Melito Porto Salvo (RC) Beatrice Lorenzin ministro della sanità, in visita elettorale al nosocomio 7 novembre 2014
OSPEDALE “TIBERIO EVOLI”, LASCIA O RADDOPPIA? TO BE OR NOT TO BE, THAT IS THE QUESTION. AL NOSOCOMIO VA IN ONDA “PROMESSOPOLI”
Domenico Salvatore

Galeotta fu…” la commissione d'inchiesta, e chi la scrisse…” quel giorno più non vi leggemmo avante”, voluta dal Ministero della Sanità, diretto in illo tempore, da Livia Turco con a capo il Prefetto Achille Serra e della quale, era componente anche il comandante del Gruppo antisofisticazioni e sanità di Napoli dei carabinieri, il colonnello Ernesto Di Gregorio. I carabinieri del Nas riscontrarono quaranta violazioni nell'ospedale di Melito Porto Salvo e denunciarono sette dirigenti dell'ex azienda sanitaria locale di Reggio Calabria. A partire dalle precarie condizioni igienico sanitarie, in cui è stato trovato l'ospedale. La precarietà anche della struttura e gli impianti (elettrico e anticendio) non a norma. L'ispezione ha messo in evidenza l'inaccessibilità delle uscite di emergenza, nemmeno segnalate. Il rapporto del Nas, venne depositato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che avanzò una proposta di sequestro del nosocomio. Il contenitore dei ferri sanitari della dialisi, era stato sistemato vicino al sacchetto dell'immondizia.
Nella parte posteriore delle apparecchiature per la dialisi venne trovata della muffa. Subito dopo nell'ospedale di Melito Porto Salvo per effettuare un sopralluogo dopo le numerose violazioni riscontrate dai carabinieri dei Nas e dalla commissione presieduta dal Prefetto Achille Serra arrivò l'assessore regionale alla sanità della Calabria, Vincenzo Spaziante, che sentenziò…”É una situazione indecorosa sul piano dello stato dell'ospedale e sul piano dell'inerzia, perche' nessuno ha fatto nulla da anni. Questa situazione non e' nata ieri; per crearla ci sono voluti molti e molti anni''. Spaziante ha incontrato anche i medici che operano nell'ospedale. ''Ho incontrato i medici - ha aggiunto - che vivono una situazione di passione, di attaccamento. Pero' poi alla fine e' una resa incondizionata per cui certe volte si creano delle situazioni anche di assuefazione, di accettazione, di rinuncia, di resa. Questo e' l'aspetto maggiormente preoccupante, quindi bisogna dare un segnale forte di ripresa della volonta. Metteremo mano rapidamente alla situazione dell'ospedale di Melito Porto Salvo.
Abbiamo deciso che entro tre giorni il commissario straordinario dell'Azienda provinciale di Reggio, nel cui ambito territoriale e' l'ospedale di Melito, mi dara' l'elenco delle cose da fare. Le cose da fare, non sono pero' soltanto realizzazioni ma sono anche azioni di governo per incidere sull'organizzazione complessiva della struttura. Ho organizzato le cose in due tempi: quelle da avviare in tempi brevissimi e altre per le quali serve un impegno piu' lungo''. Ibis, redibis non, morieris in bello? Andrai, non tornerai, morirai in guerra? La guerra dei numeri e delle cifre fantasma. Le leggi farlocche, ma non chiamatele fasulle ed ingannevoli. Buone per turlupinare, imbrogliare ed abbindolare i creduloni, allocchi, gonzi e sempliciotti. Una specie dura a morire; per nulla in estinzione, che durerà più dei tirannosaurus rex.
