LA LECTIO MAGISTRALIS
DEL PROFESSORE FRANCO LOCATELLI
Domenico Salvatore
Il trionfo della
FIDAPA, diretta con impareggiabile maestrìa dalla dottoressa Giulia Carerj; per
l’orgoglio dell’assemblea e del Consiglio Direttivo del club; ma anche di mamma
Maria Spatolisano, figlia del mitico Bruno, colonna portante dell’ospedale
durante “ La Belle Époque”. Se non, in epoca fascista. Un
sodalizio, partito in punta di piedi, che sta dilagando, con una serie di
iniziative di largo respiro. Una popolarità alle stelle. Una vittoria per il
mondo femminile, per troppo tempo, rimasto schiacciato, soggiogato, sottomesso
ed asservito nell’ ombra, alla mercè di padri padroni; di mariti gelosi; di
fratelli schiavisti, despoti e tiranni se non severi e rigorosi. Il cinquanta
per cento del Consiglio Comunale di “Palazzo San Giuseppe”, è donna (Daniela Demetrio Patrizia Crea Antonina Iaria
Emma Toscano, Fabiana Cozzucoli,
Maria Bruni, Ylenia Zappia e Carmelina Nucera), record difficilmente eguagliabile. Il
presidente, pure. Il segretario, anche. Ma
il Comune di Melito Porto Salvo, presente il sindaco ingegnere Giuseppe Meduri,
accompagnato dal vicesindaco avv. Domenico Marcianò, dall’ assessore Patrizia
Crea e dal presidente del Consiglio Comunale, Fabiana Cuzzucoli, ha patrocinato
la manifestazione. Un successone anche per l’esecutivo. Per riempire le sale,
servono motivazioni o l’arrivo di grossi personaggi. Non
c’erano campioni come Fabio Cannavaro a tenere banco. Ha vinto l'edizione 2006
del Pallone d'oro (quinto italiano vincitore del premio, dopo Omar Sívori,
Gianni Rivera, Paolo Rossi e Roberto Baggio), riconoscimento istituito dalla
rivista francese France Football e attribuito al miglior calciatore militante in
una squadra iscritta all'UEFA, in seguito ai voti di una giuria composta da
giornalisti specializzati. Nel dicembre dello stesso anno è stato eletto FIFA
World Player come miglior calciatore dell'anno in assoluto, scelto in base ai
voti dei Commissari Tecnici e dei Capitani delle Nazionali di calcio.
E nemmeno Renato
Dulbecco, calabrese di Catanzaro, Premio Nobel per la Medina. Neanche Luciano
Pavarotti nei panni di Alfredo Germont, in ‘La Traviata
in onda al teatro ”Alla Scala” di Milano “.
Oppure Adriano
Panatta, dopo la conquista dell’Insalatiera (Coppa Davis) in Cile con la
squadra nazionale capitanata da Pietrangeli (non giocatore) e composta da
Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli.
Non era in programma
una tappa della tournèe di qualche rock-star, tipo: Elvis Presley, Bob Dylan,
Joan Baez, Jimi Hendrix, John Lennon, Bruce
Springsteen, Vasco Rossi, Jovanotti, Gianna Nannini, Laura Pausini, Madonna, Paul
McCartney, Elton John Mick Jagger, Michael Jackson, Sting, Rod Stewart David Bowie, Roger Waters
(Pink Floyd)
E finanche “Lo
Squalo” Vincenzo Nibali reduce della vittoria al Tour de France, dopo aver
vinto in precedenza anche il Giro d’Italia.
C’era un oncologo di
rinomata fama internazionale, il dottore professore Franco Locatelli. E con
lui, il suo allievo Carmelo dottor Gurnari, miracolosamente guarito da un male
ribelle ad ogni cura. Lucemie e tumori, purtroppo sono una piaga che ha
‘toccato’ tutte le famiglie; che hanno vissuto e vivono il dramma del viaggio
della speranza; quasi sempre, fuori regione. Un calvario fisico, spirituale e
psicologico, per i malati-degenti, ma anche economico, materiale e morale
per le famiglie, sottoposte ad ogni tipo
di disagio. Locatelli ha spiegato che, grazie alla ricerca associata alla
prevenzione, si possa vincere la malattia; con percentuali che
variano dal 60 al 75%.
