Successo
a Taranto con “Pensieri sottovoce” di Cosimo Fornaro. Dedicata a Cosimo Fornaro
una serata che ha visto al centro uno
straordinario incontro con il Novecento letterario. Un Video della Rai realizzato da Pierfranco
Bruni e Marilena Cavallo. Una sottolineatura di Piero Massafra che, con la sua
casa editrice Scorpione, ha ripubblicato “Pensieri sottovoce”, Premio
Viareggio, con saggio introduttivo proprio di Bruni e Cavallo. Un ricordo molto
dolce di José Minervini, sua allieva. Saluti istituzionali dell’assessore alla
cultura del Comune di Taranto Cisberto Zaccheo. Indirizzi introduttivi con una
lettera del Cardinale Ravasi e affascinante viaggio tra poesia e musica con le
voci narranti di Stefano De Luca e Federico Passariello e la straordinaria musica
di Floriana Laporta alla chitarra, Tiziana Toscano al violino e Alessandra
Pulpito al flauto in una cornice in cui la Villa - Giardino Fornaro, grazie
all’Amministrazione Comunale, ha fatto da esemplare scenario costruito come se
fosse lo studio dello scrittore. Serata condotta magistralmente da Angelo
Caputo. Un grazie particolare al figlio di Cosimo, Giuseppe Fornaro, che
fortemente ha curato la manifestazione. Per gentile concessione una sintesi del
saggio introduttivo a “Pensieri sottovoce” di Cosimo Fornaro (editore
Scorpione). La lettura, in sintesi, di
Marilena Cavallo.
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“Pensieri sottovoce” di Cosimo Fornaro.
Un poeta vero da rileggere nel Novecento italiano
di Marilena Cavallo
In
Cosimo Fornaro (Taranto, 1928 – 1992) la rivelazione della più arcana forza
creatrice, la poetica, si svela nell’Opera Prima “Pensieri sottovoce” del 1976,
opera inserita nella Collana “Poeti del II Novecento”, diretta da Corrado
Cartia e vincitrice del Premio Viareggio, Opera prima, 1976, ora edita da
Scorpione editore
Pensieri
che compongono un diario lirico prezioso, un diario - frammento. Proprio il
frammento, che resta caro a tanta poesia del Novecento e nel viaggio lirico di
Cosimo Fornaro ha una sua considerevole presenza. Un frammento che sa anche
ricomporsi e divenire verso lungo o, talvolta, poesia racconto di un’esistenza.
Pensieri
sottovoce, libro ventaglio di un poeta vero,
recupera e incastona proprio quei pezzi di vita che restano nel vissuto
di Fornaro, come un “pezzo di terra attaccato all’anima”.
Questo
poetare “sottovoce” continua nelle raccolte successive “Omaggio a Martina
Franca” (1977), “Boscimano” (1979) e “Sole
verde” (1983) dipanando l’ordito dei primi Pensieri in altri luoghi dell’anima
e in vissuti e paesaggi di una letteratura – vita, che attraversa l’abitato di
un’esistenza.
La
sua è una poesia sottile, “arcana”, che scava nella memoria e si libra nei
vicoli del tempo. I versi si snocciolano
tra le dita dei giorni vissuti e da vivere. Poetare, non solo per rivelare
emozioni, ma per entrare nelle lacerazioni del vivere e coglierne i gemiti.
È
una parola – estasi - grido che si fa contemplazione e resta composta,
composita ed eterna. Un itinerario di illuminazione che lega il Ricordo al
Tempo e questi ad uno spazio che occupa la griglia della metafora.
In
Fornaro non c’è soltanto la poesia in versi. Rivoli freschi e doloranti animano
la poesia della narrativa in “Luogovivo” (1980) ed “Emiliana e l’handicap”
(1985), o quella orante del saggio mariano “Nella vita con Maria” (1987) e
ancora quella del saggio critico “Costellazione Dante” (1989).
Ritornare
all’infanzia, come al più vivo dei luoghi, è un ritornare a ciò che si è stati,
un ritornare all’uomo. La parola così si veste anche di mistero. Mistero e
fascino tra le pieghe delle attese. Un itinerario in cui l’uomo ritrova se
stesso, il mistero di un andare e venire tra vita –morte - vita.
Ci
sono malinconie. Grandi malinconie che si vestono di innocenza. La poesia di
Fornaro è un “luogovivo” che già negli anni Settanta lui recita “sottovoce”,
come una continua magia che chiede alla parola di restare magia, per ritrovarsi
tra le intermittenze del cuore e la vita.
Nei
suoi versi e nei suoi libri c’è il paese e c’è l’infanzia. C’è la musica dei
giorni. C’è quel dolore che soltanto il poeta - scrittore vero riesce a
trasferire sulla pagina.
C’è
questa magia - suono che si interroga: “Noi cresciamo, come gli alberi, sulle
nostre radici, che ci portiamo dentro. Come queste querce nere, immobili, nella
notte estiva. E ci innalziamo sull’orizzonte dei ricordi. E i ricordi balenano,
improvvisamente, specie di notte. Si pensa che la notte sia solitudine,
silenzio, mistero. Niente di più falso. I ricordi ti assalgono, di notte, con
immagini che ritenevi sepolte per sempre, invece, ti appaiono più nitide di
allora, quando eri protagonista attivo. E soffri, e gioisci, come allora, forse
anche di più”.
Ma
la poesia è luce …“ per te domani è il sole…”, questa è la promessa - premessa
di un padre a sua figlia… in Emiliana, ma era già un’intuizione, consegnata dal
poeta all’umanità nei Pensieri, dove “la notte fascia il silenzio delle cose” e
il poeta si nutre “di sole, di vento e di fango” nella sua Villa Silvana.
La
ripubblicazione di “Pensieri sottovoce” (nuova edizione Scorpione) è un estremo collegamento a quella “lineare
vocazione”, alla quale faceva riferimento Alfonso Gatto (28. 4. 1975, si tratta
di una lettera inserita nella edizione del 1976) nel momento in cui cesella in
una nota indirizzata a Fornaro l’importanza della “parola precisa”, l’incanto e
la suggestione dell’incanto stesso.
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