Quanti ministri e sottosegretari, segretari nazionali dei partiti e del sindacato, nell’Area Grecanica! La più arretrata del vecchio continente, che qualche anno fa, fece rissare i capelli, ai commissari europei, in missione esplorativa. La cruda e nuda realtà, superava ogni immaginazione catastrofista. Troppa grazia Sant’Antonio! La proprietà commutativa dice che, scambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Da un servizio de “La Stampa” (30 gennaio 2008)…L'ira di Serra: «Non ero così sconvolto neppure nel '69 in piazza Fontana»
“MELITO PORTO SALVO (Reggio Calabria) - Pronto? La chiamo da un pronto soccorso che in un Paese civile non dovrebbe esistere. È un ospedale da Terzo Mondo. Qui si è superato il limite dell’indecenza...». Achille Serra, commissario anticorruzione, guida una commissione d’indagine voluta dal ministro della Salute, Livia Turco, che in tre mesi dovrà fornire un rapporto dettagliato sullo stato della Sanità in Calabria. Serra, alle due del pomeriggio, fa un’irruzione in piena regola nell’ospedale del paese. Melito Porto Salvo, terra di ’ndrangheta e del consigliere regionale Domenico Crea (e della sua «clinica degli orrori», Villa Anya). Achille Serra nella sua lunga carriera di «sbirro» ne ha viste di cotte e di crude - giovane vicecommissario a Milano, fu il primo a entrare nella Banca Nazionale dell’Agricoltura a piazza Fontana, 12 dicembre 1969 - eppure l’incontro di lunedì sera a Vibo Valentia, con i familiari delle «vittime di Sanità», lo ha profondamente scosso: «Sono commosso, sconvolto e incazzato». Sfogo al telefono E se è questo il suo stato d’animo, si capisce quello sfogo al telefono («Siamo in un ospedale di un Paese del Terzo Mondo»). Dunque, alle due del pomeriggio, senza scorta al seguito, si presenta al pronto soccorso di Melito Porto Salvo. La sbarra d’entrata è alzata, nessun guardiano. Due infermiere, un medico, una lavoratrice della ditta di pulizie: «Sono il prefetto Serra». Il medico di turno è sorpreso. «C’è il direttore generale, quello sanitario. Insomma, c’è qualche responsabile?». L’infermiera chiama al cellulare il direttore sanitario: «Arriverà tra 10 minuti». Serra si innervosisce e inizia la sua ispezione. «Sa, sono già venuti i Nas un paio di volte - si schermisce il medico - e noi vorremmo che le cose migliorassero». Parete del corridoio fradicia, stracci a terra che non riescono ad assorbire il lago d’acqua. Mattonelle del pavimento sostituite da un corridoio di cemento. Vecchi strumenti di pronto soccorso, il contenitore delle garze sterili arrugginito. Un ascensore rotto, per l’altro ci vuole la chiave per farlo funzionare. «E i parenti dei malati ricoverati nelle corsie come fanno? Non ho mai visto una cosa simile - ripete Serra - è vergognoso. Quando arriva il direttore sanitario?». Eccolo, il malcapitato. Sono le 14,50. Balbetta. Serra gli annuncia: «Riferirò all’autorità giudiziaria». Lui si difende: «Ma è previsto che il pronto soccorso venga trasferito in altri locali. Si dovrà aprire un nuovo ingresso...». Serra: «Perché l’ascensore è rotto?». Il direttore sanitario: «Non si trovano 400 euro per ripararlo». L’inquisitore insiste: «Le sembrano normali quelle provette mischiate e a contatto con la monnezza? E perché non c’è un muro che separa l’ingresso dai locali del Pronto soccorso? Se arriva uno con il raffreddore è sicuro che si becca una polmonite...».