Ma allora? Perché mai
la “Sala Azzurra” ex Carcere o Casa Mandamentale di Melito Porto Salvo, si
sarebbe dovuta riempire come l’uovo; se non come le sardine in scatola? Sala, voluta,
ad onor del vero, dal sindaco Giuseppe Iaria, che comunque, qualsiasi cosa
possano cianciare i suoi detrattori, ha lasciato il segno del suo passaggio
politico-amministrativo alla “Casa Rosada” di Viale delle Rimembranze,
favorendo la realizzazione di tante opere pubbliche: dallo stadio, al restyling
del Corso Garibaldi, al lifting dell’ex Mercato Coperto, al maquillage di Via
nazionale ecc. Semplicemente, teneva una lectio magistralis, il dottore
professor Franco Locatelli, appunto; il
medico dei miracoli; il deus ex machina del Bambin Gesù di Roma, di cui diremo
più sotto. E tanto bastava.
In pedana anche, il
suo allievo prediletto Carmelo Gurnari, laureato con 110 & Lode ed encomio,
dottorato all’Università, personaggio mitico del Bambin Gesù. Prima degente,
poi discente in Lettere e Filosofia in Friuli ed infine in Medicina. Reduce da
un paio di convegni, arriviamo in piazza grande a Pilati, ma riusciamo a stento
a trovare un parcheggio.
Poco male, perché
salito al piano di sopra, non riusciamo a trovare un posto a sedere. Nemmeno a
pagarlo a peso d’oro. La sala, non s’era mai riempita così. Nemmeno nelle così
dette grandi occasioni. Centinaia di persone. E gli altri all’impiedi ai lati.
Qualche minuto di attesa, poi come per incanto si materializza la figura
leggendaria del professor Locatelli, seguito dal suo allievo prediletto.
E sul proscenio,
scroscia un uragano gli applausi, cori e tifo da stadio, sino a spellarsi le
dita; a farsi venire la raucedine. Tutti battono le mani, per tributare la
riconoscenza e la gratitudine, all’illustre ospite. Non quanto l'applauso più lungo, tributato
al celebre tenore spagnolo Placido Domingo, durato un'ora e venti minuti, alla
fine della sua interpretazione dell'Otello di Giuseppe Verdi, ma è durato tanto.
La rappresentazione si svolse il 30 luglio 1991 in uno tra i più famosi teatri
lirici del mondo, lo Staatsoper di Vienna. Il pubblico, con le mani doloranti,
continuò ad acclamare il tenore battendo i piedi. Una storica standing ovation.
Il cantante spagnolo, che ha interpretato quest'opera oltre 200 volte, è stato
richiamato in scena 101 volte; ma è Luciano Pavarotti che detiene il record
delle chiamate alla ribalta: ben 165, a Berlino nel febbraio del 1988, dopo
aver cantato l'Elisir d'amore di Gaetano Donizetti. Per lui, però,
"solo" un'ora e sette minuti di applausi.
Non sappiamo se ad
operare il miracolo della guarigione di Carmelo Gurnari, affetto da linfoma,
che ha coinvolto emotivamente all’epoca, non soltanto i cittadini di Melito
& dintorni, sia stato il Padreterno; la sua fibra, la resistenza fisica,
spirituale e psichica; la sua filosofia di vita; le preghiere dei suoi genitori,
del nonno defunto, di cui porta nome e cognome, celeberrimo “Guardiano del
faro” dell’ospedale locale “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salo e quelle della
gente; la sua fede cattolica; il caso od il destino…unusquisque faber est
fortunae suae, ma non può passare sotto silenzio, né essere ridimensionato, il
ruolo nella vicenda del famosissimo oncologo romano-bergamasco, Franco
Locatelli. Questo sì, meriterebbe il Premio Nobel, se i selezionatori avessero
l’occhio clinico.
Non hanno fatto
fatica medici e paramedici, comunque addetti ai lavori, che si erano sprofondati
sulle comode poltrone azzurre, con largo anticipo, come si fa quando si va al
concerto, a capire ed interpretare la lectio magistralis dell’illustre ospite,
giocoforza infarcita di termini, lemmi, frasi e parole di natura prettamente
scientifica. Tuttavia è scientificamente dimostrabile, che sia realmente
possibile, memorizzare in modo fulmineo, grandi quantità di informazioni.Consapevole
di ciò, il seguace di Ippocrate, Galeno e Paracelso, autentico mostrosacro
della Medicina, ha sciorinato come zucchero filato, numeri, dati e cifre,
mediante supporto tecnologico, commestibili e potabili, in maniera
comprensibile; usufruibili, perfino dai semianalfabeti strumentali e di ritorno,
che purtroppo, non sono una specie in estinzione; sebbene, siano ridotti ai
minimi termini.
