E' tempo di rivoluzione ... ogni giorno il mondo cambia. Tutto si evolve velocemente. Nel giro di vent'anni il mondo è cambiato. Si ...
E' tempo di rivoluzione ... ogni giorno il mondo cambia.
Tutto si evolve velocemente. Nel giro di vent'anni il mondo è cambiato. Si è per così dire ristrutturato. Nuove forme di comunicazione hanno paradossalmente isolato le persone. L'individualismo ha distrutto la collettività. E questo vale per le grandi città, ma anche per i piccoli paesi.
Tutti cercano di farsi notare e nessuno più osserva. Tutti parlano e pochi ascoltano. Tutti scrivono e nessuno legge. Una comunicazione deviata, utilizzata (non sempre) per soddisfare il proprio ego.
I social network poi hanno enfatizzato quel senso di frustrazione, di mal di vivere portando giovani e adesso meno giovani a isolarsi. A vivere una vita che non esiste. Si cerca disperatamente davanti ad un monitor e battendo sulla tastiera di essere quello che non si è; e di cercare quello che è impossibile trovare ...
Facebook, WhatsApp, Twitter, e poi ancora i siti a pagamento di incontri online ... hanno creato delle comunità capaci di incidere sul vivere quotidiano, al punto di condizionarne la vita stessa nella sua interezza e nella sua essenza. Se un giorno ti torneranno in mente i bei momenti vissuti ... probabilmente ti torneranno in mente anche quelle "relazioni" appese e quella continua ricerca di ambiguità.
Migliaia di volti scorrono davanti a noi ... profili ... numeri ... immagini ... è un turbinio di fascino, illusione, meraviglia. Si possono incontrare stando a casa centinaia di persone ogni giorno, parlare con decine di persone in contemporanea e poi non si riesce a stare in pace con se stessi ... Non si riesce a parlare con i propri figli, con la propria moglie, il proprio marito, con l'amico o l'amica.
Una comunicazione muta.
Una comunicazione pericolosa che ha portato al degrado della società nei rapporti tra individui, ma soprattutto sta uccidendo i sentimenti ... non si vivono più ... ma si consumano davanti ad un monitor lasciando dietro un profondo senso di vuoto.
I social network sono oramai entrati a pieno titolo nella nostra quotidianità. Questo ci porta spesso a sottovalutare l'effetto devastante che in alcuni casi possono avere.
Rapporti che spesso vanno oltre il "buonsenso". Approcci facilitati che portano a una deviazione del senso del contatto con la persona.
Spesso si "prova" giocando sulla disponibilità degli altri. Non è così nella vita reale. Se tu sei amico di un mio amico non ti fermo per strada a chiederti l'amicizia. Questo da un lato offre delle opportunità, dall'altro porta ad equivoci a volte davvero spiacevoli.
Ricordiamoci che quello che si scrive "in privato" spesso e volentieri non rimane tale e va a finire nella pubblica piazza del pettegolezzo dei social rimbalza da un telefonino all'allro da un pc ad altri pc , da tablet ...e allora la realtà ... diventa ben altro. Incubo. Devastante.
Prudenza e responsabilità nei rapporti. Equilibrio che vale anche per la vita reale.
La comunicazione deviata crea e distrugge velocemente non solo le amicizie fasulle ma anche le persone vere.
La piazza del pettegolezzo non guarda in faccia nessuno, nemmeno gli amici degli amici.
Alla fine tutto viene a galla, è solo questione di tempo.
Storia di corna virtuali e reali ... anteprima dell'editoriale-inchiesta
Vi racconterò una storia di corna incrociate ... tradimenti alla comu veni veni ....e poi il risultato finale .... facimu corna e non gabbu e non meravigghia ...
I social, facebook, whatsapp, sono davvero una fonte incredibile di informazioni. C'è chi si crede furbo e fa l'ingenuo ... poi alla fine internet è inesorabile. Contiene tutto.
Tutto rimane. Niente si cancella. Nel bene e nel male.
E' proprio vero, internet annulla le distanze, moltiplica il tempo. Ti consente di "essere" in contemporanea con più persone. Decine, centinaia, migliaia.
Ti consente anche di intrecciare "RELAZIONI SERIALI". Parli con persone diverse dicendo le stesse cose
Ti relazioni, puoi avere delle relazioni multiple e d in contemporanea. Io li definirei "killer seriali delle relazioni"
Mogli depresse, sconsolate .... riempiono il loro vuoto concedendosi con una facilità disarmante.
