Chorio di San Lorenzo 3 novembre 2014-Nel Salone della parrocchia 'San Pasquale Baylon' diretta da don Domenico Imbalzano, intitolato a San Gaetano Catanoso. Moderatore, Francesco Spanò, referente di Libera a Reggio Calabria; rappresentanti di diverse associazioni reggine, dagli scout all'Azione Cattolica, da associazioni ambientaliste ad associazioni culturali e di promozione sociale sino ai segretari di partito. Son intervenuti pure Rosella Pòntari, sorella dell'assessore assassinato Rosetta Vittoria Dama, Cosimo Sframeli, Rebecca Righi, Fabio Macheda, Antonino Nastasi ed in chiusura Mimmo Nasone referente regionale di Libera. Presenti il capitano, Gennaro Cascone, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Melito Porto Salvo ed il comandante della stazione di Bagaladi, Rosario Leocata; il tenente Alessandra Arrabito, comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Melito con il brigadiere Antonino Palamara. C'è anche lo scrittore e saggista Cosimo Sframeli, comandante della stazione principale di Reggio Calabria
GIUSY FOSSO, NOMINATA ALL'UNANIMITÁ REFERENTE DI 'LIBERA' PER LA VALLE DEL TUCCIO E DEL TERRITORIO COMPRESO DENTRO IL COMUNE DI MONTEBELLO JONICO. LA STRANA, SCANDALOSA AMNESIA DELLO STATO CHE SI DIMENTICA DI CONFERIRE ALL'EROE ANTONINO MARINO LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE: NON ERA UN BRIGADIERE DI "SERIE B", FU UCCISO DALLA MAFIA COME SENTENZIA ILVERDETTO DEL TRIBUNALE
Domenico Salvatore
Doverosamente vogliamo rendere omaggio a San Gaetano Catanoso, che negli Anni Cinquanta, poggiò la sua paterna, santa mano, sopra la nostra testa fanciulla, di cui ricordiamo, repetita iuvant, il solenne proverbiale monito, nella lingua di Cicerone:" Pater, dimitte illis; non enim sciunt quid faciunt"; accompagnati da un altro "beato sant'uomo", il servo di Dio don Angelo Meduri, parroco per oltre mezzo secolo a Fossato Jonico (RC). Quasi per caso, se non di rimbalzo e carambola, ci spiove l'invito a partecipare a Chorio di San Lorenzo (benchè non ci dicano nemmeno, il luogo della riunione). Tuttavia, decidiamo di partecipare, appena captiamo la 'voce' Libera. Passiamo al volo da 'Telemelito-Studio 95" -Allora Bruno ce l'hai o non ce l'hai sta telecamera?- Avutala, ci mettiamo in macchina e partiamo per Chorio, mentre il cielo fosco sopra di noi, viene squassato da tuoni e fulmini. Ma Giove Pluvio non c'azzecca. Ma i seguaci di Edmondo Bernacca, Guido Caroselli, Adrea Baroni e Mario Giuliacci, già da alcune settimane battono la grancassa del maltempo, acquazzoni e nubifragi. Benchè qualche piccolo rovescio d'acqua, ovviamente, non ci scoraggi. Il salone parrocchiale di San Pasquale Baylon è stracolmo di gente. Giornalisti, cine-foto-operatori, cameramen". Gente che entra, gente che esce, mucchio di macchine affastellate come dal rottamaio. Il segno che qui, c'è un'assemblea o riunione. L'operatore della RAI e gli altri, avanti ed indietro, riprendono la scena. Persone di ogni ceto sociale. C'è tanta sete di giustizia, di legalità, di pulizia. Era presente alla seduta, anche la gentile signora Rosetta Vittoria Dama; la vedova del brigadiere Antonino Marino, che nel corso del suo intervento, ha lanciato il suo rovente j'accuse contro il 'colpevole' silenzio delle istituzioni. Quasi un quarto di secolo. A tratti, sembrava la 'voce' solenne e pesante di Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, agente della scorta di Giovanni Falcone, assassinato nella 'Strage di Capaci', quel 23 maggio 1992, dentro la cattedrale di Palermo…" Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato..., chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...Ma loro non cambiano... [...] ...loro non vogliono cambiare...Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore. Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno... Infine, fonte www.lsdmagazine.com, sopraffatta dal dolore, singhiozza e sviene. La bara di Falcone e della moglie esce dalla Basilica portata a spalle da un nugolo di magistrati. Due ore dopo, in una seduta straordinaria del CSM nel Palazzo di Giustizia di Palermo, il ministro Martelli, a muso duro, afferma: quello che tecnici improvvisati, magistrati di parte e politici faziosi non avevano capito, lo ha perfettamente capito la mafia. Le critiche maliziose, le insinuazioni subdole, i tentativi di delegittimazione la mafia li ha spazzati via. La mafia ha scritto la parola fine alle polemiche, eliminando fisicamente chi meglio l'aveva saputo combattere, confermando agli occhi dei dubbiosi, dei disonesti, dei rivali invidiosi che Falcone restava per la mafia il pericolo numero uno". Ventiquattro anni, sono lunghi; sono tanti Grava sulle sua spalle il peso di quella tragedia; l'onda dei ricordi; i figli da crescere; il silenzio della società civile. La vedova di Marino fa appello alla sua dignità, alla sua fortezza d'animo per riuscire a trattenere le lacrime spinte dall'onda emozionale. La sostiene, sorregge ed incoraggia una valanga di applausi scroscianti. Ed il successivo intervento del luogotenente Cosimo Sframeli, comandante della stazione principale di Reggio Calabria, scrittore e saggista, che diresse la stazione di San Lorenzo dal 1986 al 1990; insignito con una medaglia d'oro al valor civile dal sindaco del tempo Bernardo Russo, per un gesto eroico, a rischio della sua stessa vita e dei suoi sub-alterni. Sframeli, punta di diamante del pool antimafia di Locri, il primo, non ufficiale, in Italia, ancora non riconosciuto, diretto dal procuratore Carlo Macrì. Lo conosceva bene, visto che hanno lavorato fianco a fianco: il Luogotenente, ha tracciato da par suo, un breve profilo del 'servo dello stato', dell'uomo, del marito, del padre, dell'eroe, morto sul campo, per difendere la Giustizia, la Legalità, la Bandiera, la Divisa, l'Onore; simbolo di coraggio, onestà, purezza. Anche qui un uragano di applausi. È stata letta pure la motivazione, della medaglia d'oro al brigadiere Marino: Data del conferimento: 02/06/1993…"Comandante di stazione impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo e incondizionata dedizione, fornendo determinati contributi alla lotta contro efferate organizzazioni criminali fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da vile agguato. Splendido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere. Bovalino (RC), 9 settembre 1990.". I familiari, rifiutarono la corona di fiori dell'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.
"Il Mattino di Napoli" scriveva in data 16 giugno2014…"Reggio Calabria - I giudici della Corte d'Assise d'appello di Reggio Calabria hanno condannato a 30 anni di reclusione il boss Francesco Barbaro, di 58 anni, e Antonio Papalia, 75 anni, ritenuti l'esecutore materiale ed il mandante dell'omicidio del brigadiere dei carabinieri Antonino Marino, avvenuto il 9 settembre 1990 a Bovalino. L'omicidio avvenne mentre il sottufficiale dei carabinieri stava seguendo una processione religiosa insieme alla moglie ed al figlio di due anni. Contro il brigadiere Antonino Marino furono sparati diversi colpi di pistola uno dei quali ferì lievemente anche il figlio di due anni del sottufficiale dei carabinieri.Le indagini sull'omicidio del brigadiere Marino, dopo 22 anni dal delitto, furono chiuse l'11 maggio 2012 con una prima sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria contro i presunti autori e i mandanti, tutti componenti della cosca della 'ndrangheta di Platì Barbaro-Papalia. A fare il nome di Giuseppe Barbaro quale mandante dell'omicidio del brigadiere Marino era stato il pentito della 'ndrangheta, Antonino Cuzzola, della cosca Paviglianiti di San Lorenzo (Reggio Calabria). Secondo quanto aveva riferito il collaboratore di giustizia, il brigadiere