Un uditorio
interessato, attento e competente, ma anche educato. Non volava una mosca. Un
silenzio religioso, come alla Certosa di Serra San Bruno. Qui habet aures audiendi,
audiat,
nunc est bibendum.
Un silenzio
sepolcrale, come quello che incombeva sul Rischiatutto di Mike Bongiorno, la
sera del 2 dicembre del 1971; allorquando, il dottor Massimo Inardi, medico di
Bologna, esperto di musica classica e con la passione della parapsicologia, fece
la sua prima apparizione, nella famosa trasmissione della RAI. Locatelli, si è
mosso per tutto il tempo con la grazia, la disinvoltura, la scioltezza di
Riccardo Muti e Cesare Abbado.
Gli spettatori,
elettrizzati, eccitati ed infiammati, se non ipnotizzati, lo hanno interrotto
spesso e volentieri per rovesciargli addosso, tornadi di applausi spontanei a
scena aperta. Un altro tsunami di consensi e clap clap, quando sulla scena è
apparso il piccolo Filippo Pulitanò. Lo stesso magic-moment, se non l’effetto,
delle magiche apparizioni sul set di Clint Istwood, Charles Bronson, Brad Pitt,
John Wayne, Richard Burton, Tom Cruise, Harrison Ford, John Travolta, Marlon
Brando, Leonardo Di Caprio, Peter ‘o Toole.
Locatelli incanta
come la pellicola holywodiana ‘Via col Vento’ con Vivien Leigh e Clark Gable ed
affascina il popolo melitese come il film ‘C’era una volta il West” con Claudia
Cardinale, Henry Fonda, Jeson Robards e Charles Bronson; anche, quando al prologo, che non è stato un
monologo diversamente da questi frangenti, ha narrato puntata per puntata,
quasi andasse in onda la telenovela ‘Topazio’ interpretata da Grecia
Colmenares, se non ‘Anche i ricchi piangono’ con Veronica Castro nelle vesti di
Mariana Villareal e Rogelio Guerra in quelli
di Luis Alberto Salvatierra (Luis Antonio). Per tenere desta l'attenzione dei
suoi telespettatori, il luminare della Medicina, fa un assai ricco uso di colpi
di scena, capovolgimenti imprevisti, indizi premonitori, rivelazioni clamorose
e risolutive e fondamentale è il meccanismo a puntate: la narrazione si
interrompe sistematicamente nel punto culminante, quando l'attesa dei
telespettatori diventa spasmodica (effetto cliff-hanging, rimanere appeso al
precipizio)
Baci, abbracci,
pacche, ammiccamenti, batticinque, occhi luminosi, lucidi e brillanti come
quelli di Totò Schillaci dopo un goal a Italia ’90. Il poeta e scrittore
Edmondo de Amicis, ne farebbe un altro best-seller come il suo celebre “Cuore”.
Senza nulla togliere a “Cent’anni di solitudine” che valse a Gabriel Garcia
Marquez, il Premio Nobel per la Letteratura.
Giulia Carerj, si
muove con la grazia della divina Carla Fracci, l’eleganza di Sabina Ciuffini:
tempestiva, puntuale, gradevole, sobria; in fin dei conti: efficiente,
funzionale ed efficace. Una scaletta snella ed agile, che non ha fatto una
grinza. Alla fine, tutti vogliono abbracciarla, come se fosse Maria Callas,
dopo le celeberrime interpretazioni di Bellini (Norma, Puritani, Sonnambula),
Donizetti (Lucia di Lammermoor), Verdi (Macbeth, Traviata, Trovatore, Aida),
Ponchielli (La Gioconda) e Puccini (Tosca, Turandot);Sofia Loren dopo il Premio
Oscar per “La Ciociara” od Indira Gandhi, appena eletta primo ministro
dell’India, il 18 gennaio del 1966.