Il prefetto chiede quanti medici sono di turno nei vari reparti. Sono le tre del pomeriggio. Terzo piano, reparto chirurgia. C’è il medico? «Sta arrivando». «Come? Nessun medico di guardia?». No, sta arrivando. Gli stanzoni, i malati. «Come si mangia? Ma cos’è questa puzza? Gli impianti elettrici non mi sembrano proprio a norma». Il direttore sanitario accusa il colpo: «Era un reparto disastrato... qualcosa è migliorato...». Arrivano gli altri componenti della commissione d’indagine voluta dal ministro Turco. C’è il colonnello dei Nas dei carabinieri, Ernesto Di Gregorio. Si va al reparto dialisi: «Muffa dietro le apparecchiature. Vernici e intonaci che cadono a pezzi. Un anno fa - spiega il colonnello - abbiamo ispezionato questo ospedale, riscontrando una quarantina di infrazioni. Abbiamo chiesto il sequestro della struttura. Non mi sembra che le cose siano migliorate...». Reparto Psichiatria. Serra il «commosso», l’«indignato», l’«incazzato». Il prefetto ricorda l’incontro di Vibo Valentia di lunedì sera con i familiari delle «vittime di Sanità»: «Si può morire a sette anni per un gesso troppo stretto al braccio? Oppure a 16 anni, perché in sala operatoria non c’è corrente? Ed era una semplice appendicite. Si può morire a 12 anni per una ambulanza che non arriva? Un ragazzino che cade a terra, il medico del pronto soccorso di Polistena diagnostica un ematoma di otto millimetri al cervello. L’ambulanza per trasferirlo a Messina, anzi a Reggio Calabria non arriva. Il ragazzino grida dal dolore per il mal di testa che aumenta. Passa un’ambulanza per scaricare un malato, lo fa salire ma l’autista è a fine turno. Arriva il cambio, si va a Reggio Calabria. Il ragazzo va in coma per otto ore e muore. Si può morire così?». L’ultima offesa Ospedale di Melito Porto Salvo. Reparto di Psichiatria. Pareti ammuffite, il medico che arriva da casa trafelato: «Ho la febbre...». Serra si rivolge al direttore sanitario: «Lo sa che qui è morto un ragazzo di 26 anni, due mesi fa?». La sfinge: «Non ricordo... Era un rumeno?...». No, era un ragazzo che aveva bisogno di cure. Serra visita la sala mortuaria. Le mura sono picconate, con una falla enorme: «L’ho vista - spiega Serra - perché il papà di quel ragazzo morto mi ha detto a Vibo Valentia che quell’ultima offesa l’ha voluta risparmiare al suo tesoro”. Promessopoli pure a Melito? Par di sentire la voce dei Governatori in visita elettorale. Quando ci sia da raspare e razzolare voti, non si bada a spese…Meduri, Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti. Ma anche ministri e sottosegretari come Maria Carmela Lanzetta e Beatrice Lorenzin. La Ministra era attesa per le 13,45. Vanno bene anche le 1500. Tanto per sentire e risentire la solita pappardella mandata a filastrocca…
L’ospedale di Melito non è morto. Risorgerà. Si rilancerà. Raddoppierà. Il popolo dei pupi siciliani, fa finta di condividere. Applaude, il popolo bue, che vede svanire giorno, dopo giorno la FIAT di Melito; ed il codazzo di portantini, giannizzeri, galoppini, portaborse, mercenari, tirapiedi. Apena scende dalla macchina…ra-ta-ta di domande e pronte risposte come da copione anzi… a soggetto. Quel ch’è rimasto della ‘primedonne’ sono tutti lì in camice bianco lavato con Perlana, sormontati da cartellino con foto, nome e mansione, spille e gadget vari. Sano bene che l’ospedale imploderà dal di dentro, ma recitano meglio di Rhett Butler (Clak Gable) in Via col vento…”Francamente me ne infischio. Sulla ‘scalinata degl’inganni’..baci, abbracci, saluti, pacche, batticinque, ammiccamenti, sorrisi e smorfie…Arrivano i nostriiii! Nella ressa partono i flash e decine e centinaia. Ma qualcuno non gradisce e sotto lo sguardo di un ufficiale dei Carabinieri, si avvicina proprio a noi. Chissà perché poi…”Come vi permettete di scattare fotografie. Io, non vi ho dato il permesso…Ma non siamo i caserma. Ci provano amici lettori, da 50 anni a questa parte. Non siamo paparazzi alla Fabrizio Corona che entra in certe stanze. C’è una pubblica manifestazione. Dopo i convenevoli e le immancabili battute che stanno come i cavoli a merenda…Beatrice, eri in Paradiso e sei venuta nell’inferno!, il serpentone si snoda verso il corridoio di sinistra, lato mare per risalire verso una bolgia che sembra uscita dalla mente del Sommo Poeta. Una stanzetta angusta, buia, anonima e super-affollata. Il passaparola funziona.