Marino, comandante della caserma di Platì dei carabinieri, fu ucciso per vendetta perchè troppo attivo nell'attività d'indagine nei confronti degli affiliati della cosca Barbaro. In particolare, dopo la sua nomina a comandante, Marino aveva compiuto in un mese 27 controlli nei confronti di Giuseppe Barbaro. Successivamente, nel corso di una delle operazioni condotte dalle forze dell'ordine sugli appalti in Lombardia, fu intercettato un pregiudicato, Agostino Catanzariti, che chiacchierando con i suoi sodali aveva riferito una serie di elementi sul delitto. Successivamente a tale intercettazione la Corte di cassazione decise la riapertura del dibattimento assegnandolo ad altro collegio che oggi ha emesso la sentenza.". Un flash dell'agenzia Ansa…"I giudici della Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria hanno condannato a 30 anni di reclusione il boss Francesco Barbaro, di 58 anni, e Antonio Papalia, 75 anni, ritenuti l'esecutore materiale ed il mandante dell'omicidio del brigadiere dei carabinieri Antonino Marino, avvenuto il 9 settembre 1990 a Bovalino. L'omicidio avvenne mentre il sottufficiale dei carabinieri stava seguendo una processione religiosa insieme alla moglie ed al figlio di due anni.". In aula anche Rosella Pòntari, la sorella dell'assessore Antonio Pòntari, ucciso perche' non voleva piegarsi alle cosche della 'ndrangheta; omicidio di cui si è autoaccusato il pentito Giovanni Familiari; mandante a suo dire, Domenico Paviglianiti, capobastone dell'omonimo clan, federato con i De Stefano. Anche il vicesindaco Carmelo Vadalà, si opponeva ed anch'esso venne ucciso. Andò meglio al sindaco Saverio Zuccalà, che rimase gravemente ferito nel corso di un mortale agguato a colpi di lupara e pistola, mentre stava abbassando la saracinesca della sua farmacia. Ci sorprende non poco, che lo Stato, non abbia conferito la "Medaglia d'oro", al Valor Militare. Il brigadiere Antonino Marino, non era un 'civile', ma un militare: Tanti gl'interventi
Antonino Marino (San Lorenzo-RC, 5 ottobre 1957 – Bovalino, 9 settembre 1990) è stato un carabiniere italiano, vittima della 'Ndrangheta. Biografia. Brigadiere dei Carabinieri, entrò nell'arma nel 1975, impegnandosi principalmente nel contrasto alla 'Ndrangheta. Prima del suo assassinio, , aveva operato per anni come comandante della stazione dei carabinieri di Platì dove si impegnò tra l'altro per la soluzione del sequestro di Marco Fiora e contribuì a sventare il sequestro di Claudio Marzocco. Si ritiene infatti che fu grazie anche all'azione di contrasto del brigadiere che i sequestratori in quest'ultimo caso furono costretti a lasciare l'ostaggio incustodito, consentendogli di liberarsi e fuggire dalla prigionia nel febbraio del 1988.Profondo conoscitore della Criminalità organizzata della Locride ai tempi dei sequestri di persona aveva svolto varie indagini sui traffici illeciti e sui sequestri di persona che in quegli anni rappresentavano una delle principali attività criminali della 'Ndrangheta contribuendo ad assicurare alla giustizia diversi boss 'ndranghetisti. Collaborò anche per la liberazione di Cesare Casella. L'omicidio. Nel 1988 Marino era stato trasferito a San Ferdinando di Rosarno in quanto aveva sposato una donna della Locride e il regolamento dell'Arma imponeva il cambio del luogo di servizio. In un periodo di ferie, in visita ai parenti della moglie a Bovalino superiore in occasione dei festeggiamenti in onore dell'Immacolata, la notte del 9 settembre 1990 si trovava seduto all'esterno del bar gestito dai suoceri intento a guardare lo spettacolo di fuochi d'artificio, quando gli si avvicinò un uomo armato di pistola che fece fuoco colpendolo al torace con sei colpi di pistola e ferendo al polpaccio in modo non grave la moglie incinta e al ginocchio il piccolo figlio Francesco. Ripresa brevemente conoscenza, il militare