Mai visto niente di
simile alla ‘Sala Azzurra’ di Via del Fortino. Non sono i duecentomila
spettatori per Brasile-Uraguay finale di Coppa Rimet il 16 luglio del 1950,
tuttavia, non si trova un posto a sedere. Una cosa rara come il tartufo bianco
d’alba od il cognac Enrico IV. I ‘portoghesi’, si lambiccano le cervella, ma il
posto non salta fuoroi; si devono addossare alle mura ed alle pareti ; o
trovare posto all’impiedi nell’anticamera, dove imperano sibili etnei gelidi e
soffioni siberiani glaciali.
Il dottor Pasquale
Veneziano, presidente dei medici reggini, non si limita ai saluti
istituzionali, a nome della categoria e suo personale, ma nemmeno il sindaco
Giuseppe Salvatore Meduri, nelle vesti di Anfitrione, il padrone
di casa, generoso e ospitale; esprime personalmente i suoi complimenti
agli organizzatori, all’illustre ospite ed al dottor Carmelo Gurnari. Un paio
di targhe del Comune, vengono assegnate ai protagonisti per i meriti
conquistati nella Medicina e per ricordare la serata. A Locatelli, inoltre,
viene consegnato dalla Provincia di Reggio, un volume sul bergamotto.
Nelle more giungeva
un altro protagonista di questa favola. Un bambino di pochi anni, anch’esso
colpito da una malattia, che ha suscitato tanta emozione in sala. La memoria
corre alla stessa emozione di Alfredino Rampi tenero ed indifeso, che incatenò
al video milioni di Italiani. Lo stesso presidente della Repubblica del tempo
Sandro Pertini, si portò sul posto per seguire la vicenda da vicino, mentre le
telecamere della RAI riprendevano le fasi della disgrazia di Vermicino. Era il
13 giugno del 1981, quando quel bimbo di 6 anni, per tutti diventato
“Alfredino”, cadde in un pozzo a Vermicino, piccolo centro alle porte di Roma.
Stava correndo spensierato, dietro la casa della nonna quando, d’improvviso, un
minuscolo pozzo artesiano l’inghiottì. C’è anche il plauso dell’assessore
provinciale, Edoardo Lamberti Castronuovo medico, professore, editore,
giornalista, sindaco di San Procopio.
Sulla ribalta per lo
spazio dedicato ai comuni mortali, salgono poi…peones e campesinos, ovviamente.
C’è stato posto per le domande del pubblico. “Io, sono il compagno di banco;
io, il compagno di giochi; io, d’infanzia; io,
la professoressa; io, il preside; io, lo zio; io, il cigino; io il
paesano. Ognuno voleva esprimere la vicinanza e l’affetto. Non certo per
esibizione, sic et simpliciter. C’era lì, pure il maestro elementare, che lo ha
plasmato come il demiurgo per cinque anni; che recitava in Latino, proverbi,
motti, sentenze ed aforismi; che dissertava di mafia, terrorismo e cronaca; che
raccoglieva i suoi dubbi, le incertezze, le titubanze; che non si limitava ad
insegnargli l’ABC del leggere, scrivere e far di conto od a recitare il 1°
canto della ‘Divina Commedia’,’ La cavallina storna’, ‘A Livella’, il ‘5 maggio’,
‘il passero solitario’, ‘Il Sabato del villaggio’, ‘il X agosto’, ‘San Martino
del Carso’, ‘Pianto antico’, ‘I doni’ ecc. ma dissertava anche su Socrate,
Platone ed Aristotele, ed argomentava pure sulla Chimica, la Fisica e la
Medicina. Con quel che passava il convento; che dibatteva sui valori morali ed
ideali della libertà, della democrazia, della solidarietà, della dignità umana;
l’onore, l’onestà, la famiglia, la società, lo Stato, il rispetto, l’amore per
il prossimo, la carità e la fede, ma anche la speranza, la coerenza ed
altre…quisquilie e pinzillacchere. Ma non è intervenuto. Non ha parlato. Non ha
spezzato l’incantesimo. Bastava quel messaggio…”Grazie maestro per avermi fatto
sognare; per avermi emozionato”, pronunziato, spontaneamente da tanti altri allievi,
grati e riconoscenti. A fronte, dei ‘rospi ingoiati’; delle ingiustizie subìte;
delle amarezze patite; che, non mancano mai, nella carriera docente; e non solo