Vale lo stesso per i mariti.
Della serie: basta che respirino.
poi ... a volte ... non sempre ... arriva la resa dei conti. Si viene scoperti e allora tutto può accadere.
Nulla è più scontato. La moglie o il marito scoperti possono ritrovarsi e rimanere nella famiglia. Cornuti e contenti. Oppure vivere la propria vita.
La cosa certa che nulla sarà più come prima. Sarà meglio o peggio.
I protagonisti, a volte decine, coinvolti sono semplicemente delle comparse. Solo il tempo ci racconterà come in effetti andrà a finire. Le decine di persone coinvolte saranno solo un ricordo ... triste ... dolce .... odioso ... antipatico ... ma sempre e solo un ricordo sfumato tra le pieghe di una comunicazione a volte fatale.
I primi segnali sono ... mi piace .. nei post del malcapitato o della malcapitata ...
sempre più insistenti ... tanto da non passare inosservati ...
poi il primo messaggio privato ... se non basta ... si insiste.
e questo contemporaneamente con un numero elevato .... e si sa con la legge dei numeri prima o poi qualcuno/a abbocca.
Solitamente sono sposati entrambi ... con una vita coniugale scadente e comunque deludente ... vita di coppia finita da tempo ...
Poi si continua ... con tutti coloro i quali hanno abboccato all'amo.
Tanto le cose da dire sono le stesse per tutti ... così diventa facile da gestire .... si utilizzano spesso nomignoli ... per differenziarli in eventuali pettegolezzi con amici o amiche.
Sembra quasi un gioco ... ed in effetti lo è ... ma il gioco è bello fino a quando dura poco.
Luigi Palamara
Tutto si evolve velocemente. Nel giro di vent'anni il mondo è cambiato. Si è per così dire ristrutturato. Nuove forme di comunicazione hanno paradossalmente isolato le persone. L'individualismo ha distrutto la collettività. E questo vale per le grandi città, ma anche per i piccoli paesi.
Tutti cercano di farsi notare e nessuno più osserva. Tutti parlano e pochi ascoltano. Tutti scrivono e nessuno legge. Una comunicazione deviata, utilizzata (non sempre) per soddisfare il proprio ego.
I social network poi hanno enfatizzato quel senso di frustrazione, di mal di vivere portando giovani e adesso meno giovani a isolarsi. A vivere una vita che non esiste. Si cerca disperatamente davanti ad un monitor e battendo sulla tastiera di essere quello che non si è; e di cercare quello che è impossibile trovare ...
Facebook, WhatsApp, Twitter, e poi ancora i siti a pagamento di incontri online ... hanno creato delle comunità capaci di incidere sul vivere quotidiano, al punto di condizionarne la vita stessa nella sua interezza e nella sua essenza. Se un giorno ti torneranno in mente i bei momenti vissuti ... probabilmente ti torneranno in mente anche quelle "relazioni" appese e quella continua ricerca di ambiguità.
Migliaia di volti scorrono davanti a noi ... profili ... numeri ... immagini ... è un turbinio di fascino, illusione, meraviglia. Si possono incontrare stando a casa centinaia di persone ogni giorno, parlare con decine di persone in contemporanea e poi non si riesce a stare in pace con se stessi ... Non si riesce a parlare con i propri figli, con la propria moglie, il proprio marito, con l'amico o l'amica.
Una comunicazione muta.
Una comunicazione pericolosa che ha portato al degrado della società nei rapporti tra individui, ma soprattutto sta uccidendo i sentimenti ... non si vivono più ... ma si consumano davanti ad un monitor lasciando dietro un profondo senso di vuoto.
I social network sono oramai entrati a pieno titolo nella nostra quotidianità. Questo ci porta spesso a sottovalutare l'effetto devastante che in alcuni casi possono avere.
Rapporti che spesso vanno oltre il "buonsenso". Approcci facilitati che portano a una deviazione del senso del contatto con la persona.
Spesso si "prova" giocando sulla disponibilità degli altri. Non è così nella vita reale. Se tu sei amico di un mio amico non ti fermo per strada a chiederti l'amicizia. Questo da un lato offre delle opportunità, dall'altro porta ad equivoci a volte davvero spiacevoli.
Ricordiamoci che quello che si scrive "in privato" spesso e volentieri non rimane tale e va a finire nella pubblica piazza del pettegolezzo dei social rimbalza da un telefonino all'allro da un pc ad altri pc , da tablet ...e allora la realtà ... diventa ben altro. Incubo. Devastante.