I sindaci (Agostino Zavettieri, Santo Casile, Paolo Laganà, Salvatore Mafrici, Santo Monorchio, Vincenzo Crupi; mancano i commissari dei comuni di Meontebello Jonico, Roccaforte del Greco sciolti per mafia e di San Lorenzo), si sbracciano….”Signor Ministro…Signora Ministro…Ministra lei conosce già la situazione dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito, ma vorremmo illustrare alcune cose…Con qualche fatica riusciamo a scattare qualche foto. Poi rientriamo. E proprio mentre stiamo per salire in macchina, una garbata signora in auto con i bambini, rivolge una gentile battuta…Signor giornalista…Domenico…Mimmo Salvatore…Veniva un ministro a Melito; addirittura il titolare della Sanità, ma il popolo non lo sa. Non deve sapere. Nel pomeriggio poi; sono bravi, scientifici, strategici. Ma c’è informazione a Melito? Questa è omertà a chiamarla con il suo nome e cognome. Protesto. Lo scriva per favore. So, che lei dà voce a chi non ce l’abbia. Una vergogna. Uno scandalo. Avete visto quanti primari ed infermieri e medici siano andati in pensione? Nemmeno uno è stato sostituito. Di concorsi non se ne parla. Di nomine nemmeno. E non tocchiamo gli strumenti o arnesi del mestiere. Ricordate quando la gente si portava le lenzuola e le posate da casa? E le aggressioni ai sindacalisti che ‘osavano’ opporsi alla ‘ndrangheta. E le guerre dei baroni della medicina ecc.”. Un fiume in piena, ma il traffico veicolare deve scorrere. Fine della comunicazione. Tuttavia, tanto basta.
Le vetrine elettorali vanno bene. Le passerelle anche. Recitano tutti, Gli oratori che devono ammannire l’erba trastulla. Il popolo, che deve far finta di accettare la manna dal cielo. Più virtuale, che reale. Un’altra puntata del Grande Fratello? Non li ha smossi il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il sole 24 ore, l’Espresso. E nemmeno il bassotto di Stefania Petyx e Striscia la notizia. Neanche le inchieste della magistratura, le retate della DDA ( le condanne, sequestri e confische dei patrimoni). Paradossalmente l’ospedale, sta diventando un comodo alibi per tutti. “Caro figlio, tutto quel che vedi con i tuoi occhi (lo scempio) un giorno sarà tuo!” . Beccati questo e porta a casa. Te la do io la sanità del Terzo Millennio. Per fortuna di qualcheduno, ancora c’è in giro gente che crede alle favole…Cappuccetto Rosso, La Bela addormentata nel bosco, Cenerentola, Biancaneve, La Lampada di Aladino, Il mago di Hamelin, Policino, Il brutto anatroccolo… Ma non chiamateli gonzi, allocchi, creduloni…Come sarebbe subline essere smentiti dai fatti! Lo dicemmo quando il “Tiberio Evoli” contava cinquecento posti letto. Non oggi, che ne conta appena una cinquantina. L’anticamera della chiusura. E ci dicevano…catastrofista, sognatore, fanatico, idealista. E perfino Don Chisciotte contro i mulini a vento, Cassandrta, Laocoonte, Tiresia.