in quella. E’ stato formulato per il dottor Carmelo Gurnari, l’invito a tornare
nell’ amara terra mia’, cantata dal leggendario Mimmo Modugno con lo sfondo di
Pentidattilo; se non valle di lacrime. Sorride Carmelo, barba e baffi da
santone-guru. Se lo ‘mangiano’ con gli occhi mamma e papà in prima fila, che
hanno passato brutti quarti d’ora, su e
giù per la Penisola, come due disperati. E quando non ce la facevano a stare
lontano dal loro pupillo, nemmeno per un momento, parodiavano “Ondamarina’ di
Claudio Villa …” Ma un’ora è come un giorno/e un giorno è come un anno/il tempo
sembra eterno, se tu non sei con me…”. Un afflusso record, come gli spettatori
della
finale di Coppa dei Campioni di calcio
tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, il 29 Maggio 1985. E
se la ‘sgranano’ anche i tantissimi amici, parenti e conoscenti, intabarrati
nei pastrani, paltò, cappotti, giacconi, impermeabili, soprabiti, sciarpe,
guanti, cappellini, maglioni, calzettoni e stivaletti. Anche perché Giove
Pluvio e suo compare Eolo, mitico re dei venti (Tramontana, Greco, Scirocco,
Libeccio, Levante, Ostro, Ponentino e Maestrale, Bora, Zefiro ecc), decidono di
appellarsi all’articolo 40 della Costituzione, che regola i diritto allo
sciopero. Per un giorno, niente capricci, bizze, sfizi e stravaganze,
eccentricità e stranezze. A parte, qualche spiffero dello scorbutico Mongibello
dirimpettaio, già imparruccato, che annuncia il ritorno del ‘generale Inverno’.
La letcio magistralis
di Locatelli volge al termine (la mitica Ornella Vanoni canterebbe:”… La musica
è finita/gli amici se ne vanno/e tu mi lasci sola più di prima/un minuto è
lungo da morire/se non è vissuto insieme a te/non buttiamo via così/la speranza
di una vita d'amore/…”), questo è il momento di spararsi la posa con gli eroi
del giorno:Locatelli e Gurnari; gioiosi e festanti come Pelè di ritorno dalla
Svezia (1958) e Maradona dal Messico (1986).
Ma chi è, che cos’è
l’Ospedale “Bambin Gesù” di Roma? “L'Ospedale Bambino Gesu'
è il primo ospedale pediatrico italiano e nasce nella
seconda metà dell'Ottocento grazie alla generosa iniziativa
della famiglia Salviati. Siamo nel 1869 e a Roma, come nel resto d'Italia, i piccoli
malati vengono spesso ricoverati, senza alcuna attenzione particolare, nelle
stesse corsie d'ospedale degli adulti.
La duchessa Arabella Salviati, fonte www. ospedalebambinogesu.it profondamente colpita dalla
vista di questa realtà, si fa promotrice della fondazione di
un ospedale pediatrico sul modello dell'Hopital des Enfants Malades di Parigi.
Il suo progetto viene immediatamente sostenuto dal duca
Scipione e dai figli che, in occasione del suo compleanno, le
donano i risparmi contenuti in un piccolo salvadanaio, ancora oggi conservato a
ricordo di quel primo gesto di solidarietà. E' il 19 marzo
e una piccola stanza in via delle Zoccolette, a due passi dal
Tevere, diventa il primo nucleo dell'ospedale dedicato al Bambino Gesù. Sono
appena quattro letti, affidati alla solerte
cura delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli,
ma per la città di Roma è una rivoluzione, la risposta concreta alla richiesta
di aiuto soprattutto dei bimbi più poveri.
Immediatamente amici e benefattori si affiancano
ai duchi Salviati e con i loro contributi sostengono l'Ospedale e l'aiutano
nella sua rapida crescita.
Ben presto la sede originaria diventa troppo
piccola per le esigenze della nuova Capitale d'Italia e così,
nel 1887, una delibera della Giunta Municipale affida alla Duchessa Salviati
una parte dell'antico convento di Sant'Onofrio sul colle del Gianicolo, dove
viene trasferito l'Ospedale che già ai primi del ‘900 diviene
il punto di riferimento per tutti i piccoli malati della città e nel 1907, dopo la costruzione di due nuovi padiglioni, i ricoveri sono
più di mille.
