Il rapporto mare - terra è un intreccio che ha
coinvolto un legame forte tra Oriente ed Occidente. Il tema del viaggio è un
tema assillante all'interno delle letterature antiche, nelle quali il mito è
una definizione che supera la storia. Il mito è nato per dare al tempo una
leggenda profetica e per andare oltre la realtà stessa. Uno dei grandi studiosi
che ha approfondito questa materia è Carl Schmitt. Il destino di un popolo si
traccia sulla linea che ha segnato le sue radici, le sue origini, le quali
diventano, appunto, appartenenza.
L'intreccio tra terra è mare è in Schmitt una memoria depositata. Ma i
processi che intaccano queste visioni hanno delle derivazioni bibliche. Il
pensiero meridiano non è un fatto che nasce da una creazione della sociologia
comparata. E', invece, una metafora costante che regna proprio nei testi
biblici. Il Mediterraneo non è attuale in termini politici, geografici,
economici. Il Mediterraneo è stato sempre una consapevolezza nelle culture
sommerse che hanno attraversato l'Occidente e l'Oriente. Una metafora che è
continuata e si è impossessata di quel destino che segmenta la vita degli
uomini e dei popoli.
Sono
i popoli che hanno reso il Mediterraneo storia e dopo l'attraversamento storico
è leggibile come dimensione mitica. Non in senso che racconta sfere della
mitologia calata nella modernità. Il Mediterraneo non è né attuale perché è il
sempre che lo caratterizza e non rientra neppure come modello di discussione
contemporanea. Diciamo, invece, che è la modernità che si è impossessata della
straripante allegoria del Mediterraneo.
Ormai siamo capaci di ficcarlo in ogni discorso. E non mi pare che possa
continuare così. Occorre chiarirsi. Se non riusciamo a leggere il Mediterraneo
come elemento di una spiritualità in un intreccio tra il mito omerico e la
sacralità biblica continueremo ad accarezzare semplici soddisfazioni ma che
restano soltanto tali perché, in fondo, non hanno la forza di costruire. Il
Mediterraneo, invece, ha realizzato civiltà, ha inventato culture, ha formato i
popoli.
La
memoria di un popolo si trasforma in un processo politico se resta fedele ad
alcuni principi fondanti che sono il dato ereditario e il dato profondamente
religioso. Non ha senso il Mediterraneo senza il pensiero cristiano. Gli
ereditarismi hanno un senso non sul piano storico né su quello sociologico ma
su un piano prettamente etico. I popoli che hanno viaggiato il Mediterraneo e
si sono parlati lungo la linea tra Occidente ed Oriente sono i popoli che
raccontano la nostalgia di una civiltà.
La
nostalgia serve se riesce a proiettare modelli di cultura che abbiano alla base
una testimonianza spirituale. La cultura laica, quella sclerotizzatasi
nell'enfasi dell'ideologismo, ormai non riesce più a parlare, a dire, a
progettare. Si è ingomitolata in un radicalismo che ha perso i contatti con la
realtà. E pur di apparire si mostra con le sue confusioni.
Bisognerebbe recuperare la religiosità del Mediterraneo. Ma recuperarla
nella sua interezza, nella sua profondità e anche nel suo valore misterico. Il
Mediterraneo è un popolo che ha fatto della meditazione una ragione d'essere.
E' un popolo, in fondo, che ha fede, che vive l'attesa come un segno profetico.
Un popolo contemplativo e come tale è un popolo che sa pensare e che sa
difendere la sua tradizione sul banco di prova dell'operatività e
dell'intervento. Perché pensare è anche
progettare.
In
fondo come ebbe a scrivere Fernand Braudel: "Il Mediterraneo è una buona
occasione per presentare un 'altro' modo di accostarsi alla storia". In
quanto per dirla con George Duby: "Non abbiamo ripudiato la vecchia
eredità: solo, abbiamo scelto di stabilirci nella sua parte tenebrosa".
Il rapporto tra lingua e linguaggi resta,
dunque, fondamentale. Così come il legame tra etno – storia ed etno –
letteratura. Una compartecipazione di espressioni le quali costituiscono il
portato di una tradizione. Il valore etnico storico all’interno dei territori
resta fondamentale. Lingua, etnie e presenze minoritarie. Un intreccio dentro
il quale il nostro tempo si trova a vivere.
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