Domenico Salvatore
OSPEDALE “TIBERIO EVOLI”, LASCIA O RADDOPPIA? TO BE OR NOT TO BE, THAT IS THE QUESTION. AL NOSOCOMIO VA IN ONDA “PROMESSOPOLI”
Domenico Salvatore
Galeotta fu…” la commissione d'inchiesta, e chi la scrisse…” quel giorno più non vi leggemmo avante”, voluta dal Ministero della Sanità, diretto in illo tempore, da Livia Turco con a capo il Prefetto Achille Serra e della quale, era componente anche il comandante del Gruppo antisofisticazioni e sanità di Napoli dei carabinieri, il colonnello Ernesto Di Gregorio. I carabinieri del Nas riscontrarono quaranta violazioni nell'ospedale di Melito Porto Salvo e denunciarono sette dirigenti dell'ex azienda sanitaria locale di Reggio Calabria. A partire dalle precarie condizioni igienico sanitarie, in cui è stato trovato l'ospedale. La precarietà anche della struttura e gli impianti (elettrico e anticendio) non a norma. L'ispezione ha messo in evidenza l'inaccessibilità delle uscite di emergenza, nemmeno segnalate. Il rapporto del Nas, venne depositato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria che avanzò una proposta di sequestro del nosocomio. Il contenitore dei ferri sanitari della dialisi, era stato sistemato vicino al sacchetto dell'immondizia.
Nella parte posteriore delle apparecchiature per la dialisi venne trovata della muffa. Subito dopo nell'ospedale di Melito Porto Salvo per effettuare un sopralluogo dopo le numerose violazioni riscontrate dai carabinieri dei Nas e dalla commissione presieduta dal Prefetto Achille Serra arrivò l'assessore regionale alla sanità della Calabria, Vincenzo Spaziante, che sentenziò…”É una situazione indecorosa sul piano dello stato dell'ospedale e sul piano dell'inerzia, perche' nessuno ha fatto nulla da anni. Questa situazione non e' nata ieri; per crearla ci sono voluti molti e molti anni''. Spaziante ha incontrato anche i medici che operano nell'ospedale. ''Ho incontrato i medici - ha aggiunto - che vivono una situazione di passione, di attaccamento. Pero' poi alla fine e' una resa incondizionata per cui certe volte si creano delle situazioni anche di assuefazione, di accettazione, di rinuncia, di resa. Questo e' l'aspetto maggiormente preoccupante, quindi bisogna dare un segnale forte di ripresa della volonta. Metteremo mano rapidamente alla situazione dell'ospedale di Melito Porto Salvo.
Abbiamo deciso che entro tre giorni il commissario straordinario dell'Azienda provinciale di Reggio, nel cui ambito territoriale e' l'ospedale di Melito, mi dara' l'elenco delle cose da fare. Le cose da fare, non sono pero' soltanto realizzazioni ma sono anche azioni di governo per incidere sull'organizzazione complessiva della struttura. Ho organizzato le cose in due tempi: quelle da avviare in tempi brevissimi e altre per le quali serve un impegno piu' lungo''. Ibis, redibis non, morieris in bello? Andrai, non tornerai, morirai in guerra? La guerra dei numeri e delle cifre fantasma. Le leggi farlocche, ma non chiamatele fasulle ed ingannevoli. Buone per turlupinare, imbrogliare ed abbindolare i creduloni, allocchi, gonzi e sempliciotti. Una specie dura a morire; per nulla in estinzione, che durerà più dei tirannosaurus rex.
