AGGRESSIONE AI PATRIMONI MAFIOSI: SEQUESTRATI DALLA DIA BENI PER UN VALORE DI 50 MILIONI DI EURO
AD IMPRENDITORE CONTIGUO A COSA NOSTRA.
E' in corso, da parte della DIA di Catania e Messina, nei territori delle province di Catania e Messina, l'esecuzione di un provvedimento di sequestro e confisca di beni, emesso dal Tribunale di Catania nei confronti di SCINARDO Giuseppe, imprenditore ritenuto uomo di fiducia del capo mafia mistrettese RAMPULLA Sebastiano.
Il vasto patrimonio sequestrato e confiscato, per un valore di 50 milioni di euro, risulta costituito da società, ditte individuali e numerosi immobili, tra cui vaste distese di terreno e svariati fabbricati.
Ulteriori dettagli saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11 odierne presso il Centro Operativo D.I.A. di Catania, in via Vecchia Ognina nr. 168.
CATANIA: confiscati beni ad
imprenditore agricolo mafioso
A seguito di un
complesso iter processuale durato oltre tre anni, si è portato ad esecuzione il
decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Prevenzione di Catania che ordina
la confisca di tutti i beni, per un valore di 50 milioni di euro, riconducibili
a SCINARDO Giuseppe, cl.38 di Capizzi
(ME), già indiziato di appartenere alla cosca mafiosa riconducibile al
cosiddetto “Gruppo di Mistretta”, operante nella zona tirrenica-nebroidea della
provincia messinese, e successivamente in rapporti con cosa nostra catanese.
Le indagini, delegate
dalla Procura Distrettuale di Catania alla Direzione Investigativa Antimafia di
Messina, coordinata dal Centro Operativo di Catania, completano gli
accertamenti patrimoniali che avevano già permesso di confiscare, in via definitiva,
alla famiglia Scinardo beni per complessivi 200 milioni di euro (Operazione “Belmontino” e “Malaricotta”).
SCINARDO Giuseppe proveniente da Capizzi (ME), ma stabilitosi da molti
anni con il suo nucleo familiare a Militello Val di Catania (CT), è una persona che già dai primi anni ’90 aveva stretti
legami con la ben nota famiglia dei RAMPULLA
di Mistretta, in particolare con i fratelli Sebastiano RAMPULLA, già
rappresentate della famiglia di cosa nostra di Mistretta e oggi deceduto, Maria RAMPULLA e Pietro RAMPULLA, quest’ultimo
definitivamente condannato dalla Corte di Assise d'Appello di
Caltanissetta all’ergastolo poiché
ritenuto “l'artificiere” della strage
di Capaci, in quanto confezionò sia l’ordigno che esplose nel cunicolo
dell’autostrada Palermo - Trapani che il telecomando che venne utilizzato per
compiere l’attentato al giudice Giovanni FALCONE, alla moglie Francesca
MORVILLO ed ai componenti della scorta Antonio MONTINARO, Vito SCHIFANI e Rocco
DI CILLO.
Gli stretti rapporti
tra le due famiglie si consolidavano allorquando, alla fine degli ’90, SOMMA Tommaso, cognato di Pietro RAMPULLA,
all’epoca latitante, veniva “ospitato” all’interno di un fondo rurale della
famiglia SCINARDO e più precisamente di SCINARDO Basilio cl. 28, fratello dell’odierno
proposto, ubicata in contrada “Ciulla”, agro del comune di Mineo. Scinardo
Giuseppe, nel frattempo, si avvicinava all’organizzazione di cosa nostra
operante nel calatino, facente capo a La Rocca Francesco, e favoriva la
latitanza dell’allora reggente della famiglia catanese di cosa nostra, Di Fazio
Umberto, che poi è divenuto collaboratore di giustizia.
Inoltre nelle sue proprietà avvenivano vari summit mafiosi che mettevano
in contatto i Rampulla di Mistretta, i rappresentanti della famiglia di Caltagirone
e della famiglia di Catania. Le circostanze sopra indicate emergono dalle
dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, tra cui Di Fazio Umberto e
Mirabile Giuseppe, che hanno anche riferito dell’interesse degli Scinardo per
le energie alternative e segnatamente del loro impegno, in accordo con cosa
nostra, per lo sviluppo di progetti relativi a parchi fotovoltaici siti nella
piana di Catania.
Il decreto di
confisca in argomento, la cui esecuzione è stata effettuata dalla DIA di
Catania e di Messina con l’impiego di oltre 40 militari presenti
contemporaneamente in vari luoghi, è stato eseguito nei confronti di SCINARDO Giuseppe, della coniuge BRIGA Annina e della figlia SCINARDO Carmela,
nella loro qualità, rispettivamente, di proposto e terzi interessati ed
ha riguardato i seguenti beni:
ü nr. 3 (tre) aziende, tra società e ditte
individuali - operanti nel settore della coltivazione e dell’allevamento di
bovini e ovi-caprini - tutte intestate al proposto ed ai suoi componenti del
nucleo familiare;
ü nr.324 terreni - per una estensione complessiva di
circa 700 ettari ,
pari a mq. 7.000.000 (settemilioni), ubicati nei comuni di Militello Val di
Catania (CT), Mineo (CT), Vizzini (CT) e Capizzi (ME);
ü nr. 33 fabbricati;
ü nr. 6 veicoli.
Catania, 31 ottobre 2014
Catania, 31 ottobre 2014
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
MNews.IT
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