Arriviamo al 1917,
la Prima Guerra Mondiale non è ancora terminata: la Regina Elena di Savoia che assieme al consorte ha fatto più volte
visita al Bambino Gesu', offre alla duchessa Maria Salviati la gestione della
colonia di Santa Marinella che ospita principalmente bambini
affetti da tubercolosi ossea. La struttura viene definitivamente donata alla duchessa Salviati nel 1921 che la destina
"ai bambini poveri del Gianicolo che necessitano di cure marine".
La preoccupazione più grande della famiglia
Salviati è però quella di garantire un futuro stabile alla struttura: e così nel gennaio del 1924 dona l'Ospedale al Papa Pio XI.
Da quel momento tutti i Pontefici che si sono
succeduti sul soglio di Pietro ne hanno promosso le attività a tutela della
salute dei bambini e per tutti i romani il Bambino Gesu' diventa
"l'Ospedale del Papa".
Il passaggio di proprietà porta nuova linfa alla
struttura che continua ad ampliarsi, grazie anche all'aiuto di immancabili
benefattori privati.
Purtroppo la Seconda Guerra Mondiale lascia
ferite profonde che costringono l'Ospedale ad una lenta ripresa sia dal punto
di vista economico che strutturale. Gli interventi finanziari
dell'episcopato americano all'inizio degli anni Sessanta accelerano questo
processo, consentendo la costruzione di nuovi e più ampi
fabbricati: il Bambino Gesu' è così pronto ad accogliere i piccoli malati che
oramai arrivano in numero sempre maggiore anche da altre regioni italiane.
Nell'ottica di una ulteriore espansione
dell'Ospedale, nel 1978 Papa Paolo VI affida al Bambino
Gesu' una vasta area di fronte al mare, a pochi chilometri da Roma lungo la via
Aurelia, con 3 padiglioni già adibiti all'assistenza di bambini
con poliomielite o paralisi spastica. In breve tempo la struttura viene riconvertita
in Centro per le Deformità Vertebrali e per la Cura del
Diabete: nasce così la sede di Palidoro del Bambino Gesu' che
nel giro di pochi anni si afferma come centro di assistenza medico-chirurgica
di avanguardia.
Nel 1985 l'Ospedale Bambino Gesu' ottiene
il riconoscimento di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
(IRCCS) e si afferma a livello internazionale, affiancando
all'attività clinica quella di ricerca e di sperimentazione per le cure
innovative.
L'Ospedale ha continuato la sua crescita
progressiva fino a raggiungere i circa 600 posti letto di oggi
e un livello di eccellenza nella qualità e nella complessità delle cure, per il
quale viene identificato come punto di riferimento a livello internazionale per
la salute dei bambini e dei ragazzi.
Attività di eccellenza
Trattamento delle Leucemie
Acute ricadute
Un'assai larga proporzione di pazienti affetti
da leucemie acute ottengono una guarigione completa con i moderni protocolli
chemioterapici di prima linea. Quando, tuttavia, la malattia si ripresenta, il
recupero dei pazienti è largamente proporzionale all'expertise sviluppata dal
gruppo che si fa carico del programma terapeutico del bambino ricaduto. Il
Dipartimento di Onco-ematologia è in grado di offrire il più qualificato
trattamento chemioterapico e trapiantologico per i pazienti pediatrici con
leucemia acuta ricaduta, potendo rendere disponibili, oltre ai trattamenti
convenzionali, i farmaci più nuovi e le strategie trapianto logiche più
sofisticate e innovative. In particolare, il nostro Centro, coordina il
Protocollo nazionale per le Leucemie Linfoblastiche Acute ricadute.
Trattamento delle neoplasie
cerebrali
Nel corso degli ultimi anni l'attività di neuro-oncologia
presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha avuto una particolare espansione
grazie alla presenza, nell'ambito dello stesso istituto ospedaliero di
competenze pediatriche, neuro-oncologiche mediche, neuro-chirurgiche e
neuro-radiologiche. A quest'attività diagnostico-terapeutica, fa riscontro,
altresì, un collegamento diretto con il servizio di neuro-riabilitazione dove i
pazienti, al termine del trattamento chirurgico, radiante o citostatico,
trovano le migliori risposte per ripristinare un'adeguata funzione
neuromotoria. Alla luce di quanto sopra riportato, è evidente come l'Ospedale
Bambino Gesù di Roma rappresenti un punto di assoluta eccellenza per la
diagnosi e la terapia dei tumori del sistema nervoso centrale che interessano
l'attività pediatrica.