Quanti ministri e sottosegretari, segretari nazionali dei partiti e del sindacato, nell’Area Grecanica! La più arretrata del vecchio continente, che qualche anno fa, fece rissare i capelli, ai commissari europei, in missione esplorativa. La cruda e nuda realtà, superava ogni immaginazione catastrofista. Troppa grazia Sant’Antonio! La proprietà commutativa dice che, scambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Da un servizio de “La Stampa” (30 gennaio 2008)…L'ira di Serra: «Non ero così sconvolto neppure nel '69 in piazza Fontana»
“MELITO PORTO SALVO (Reggio Calabria) - Pronto? La chiamo da un pronto soccorso che in un Paese civile non dovrebbe esistere. È un ospedale da Terzo Mondo. Qui si è superato il limite dell’indecenza...». Achille Serra, commissario anticorruzione, guida una commissione d’indagine voluta dal ministro della Salute, Livia Turco, che in tre mesi dovrà fornire un rapporto dettagliato sullo stato della Sanità in Calabria. Serra, alle due del pomeriggio, fa un’irruzione in piena regola nell’ospedale del paese. Melito Porto Salvo, terra di ’ndrangheta e del consigliere regionale Domenico Crea (e della sua «clinica degli orrori», Villa Anya). Achille Serra nella sua lunga carriera di «sbirro» ne ha viste di cotte e di crude - giovane vicecommissario a Milano, fu il primo a entrare nella Banca Nazionale dell’Agricoltura a piazza Fontana, 12 dicembre 1969 - eppure l’incontro di lunedì sera a Vibo Valentia, con i familiari delle «vittime di Sanità», lo ha profondamente scosso: «Sono commosso, sconvolto e incazzato». Sfogo al telefono E se è questo il suo stato d’animo, si capisce quello sfogo al telefono («Siamo in un ospedale di un Paese del Terzo Mondo»). Dunque, alle due del pomeriggio, senza scorta al seguito, si presenta al pronto soccorso di Melito Porto Salvo. La sbarra d’entrata è alzata, nessun guardiano. Due infermiere, un medico, una lavoratrice della ditta di pulizie: «Sono il prefetto Serra». Il medico di turno è sorpreso. «C’è il direttore generale, quello sanitario. Insomma, c’è qualche responsabile?». L’infermiera chiama al cellulare il direttore sanitario: «Arriverà tra 10 minuti». Serra si innervosisce e inizia la sua ispezione. «Sa, sono già venuti i Nas un paio di volte - si schermisce il medico - e noi vorremmo che le cose migliorassero». Parete del corridoio fradicia, stracci a terra che non riescono ad assorbire il lago d’acqua. Mattonelle del pavimento sostituite da un corridoio di cemento. Vecchi strumenti di pronto soccorso, il contenitore delle garze sterili arrugginito. Un ascensore rotto, per l’altro ci vuole la chiave per farlo funzionare. «E i parenti dei malati ricoverati nelle corsie come fanno? Non ho mai visto una cosa simile - ripete Serra - è vergognoso. Quando arriva il direttore sanitario?». Eccolo, il malcapitato. Sono le 14,50. Balbetta. Serra gli annuncia: «Riferirò all’autorità giudiziaria». Lui si difende: «Ma è previsto che il pronto soccorso venga trasferito in altri locali. Si dovrà aprire un nuovo ingresso...». Serra: «Perché l’ascensore è rotto?». Il direttore sanitario: «Non si trovano 400 euro per ripararlo». L’inquisitore insiste: «Le sembrano normali quelle provette mischiate e a contatto con la monnezza? E perché non c’è un muro che separa l’ingresso dai locali del Pronto soccorso? Se arriva uno con il raffreddore è sicuro che si becca una polmonite...».
