LA LETTERATURA CALABRESE SUBORDINATA E
SOTTOMESSA IN CERCA DI AUTONOMIA
Letteratura subalterna, sudditanza psicologica,
timore riverenziale, ostracismo, esclusione, boicottaggio, depistaggio,
sabotaggio od ammutinati del Bounty? Ed
il dubbio amletico:’ To be or not to be?’, essere o non essere, That is the
question. Quel piccolo mondo antico, tesoretto o malloppo dei “furbetti
del quartierino” della cultura di Lilliput. Se si potesse dire parafrasando
Napoleone Buonaparte: Dieu me l’a donnèe garde à qui y touchera? Mèntore, che
viaggia con la conoscenza o mestieranti traffichini e maneggioni, che si
muovono con il sestante, il quadrante e viaggiano a lume di naso? Si riflette
sull’uomo; si medita sulla conoscenza; si esamina la cultura; si analizza la
letteratura; si osserva la poesia… E che c’azzeccano le muse, figlie di Giove e
Mnemosine, galvanizzate da Apollo ?…Clio, colei che rende celebre la Storia,
con una pergamena in mano; Euterpe, colei che rallegra, la Poesia lirica, con
un flauto;Talia, colei che è festiva, la Commedia, con una maschera, una ghirlanda
d'edera e un bastone; Melpomene, colei che canta, la Tragedia, con una
maschera, una spada e il bastone di Eracle (Ercole);Tersicore, colei che si
diletta nella danza, la Danza, con plettro e lira; Erato, colei che provoca
desiderio, la Poesia amorosa; Polimnia, colei che ha molti inni, il Mimo, senza
alcun oggetto; Urania, colei che è celeste, l'Astronomia, con un bastone, o
l'indice, puntato al cielo; Calliope, colei che ha una bella voce, la Poesia
epica, con una tavoletta ricoperta di cera e uno stilo. Ispirano anche in
Calabria o sono cieche, sorde e mute? Figurarsi poi, l’evoluzione dell’uomo. La
selezione naturale, concetto introdotto da Charles Darwin nel 1859 nel libro L'origine delle specie; il meccanismo
con cui avviene l'evoluzione delle specie. Lo homo sapiens sapiens, ha mai
dimorato in Calabria. I Calabresi hanno diritto alla conoscenza? La conoscenza,
qualcosa di diverso dalla semplice informazione. La conoscenza, che in qualche
modo, ha a che fare con i concetti di significato, informazione, istruzione,
comunicazione, rappresentazione, apprendimento e stimolo mentale. Un preambolo,
che ci spinge a chiederci: ma quant’è importante la cultura in Calabria intesa
come mezzo e strumento per? E non solo qui. Tuttavia, sarebbe subordinata, sottomessa
e colonizzata? Poco autonoma ed indipendente? Rispetto ai pregiudizi degli
altri o preconcetti insiti nel proprio dna. Pater, dimitte illis, quia nesciunt
quid faciunt. Se lo chiede da decenni, anche il poeta-scrittore e saggista Elio
Stellitano; se non il critico d’arte, lo storico, l’aedo di Calabria. Anche,
nei suoi frequenti tour de force, in giro per il Bruzio, se non per lo
‘Stivale’. Un altro storico letterato calabrese di talento, che si arrabatta e
si arrovella, alla ricerca affannosa di una spiegazione, di una soluzione; di
un “perché” per decollare, ogni volta bisogna andare a Canossa cingendo il
cilicio e cospargendosi il capo di cenere. Senza per questo, buttare l’acqua
sporca con il bambino dentro o lanciare sassi in piccionaia. Un globe-trotter
della cultura, che rimbalza come palla di gomma da Capo Passero a Vipiteno. Nelle
pieghe della sua professione, di Primario di Medicina, all’ospedale “Tiberio
Evoli” di Melito Porto Salvo (RC), sprofondo Sud. Il nostro personaggio della
cultura calabrese e di converso nazionale, può vantare una considerevole
produzione scritta ed orale. Considerando la convegnistica che lo impegna
almeno due o tre volte alla settimana, compatibilmente con la sua professione,
svolta sempre ad alto livello con aggiornamenti professionali e culturali, a
tamburo battente, efficienti, funzionali ed efficaci, dati e ricevuti. Materia
di studio dei critici d’arte, di cui diremo più sotto. Sebbene, pur avendo una
bella intesa con Nettuno e Tritone e vivendo in riva allo Stretto di Reggio e
Messina, non abbia una creazione ed un'attenzione particolare alla cultura e
