prosegue – in questi
giorni i giornalisti dicono: meglio tenersi la legge attuale con la
sanzione penale piuttosto che accettare una stretta sulla libertà
d'informazione che ha il suo strumento più forte nel condizionamento
economico ai danni degli editori. Un condizionamento economico –
aggiunge Rodotà – che in questo momento è molto più pesante rispetto a
fasi anche recenti, perché il settore editoriale sta purtroppo vivendo
una crisi profonda". Poi ricorda quanto ha dichiarato Siddi, il
presidente Fnsi, secondo cui 70 giornali rischiano la chiusura "a
causa della progressiva eliminazione di ogni sostegno pubblico al
pluralismo informativo". "Una delle sanzioni previste – conclude il
giurista – è addirittura la possibilità di perdere il contributo
pubblico e ciò per alcuni giornali equivale alla condanna a morte".
I PUNTI SALIENTI DEL DDL
No al carcere – Era questa la norma più scontata. Quasi tutti, tra
maggioranza e opposizione, erano d'accordo per eliminare il carcere
per il giornalista che diffama.
Sanzioni meno salate – Le multe per chi diffama oscilleranno tra i 5
mila e i 50 mila euro. Si cancellano i 100 mila euro previsti dal ddl
così come era stato approvato in Commissione.
Rettifica online – L'obbligo scatterà solo per le testate
giornalistiche e varrà solo per gli articoli pubblicati. Nessun
obbligo, invece, per i commenti.
Rettifica, stesso spazio per diffamazione – La rettifica sui media
normali, invece, dovrà avere lo stesso spazio e dovrà essere inserita
nella stessa pagina 'occupata' dall'articolo diffamatorio.
Giudizio immediato – I 'tecnici' si sono impegnati a dire sì ad un
emendamento dell'Idv, primo firmatario Luigi Li Gotti, che introduce
un giudizio immediato per i reati di diffamazione. Tale giudizio dovrà
essere celebrato nel giro di sei mesi visto che "non si devono fare
particolari indagini".
Recidiva più lieve e no all'obbligo di interdizione – Nessun raddoppio
della pena in caso di recidiva. Se si torna a delinquere si applicherà
la norma del Codice già prevista per i recidivi. Non ci sarà, poi,
l'obbligo dell'interdizione dalla professione giornalistica. Il
giudice potrà o meno ma senza alcun obbligo particolare. E
l'interdizione diventa più 'soft': in caso di prima recidiva
l'interdizione dalla professione giornalistica potrà andare da uno a
tre mesi, in caso di seconda recidiva, da tre a sei mesi e in caso di
terza, fino ad un anno.
No condanne per editori – Gli editori non dovranno più rispondere per
il reato di diffamazione. Salta dunque il discorso del pagamento delle
quote.
No rischi per contributi – Almeno nel ddl per la diffamazione i
contributi all'editoria non correranno rischi. Si cancella la norma
che prevedeva la restituzione di parte di questi in caso di
diffamazione non risarcita.". Un argomento di scottante attualità, che
mette in discussione il diritto-dovere di cronaca, sancito
dall'articolo 21 della Carta Costituzionale e dalle "Dichiarazioni"
internazionali, su cui torneremo nei prossimi giorni…. « Tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola,
lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro
soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di
delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi,
o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per
l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta
urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità
giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito
da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non
mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se
questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il
sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. La legge può
stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i
mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le
pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni
contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati
a prevenire e a reprimere le violazioni.". (Costituzione della
Repubblica Italiana, Articolo 21). Domenico Salvatore

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