Il prefetto chiede quanti medici sono di turno nei vari reparti. Sono le tre del pomeriggio. Terzo piano, reparto chirurgia. C’è il medico? «Sta arrivando». «Come? Nessun medico di guardia?». No, sta arrivando. Gli stanzoni, i malati. «Come si mangia? Ma cos’è questa puzza? Gli impianti elettrici non mi sembrano proprio a norma». Il direttore sanitario accusa il colpo: «Era un reparto disastrato... qualcosa è migliorato...». Arrivano gli altri componenti della commissione d’indagine voluta dal ministro Turco. C’è il colonnello dei Nas dei carabinieri, Ernesto Di Gregorio. Si va al reparto dialisi: «Muffa dietro le apparecchiature. Vernici e intonaci che cadono a pezzi. Un anno fa - spiega il colonnello - abbiamo ispezionato questo ospedale, riscontrando una quarantina di infrazioni. Abbiamo chiesto il sequestro della struttura. Non mi sembra che le cose siano migliorate...». Reparto Psichiatria. Serra il «commosso», l’«indignato», l’«incazzato». Il prefetto ricorda l’incontro di Vibo Valentia di lunedì sera con i familiari delle «vittime di Sanità»: «Si può morire a sette anni per un gesso troppo stretto al braccio? Oppure a 16 anni, perché in sala operatoria non c’è corrente? Ed era una semplice appendicite. Si può morire a 12 anni per una ambulanza che non arriva? Un ragazzino che cade a terra, il medico del pronto soccorso di Polistena diagnostica un ematoma di otto millimetri al cervello. L’ambulanza per trasferirlo a Messina, anzi a Reggio Calabria non arriva. Il ragazzino grida dal dolore per il mal di testa che aumenta. Passa un’ambulanza per scaricare un malato, lo fa salire ma l’autista è a fine turno. Arriva il cambio, si va a Reggio Calabria. Il ragazzo va in coma per otto ore e muore. Si può morire così?». L’ultima offesa Ospedale di Melito Porto Salvo. Reparto di Psichiatria. Pareti ammuffite, il medico che arriva da casa trafelato: «Ho la febbre...». Serra si rivolge al direttore sanitario: «Lo sa che qui è morto un ragazzo di 26 anni, due mesi fa?». La sfinge: «Non ricordo... Era un rumeno?...». No, era un ragazzo che aveva bisogno di cure. Serra visita la sala mortuaria. Le mura sono picconate, con una falla enorme: «L’ho vista - spiega Serra - perché il papà di quel ragazzo morto mi ha detto a Vibo Valentia che quell’ultima offesa l’ha voluta risparmiare al suo tesoro”. Promessopoli pure a Melito? Par di sentire la voce dei Governatori in visita elettorale. Quando ci sia da raspare e razzolare voti, non si bada a spese…Meduri, Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti. Ma anche ministri e sottosegretari come Maria Carmela Lanzetta e Beatrice Lorenzin. La Ministra era attesa per le 13,45. Vanno bene anche le 1500. Tanto per sentire e risentire la solita pappardella mandata a filastrocca…
L’ospedale di Melito non è morto. Risorgerà. Si rilancerà. Raddoppierà. Il popolo dei pupi siciliani, fa finta di condividere. Applaude, il popolo bue, che vede svanire giorno, dopo giorno la FIAT di Melito; ed il codazzo di portantini, giannizzeri, galoppini, portaborse, mercenari, tirapiedi. Apena scende dalla macchina…ra-ta-ta di domande e pronte risposte come da copione anzi… a soggetto. Quel ch’è rimasto della ‘primedonne’ sono tutti lì in camice bianco lavato con Perlana, sormontati da cartellino con foto, nome e mansione, spille e gadget vari. Sano bene che l’ospedale imploderà dal di dentro, ma recitano meglio di Rhett Butler (Clak Gable) in Via col vento…”Francamente me ne infischio. Sulla ‘scalinata degl’inganni’..baci, abbracci, saluti, pacche, batticinque, ammiccamenti, sorrisi e smorfie…Arrivano i nostriiii! Nella ressa partono i flash e decine e centinaia. Ma qualcuno non gradisce e sotto lo sguardo di un ufficiale dei Carabinieri, si avvicina proprio a noi. Chissà perché poi…”Come vi permettete di scattare fotografie. Io, non vi ho dato il permesso…Ma non siamo i caserma. Ci provano amici lettori, da 50 anni a questa parte. Non siamo paparazzi alla Fabrizio Corona che entra in certe stanze. C’è una pubblica manifestazione. Dopo i convenevoli e le immancabili battute che stanno come i cavoli a merenda…Beatrice, eri in Paradiso e sei venuta nell’inferno!, il serpentone si snoda verso il corridoio di sinistra, lato mare per risalire verso una bolgia che sembra uscita dalla mente del Sommo Poeta. Una stanzetta angusta, buia, anonima e super-affollata. Il passaparola funziona.