alla letteratura del mare come Herman Melville, Joseph Conrad, Robert Louis Balfour
Stevenson ed Ernest Hemingway. L’ultima fatica letteraria del professionista, è
stata presentata lunedì 9 novembre 2015; dall’inossidabile vate di Reggio
Calabria, Loreley Rosita Borruto, dea ex cathedra del Centro Internazionale
Scrittori; presso i locali della libreria Culture. Il libro del dottor Elio
Stellitano direttore come detto del Reparto di Medicina Interna dell’ospedale
di Melito Porto Salvo, dal titolo “Aristotele contempla il busto di Omero”,
Città del Sole Edizione, con prefazione di Franco Iaria e postfazione di
Gianfraco Cordì. All’incontro, presieduto dalla divina Loreley, presidente del
Cis, hanno partecipato anche, il dottor Francesco Arillotta, l’ultimo dei
mohicani della ricerca storica, non solo ‘riggitana’ e non solo calabrese; e il professor Gianfranco Cordì; una star
della cultura calabrese e non solo, che brilla di luce propria, come la Stella
Polare. Scontata la presenza del l’editore Franco Arcidiaco, che sta consumando
la scaletta dell’aereo e sgobba come un negro sulle piantagioni di canna da
zucchero, cotone e tabacco dell’Alabama, e l’autore Elio Stellitano, la grande
passione di Jules Rimet; la grinta degli anni ruggenti di Gigi Riva. Il
sottotitolo del libro, fa riferimento ad articoli, recensioni e saggi brevi
scritti dall’autore in un arco temporale di oltre 40 anni. Di solito, quando si
deve presentare o recensire un lavoro editoriale, si guarda ai contenuti ed
all’autore. Con un occhio, rivolto alla copertina ed un altro alla struttura
stessa dell’opera. Un dipinto di Rembrandt Harmenszoon van Rijn,
custodito al Metropolitan Museum of Art
di New York e raffigurante Aristotele, che contempla il busto di Omero. Il
dipinto, fu commissionato dal nobile siciliano Antonio Ruffo; al quale, fu
inviato da Rembrandt nel 1654
a Messina. Una policromia, che affascina e conquista. Lo
scrittore Stellitano, dà una sua
personale interpretazione che si ricollega all’articolo “Letteratura subalterna
e sudditanza psicologica” contenuto nel libro. È passato un quarto di secolo dalla
pubblicazione di quell’articolo. Ancor prima dei volumi, pubblicati dal
professor Antonio Piromalli e dal professor Pasquino Crupi. La “Storia della
Letteratura Calabrese” di Piromalli è del 1996 e quella di Pasquino,
“Storia della Letteratura Calabrese in 4
volumi, è del 1997. Nel convegno di
presentation nella location della libreria "Culture”, si faceva notare che
oggi in Calabria ci siano quantitativamente, più editori; giovani scrittori,
che pubblicano anche con Mondadori ( dalla critica simpaticamente coniato e
ribattezzato come ‘Mondazzoli’), Einaudi, Garzanti, Adelphi, Curcio, Baldini & Castoldi, Bompiani, De Agostini,
Giunti, Hoepli, Longanesi, Mursia, Rusconi,
Sellerio e via dicendo; più circoli culturali, più premi letterari, validi magistrati,
che sono anche bravi saggisti. A parte l’esercito dei cosiddetti “poeti” e
scrittori. Non solo Alvaro, Seminara, Repaci, Strati, Perri, Calogero, La Cava,
Trisolini, Altomonte, Martirano, Misasi, Napoleone Vitale, Galluppi, Da Fiore, Campanella, Pilato,
Pedullà, Selvaggi etc. La letteratura calabrese non è più subalterna,
prigioniera d’un sogno? Non c’è più sudditanza psicologica? Gli oratori hanno
tentato di valutare gli aspetti culturali, sociali, economici e politici. Non
più stanziali ma nomadi. Il distacco, come preconizzavano I Ricchi e Poveri e
Josè Feliciano, al Festival di Sanremo, …”Paese
mio che stai sulla collina,/disteso come un vecchio addormentato/la noia,
l'abbandono, il niente son la tua malattia,/paese mio ti lascio io vado via./Che
sarà, che sarà, che sarà./Che sarà della mia vita chi lo sa./So far tutto o
forse niente, da domani si vedrà,/e sarà, sarà quel che sarà/Gli amici miei son
quasi tutti via/e gli altri partiranno dopo me/.Peccato perché stavo bene in
loro compagnia,/ma tutto passa, tutto se ne và/…”. Un refrain che calza a
pennello sulla Letteratura calabrese. Stellitano, non indossa l’anello di Gige.
