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"Reggio in Jazz" - resoconto chiusura edizione 2015

"REGGIO IN JAZZ", TERMINATA
LA SETTIMA EDIZIONE

Sabato fiati protagonisti con Cafiso e "La Banda"
Ieri la potenza e gli impareggiabili ritmi di Cobham



Grande soddisfazione e partecipazione, al Teatro comunale "Francesco Cilea", per l'edizione 2015 – la settima – della rassegna musicale Reggio in Jazz.

Due giorni, quest'anno, per la kermesse jazzistica dello Stretto, che s'è aperta al mattino di sabato 29 con l'estro dei Takabum Street Band, davvero impareggiabili nel riproporre "alla loro maniera" alcuni splendidi pezzi funky: sfilando simpaticamente e in modo "colorato" lungo corso Garibaldi (ovviamente, solo con ottoni e percussioni, la loro singolare cifra stilistica a echeggiare la composizione più "classica" delle bande musicali).

Il pre-concert del sabato di Rij – il 28 novembre – ha visto la riproposizione dei Takabum, in questo secondo caso giusto sotto i portici del Teatro comunale "Francesco Cilea" a causa della pioggia scrosciante, che però non ha fermato tanti curiosi e appassionati.
A seguire, all'interno del "Cilea", le Parole in musica a cura di Massimo Barilla, che per la prima sera ha scelto il mix tra la scrittura graffiante, quasi urticante eppure per certi versi sibillina dei Racconti con colonna sonora di Sergio Atzeni e – come esplicitamente previsto dall'indimenticato poeta e giornalista cagliaritano – di I Zimbra, pezzo "elettro" tra i più apprezzati dei Talking Heads (dall'album The Name Of This Band Is Talking Heads, sempre a cura della storica band fondata da David Byrne), i cui versi sono poi un adattamento del poema Gadji beri bimba del dadaista Hugo Ball.

Spazio quindi all'ambizioso progetto del giovane e ipertalentuoso sassofonista Francesco Cafiso, ragusano di Modica, che col suo sestetto (oltre allo stesso Cafiso al sax alto, Giovanni Amato alla tromba, Humberto Amesquita al trombone, Seby Burgio al pianoforte, Pietro Ciancaglini al basso e Jonas Burgwinkel alla batteria) ha eseguito gli 11 brani della suite La Banda, «11 fotogrammi» - per riproporre la definizione dello stesso bandleader – che traggono linfa e ispirazione proprio dalla tradizione bandistica della "sua" Sicilia.


La seconda e conclusiva giornata dell'edizione 2015 di Reggio in Jazz, domenica 29 novembre, ha visto nuovamente, e in tre occasioni diverse (al mattino, a metà pomeriggio e poi nuovamente quale immediato pre-concert sulle scalinate del Teatro comunale) l'affiatata e trascinantissima Takabum Street Band.
Ma gli ultimi minuti prima dell'attesissimo live conclusivo hanno visto di nuovo impegnato, sul palco del Teatro "Cilea", Massimo Barilla. Le sue Parole in musica hanno nuovamente prescelto un giallista ma, ieri sera, hanno dato spazio al caposcuola del noir mediterraneo Jean Claude Izzo e a Solea, terzo romanzo della trilogia dedicata al commissario Fabio Montale e – come da titolo – robustamente innervato dall'omonimo brano dell'immortale Miles Davis (tratto dall'album Sketches of Spain).

Solo poco dopo, però, occhi e palco sono stati tutti per uno dei più incredibili batteristi che abbiano mai agitato le acque, mai calme, della scena jazz-rock: il panamense Billy Cobham, che a 71 anni suonati col suo quintetto ha letteralmente strabiliato il pubblico del "Cilea" per potenza e precisione dei suoi ritmi, fantasia e passionalità delle sue improvvisazioni, che a metà concerto hanno trovato lunghi minuti di drums solo.

Il maestoso Cobham ha proposto alcuni brani dal suo ultimo album, Tales From The Skeleton Coast, pubblicato l'anno scorso: apertura dunque con la strepitosa e acceleratissima Pomegranates (cioè "melograni", termine che riecheggia il nome di una delle band in cui il grande drummer ebbe a cimentarsi, The Pomegranate) e, a seguire, con Sal Si Puedes (Get Out If You Can!), performata sempre su ritmi elevatissimi e con un contributo francamente straordinario di una band davvero notevole (basso, Michael Mondesir; chitarra, l'acclamatissimo Jean-Marie Ecay; tastiere, Steve Hamilton e Camelia Ben Naceur). 
Salto indietro di ben 41 anni con uno dei tanti riff storici dei successi di Billy Cobham: Crosswinds, la title-track dell'omonimo, fortunato album del '74 (che, in sala d'incisione, aveva alla sei corde un certo John Abercrombie…).
Doveroso interludio, con la poesia e il lirismo di Insel Inside, altro brano tra i più recenti, immediatamente seguito da un micidiale crescendo ritmico grazie appunto a un lungo, intensissimo assolo con un Cobham letteralmente scatenato alla doppia cassa.
Altri due brani dalla produzione più recenti avrebbero chiuso la parte "ufficiale" dello show e dato inizio ai bis: Tales From The Skeleton,  appunto, e poi Cap Breton (il titolo è un omaggio all'angolino di Aquitania, in Francia, nel quale vive lo stesso chitarrista del Billy Cobham Quintet), però precedute e seguite da due autentici omaggi al percorso di questo straordinario campione della fusion e alla stessa Storia della Musica: Stratus (il brano-simbolo di quello che è considerato il miglior album mai inciso da un batterista, Spectrum, del 1973, che peraltro deve la sua fama anche agli strepitosi contributi del sassofonista Joe Farrell e soprattutto del mitico contrabbassista Ron Carter) e, in chiusura, sempre dallo stesso straordinario lavoro di 42 anni fa, l'epica Red Baron, non meno significativo tributo all'asso dell'Aviazione tedesca della Grande Guerra Manfred von Richthofen, decisamente più noto come "il Barone Rosso".
Cobham – che in apertura aveva ricevuto in dono dall'Amministrazione provinciale un volume sulle ceramiche artistiche di Seminara –, a fine concerto ha amabilmente intrattenuto fan e jazzofili, autografando cd all'interno del "Cilea". 

…Questo è stato l'ultimo atto di Reggio in Jazz 2015: l'appuntamento è per il 2016, con l'ottava edizione!



NB: si allegano alcuni scatti dei vari momenti di Reggio In Jazz a cura di Aldo Valenti, uno dei fotografi ufficiali della rassegna

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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287

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