MAFIA: BOSS, SE C'È ACCORDO ELIMINIAMO ALFANO ++ Mafiosi intercettati, «sono saliti grazie a noi» - PALERMO, 20 NOV - «Se c'è l'accordo gli cafuddiamo (diamo ndr) una botta in testa. Sono saliti grazie a noi. Angelino Alfano è un porco.Chi l'ha portato qua con i voti degli amici? È andato a finire là con Berlusconi e ora si sono dimenticati tutti».Così due mafiosi intercettati dai carabinieri commentavano l'idea di eliminare il ministro dell'Interno per aver inasprito il 41 bis.
MAFIA: ARRESTATO IL CAPO MANDAMENTO DI CORLEONE - PALERMO, 20 NOV - Tra gli arrestati dai carabinieri del Gruppo di Monreale, che hanno azzerato i vertici del mandamento di Corleone, c'è anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza del boss Bernardo Provenzano. La Cassazione dichiarò nullo il decreto che aveva autorizzato le intercettazioni a suo carico. L'indagine ha svelato anche il progetto di un omicidio imminente: alcune persone si sarebbero rivolte a Cosa nostra per risolvere problemi legati alla riscossione di una grossa eredità
L'inchiesta, che è una prosecuzione di due blitz dell'Arma sulle «famiglie» di Corleone e Palazzo Adriano, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Leonardo Agueci. A carico dei sei fermati le accuse sono di danneggiamento, illecita detenzione di armi e associazione mafiosa. Lo Bue, capo carismatico e autorevole, porta avanti una linea d'azione prudente, sulla strada indicata dal boss Bernardo Provenzano. Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento avrebbe creato non poche fibrillazioni all'interno della famiglia mafiosa di Corleone. Dall'indagine emerge come un altro esponente mafioso, Antonino Di Marco, arrestato nel 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, si sia più volte lamentato del modo di gestire gli affari di Lo Bue. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono in Cosa nostra due anime: una moderata che fa riferimento e l'altra più oltranzista fedele a Riina. Dall'indagine è emerso che la mafia disponeva di un piccolo arsenale di armi nascoste.
MAFIA: ARRESTI CORLEONE, IN CARCERE NUOVO CAPOMANDAMENTO = L'operazione 'Grande passo 3' scaturisce da un'attività investigativa del 2014 - L'operazione 'Grande passo 3', condotta dai Carabinieri del Gruppo Monreale guidati dal colonnello Piero Sutera, è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis e Caterina Malagoli. Sono sei i fermi di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti boss e gregari, indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento, illecita detenzione di armi da fuoco. I provvedimenti scaturiscono da un'attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini denominate Grande Passo e Grande Passo 2, che tra il settembre 2014 ed il gennaio del 2015, avevano colpito gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano. «Le acquisizioni investigative hanno permesso di individuare il capo mandamento in Rosario Lo Bue, fratello di Calogero già condannato per il favoreggiamento di Bernardo Provenzano, nonché di ricostruire l'assetto del mandamento mafioso di Corleone (uno dei più estesi) ed in particolare delle famiglie mafiose operanti sul territorio dell'Alto Belice dei Comuni di Chiusa Sclafani e Contessa Entellina», spiegano gli inquirenti. «Nel corso delle indagini è stata documentata la caratura della figura di Lo Bue, capo assolutamente carismatico e fautore di una linea d'azione prudente, continuando così nella linea di comando lasciatagli da Bernardo Provenzano - spiegano gli inquirenti - Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento ha creato non poche fibrillazioni in seno alla famiglia mafiosa di Corleone. In particolare, Antonino Di Marco, tratto in arresto a settembre 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni tenute dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, in più occasioni aveva modo di lamentarsi del modo con il quale Rosario Lo Bue gestisse gli affari dell'organizzazione. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono all'interno della consorteria criminale due anime contrapposte, l'una moderata storicamente patrocinata da Bernardo Provenzano e l'altra più oltranzista fedele a Salvatore Riina». Inoltre, è stata nuovamente acclarata la costante e rigida applicazione di una fondamentale ed inderogabile regola di cosa nostra, «ovvero quella di garantire il sostentamento economico ai familiari degli affiliati detenuti, tra cui, in particolare, il capo indiscusso dell'associazione mafiosa, Salvatore Riina»
Ricostruito progetto omicidiario di una vittima non identificata (AdnKronos) - Nel corso delle indagini è stato anche ricostruito il progetto omicidiario in danno di una vittima ancora non identificata, documentando chiaramente la disponibilità di un piccolo arsenale di armi nascoste in una località in via di individuazione. «Tenuto conto dei progetti omicidiari e della pericolosità sociale dimostrata dagli appartenenti a cosa nostra - che ha continuato a mantenere saldamente il controllo del territorio con una costante pressione sul tessuto sociale ed economico, attraverso i classici metodi intimidatori del danneggiamento di mezzi d'opera e degli incendi - la DDA di Palermo ha ritenuto necessario procedere ai fermi del potenziale gruppo di fuoco e dei vertici dell'organizzazione, al fine di evitare la commissione di reati più gravi», dicono ancora gli investigatori
MAFIA: ARRESTI CORLEONE, SVENTATO OMICIDIO DI UN IMPRENDITORE = Palermo, 20 nov. (AdnKronos) - L'omcidio di un imprenditore del corleonese è stato sventato dagli investigatori che all'alba di oggi hanno arrestato sei persone e azzerato il mandamento di Corleone. L'obiettivo dei boss era un imprenditore della zona. Ecco perché è stata anticipata l'operazione 'Grande passo 3' dei Carabinieri.