Lui c’è; e ci crede nel talento dei poeti del Bruzio; nei saggisti e scrittori
calabresi; nelle ben numerose case editrici in Calabria; almeno un centinaio,
fra stelle, pianeti e satelliti; alcuni in crescita esponenziale, altri
‘colossi dai piedi d’argilla’. Ma, avverte il pericolo dell’oblio, del
dimenticatoio…Memoria minuitur, nisi eam exerceas…Nonostante, Antonio Piromalli
e Pasquino Crupi, abbiano consegnato alla Storia, alla Letteratura ed alla
cultura, due mastodontici lavori, che comunque sono lì e restano. Scripta
manent, verba volant. “Aristotele contempla il busto di Omero”, articoli, recenzioni,
saggi brevi, Città del sole Edizioni. Nella premessa, c’è già il succo di quel
che andrà a dire:Gli articolo contenuti nel volumetto, sono eterogeni e sono
stati scritti in un arco di tempo di quasi quarant’anni. Tranne L’Iposemantica
di De Mauro, gli altri sono stati pubblicati (in giornali, riviste, volumi) e
il testo attuale è praticamente quello originale. Franco Iaria nella
Prefazione:” I saggi di Elio Stellitano che il lettore ritrova in questa
raccolta sono stati scritti per lo più negli ultimi anni del secolo scorso cioè
alla fine del “secolo breve”. Ma la definizione di Hobsbawm, non si è rivelata,
a mio parere, corretta. Dobbiamo chiederci invece, se gli anni in cui viviamo
il nostro presente, non debbano essere situati all’interno della lunga durata
del Novecento. Con il crollo del Muro di Berlino e del ‘socialismo reale’ nuove
illusioni hanno preso il posto della precedenti: una svolta epocale con la fine
delle ideologìe in un mondo unipolare e ”pacificato” nella gabbia, appunto del
pensiero unico. Ma non si possono mettere le brache alla Storia e così, non è
stato. La realtà è inemendabile. Siamo coinvolti di fatto in una terza guerra
mondiale che intreccia nelle sue forme diversificate, (economia,
fondamentalismi religiosi, conflitti bellici, esclusioni etniche) la modernità
tecnologica e il ritorno alla barbarie(il nazismo, non è stato seppellito. La
fuga disperata di intere comunità di fronte ala guerra e alla fame, le
ineguaglianze sociali ed economiche alla guerra e alla fame, le ineguaglianze
sociali ed economiche dei popoli ed all’interno degli Stati nazionali, il
degrado ambientale, la crisi della democrazia come modello di organizzazione
politica del vivere associato fondata sul riconoscimento e la tutela dei
diritti della persona in quanto essere umano. I problemi del nostro tempo sono
i nostri problemi e ci richiamano alla nostra responsabilità, La ragione la
comprensione razionale della realtà è la via d’uscita dal labirinto dell’insensatezza.
Le riflessioni di Elio Stellitano sono, dunque, attuali…”.