Diagnosi e terapia del
retinoblastoma
l Retinoblastoma rappresenta uno dei tumori più
caratteristici dell'età pediatrica la cui prognosi è andata progressivamente
migliorandosi in termini di sopravvivenza dei malati sia in termini di
conservazione di un'adeguata funzione visiva. Grazie alla stretta interazione
tra il Dipartimento di Onco-ematologia e l'Unità Operativa di Oculistica
dell'Ospedale, i bambini affetti da questa neoplasia possono trovare la più
adeguata risposta terapeutica alle differenti situazioni cliniche che possono
configurarsi nell'ambito di questa patologia. L'elevato numero di casi trattati
e la qualificazione specifica nel settore hanno portato il Dipartimento di
onco-ematologia a rivestire un ruolo di guida e coordinamento in Italia
nell'ambito di questa peculiare forma di tumore.
Sperimentazione di nuovi
farmaci
Nel corso dei decenni, al fine di implementare le
percentuali di sopravvivenza dei bambini affetti da neoplasie è emersa la
necessità di associare alla chemioterapia convenzionale una "terapia
personalizzata". L'utilizzo di farmaci con target molecolare permette di
disegnare il trattamento in base al profilo di espressione di specifiche
proteine tumorali coinvolte nella genesi e nella progressione neoplastica. Il
Dipartimento di Onco-ematologia è membro dell'ITCC (Innovative Therapies of
Childhood Cancer), consorzio pediatrico europeo per lo sviluppo e la
validazione di terapie innovative per i tumori dell'età pediatrica. Presso il
Dipartimento sono già attivi numerosi studi basati sull'impiego di nuovi
farmaci sia nell'ambito delle neoplasie ematologiche sia nell'ambito dei tumori
solidi del bambino. Per diversi di questi studi l'Ospedale Bambino Gesù svolge
un ruolo di coordinamento nazionale.
Personale
Prof. Franco Locatelli
Dott. Carlo Baronci
Dott.ssa Maria Ester Bernardo
Dott.ssa Alice Bertaina
Dott.ssa Roberta Caruso
Dott.ssa Valentina Coletti
Dott. Raffaele Cozza
Dott.ssa Maria Antonietta De Ioris
Dott.ssa Maria Debora De Pasquale
Dott. Luigi De Sio
Dott. Luigi Giovannelli
Dott. Elia Girolami
Dott.ssa Alessandra Lombardi
Dott. Matteo Luciani
Dott.ssa Angela Mastronuzzi
Dott. Giuseppe Maria Milano
Dott.ssa Maria Rita Pinto
Dott.ssa Lidia Angiolina Russo
Dott.ssa Annalisa Serra
Dott.ssa Luciana Vinti
Servizi
Reparto di degenza - oncoematologia
NORA (Non Operative Room Anesthesia) -
Oncoematologia
Assistenza Domiciliare - Oncoematologia
SSD Follow Up Trapianti Oncoematologici (MITA)
Ambulatorio di follow-up a lungo termine -
oncoematologia
Laboratorio di Oncoematologia
SSD Day Hospital Oncoematologico
Altre Info
Articolazione attività
Alta Specializzazione
"Neuroncologia" (Incaricato: dott.ssa Angela Mastronuzzi)
Alta Specializzazione "Emopatie
maligne dell'età pediatrica" (incaricato: Dott.ssa Roberta Caruso)
Alta Specializzazione "Assistenza
domiciliare oncologica: terapia di supporto e cure palliative"
(incaricato: Dott. Luigi De Sio)
Attività di ricerca
La ricerca scientifica svolta
nell'ambito della nostra Unità Operativa e del Dipartimento di Onco-ematologia
è dedicata all'identificazione dei meccanismi molecolari alla base delle
patologie oncologiche dell'età pediatrica.
La miglior conoscenza biologica della
malattia si traduce nell'identificazione e nella sperimentazione di nuovi
farmaci per la cura delle leucemie e dei tumori solidi del bambino.”
Domenico Salvatore
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