MAFIA: AZZERATO MANDAMENTO CORLEONE, SEI ARRESTI = Palermo, 20 nov. - Duro colpo al mandamento mafioso di Corleone. È in corso dall'alba di oggi una maxi operazione nel territorio del boss mafioso Totò Riina condotta dai Carabinieri del Gruppo Monreale di Palermo. L'inchiesta, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, ha svelato i nuovi assetti di Cosa nostra nel mandamento dei boss Riina e Provenzano, che è stato azzerato. I militari del gruppo di Monreale, supportati dalle unità cinofile per la ricerca di armi e da un elicottero, sono intervenuti in una vasta area compresa tra Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. L'operazione, come hanno spiegato gli investigatori, ha impedito un omicidio. I particolari dell'operazione saranno resi noti alle ore 11 nel corso di una conferenza stampa che si terrà in Procura.
MAFIA: BOSS VOLEVANO PUNIRE ALFANO PER 41 BIS ++ - PALERMO, 20 NOV - «Dovrebbe fare la fine di Kennedy», il presidente americano ucciso nel '63: così alcuni mafiosi arrestati dai carabinieri pensavano di colpire il ministro dell'Interno Alfano, responsabile dell'inasprimento del 41bis. La circostanza emerge da un'intercettazione effettuata nell'inchiesta dell'Arma sul mandamento mafioso di Corleone.
MAFIA: BOSS PROGETTAVANO OMICIDIO ALFANO 'DEVE FARE LA FINE DI KENNEDY' = Emerge da una intercettazione captata dai Carabinieri che hanno arrestato sei persone Palermo, 20 nov. - I boss mafiosi vicini al boss Totò Riina avevano progettato l'omicidio del ministro dell'Interno Angelino Alfano, 'colpevolè di avere aggravato il regime di carcere duro al 41 bis. La circostanza emerge dall'operazione antimafia dei Carabinieri di Palermo, che all'alba di oggi ha portato all'arresto di sei persone, ritenute i nuovi boss di Corleone. Gli investigatori, come confermano all'Adnkronos, hanno captato, durante l'inchiesta «una intercettazione in chiaro in cui gli indagati di lamentavano del 41 bis inasprito dal ministro dell'Interno Alfano». E per questo motivo progettavano di ucciderlo, proprio come accadde nel 1963 a Dallas al Presidente degli Stati Uniti ucciso da un uomo.
VIBO VALENTIA: SCOPERTA CASA DI APPUNTAMENTI, RISTORATORE DENUNCIATO = per favoreggiamento della prostituzione Vibo Valentia, 20 nov. - I carabinieri hanno scoperto una casa di appuntamenti nella frazione Marina di Vibo Valentia. Un ristoratore di 60 anni aveva affittato in nero due mini appartamenti accanto alla sua attività di ristorazione a due ragazze di 34 e 40 anni con passaporto spagnolo che da qualche giorno erano arrivate a Vibo Marina in cerca di clienti. Nella serata di ieri l'irruzione negli appartamenti da parte dei militari della Stazione di Vibo Marina: i Carabinieri hanno sorpreso le donne con due clienti che hanno ammesso di averle contattate attraverso un sito internet d'appuntamenti. I carabinieri hanno posto sotto sequestro i locali e denunciato l'uomo per il reato di favoreggiamento della prostituzione.