Nella postfazione,
il grande ritorno di Elio Stelitano. Di volta in volta in Elio Stelitano le
opere affidate alla parola (e naturalmente alla scrittura), si configurano in
una decisa prospezione lungo gli assi di una Letteratura vissuta in prima
persona( nei i criteri delle antologie poetiche, ad esempio)studiata per
poterne discutere criticamente (nel saggio di Albert Camus, ma anche in
altri)intersecata nelle direttrici varie e indeterminate della vita (in Viaggio
a Micene, attraverso la mediazione di Emilio Argiroffi)oppure solamente usata
come sfondo per una intelligente disquisizione(come in Storia di Sirio)11 saggi
dunque, che ruotano attorno al baricentro preciso della Letteratura, la quale,
del resto è molto ben conosciuta e frequentata da Stellitano essendo e
costituendo egli stesso, una parte considerevole di quella calabrese e, per le
sue ormai fondamentali raccolte poetiche, anche nazionale. Ma perché Stellitano
scrive intorno alla Letteratura in questo libro? Qual’è lo scopo finale di
questa esperienza di scrittura che altrimenti ci potrebbe apparire non del
tutto intellegibile quanto alle sue profonde ragioni? Il saggio chiave in
questo senso è quello che porta come titolo ‘Letteratura subalterna e
sudditanza psicologica. In effetti è vero ed indubitabile. Si parte sempre da
un luogo. Comunque sia e qualsiasi cosa si stia scrivendo ( e si stia vivendo)
ci si conduce sempre da un posto stabile nel quale si risiede. Spazio e tempo
sono due due condizioni impresentabili non solo della Fisica, ma anche della
stessa scrittura. Se il tempo, come scrive egregiamente Franco Iaria, nel corso della Premessa, è
sempre quello attuale, lo spazio è confinato-per Stellitano come per tutti
noi-nell’Italia Meridionale. Il caro vecchio Sud. Il Mezzogiorno. E dal Sud non
se ne esce se non-usando le parole dello stesso Stellitano-con due stati( o due
stadi) fra loro interrelati: sudditanza e subalternità . L’industria culturale (di Adorno e
Horkeimer) ha senz’altro fini capitalistici e riduce i prodotti (culturali) in
semplici mezzi, ma certamente ha anche una sede. Essa risiede al Nord. Al Sud
arrivano i prodotti culturali già confezionati e pronti-cotti e mangiati- per
essere consumati dai fruitori culturali. Stellitano non critica affatto l’industria
culturale. Elio Stellitano per come noi lo conosciamo, semmai criticherebbe il
fatto lampante che al manufatto culturale sia necessaria proprio un’industria
(con le sue logiche legate al profitto)per poter essere distribuito e
utilizzato dalle persone. Elio Stellitano che torna alla scrittura ed alla
letteratura con questo suo magistrale libro dopo un certo numero di anni-in
tutto il corso di questo volume- si rende conto che l’industria culturale
risiede al Nord. E dunque la Calabria per esempio, non si ritrova soltanto più
ad essere marginale o periferica come si diceva un tempo. Semplicemente, la
Calabria non si ritrova. Le cose si fanno altrove, le correnti letterari e
filosofiche nascono lontano da qui, i giornali più importanti sono del Nord, massicciamente
l’editoria è centrata su poche città del Nord, le televisioni nazionali più
autorevoli si trovano lontano da qui. La Calabria è subalterna dal punto di
vista psicologico. In una parola, il Sud non ha respiro. Non può avere mai e
poi mai un respiro che sia uguale a quello del Nord. Di facile consultazione, il libro è
confezionato con una veste elegante, stilosa, duttile e maneggevole
Complessivamente, l’opera consta di un centinaio di pagine. Sul frontespizio,
spicca la policromia di Rembrandt. Un dialogo metafisico e metaforico fra due
grandi personaggi, colonne portanti della Letteratura e della Filosofia
ellenica. Omero, a cui vengono attribuiti anche l’Iliade e l’Odissea ed
Aristotele, il grande filosofo. Discepolo di Platone, unitamente a Socrate è
considerato uno dei padri del pensiero filosofico occidentale, che da lui ha
ereditato problemi, termini, concetti e metodi. È ritenuto una delle menti
filosofiche più innovative, prolifiche e influenti del mondo antico, sia per la
vastità che per la profondità dei suoi campi di conoscenza, compresa quella
scientifica.