morì in ospedale il pomeriggio dopo, malgrado gli sforzi dei sanitari. Le indagini e i processi. L'episodio creò una ondata di sdegno e i funerali si svolsero in una atmosfera di tensione. I familiari rifiutarono la corona di fiori dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Le indagini si indirizzarono subito alla sua attività di investigatore contro la 'Ndrangheta in particolare ai suoi anni trascorsi a Platì come sosteneva il sostituto procuratore Ezio Arcadi, ma per molti anni il delitto rimase irrisolto. Anni prima dell'assassinio, il Brigadiere aveva già subito un attentato a Platì durante l'attività di servizio da parte di uomini rimasti non identificati che avevano esploso colpi d'arma da fuoco al suo indirizzo, fortunatamente allora ne uscì illeso; In un'altra occasione sempre a Platì vennero scritte sui muri frasi ingiuriose nei suoi confronti. Il delitto rimase avvolto nel mistero per oltre 15 anni fino alle rivelazioni del pentito di mafia Antonino Cuzzola. Secondo le dichiarazioni circa i mandanti e il movente dell'omicidio, ad ordinare il delitto furono esponenti della famiglia dei Barbaro e Antonio Papalia, all'epoca di 56 anni. Insieme con Papalia vennero messi sotto accusa Giuseppe Barbaro, all'epoca di 63 anni, Francesco Barbaro di 84 anni e Giuseppe Barbaro di 55 anni, tutti di Platì; Invece per quanto riguarda il movente, secondo Cuzzola la decisione di uccidere l'appuntato era maturata per motivi di risentimento dovuti alla condotta rigorosa che questi adottava nello svolgimento della sua attività operativa nella cittadina aspromontana. Il pentito confermò le accuse in sede processuale, ma il GUP intervenuto in quanto il processo si svolse con il rito abbreviato, nel Febbraio 2011 pronunciò sentenza di assoluzione con formula piena per tutti gli imputati. In realtà già per Giuseppe Barbaro 55 anni, il pubblico ministero nella sua requisitoria aveva chiesto l'assoluzione. L'11 maggio 2012 la Corte d'assise d'appello confermò la sentenza di assoluzione in primo grado, lasciando ancora insoluto il delitto del brigadiere. Ma il 16 giugno 2014 i giudici della Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria hanno condannato a 30 anni di reclusione Francesco Barbaro di 58 anni ritenuto l'esecutore materiale e Antonio Papalia, ormai di 75 anni, ritenuto il mandante dell'omicidio del brigadiere. Il processo venne riaperto dalla Corte di Cassazione in seguito a intercettazioni su di un pregiudicato, Agostino Catanzariti, indagato per reati relativi ad appalti in Lombardia. Catanzariti, ignaro di essere ascoltato, in una conversazione rivelò una serie di particolari del delitto, portando alla riapertura del dibattimento conclusosi con la condanna. Onorificenze. Medaglia d'Oro al Valor Civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'Oro al Valor Civile «Comandante di stazione impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo e incondizionata dedizione, fornendo determinati contributi alla lotta contro efferate organizzazioni criminali fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da vile agguato. Splendido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere. Bovalino (RC), 9 settembre 1990.»— 02/06/1993 L'11 febbraio 1993 il Comando generale dell'Arma dei Carabinieri conferiva al Brigadiere Antonino Marino un Encomio solenne. Il 25 maggio 2010 a Bovalino (RC), paese originario della moglie, Rosetta Vittoria Dama, venne intitolata una piazza in suo onore ed al centro di essa venne posta una stele a sua memoria.
Antonino Marino
5 ottobre 1957 - 9 settembre 1990
Nato a San Lorenzo
Morto a Bovalino
Cause della morte Attentato da parte della 'Ndrangheta
Dati militari
Paese servito/ Italia Italia
Forza armata/ Esercito italiano
Arma/ Arma dei Carabinieri
Anni di servizio/ 1975 - 1990
Grado/ Brigadiere
Decorazioni/ Medaglia d'oro al valor civile.