I sindaci (Agostino Zavettieri, Santo Casile, Paolo Laganà, Salvatore Mafrici, Santo Monorchio, Vincenzo Crupi; mancano i commissari dei comuni di Meontebello Jonico, Roccaforte del Greco sciolti per mafia e di San Lorenzo), si sbracciano….”Signor Ministro…Signora Ministro…Ministra lei conosce già la situazione dell’ospedale “Tiberio Evoli” di Melito, ma vorremmo illustrare alcune cose…Con qualche fatica riusciamo a scattare qualche foto. Poi rientriamo. E proprio mentre stiamo per salire in macchina, una garbata signora in auto con i bambini, rivolge una gentile battuta…Signor giornalista…Domenico…Mimmo Salvatore…Veniva un ministro a Melito; addirittura il titolare della Sanità, ma il popolo non lo sa. Non deve sapere. Nel pomeriggio poi; sono bravi, scientifici, strategici. Ma c’è informazione a Melito? Questa è omertà a chiamarla con il suo nome e cognome. Protesto. Lo scriva per favore. So, che lei dà voce a chi non ce l’abbia. Una vergogna. Uno scandalo. Avete visto quanti primari ed infermieri e medici siano andati in pensione? Nemmeno uno è stato sostituito. Di concorsi non se ne parla. Di nomine nemmeno. E non tocchiamo gli strumenti o arnesi del mestiere. Ricordate quando la gente si portava le lenzuola e le posate da casa? E le aggressioni ai sindacalisti che ‘osavano’ opporsi alla ‘ndrangheta. E le guerre dei baroni della medicina ecc.”. Un fiume in piena, ma il traffico veicolare deve scorrere. Fine della comunicazione. Tuttavia, tanto basta.
Le vetrine elettorali vanno bene. Le passerelle anche. Recitano tutti, Gli oratori che devono ammannire l’erba trastulla. Il popolo, che deve far finta di accettare la manna dal cielo. Più virtuale, che reale. Un’altra puntata del Grande Fratello? Non li ha smossi il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il sole 24 ore, l’Espresso. E nemmeno il bassotto di Stefania Petyx e Striscia la notizia. Neanche le inchieste della magistratura, le retate della DDA ( le condanne, sequestri e confische dei patrimoni). Paradossalmente l’ospedale, sta diventando un comodo alibi per tutti. “Caro figlio, tutto quel che vedi con i tuoi occhi (lo scempio) un giorno sarà tuo!” . Beccati questo e porta a casa. Te la do io la sanità del Terzo Millennio. Per fortuna di qualcheduno, ancora c’è in giro gente che crede alle favole…Cappuccetto Rosso, La Bela addormentata nel bosco, Cenerentola, Biancaneve, La Lampada di Aladino, Il mago di Hamelin, Policino, Il brutto anatroccolo… Ma non chiamateli gonzi, allocchi, creduloni…Come sarebbe subline essere smentiti dai fatti! Lo dicemmo quando il “Tiberio Evoli” contava cinquecento posti letto. Non oggi, che ne conta appena una cinquantina. L’anticamera della chiusura. E ci dicevano…catastrofista, sognatore, fanatico, idealista. E perfino Don Chisciotte contro i mulini a vento, Cassandrta, Laocoonte, Tiresia.
Domenico Salvatore
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