Stellitano è considerato un globe-trotter della cultura, si
diceva. Relatore eccellente di centinaia di convegni, simposi; migliaia di
tavole rotonde, dibattiti, meeting. Autore di vari libri di poesie e saggistica
e di riviste scientifiche. Riesce miracolosamente a gestire gl’impegni
professionali, personali, familiari, sociali e culturali in maniera
encomiabile. Anche l’altra sera, nei locali di Palazzo Sarlo nei pressi di
Piazza Camagna a Reggio Calabria, Stellitano si è fatto apprezzare
dall’uditorio qualificato del Rotary Club “38° Parallelo”, diretto dal dottor
Antonio Signorelli. Stellitano difende la calabresità e la Letteratura
calabrese; pieno di ammirazione per gli antenati; sempre pronto a scusarne i
difetti; come usavano fare i grandi storici del passato Erodoto, Tucidide,
Polibio, Tito Livio, Strabone ecc.; non ad aggravarli, come purtroppo usano
fare i figli degenerati, depravati e corrotti. Nelle sue parole, anche una venatura
di pessimismo, fatalismo e scetticismo, per la piega, se non la china, che ha
preso la letteratura calabrese.
Costretto, suo malgrado ad indossare i panni di Cassandra, Laocoonte,
Tiresia e Calcante. Indossa semmai le vesti di Marco Catone il Censore. Non
fosse altro, che per sferzare l’indolenza, la noncuranza e la pigrizia della
sonnolente ala intellettuale reggina e calabrese, ma anche meridionale. Un…
Giulio Carlo Argan, Giuseppe Basile, Maurizio Calvesi, Franco Casavola,
Pierpaolo Pasolini, Primo Leva; se non Francesco De Sanctis, Giosuè Carducci,
Benedetto Croce, Natalino Sapegno, Luigi Russo, Giovanni Gentile, Antonio
Gramsci, che elabora il concetto di una letteratura
"nazionale-popolare", nei celeberrimi ‘Quaderni del carcere’, scritti negli
anni della prigionia fascista e
pubblicati dopo l'ultima guerra . Ad accendere la miccia, il dottor Giuseppe Giannetto ed il dottor Pino Lavilla,
con domande pungenti, specifiche e pregnanti, ma anche stuzzicanti. Stellitano, che ha letto tantissimo (da Proust, Dickens, Dostoevskij a Piovene,
Buzzati, Ungaretti, Quasimodo, Cardarelli e Montale, Pascoli, Manzoni,
Leopardi, Goldoni, Alfieri, sino a Dante, Petrarca, Boccaccio, Tasso, Edgar
Allan Poe, Majakovskij, Checov, Pasternak, Turgenev, Hugo, Baudelaire, Verlaine,
Voltaire, Raimbaud, Maupassant, La Fontaine, Prevert, Valery, Dickens, Byron,
Kipling, Scott, Milton, Doyle, Christie, Kerouac, Emerson Wilbur Smith, Oscar Wilde, Isabel Allende,
Paulo Coelho, Luigi Pirandello, Luigi Camilleri, William Shakespeare, Torquato
Tasso, Lev Tolstoj, Luis Sepulveda, Antoine de Saint Exupery, Mark Twain) :ha
ricordato all’attento e competente uditorio del Rotary Club Parallelo 38, che
in Calabria operino un centinaio di editori. Troppa grazia Sant’Antonio! Ottima
notizia per i… poeti, musicisti, santi, pittori, scienziati, pensatori,
navigatori, artisti, eroi ecc. Un dato tuttavia, che stride con l’evoluzione
tecnologica. Hanno trovato spazio nell’incedere di Stellitano, personaggi come
Lucio Lombardo Satriani, Giuseppe Neri, Tonino Ceravolo, Carlo Cipparrone,
autorevoli voci critiche, che hanno messo in evidenza la subalternità della
Calabria, rispetto al Paese che conta e che comanda; non soltanto sul piano
economico e culturale. L’assenza dai circuiti davvero importanti, ignorati
dalle terze pagine dei quotidiani. Ci si chiede se in Calabria esistano idonee
strutture, indispensabili alla circolazione del prodotto letterario. Oppure ci
si dovrà affidare al restilyng-lifting. Indispensabile per ottenere un new look
gradevole e fruibile. Cesare Brandi nella sua Teoria del restauro, fonte
Wikipedia, afferma che il restauro è «il momento metodologico del