Son intervenuti pure Rosella Pòntari, sorella dell'assessore assassinato Rosetta Vittoria Dama, Cosimo Sframeli, Rebecca Righi, Fabio Macheda, Antonino Nastasi ed in chiusura Mimmo Nasone referente regionale di Libera. Presenti il capitano, Gennaro Cascone, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Melito Porto Salvo ed il comandante della stazione di Bagaladi, Rosario Leocata; il tenente Alessandra Arrabito, comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Melito con il brigadiere Antonino Palamara. C'è anche lo scrittore e saggista Cosimo Sframeli, comandante della stazione principale di Reggio Calabria. Giustizia & Legalità, sono stati i valori morali ed ideali più gettonati. Brevemente, quasi di rimbalzo e carambola, è stata tratteggiata anche la figura del brigadiere "Carmine Tripodi (Torre Orsaia, 14 maggio 1960 – San Luca, 6 febbraio 1985); è stato un carabiniere italiano, Brigadiere dell'Arma dei Carabinieri vittima della 'Ndrangheta. Biografia. Giovane Brigadiere dei Carabinieri, di origine Campana arriva in Calabria alla fine degli anni '70 del secolo scorso, prima come Brigadiere a Bovalino poi nel 1982 come comandante della stazione carabinieri di San Luca; Nella Locride è la stagione dei sequestri di persona (che hanno fruttato numerosi miliardi di lire alle 'ndrine) e Tripodi è un giovane investigatore che lotta nei territori ostili dell'Aspromonte per trovare i sequestrati e consegnare alla giustizia i loro carcerieri, grazie alla sua attività vengono arrestati diversi esponenti delle famiglie mafiose coinvolte nei sequestri e tutto ciò dà molto fastidio alla 'Ndrangheta che si vede intaccare la sua preziosa attività illecita. L'omicidio. La sera del 6 febbraio 1985 Tripodi sta rientrando a casa, si trova sulla sua macchina lungo la provinciale che da San Luca porta alla marina quando ad un certo punto viene bloccato da un commando che gli spara contro diversi colpi di arma da fuoco, lui seppur ferito riesce a reagire estrae la pistola d'ordinanza e spara ferendo uno dei sicari ma poi viene comunque ucciso.Il processo. In poco tempo vengono individuati ed arrestati i suoi presunti assassini, tutti appartenenti alle locali cosche: Domenico Strangio, Rocco Marrapodi e Salvatore Romeo ma nei processi che si svolgeranno negli anni seguenti verranno tutti assolti; Il delitto rimane ancora oggi irrisolto. Tributi. Al Brigadiere Tripodi è stata intitolata la piazza antistante la caserma dei carabinieri di San Luca, nel 2011 gli è stata intitolata anche la nuova caserma dei carabinieri di San Luca. Onorificenze. Medaglia d'oro al valor militare. Brigadiere dei CC della Legione Carabinieri di Catanzaro. Luogo di nascita: Torre Orsaia (SA)Data del conferimento: 21/01/1986. Alla memoria, motivazione: Comandante di Stazione distaccata, già distintosi in precedenti operazioni di servizio contro agguerrite cosche mafiose, conduceva prolungate, complesse e rischiose indagini che portavano all'arresto di numerosi temibili associati ad organizzazioni criminose, responsabili di gravissimi delitti. Fatto segno a colpi di fucile da parte di almeno tre malviventi, sebbene mortalmente ferito, trovava la forza di reagire al proditorio agguato riuscendo a colpirne uno, dileguatosi poi con i complici. Esempio di elette virtù militari e di dedizione al servizio spinto fino al sacrificio della vita. Agro di S. Luca (RC), 6 febbraio 1985". Ha 'chiuso' i lavori il referente regionale di Libera…« La memoria deve diventare impegno, non parole di circostanza. » (Don Luigi Ciotti sulle due parole chiave dell'associazione Libera). Manifestazione organizzata da Libera davanti al Palazzo del tribunale civile di Roma (2007). Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è associazione che si occupa di sensibilizzazione e contrasto al fenomeno delle mafie. Giuridicamente è una associazione di promozione sociale, riconosciuta dal Ministero dell'interno, dedita a sollecitare e coordinare la società civile contro tutte le mafie e favorire la creazione e lo sviluppo di una comunità alternativa alle mafie stesse. Si occupa anche del coordinamento delle diverse associazioni aderenti. Al 2011, fonte Wikipedia, raccoglieva circa 1.500 associazioni, enti e gruppi locali che collaborano ai suoi scopi. Storia. L'associazione si è costituita il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nel contrasto alle mafie e nella promozione della legalità democratica e della giustizia. La prima iniziativa è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che poi venne tradotta in norma con la legge 7 marzo 1996 n. 109. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero del Lavoro, della Salute e della Solidarietà Sociale. Inoltre è riconosciuta come associazione con Special Consultative Status dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. Nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le "eccellenze italiane". Nel 2009 è stata premiata dal Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) fra le migliori esperienze di società civile organizzata. Nel 2012 è stata inserita nella lista delle cento migliori ONG del mondo dalla rivista The Global Journal: è l'unica organizzazione italiana in tale classifica, dedicata alle "community empowerment" e all'universo del no-profit.Presidente. Il presidente dell'organizzazione è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino e della rivista Narcomafie. Il presidente onorario è Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia .Attività. Dal 2011 aderiscono a Libera oltre 1600 fra associazioni nazionali e locali, cooperative sociali, gruppi e realtà di base e circa 4500 scuole attive nei percorsi di educazione alla legalità democratica in Italia e nel mondo. Tra gli impegni concreti di Libera si segnalano: la legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità, l'impegno contro la corruzione, il sostegno alle vittime delle mafie, i campi di studio e volontariato antimafia, le attività antiracket e antiusura. Libera Terra. Libera Terra è il marchio di Libera che contraddistingue le produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata. Si occupa del riutilizzo sociale dei beni confiscati previsto dalla legge n. 109/96. Dalle attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti delle cooperative è nato il Consorzio LiberaTerra Mediterraneo, che include anche altri soggetti economici, quale supporto alle attività del settore turismo responsabile Libera il gusto di viaggiare. I prodotti di Libera Terra sono distribuiti in diverse catene e punti vendita italiani e anche internazionali, oltre che nelle botteghe de I sapori e i saperi della legalità. Nel corso degli anni Libera ha dato via a numerosi progetti ed iniziative sui beni confiscati alle mafie, tra i vari esempi ricordiamo "La mozzarella della Legalità", a Castel Volturno dove la cooperativa "Le Terre di Don Peppino Diana" produce all'interno di spazi confiscati alla camorra. Il progetto è stato cofinanziato dalla Fondazione con il Sud. Estate Liberi! Tanti giovani scelgono di fare un'esperienza di volontariato e di formazione civile sui terreni confiscati alle mafie gestiti dalle cooperative sociali di Libera Terra. Segno questo, di una volontà diffusa di essere "protagonisti" e di voler tradurre questo impegno in una azione concreta di responsabilità e di condivisione. L'obiettivo principale dei campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e giustizia sociale che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto. Si dimostra così, che è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà. Caratteristica fondamentale di E! State Liberi è l'approfondimento e lo studio del fenomeno mafioso tramite il confronto con i familiari delle vittime di mafia, con le istituzioni e con gli operatori delle cooperative sociali. L'esperienza dei campi di lavoro ha tre momenti di attività diversificate: il lavoro agricolo o attività di risistemazione del bene, la formazione e l'incontro con il territorio per uno scambio interculturale. Estate Liberi è la rappresentazione più efficace della memoria che diventa impegno, è il segno tangibile del cambiamento necessario che si deve contrapporre alla "mafiosità materiale e culturale" dilagante nei nostri territori. Libera Formazione. È il settore che progetta e realizza percorsi di formazione e educazione, in tema di educazione alla cittadinanza e di contrasto alle mafie, a partire dal motto di don Milani I care. I progetti si attivano con università, scuole, associazioni, cittadini e enti locali e consistono in convegni, percorsi, seminari, incontri e corsi di alta formazione. All'interno di questo settore si colloca il progetto Libera-net, realizzato nel 2006.Libera Memoria. Consiste in uno strumento dedito al ricordo e alla sensibilizzazione. Si adopera al fine di realizzare una banca dati per restituire il diritto della memoria alle vittime e a coloro i quali è stato tolto il diritto alla vita; si impegna affinché si superino le disparità di trattamento tra familiari riconosciuti e residenti in diverse regioni e le differenze ancora in essere tra le vittime della criminalità organizzata, del dovere e del terrorismo. All'interno di questo ambito si colloca la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, celebrata ogni anno il 21 marzo per ricordare le vittime di tutte le mafie, in diverse città d'Italia:
1996 - Roma
1997 - Niscemi (CL)
1998 - Reggio Calabria