Prudenza e responsabilità nei rapporti. Equilibrio che vale anche per la vita reale.
La comunicazione deviata crea e distrugge velocemente non solo le amicizie fasulle ma anche le persone vere.
La piazza del pettegolezzo non guarda in faccia nessuno, nemmeno gli amici degli amici.
Alla fine tutto viene a galla, è solo questione di tempo.
Storia di corna virtuali e reali ... anteprima dell'editoriale-inchiesta
Vi racconterò una storia di corna incrociate ... tradimenti alla comu veni veni ....e poi il risultato finale .... facimu corna e non gabbu e non meravigghia ...
I social, facebook, whatsapp, sono davvero una fonte incredibile di informazioni. C'è chi si crede furbo e fa l'ingenuo ... poi alla fine internet è inesorabile. Contiene tutto.
Tutto rimane. Niente si cancella. Nel bene e nel male.
E' proprio vero, internet annulla le distanze, moltiplica il tempo. Ti consente di "essere" in contemporanea con più persone. Decine, centinaia, migliaia.
Ti consente anche di intrecciare "RELAZIONI SERIALI". Parli con persone diverse dicendo le stesse cose
Ti relazioni, puoi avere delle relazioni multiple e d in contemporanea. Io li definirei "killer seriali delle relazioni"
Mogli depresse, sconsolate .... riempiono il loro vuoto concedendosi con una facilità disarmante.
Vale lo stesso per i mariti.
Della serie: basta che respirino.
poi ... a volte ... non sempre ... arriva la resa dei conti. Si viene scoperti e allora tutto può accadere.
Nulla è più scontato. La moglie o il marito scoperti possono ritrovarsi e rimanere nella famiglia. Cornuti e contenti. Oppure vivere la propria vita.
La cosa certa che nulla sarà più come prima. Sarà meglio o peggio.
I protagonisti, a volte decine, coinvolti sono semplicemente delle comparse. Solo il tempo ci racconterà come in effetti andrà a finire. Le decine di persone coinvolte saranno solo un ricordo ... triste ... dolce .... odioso ... antipatico ... ma sempre e solo un ricordo sfumato tra le pieghe di una comunicazione a volte fatale.
I primi segnali sono ... mi piace .. nei post del malcapitato o della malcapitata ...
sempre più insistenti ... tanto da non passare inosservati ...
poi il primo messaggio privato ... se non basta ... si insiste.
e questo contemporaneamente con un numero elevato .... e si sa con la legge dei numeri prima o poi qualcuno/a abbocca.
Solitamente sono sposati entrambi ... con una vita coniugale scadente e comunque deludente ... vita di coppia finita da tempo ...
Poi si continua ... con tutti coloro i quali hanno abboccato all'amo.
Tanto le cose da dire sono le stesse per tutti ... così diventa facile da gestire .... si utilizzano spesso nomignoli ... per differenziarli in eventuali pettegolezzi con amici o amiche.
Sembra quasi un gioco ... ed in effetti lo è ... ma il gioco è bello fino a quando dura poco.
Luigi Palamara
Pubblichiamo la "Lettera della settimana" tratta dai "Colloqui col padre" del N. 32 di Famiglia Cristiana
Caro don Antonio,
le scrivo con il cuore colmo di dolore, per mettere in guardia sul rischio dei tanto decantati Internet e social network: mio marito, due giorni fa, mi ha chiesto la separazione coniugale, proprio a causa di questi mezzi. La mia storia, da quanto sento in giro, non è così infrequente. Ho quarantasei anni, sono sposata da venti, un ottimo impiego, volutamente part time per poter meglio seguire la famiglia, un figlio naturale e un altro in affidamento. Mio marito è uno stimato e valido professionista, ex catechista, responsabile regionale di un’importante banca. Quindi, una famiglia apparentemente esemplare, molta agiata e, va da sé, anche tanto invidiata da molte persone. Con mio marito ho sempre vissuto una vita serena, con reciproco rispetto, pur con le inevitabili difficoltà che implica la vita matrimoniale. Ma, a partire dall’anno scorso, lui è diventato più teso e irascibile. Attribuisco ciò alla morte di suo padre, ai problemi con il lavoro, all’allontanamento del figlio in affidamento (rubava in casa), al pessimo rendimento scolastico del figlio naturale, a causa di pericolose amicizie.