MAFIA: ARRESTATO IL CAPO MANDAMENTO DI CORLEONE - PALERMO, 20 NOV - Tra gli arrestati dai carabinieri del Gruppo di Monreale, che hanno azzerato i vertici del mandamento di Corleone, c'è anche Rosario Lo Bue, capomafia già finito in carcere nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza del boss Bernardo Provenzano. La Cassazione dichiarò nullo il decreto che aveva autorizzato le intercettazioni a suo carico. L'indagine ha svelato anche il progetto di un omicidio imminente: alcune persone si sarebbero rivolte a Cosa nostra per risolvere problemi legati alla riscossione di una grossa eredità
L'inchiesta, che è una prosecuzione di due blitz dell'Arma sulle «famiglie» di Corleone e Palazzo Adriano, è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Leonardo Agueci. A carico dei sei fermati le accuse sono di danneggiamento, illecita detenzione di armi e associazione mafiosa. Lo Bue, capo carismatico e autorevole, porta avanti una linea d'azione prudente, sulla strada indicata dal boss Bernardo Provenzano. Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento avrebbe creato non poche fibrillazioni all'interno della famiglia mafiosa di Corleone. Dall'indagine emerge come un altro esponente mafioso, Antonino Di Marco, arrestato nel 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, si sia più volte lamentato del modo di gestire gli affari di Lo Bue. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono in Cosa nostra due anime: una moderata che fa riferimento e l'altra più oltranzista fedele a Riina. Dall'indagine è emerso che la mafia disponeva di un piccolo arsenale di armi nascoste.
MAFIA: ARRESTI CORLEONE, IN CARCERE NUOVO CAPOMANDAMENTO = L'operazione 'Grande passo 3' scaturisce da un'attività investigativa del 2014 - L'operazione 'Grande passo 3', condotta dai Carabinieri del Gruppo Monreale guidati dal colonnello Piero Sutera, è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis e Caterina Malagoli. Sono sei i fermi di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti boss e gregari, indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento, illecita detenzione di armi da fuoco. I provvedimenti scaturiscono da un'attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini denominate Grande Passo e Grande Passo 2, che tra il settembre 2014 ed il gennaio del 2015, avevano colpito gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano. «Le acquisizioni investigative hanno permesso di individuare il capo mandamento in Rosario Lo Bue, fratello di Calogero già condannato per il favoreggiamento di Bernardo Provenzano, nonché di ricostruire l'assetto del mandamento mafioso di Corleone (uno dei più estesi) ed in particolare delle famiglie mafiose operanti sul territorio dell'Alto Belice dei Comuni di Chiusa Sclafani e Contessa Entellina», spiegano gli inquirenti. «Nel corso delle indagini è stata documentata la caratura della figura di Lo Bue, capo assolutamente carismatico e fautore di una linea d'azione prudente, continuando così nella linea di comando lasciatagli da Bernardo Provenzano - spiegano gli inquirenti - Proprio questo suo modo di condurre le attività del mandamento ha creato non poche fibrillazioni in seno alla famiglia mafiosa di Corleone. In particolare, Antonino Di Marco, tratto in arresto a settembre 2014, da sempre ritenuto vicino alle posizioni tenute dall'altro storico boss corleonese Salvatore Riina, in più occasioni aveva modo di lamentarsi del modo con il quale Rosario Lo Bue gestisse gli affari dell'organizzazione. Le attività hanno, dunque, ribadito che ancora oggi sussistono all'interno della consorteria criminale due anime contrapposte, l'una moderata storicamente patrocinata da Bernardo Provenzano e l'altra più oltranzista fedele a Salvatore Riina». Inoltre, è stata nuovamente acclarata la costante e rigida applicazione di una fondamentale ed inderogabile regola di cosa nostra, «ovvero quella di garantire il sostentamento economico ai familiari degli affiliati detenuti, tra cui, in particolare, il capo indiscusso dell'associazione mafiosa, Salvatore Riina»
Ricostruito progetto omicidiario di una vittima non identificata (AdnKronos) - Nel corso delle indagini è stato anche ricostruito il progetto omicidiario in danno di una vittima ancora non identificata, documentando chiaramente la disponibilità di un piccolo arsenale di armi nascoste in una località in via di individuazione. «Tenuto conto dei progetti omicidiari e della pericolosità sociale dimostrata dagli appartenenti a cosa nostra - che ha continuato a mantenere saldamente il controllo del territorio con una costante pressione sul tessuto sociale ed economico, attraverso i classici metodi intimidatori del danneggiamento di mezzi d'opera e degli incendi - la DDA di Palermo ha ritenuto necessario procedere ai fermi del potenziale gruppo di fuoco e dei vertici dell'organizzazione, al fine di evitare la commissione di reati più gravi», dicono ancora gli investigatori
MAFIA: ARRESTI CORLEONE, SVENTATO OMICIDIO DI UN IMPRENDITORE = Palermo, 20 nov. (AdnKronos) - L'omcidio di un imprenditore del corleonese è stato sventato dagli investigatori che all'alba di oggi hanno arrestato sei persone e azzerato il mandamento di Corleone. L'obiettivo dei boss era un imprenditore della zona. Ecco perché è stata anticipata l'operazione 'Grande passo 3' dei Carabinieri.