1999 - Corleone (PA)
2000 - Casarano (LE)
2001 - Torre Annunziata (NA)
2002 - Nuoro
2003 - Modena
2004 - Gela (CL)
2005 - Roma
2006 - Torino
2007 - Polistena (RC)
2008 - Bari
2009 - Napoli
2010 - Milano
2011 - Potenza
2012 - Genova
2013 - Firenze
2014 - Latina
Altri appuntamenti realizzati nel corso degli anni e dedicati a questo scopo sono: Carovana Antimafie (manifestazione itinerante con l'obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare gli abitanti e le istituzioni locali, la cui memoria ad ogni tappa viene fissata attraverso il diario di bordo tenuto dai carovanieri, i racconti, i video, le foto e le testimonianze), Festa nazionale di Libera, Campus Albachiara. A questi si aggiungono le molteplici iniziative a livello locale. Riparte il futuro. Libera e Gruppo Abele, nel gennaio del 2013 lanciano la petizione online di Riparte il futuro. La campagna propone a Parlamento e Senato di modificare l'articolo 416 ter del codice penale italiano in tema di voto di scambio politico - mafioso. Obiettivo raggiunto il 16 aprile 2014, quando al Senato è stato definitivamente approvato il nuovo testo dell'articolo, che include l' "altra utilità", richiesta della campagna fin dall'inizio.Altri settori. Libera Internazionale si occupa del contrasto al narcotraffico, ai traffici illeciti, alle ecomafie transnazionali, alla contraffazione e alle economie mafiose, attraverso una rete transnazionale impegnata nella denuncia, nella proposta legislativa, nell'educazione alla legalità. Si adopera anche al fine di tutelare e assistere bambini di strada, migranti, senza terra e donne vittime di violenza. È attiva soprattutto in America Latina.Fondazione Libera Informazione è una Fondazione avente l'obiettivo di mettere in rete le diverse realtà territoriali che si battono contro le mafie insieme al grande mondo dell'informazione. Raccoglie e diffonde notizie, informazioni, spunti e progetti per esercitare pressione nei confronti dei mass media e dare visibilità a quello che di buono viene fatto in questo senso. Collabora con riviste, siti web, televisioni, radio e istituzioni. Libera Sport veicola i valori sportivi di rispetto delle regole e dell'altro e promuove lo svolgimento di una vita sana e fatta di movimento, da condurre lontano dalle sostanze dopanti. Libera Ufficio Legale fornisce servizi alle vittime di mafia, racket, usura e ai testimoni di giustizia; accompagna gli stessi allo svolgimento delle pratiche burocratiche e alla comprensione della legislazione in materia. Si costituisce parte civile al fine di stare maggiormente vicino alle persone vittime dei suddetti reati. Promuove proposte e modifiche legislative nei settori a riguardo.". Domenico Nasone, 'Mimmo' per gli amici è stato eletto referente regionale a Vibo Valentia " Lo scorso 6 settembre 2013 si è tenuta presso Istituto Magistrale di Vibo Valentia l'Assemblea Regionale di Libera Calabria alla presenza di associazioni, referenti territoriali, rappresentanti delle scuole per la nomina del nuovo referente regionale. L'assemblea ha eletto Domenico Nasone quale referente regionale di Libera Calabria. L'impegno scaturito dall'Assemblea è quello di continuare con piu' corresponsabilità le iniziative che Libera promuove nel territorio, in speciale modo accanto ai familiari delle vittime di mafie, ai tanti imprenditori che in questo territorio hanno scelto di opporsi alla criminalità organizzata, il lavoro di formazione nelle scuole e nelle università, con le chiese, con le associazioni ed insieme scegliere i percorsi da intraprendere per proseguire lungo il cammino della legalità, della verità e della giustizia.". più volte minacciato ed intimidito :di morte con lettera o con proiettili in busta e minacce trasversali. Tempo perso. La'vecchia quercia' diventa sempre più dura e robusta. I suoi messaggi fanno presa sui giovani e meno giovani e sui fanciulli:" Tutti noi, che viviamo il territorio, sul territorio, sappiamo bene chi siano i capi della mafia ed i loro accoliti. Non dobbiamo frequentarli da vicino e nemmeno da lontano. Serve anzi, il coraggio della denuncia pubblica. Lo schieramento palese, alla luce del sole. Per noi, per i nostri figli, per una società migliore. Solo così possiamo sperare in un mondo migliore. In un cambiamento. Nella sconfitta del Male e nel trionfo del Bene.". Poco prima l'emozionatissima Giusy Fosso, era stata nominata per acclamazione, responsabile della Valle del Tuccio (Bagaladi, Roccaforte del Greco, San Lorenzo, Melito Porto Salvo e Montebello Jonico), che ha subito preso posto al tavolo ed investita ufficialmente delle sue responsabilità, connesse con il nuovo ruolo. Domenico Salvatore
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