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‘NDRANGHETA. Operative le Sottosezioni criminalità organizzata di Gioia Tauro e Siderno

REGGIO CALABRIA. Da qualche giorno è operativa una modulazione diversa della struttura investigativa della Squadra mobile. Quaranta nuovi detective, dotati di strutture informatiche e mezzi, irrobustiscono l’azione di intelligenze anti ‘ndrangheta sul territorio con l’apertura delle stottosezioni della Sezione criminalità organizzata a Gioia Tauro e Siderno. Si tratta di due avamposti territoriali, con organico di 20 unità ciascuno, indipendenti dai Commissariati, dove continueranno ad operare le squadre investigative. L'iniziativa, fortemente voluta dal Capo della Polizia Alessandro Pansa, è vista con favore dai magistrati inquirenti della locale Direzione distrettuale antimafia. La nuova formula organizzativa è stata presentata stamani alla stampa dal questore Guido Nicolò Longo, dal direttore del Servizio centrale operativo di Roma Raffaele Grassi e dal capo della Squadra monile reggina Gennaro Semeraro. “Con queste nuove strutture e con l’ampliamento degli organici investigativi potenziati con l’invio di 40 uomini, - ha detto il questore Longo - si avrà una riduzione dei tempi di intervento sul territorio, cosa non trascurabile perchè va a a migliorare l’effetto investigativo. Questo è un esempio di spending review che abbassa notevolmente i costi delle indagini e ci proietta verso risultati certamente migliori”. Secondo il direttore dello Sco Grassi le due nuove sottosezioni sono state concepite per aumentare, sul territorio provinciale, in qualità e quantità le investigazioni prettamente anti ‘ndrangheta. “Il lavoro sin qui svolto dalla Questura, - ha sottolineato il dottor Grassi - è di livello di eccellenza assoluta nel sistema investigativo nazionale della Polizia di Stato. Voglio poi ricordare il rapporto con l’Fbi in ambito internazionale. Il Capo della Polizia ha voluto conferire una grande rilevanza all’attività investigativa inviando 40 nuove unità. E non è finita qui...”
da sx Gennaro Semeraro, Guido Nicolò Longo, Raffaele Grassi


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