riconoscimento dell'opera d'arte, nella sua consistenza fisica e nella sua
duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro. Il
restauro è un'attività legata alla manutenzione, al recupero, al ripristino e
alla conservazione delle opere d'arte, dei beni culturali, dei monumenti ed in
generale dei manufatti storici, quali ad esempio un'architettura, un
manoscritto, un dipinto, un oggetto, qualsiasi esso sia, al quale venga
riconosciuto un particolare valore. “L'opera è suddivisa nei seguenti otto
capitoli: Il concetto di restauro; La materia dell'opera d'arte; L'unità
potenziale dell'opera d'arte; Il tempo riguardo all'opera d'arte e al restauro;
Il restauro secondo l'istanza della storicità; Il restauro secondo l'istanza
estetica; Lo spazio dell'opera d'arte; Il restauro preventivo. Seguono sette
capitoletti d'appendice, e il testo della citata Carta del Restauro 1972. Le
"carte" del restauro: La carta di Atene (1931) è alla base della
discussione successiva. In Italia i principali documenti prodotti sono stati: La
prima "carta del restauro" italiana, votata al termine del IV
congresso degli ingegneri ed architetti di Roma (1883) La "carta italiana
del restauro" (1932);Le "istruzioni per il restauro dei monumenti”
(1938); La "carta di Venezia" (1964); La "carta del restauro del
Ministero della pubblica istruzione” (1972); La "carta del restauro degli oggetti
d'arte e di cultura" (1987)”. Ovviamente bisogna fare i conti, con i
record tutti calabresi. La ‘ndrangheta padrona del territorio e tirannica; il
più basso reddito pro capite; l’analfabetismo strumentale e di ritorno; le
tasse salatissime pagate allo Stato, alla Regione, alla Provincia, al Comune e
gli altri balzelli; abusivismo edilizio; scarichi selvaggi e incontrollati;
depuratori assenti o obsoleti; pesca di frodo; dissesto idrogeologico, frane;
inquinamento atmosferico; qualità dell'acqua; perdite della rete idrica;
depurazione; spazi verdi e piste ciclabili; i peggiori comuni d'Italia per
l’abitabilità; raccolta differenziata, ancora all'anno zero; maglia nera per
numero di punti inquinati: 1 ogni 38 chilometri di costa. E non solo. Ci sono
le sacche di resistenza al progresso civile, sociale, morale e culturale. La
conservazione reazionaria, i fatalisti, i disfattisti, scettici e nichilisti,
sorda ad ogni anelito di innovazione intellettuale. Prima, gli emigranti
afferravano la valigia di cartone ed inforcavano il treno della speranza e
talora della disperazione; oggi, (il flusso emorragico, purtroppo, non accenna
a rientrare, anzi) salgono sulla scaletta dell’aereo con la valigetta computer
in mano e la 24 ore nell’altra.
In copertina infine si legge ancora:” La
critica più attuale cerca di evitare stereotipi culturali e utilizza un’analisi
multifattorialie che rapporta linguaggi e tematiche con area ad alta e bassa
densità industriale con areee di deflusso e reflusso migratorio con aree in via
di sviluppo ecc. Utilizzando tali coordinate si evidenzia come la
sperimentazione linguistica quasi sempre è più avanzata in quelle aree ad alto
sviluppo economico, dove tra l’altro l’editoria e la stampa sono presenti con
importantissime e potentissime holding. Mentre in quelle aree considerate
depresse economicamente ancora molto spesso aleggia la socioelelegia ristagna
il solipsismo, si ricicla la paleomitologia, stenta ad estinguersi l’arcadia,
si ripercorrono gli itinerari del ‘deja vu’. Non più Africa non ancora Europa.
Sopravvissuti stiamo in questa vuota tessera del mosaico civiltà eterna
dimensione protostorica non più Africa non ancora Europa. Cronache dal mesozoico-
Milano 1987”.
Domenico Salvatore
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