MAFIA: AZZERATO MANDAMENTO CORLEONE, SEI ARRESTI = Palermo, 20 nov. - Duro colpo al mandamento mafioso di Corleone. È in corso dall'alba di oggi una maxi operazione nel territorio del boss mafioso Totò Riina condotta dai Carabinieri del Gruppo Monreale di Palermo. L'inchiesta, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo guidata da Francesco Lo Voi, ha svelato i nuovi assetti di Cosa nostra nel mandamento dei boss Riina e Provenzano, che è stato azzerato. I militari del gruppo di Monreale, supportati dalle unità cinofile per la ricerca di armi e da un elicottero, sono intervenuti in una vasta area compresa tra Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. L'operazione, come hanno spiegato gli investigatori, ha impedito un omicidio. I particolari dell'operazione saranno resi noti alle ore 11 nel corso di una conferenza stampa che si terrà in Procura.
MAFIA: BOSS VOLEVANO PUNIRE ALFANO PER 41 BIS ++ - PALERMO, 20 NOV - «Dovrebbe fare la fine di Kennedy», il presidente americano ucciso nel '63: così alcuni mafiosi arrestati dai carabinieri pensavano di colpire il ministro dell'Interno Alfano, responsabile dell'inasprimento del 41bis. La circostanza emerge da un'intercettazione effettuata nell'inchiesta dell'Arma sul mandamento mafioso di Corleone.
MAFIA: BOSS PROGETTAVANO OMICIDIO ALFANO 'DEVE FARE LA FINE DI KENNEDY' = Emerge da una intercettazione captata dai Carabinieri che hanno arrestato sei persone Palermo, 20 nov. - I boss mafiosi vicini al boss Totò Riina avevano progettato l'omicidio del ministro dell'Interno Angelino Alfano, 'colpevolè di avere aggravato il regime di carcere duro al 41 bis. La circostanza emerge dall'operazione antimafia dei Carabinieri di Palermo, che all'alba di oggi ha portato all'arresto di sei persone, ritenute i nuovi boss di Corleone. Gli investigatori, come confermano all'Adnkronos, hanno captato, durante l'inchiesta «una intercettazione in chiaro in cui gli indagati di lamentavano del 41 bis inasprito dal ministro dell'Interno Alfano». E per questo motivo progettavano di ucciderlo, proprio come accadde nel 1963 a Dallas al Presidente degli Stati Uniti ucciso da un uomo.
VIBO VALENTIA: SCOPERTA CASA DI APPUNTAMENTI, RISTORATORE DENUNCIATO = per favoreggiamento della prostituzione Vibo Valentia, 20 nov. - I carabinieri hanno scoperto una casa di appuntamenti nella frazione Marina di Vibo Valentia. Un ristoratore di 60 anni aveva affittato in nero due mini appartamenti accanto alla sua attività di ristorazione a due ragazze di 34 e 40 anni con passaporto spagnolo che da qualche giorno erano arrivate a Vibo Marina in cerca di clienti. Nella serata di ieri l'irruzione negli appartamenti da parte dei militari della Stazione di Vibo Marina: i Carabinieri hanno sorpreso le donne con due clienti che hanno ammesso di averle contattate attraverso un sito internet d'appuntamenti. I carabinieri hanno posto sotto sequestro i locali e denunciato l'uomo per il reato di favoreggiamento della prostituzione.
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