Per distrarsi si è iscritto a un noto social network, e ha riallacciato così i contatti con la sua fidanzata dei tempi universitari. È lui stesso a rivelarmelo. Lei è single divorziata, più giovane della sottoscritta e, quindi, non escludo anche più avvenente. Da allora la nostra vita coniugale è cambiata. Iniziano le critiche nei miei riguardi, i disaccordi sull’educazione dei figli, gli atteggiamenti prepotenti e sarcastici, i litigi sempre più frequenti. Fino all’epilogo dell’altro ieri. E così, oggi, la nostra famiglia è sfasciata. Mio marito andrà a convivere con la ex fidanzata, mentre io perdo il suo appoggio e il suo affetto, e guardo con preoccupazione al futuro di nostro figlio privato di una famiglia solida ed esemplare, sempre più distaccato e ribelle, non ammesso all’esame di maturità per pessimo profitto a scuola. Sarei meschina se dicessi che è tutta colpa di mio marito, anch’io ho i miei difetti. A differenza di mio marito, però, ho fatto di tutto per salvare la nostra famiglia, perché pensavo fosse cosa buona e giusta. E, soprattutto, era mio dovere di cattolica. Ho pregato molto, anche se ora la mia fede rischia di andare in crisi. Con sincerità e senza rancore, le ho raccontato la mia storia per mettere in guardia dai pericoli dei social network. È vero che è un mezzo di per sé neutro, e che dipende da come viene utilizzato, al pari di un coltello che può servire a tagliare il pane o, ahimé, a uccidere. Ma perché si rifiuta un coltello a un bambino e si vieta per legge il porto di alcune lame, se non a persone con regolari permessi? Una ragione ci sarà?
UNA LETTRICE
Caro don Antonio,
le scrivo con il cuore colmo di dolore, per mettere in guardia sul rischio dei tanto decantati Internet e social network: mio marito, due giorni fa, mi ha chiesto la separazione coniugale, proprio a causa di questi mezzi. La mia storia, da quanto sento in giro, non è così infrequente. Ho quarantasei anni, sono sposata da venti, un ottimo impiego, volutamente part time per poter meglio seguire la famiglia, un figlio naturale e un altro in affidamento. Mio marito è uno stimato e valido professionista, ex catechista, responsabile regionale di un’importante banca. Quindi, una famiglia apparentemente esemplare, molta agiata e, va da sé, anche tanto invidiata da molte persone. Con mio marito ho sempre vissuto una vita serena, con reciproco rispetto, pur con le inevitabili difficoltà che implica la vita matrimoniale. Ma, a partire dall’anno scorso, lui è diventato più teso e irascibile. Attribuisco ciò alla morte di suo padre, ai problemi con il lavoro, all’allontanamento del figlio in affidamento (rubava in casa), al pessimo rendimento scolastico del figlio naturale, a causa di pericolose amicizie.
Per distrarsi si è iscritto a un noto social network, e ha riallacciato così i contatti con la sua fidanzata dei tempi universitari. È lui stesso a rivelarmelo. Lei è single divorziata, più giovane della sottoscritta e, quindi, non escludo anche più avvenente. Da allora la nostra vita coniugale è cambiata. Iniziano le critiche nei miei riguardi, i disaccordi sull’educazione dei figli, gli atteggiamenti prepotenti e sarcastici, i litigi sempre più frequenti. Fino all’epilogo dell’altro ieri. E così, oggi, la nostra famiglia è sfasciata. Mio marito andrà a convivere con la ex fidanzata, mentre io perdo il suo appoggio e il suo affetto, e guardo con preoccupazione al futuro di nostro figlio privato di una famiglia solida ed esemplare, sempre più distaccato e ribelle, non ammesso all’esame di maturità per pessimo profitto a scuola. Sarei meschina se dicessi che è tutta colpa di mio marito, anch’io ho i miei difetti. A differenza di mio marito, però, ho fatto di tutto per salvare la nostra famiglia, perché pensavo fosse cosa buona e giusta. E, soprattutto, era mio dovere di cattolica. Ho pregato molto, anche se ora la mia fede rischia di andare in crisi. Con sincerità e senza rancore, le ho raccontato la mia storia per mettere in guardia dai pericoli dei social network. È vero che è un mezzo di per sé neutro, e che dipende da come viene utilizzato, al pari di un coltello che può servire a tagliare il pane o, ahimé, a uccidere. Ma perché si rifiuta un coltello a un bambino e si vieta per legge il porto di alcune lame, se non a persone con regolari permessi? Una ragione ci sarà?
