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Il bosco dei sogni

Le foto scattate coi cellulari nel bosco dei sogni erano visibili soltanto ai bambini che le avevano scattate e a nessun altro… e chi diceva ai genitori:
<<Mamma, papà, guardate qui, una scimmiotta sul collo di una giraffa>> si sentiva rispondere: <<Se fossi così bravo in storia e grammatica come sei bravo a sognare ad occhi aperti, saresti il primo della classe! Sbrigati che è tardi, vai, che sta arrivando lo scuolabus!>>

Infatti lo scuolabus arrivò, ma non era pulitissimo come sempre, era pieno di polvere marrone e aveva del fango sulle ruote, come avesse girato su una strada sterrata.
A bordo quella mattina tutti raccontarono lo stesso identico sogno, e si mostrarono l’un l’altro le foto del bosco dei sogni, mentre Fantasino e Serafino si guardavano con complicità attraverso lo specchietto retrovisore.

A scuola provarono a far vedere le immagini agli insegnanti, ma soltanto una maestra volle farsi raccontare del bosco del sogno, ed il racconto fu talmente coinvolgente che anche lei riuscì a vedere le foto scattate dai cellulari dei bambini.
E sapete perché poté vederle anche lei quelle foto? Perché credeva davvero in quello che i bimbi raccontavano, anche se era un sogno. 
Ai sogni bisogna crederci se si vuole vederli avverare.
E Fantasino ci credeva e anche gli altri bimbi e ora anche quella maestra. 
Fantasino era riuscito a convincere tutti i suoi compagni di viaggio che il bosco esistesse e a far sì, coi suoi racconti, che tutti ci credessero e lo sognassero di notte; e nella notte in cui tutti lo sognarono contemporaneamente, il bosco dei sogni si materializzò ai loro occhi e agli occhi di chi credette al loro racconto.

Abstract da: "Il bosco dei sogni".

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