UNA LETTRICE
Risponde don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana
L’opinone che mi sono fatto, leggendo la tua lettera, cara lettrice, è che forse, in questo caso, Internet e i social network poco abbiano a che fare con la vostra crisi familiare. Certo, alla fine possono aver dato l’ultimo colpo. Ma sono ben altri i rischi da cui mettere in guardia rispetto a questi nuovi media che, come dici tu stessa, sono neutri e dipende dall’uso che ne facciamo. Possono contribuire ad accrescere la nostra confusione mentale e lo smarrimento esistenziale, facendoci vivere in una realtà virtuale, ma se ben usati ci aprono straordinarie possibilità in ogni campo, dalla conoscenza all’evangelizzazione. A mio parere, il vostro matrimonio era già in crisi, prima ancora che tuo marito, tramite Internet, ristabilisse i contatti con la sua fidanzata dei tempi dell’università.
Sotto le ceneri di un’apparente felicità di una “famiglia solida ed esemplare”, invidiata all’esterno, covava una brace di insoddisfazioni, fatta forse di assenza di dialogo e rapporti interpersonali veri e profondi. Il matrimonio può essersi arenato nell’illusione che tutto andasse bene, dietro un velo di rispetto formale più che sostanziale. Eppure, eravate una coppia perfetta, impegnata e solidale, considerata anche la vostra apertura all’affidamento di un ragazzo. Ma qualche campanello d’allarme avrebbe dovuto suonare proprio per l’insofferenza e i problemi che vivevano i vostri due ragazzi, quello naturale e quello in affidamento: uno ribelle e con amicizie pericolose, l’altro allontanato dalla famiglia perché rubava. Scaricare ora tutta la responsabilità di un fallimento sull’uso dei social network mi pare fuorviante. Occorre, invece, riflettere e assumersi qualche responsabilità, al di là di un generico: «Anch’io ho i miei difetti». Le ragioni non vanno ricercate all’esterno, ma dentro sé stessi e all’interno del rapporto di coppia. Una concezione “doveristica” del matrimonio («era mio dovere di cattolica») non basta a salvarlo, se non si alimenta, ogni giorno, la fiamma dell’amore che ravviva il rapporto di coppia e quello con i figli.
D.A.
L’opinone che mi sono fatto, leggendo la tua lettera, cara lettrice, è che forse, in questo caso, Internet e i social network poco abbiano a che fare con la vostra crisi familiare. Certo, alla fine possono aver dato l’ultimo colpo. Ma sono ben altri i rischi da cui mettere in guardia rispetto a questi nuovi media che, come dici tu stessa, sono neutri e dipende dall’uso che ne facciamo. Possono contribuire ad accrescere la nostra confusione mentale e lo smarrimento esistenziale, facendoci vivere in una realtà virtuale, ma se ben usati ci aprono straordinarie possibilità in ogni campo, dalla conoscenza all’evangelizzazione. A mio parere, il vostro matrimonio era già in crisi, prima ancora che tuo marito, tramite Internet, ristabilisse i contatti con la sua fidanzata dei tempi dell’università.
Sotto le ceneri di un’apparente felicità di una “famiglia solida ed esemplare”, invidiata all’esterno, covava una brace di insoddisfazioni, fatta forse di assenza di dialogo e rapporti interpersonali veri e profondi. Il matrimonio può essersi arenato nell’illusione che tutto andasse bene, dietro un velo di rispetto formale più che sostanziale. Eppure, eravate una coppia perfetta, impegnata e solidale, considerata anche la vostra apertura all’affidamento di un ragazzo. Ma qualche campanello d’allarme avrebbe dovuto suonare proprio per l’insofferenza e i problemi che vivevano i vostri due ragazzi, quello naturale e quello in affidamento: uno ribelle e con amicizie pericolose, l’altro allontanato dalla famiglia perché rubava. Scaricare ora tutta la responsabilità di un fallimento sull’uso dei social network mi pare fuorviante. Occorre, invece, riflettere e assumersi qualche responsabilità, al di là di un generico: «Anch’io ho i miei difetti». Le ragioni non vanno ricercate all’esterno, ma dentro sé stessi e all’interno del rapporto di coppia. Una concezione “doveristica” del matrimonio («era mio dovere di cattolica») non basta a salvarlo, se non si alimenta, ogni giorno, la fiamma dell’amore che ravviva il rapporto di coppia e quello con i figli.
D.A.
11 agosto 2014